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17.4.2018. S’Eranile
Basta Aurunci, raduni, palestra, gruppo, ecc.. la Sardegna ci aspetta e bon. Stavolta attracchiamo a Porto Torres che è ancora notte, nessuna sensazione sarda, ma appena spunta il sole dai montarozzi…ohhhh un’esplosione di fiori ci accompagna fino a s’Eranile laddove la nostra casetta è immersa in una tavolozza di colore. Maria ha dato il meglio di sé e Pietro ci dà il meglio di sé a vivande. Sistemato il tutto non ci resta che andare al mare, per prepararci all’immancabile sole sardo. “Ajò, al mare siete? Dai che v’invito, domani andiamo per archeologia!!” Giammichele ci richiama all’ordine, perché, in Sardegna al mare si va? Tanto per non perdere l’allenamento torno a s’eranile a piedi, bastone in pugno contro bestie randagie ferocissime. Macchè, morte tutte sono.

18.4.2018 Monte Bardia
Oggi è prevista pioggia, ma in tarda mattinata, il tempo di fare un’escursione breve breve “Andiamo a Sa Pedra Longa” propone il Nozz “si, ma passando per il Bardia” ribatto. Chi tace acconsente, ne approfitto per prendere il sentiero di cresta sopra scala e’ Omines. Ma quale sentiero? Cellymassagg fino alla traccia e la traccia dove porta? Troppo giù, “vai che andiamo alle pareti”. Chi tace acconsente, stiamo sotto le pareti senza sentiero alcuno. Il Nozz speditamente prosegue nel ghiaione, un piede avanti e due indietro. Accidenti come va “riposati” gli faccio benevola, in realtà ho sempre st’ ossessione di trovare la genista tuluensis e nel dubbio le fotografo tutte. In cima alle pareti riecco una traccia umana, ma mi intriga più un canalone scalabile “magari è di qua” e salgo per scoprire che la cima del monte è ancora assai lontana. Stranamente il Nozz non profferisce verbo e s’incammina per la traccia “me la ricordo, ci siamo passati, ancora a voja a camminà”! dice. “Per fortuna”, penso, che ho come ambizione i 2500 m di Monte Amaro. “Ma non doveva piovere?” e no! Esce il sole e la crema solare sta in macchina. Bon, arrivati in cima scopro il motivo che cui il Nozz non ha mosso lagne di sorta....il panino con la mortazza! Anche se sto pane è moscio assai, meglio il carasau!. E visto che non piove andiamo al mare ad abbronzarci un po’.

19.4.2018 Anghelu Ruju
Puntuali, alle 8 precise, siamo alla galleria che Giammichele ci aspetta più puntuale di noi. Stillicidio di fermate, pane, benzina, pipì, caffè, tanto mica siamo quellidelcai e Giammichele deve fumare. Finalmente eccoci ad Alghero, contrariamente alle previsioni c’è il sole e, incuranti della città, andiamo subito a nuraghe Palmavera. Che meraviglia! Devo dire che più che il nuraghe m’interessa la flora locale e costringo quei due a cercarla nelle roccette presso il mare, dove vorrei trovare l’Evax tyrrhenica. Il mare è cristallino, la sabbia bianchissima, due ragazzi stanno spaparazzati al sole e noi che facciamo? Come scemi a guardar polverosi sterrati vestiti da montagna. Ma trovo una liliacea rara e alquanto brutta ma ciò mi basta. Quei due stanno già scalpitando in macchina per andare ad Anghelu Ruju, la necropoli. Qua l’erba è tutta tagliata per cui non posso che dedicarmi a tombe. “Va a prendere la pila!” mi chiede Giammichele “che andiamo dentro le domus de janas” “io no davvero” borbotta il Nozz “non gliela faccio a piegarmi”. Notoriamente lui si spezza ma non si piega. Il tempo di tornare con la pila che loro si son girati già tutte le tombe e mi tocca infilarmi a guardare protomi taurine ginocchia nel fango. E si che sarei anche speleologa, alle volte. Oovviamente la necropoli è molto bella ma di più potè la fame. E dove mangiamo? Negli scalini della chiesa di Cordongianus, come dei turisti stranieri che, come noi, sono stati irretiti da un cartello di chiesa campestre di cui è rimasto solo il cartello. Ora non ci resta che cercare la strana pianta che Giammichele ha visto nei pressi di Nuraghe Oes (bovi per intendersi). “Ma guarda un po’, è l’Isatis tinctoria che stai cercando da una vita!” gli spiego. Ora certo che, trovata l’Isatis, si dovrà cercare un altro obiettivo per sopravvivere, come Gianleonardo che ha paura di trovare tutte le specie florali esistenti e poi? Che fare? Come dire, meglio morire prima di aver completato la ricerca. Intanto andiamo a visitare sto nuraghe tra erba alta, cardi spinosi, fiori mai visti prima da me, ruscelletto pieno di ranunculus fluitans, serpente, roba da restarci secchi dalla bellezza, compresa quella del nuraghe. E io che sto con i sandali aperti ma non vorrei mai venire via, se non dopo aver fotografato ogni specie.”Ajò che andiamo al bar” fa Giammichele che ste specie le conosce a menadito. Il Nozz è oltremodo contento di venir via “ho preso troppo sole, domani dobbiamo stare all’ombra”. In Sardegna l’ombra sta solo in grotta. Bon magari ci si va.

20.4.2018 Sos Gutturgios
Il meteo mette pioggia al pomeriggio. “E vai, allora andiamo a Cala Luna via Scala Sarga”,è la proposta del Nozz “e perché non a Sos Gutturgios?” la butto così, alla vateciava e stranamente il Nozz non fa una piega “andiamo ma avverti Giammichele”. Già che se schiattiamo poi sanno dove trovarci. “Giammichè, saliamo a Sos Gutturgios da Peichinos!” “bravi, non c’è sentiero ma non c’è da sbagliarsi, dopo su Listincu scendi la scaletta e sali dritto per dritto”. Tanto per cominciare ci sbagliamo subito, al posto di scala Peichinos facciamo scala Su Crou, ma sempre a Su Listincu porta. Ligi alle indicazioni di Giammichele scendiamo la scaletta e ci troviamo al bivio “Sos Moios-Orudè-Su Listincu”. Nessuna delle tre, dritto per dritto una fila di ometti ci indirizzano su per Sos Gutturgios. Ed esce il sole implacabile. Ma noi abbiamo mantella, giacca a vento, pile, tutto per la pioggia. Salire per sta pettata è un vero piacere, soprattutto quando incontri i calcari con le ditate, come dice Pietro. Però non ci scoraggiamo affatto, anzi, ci sembra di stare alle Mesattas dirimpettaie, laddove il Nozz ha inveito contro Marco e i suoi “tutti Monti Gennari”. Ovviamente ogni ombra è nostra che se devo fare il Monte Amaro con tutte ste soste lo faccio volentieri, unico inconveniente, serve una settimana. A due passi dalla cima ci fermiamo, classica domanda “quanto manca?” “30 metri” risponde il Nozz esausto, e pensa che io voglia scendere che tutto un botto minaccia pioggia. Ma no, arriviamo al campo chiuso laddove ammazzavano i gutturgios a bastonate e strillo dalla contentezza. “Così fai scappare i mufloni” mi avverte il Nozz, ah già che me l’ero scordato, eppure Giammichele mi aveva avvertito “mi raccomando, se state zitti li vedete, e poi salutatemi il Monte”. Non mi resta che salutare il Monte e fotografare una miriade di orchidee disseminate nel piano. Intanto il Nozz è scomparso nel nudda. Dove sta? Dentro una specie di ovile ricavato dentro un riparo sotto roccia. Completo di tutto compreso vino. Bon, si mangia e, a dirsela tutta, anche il vino mi sarei bevuta, ma ancora c’è da camminare. Cioè affacciarsi alla cresta che guarda il Corrasi. Un panorama incredibile, da una parte il Supramonte di Oliena, dall’altra quello di Dorgali e sto monte in mezzo, selvaggio come non mai. E adesso? Giriamo a zonzo a vedere balze di roccia e amenità varie e poi la discesa. Ajò che male al ginocchio! E qua se caschi nel calcare a ditate resti trafilato come una tagliatella. Finalmente arriviamo al bivio e stavolta scendiamo prendendo per Sos Moios e giù per Su Crou. Contenti assai, cotti dal sole. “Dai che ci compriamo una Ichnusa e patatine e facciamo come quellidelcai”. Ma noi meglio facciamo, patatine immerse nella ricotta di Pietro. Da non perdere!

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