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26.4.2018. Sedda 'e satta
“Mi serve un giorno di riposo” brontola il Nozz “andiamo al mare”. Guardo fuori dalla finestra “nuvoloso è, ci vuoi andare lo stesso?” “forse no”. Meno male, penso tra me e me, una rottura sto mare, vuoi mettere il Supramonte invece? Ne approfitto per far pulizie e, con tutta calma, decidiamo di andare a Sedda ‘e satta che, come Cuccuru Su Corvu, è uno dei nostri posti del cuore. Si cammina poco in mezzo a immane pietraia, bel panorama, non c’è nessuno ed arrivi ad un bel cuile dove puoi comodamente mangiare nelle pietre lisce. Così abbiamo fatto, ne approfitto per studiare la genista forse tuluensis e il Nozz entra nel cuile e viene investito da una marea di sos brucos che lo riempiono di bolle. La bellezza della natura selvaggia è. Per consolarsi mangia un panino e mezzo e gli strillo che sta diventando grasso a vista d’occhio, deborda dai sassi e offre un bel materasso di schiena per i bruchi contenti. Abbiamo camminato proprio poco per i miei gusti ma è tutto relativo, l’altro mio doppio dice che ha fatto chissà quale scarpinata. E’ appena l’una e mezza e l’ansioso già pensa alla spesa per la cena.
Madòòò che stress, “Andiamo a prenderci il sole a ziu martine” propongo, ben, lì ci viene ma per fare il bagno non se ne parla, non fa ancora abbastanza caldo. Troppo per camminare, poco per il mare, mai contenti come dire.

27.4.2018. Gorropu
. “Ammazza che bel nuvolo! L’ideale per camminare! Che ne dici del Corrasi?” propongo tutta speranzosa, “Ahò forse non l’hai capito!! Mi devo riposareeee e non mi muovo da casa”. Ben, tutto sommato meglio così, faccio il giro per Gorropu da Sa Barva rientrando per Genna Silana, con tutta calma, fotografando fiori e guardando tutte le grotticelle lungo il sentiero che sale a Silana. Il Nozz mi accompagna a Sa Barva e mi presta il bastone “non te lo perdere” “ciao, ci vediamo stasera che torno per Genna Silana”. Certo, come al solito avrei voglia di salire sull’Oddeu per scala ‘e omines ma non è cosa da farsi da soli. In due ore precise sto a Gorropu e chiedo al bigliettaio quanto ci vuole per salire dall’altra parte “un’ora e mezza”. Telefono al Nozz “sto qua ancora mezz’ora a riposarmi, ci metterò due ore a salire, diciamo che verso le 4 dovrei stare a Silana”. Detto fatto, inizio la salita fotografando di tutto e di più che con quellidelcai presciolosi non l’ho potuto fare. Alla specie di totem di roccia prendo per una traccia per fotografarlo per bene e vedo che la traccia sale sulle rocce sopra Gorropu. “Che voglia di salire a vedere, se ci fosse il Nozz andremmo in avanscoperta”. Da sola no, e poi devo camminare acciaccame l’ova per non buttare il pietrame sul sottostante sentiero. Altra sosta in un cuile sotto roccia, assai suggestivo, anche qua prendo per una traccia che, secondo me, riporta al sentiero giusto. Manco per niente, in questo punto il sentiero giusto scende e io sto salendo sotto le pareti. Interessante direi, ma devo riprendere la giusta via, con molta attenzione per non far franare i sassi addosso ai passanti. Da qua in poi vedo bene di sbrigarmi che alle 4 devo stare su. Una pettata che levati!! Ma alle 4 precise, spaccato il minuto, vedo Sergio che mi aspetta. “Ahò manco l’avessimo fatto apposta! Appuntamento esatto”. Contenti entrambi della giornata, giusta ricompensa al bar del passo con Radler e torta fatta in casa. Quando ci vuole ci vuole!

28.4.2018. Bacu 'e bobboi
“Bella giornata veh?” chiedo al Nozz a titolo interlocutorio, vediamo che risponde “domani dobbiamo andare al matrimonio, oggi ci facciamo una camminata, dove vuoi andare?” risponde, ma che domande “dovunque!” “allora proviamo ad arrivare a Bacu ‘e bobboi”. Saliamo, ancora una volta, per scala Su Crou e prendiamo per Listincu, senza arrivarci, al bivio proseguiamo per Orudè ed eccoci a Bacu ‘e bobboi, che si presenta come un sentiero segnato (bandierine CAI) in ripida discesa. “Non l’abbiamo mai fatto?” chiedo perplessa, perché mi sembra di esserci venuta “no, terra incognita è, e come si scende così bisogna salire”. Per me poco male, ma per come cammina lui… però vedo che prosegue senza ahi ne bai, per cui mi godo la discesa nell’ombroso bosco di lecci. Arriviamo in un largo avvallamento piatto, con dei muretti, a naso sarà anche un antico insediamento e da qua si sale, si arriva ad uno spiazzo con tavolino e panche ricavate nei lecci e poi giù, discesa che più discesa non si può. Arrivati in fondo il sentiero prosegue in piano fino a giungere alla leggera salita che porta a Brusaerru, suppongo. Per il Nozz già è tanto assai, vorrei salire fino a Pizzo Orudè perché gliela faccio eccome, ma insomma, quello poi stramazza, che già è sulla via. Bon, allora torniamo. Vista la salita ripida che mi aspetta, faccio finta di salire un pozzo e via, senza guardare, senza sentire, unico scopo e meta arrivare allo spiazzo di cui prima. E ci arrivo senza colpo ferire mentre il Nozz mi raggiunge affranto “ti ho chiamata! C’era una traccia…” al momento non ci faccio caso, tanto fosse grotta sempre riparo sotto roccia è, ma poi…Per tornare propongo scala Peichinos, è un pezzo che non la facciamo e poi si passa per Listincu che è sempre un posto meraviglioso. E generoso anche, mi regala una selce lavorata! Solo che scala Peichinos è una tragedia, ripida, franosa, scivolosa, con tutto sto ghiaino che ti fa cascare se non cammini, appunto, come Peichinos, passettini di uccello. “Certo che se avremmo preso la traccia” dice il Nozz “potevamo scendere da un’altra parte, tipo da Sos Bardinos, lunga ma comoda comoda”. Però visto che la cosa non è certa e che ci manca da esplorare tutta la zona di Punta Orudè e dintorni, poco male, perché esplorare bisogna!.

29.4.2018. Matrimonio di Pietro e Maria
29.4.2018 Matrimonio di Pietro e Maria. Eccolo il gran giorno, la festa di Pietro e Maria che c’invitano, con altre 160 persone, al 50° del loro matrimonio. Ci svegliamo prestissimo per salutarli mentre mungono capre e sistemano gli animali, visto che li abbandoneranno per tutta la giornata. “Ajò,auguri, ci vediamo alle 10, 30 a Gonone”. La giornata è bellissima e soleggiata, ho tutto il tempo per tornare da Dorgali a S’Eranile a piedi ma, incontrata Maddalena, prendo volentieri un passaggio in macchina, più che altro per chiacchierare con lei. Alle 10 e qualcosa siamo già davanti alla chiesa di Gonone, vestiti di tutto punto, assieme a qualche invitato ma, incontrato Giammichele, dirottiamo per il bar, matrimonio si ma la messa, questa se possiamo evitarla, meglio è. A momenti è meglio la messa che starsene un’ora al bar a spettegolare, dico io. Torniamo in tempo per il lancio del riso e incontrare tutto il parentado che manco abbiamo mai visto, tra cui parecchie ragazze con mini inguinali e tacco 12. “Ajò che son cambiati i costumi sardi, e dire che immaginavo un matrimonio in costume!”. Il Nozz però inizia ad apprezzare sto matrimonio, tutto sommato. Arriva anche Rosaria e con Giammichele ci avviamo al Sant’Elene dove si mangia. Vestita come sono, sandaletti e tutto il resto, non mi pare il caso di fare il sentiero per la vetta come antipasto, me lo tengo come digestivo semmai. Così cerco di apprezzare il resto, cibi divini, cannonau anche, mentre un frastuono di fondo impedisce ogni conversazione. Rosaria parla e mi racconta ma rispondo si si si e non capisco niente. Avrà pensato che son deficiente. Il Nozz ha apprezzato più di me, avendo anche la bella vista delle sardine in mini e tacchi a spillo e prendendo il doppio di tutto. “Mi sono trattenuto, ho mangiato ma non troppo, stasera mi farei anche un etto e mezzo di spaghetti”. Certo che è tutto relativo, io che ho mangiato la metà dovrei fare il giro di tutto il Supramonte per smaltire. Però mi accontento della vetta del Sant’Elene. “Prima andiamo a casa che minaccia pioggia, devo ritirare il bucato”. In tempo in tempo, scende un diluvio che levati, altro che Sant’Elene. Sposa bagnata sposa fortunata!!!!

30.4.2018. Sa Rutta 'e Mundanu
. L’aria è freschetta, l’ideale per camminare, il Nozz propone la ricerca di due grotte sotto Todeitto: “Nurra Todeitto” e “Rutta ‘è Mundanu”.“Non c’è sentiero” mi avverte, “meglio” rispondo. Lasciata la macchina prima di codula Fuili, scendiamo per la codula e prendiamo il sentiero per Cuile Todeitto. In prossimità della pozza nuragica, stavolta secca, trovo una liscia pietra levigata in scisto, la lascio dove sta per gli archeologi, sia mai ci capissero qualcosa, è una zappa ma tanto loro nudda sanno. Invece di proseguire per Todeitto deviamo sulla sinistra scendendo verso un cuile mezzo diruto, che già avevamo visitato. E poi non ci resta che seguire la traccia del Nozz che porta alle grotte. C’è, in effetti, una specie di antico sentiero e la direzione è quella giusta per cui cerchiamo di non abbandonarlo anche se dobbiamo attraversare un muro di ortiche inevitabile. Adottiamo subito il metodo spartano, lo si attraversa come se non pizzicassero e ne usciamo con le gambe letteralmente rosse ustionate. “Va ben spartani, ma se ci laviamo con le salviettine imbevute forse qualcosa ci passa”. Ok, ci passa, restano solo le bolle. Cammina cammina, la nurra ci aspetta al lato di una stupenda quinta di roccia, esattamente nel punto catastale segnalato da Leo Fancello, a cui facciamo i nostri più sentiti complimenti. La nurra, profonda 25 metri, ha una miriade di spit all’ingresso non tanto largo, come dire, se non hai la corda c’è poco da fare, infatti mi limito a fotografare i dintorni, compreso un delizioso archetto di roccia. E ora, scendendo ancora tra i 50 e 100 metri, alla va te ciava con qualche ometto, dovremmo trovare rutta ‘è mundanu. Da descrizione di Leo sta sotto un macchione, assai difficoltosa da trovare, tant’è che era l’abitazione di un latitante dorgalese. Però il punto è talmente esatto che il Nozz, attraversata una paretina, la trova. È una meraviglia. L’ingresso rotondo ha una piccola nicchia in alto con delle iscrizioni a carboncino, a mio avviso, di stile neolitico, ma tanto gli archeologi nudda capiscono, sotto invece le iscrizioni sono decisamente moderne: “broddoi”. Il latitante dopo l’ingresso ha costruito un bel muretto con degli scalini che portano al vano cucina con tanto di dispensa con attingitoio per prendere l’acqua dal lungo manico, adatto a chissà quale fonda pozzetta. Poi un altro muretto separa la cucina dalla camera, con letto di frasche, superato il quale si entra nel vano grotta vera e propria. Due colonne levigate sembrano sorreggere il soffitto bianchissimo a guscio d’uovo da cui pendono stalattiti con eccentrici cristalli di calcite. Un modesto condotto, nel quale il Nozz non s’infila, porta a un saltino, sceso il quale ci sono due corridoi, uno sta sotto un paleopavimento, finisce in un piccolo condotto dalle pareti rivestite da cristalli di calcite, il secondo porta a un pozzo per scendere il quale serve la corda. Mi attardo a far foto mentre sento il Nozz grufolare nel vano cucina. Ci resta la curiosità di conoscere la storia del latitante per cui si sbrighiamo a tornare, stavolta per una via larga indicata da ometti, arrivando in men che non si dica a cuile Todeitto. Andiamo subito alla biblioteca di Dorgali per informarci su banditi sardi locali ma chi poi ci racconta la vicenda è Pietro che l’ha conosciuto di persona “adesso morto è”.

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