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11.5.2017 Ziu Martine
Stamattina mi sveglio presto, inutilmente, devo almeno aspettare che apra la biblioteca, con Nozz fuori uso e il tempo grigio che altro resta da fare? Invidio Maria che dà da mangiare alle pecore e zappa la terra. Il Nozz cammina come un robot ma viene con me in biblo e pure al mare. Previa sosta al bar dove bivaccano Giammichele e Pietro “ajò che vi invitiamo”. Mostro a Giammichele l’amigdala paleolitica che ho trovato sotto l’Irveri “la vuoi per il museo?” . L’uomo di poca fede ha da ridire sulla natura della roccia “i paleolitici non usavano questa”. Si ma l’Irveri ne è pieno, all’occorrenza utilizzavano roccia locale in attesa del commerciante di ossidiana di Monte Arci. Salutati i nostri amici ce ne andiamo a Ziu Martine. “Mi metto all’ombra” dice il Nozz “il sole mi dà fastidio”. Ma quale sole? È tutto nuvolo e cammino in mutande e pile. A cercar fiori, si capisce. Questi veramente li conosco uno per uno, ma stavolta voglio fare super marco che col nuvolo vengono meglio. Tornata alla base vedo il Nozz intabarrato fino alle orecchie che si è messo ancora più all’interno “hai freddo? Vuoi tornare?” “no, restiamo ancora”. Bon allora leggo un po’ e poi me ne vado dall’altra parte a fotografare gli schizzi del mare mosso. Al ritorno vedo il Nozz come uno stoccafisso. “Stai prendendo freddo!!” dico io, sta dentro al bosco invece di mettersi spiaccicato sul basalto caldo! Via, a S’Eranile. Ma qua, dopo aver studiato i fiori fotografati, mi vien voglia di vedere quelli che dalla casa di Pietro vanno fino al cimitero. “Ci sono cani randagi da sta parte?” “no, tranquilla”. Bon, in ogni caso mi prendo il bastone di Sergio e via. Mi verrebbe voglia di salire a Istorroddai che occhieggia qua sopra, ma da sola? Meglio stare sull’asfalto a farmi mangiare dai cani. Che poi trovano almeno le ossa spolpate. Però fa caldo, brutto e afoso, di gran carriera, che non voglio perdere l’allenamento, torno alla base con un po’ di bottino floreale per stasera. No a mangiarlo, tutta roba velenosa.

12.5.2017 San Saturnino
Il Nozz sta ancora male, al mare c’è vento e fa freddo, l’unica è portarlo alle terme, buttarlo dentro l’acqua bollente e tenercelo un bel po’, rimedio nuragico è. Arriviamo alla chiesetta, parcheggiamo e, muniti di solidi bastoni, c’incamminiamo in mezzo al gregge verso la casetta diruta. Nessun cane in vista. La vasca termale sta lì che ci aspetta e scopriamo che Graziano Arco, nel marzo 2014, ha costruito un bellissimo attaccapanni con tre ferri di cavallo. Grazie! Ci immergiamo subito tra le bolle che scaturiscono dal granito sottostante. Ahh che caldo!! Impossibile resistere a lungo, ma ci siamo portati da leggere e alterniamo bagni a letture finchè l’aria un po’ afosa ci consiglia di andarcene. “Andiamo a prenderci il caffè al primo paese” propongo, ossia a Bultei. Come dice Giammichele, dopo pranzo i bar chiudono per la siesta. Infatti sono tutti chiusi, ancorchè il paese meriti una visita per le statue di trachite sparse per la via. Bon, torniamo a casa che Pietro e Maria ci aspettano!! Con caffè e pasticcini, veramente Pietro ci offrirebbe volentieri cannonau e con la dipartita di quellidelcai lo vediamo tutto triste triste che da soli non si può bere no.

13.5.2017 Ziu Martine
. La giornata è bella, tersa, limpida e tutto sommato calda e senza vento. Ajò che andiamo al mare! Anche perché, col traballante, solo questo puoi fare. Come dire, lagnati. Non mi lagno affatto, figuriamoci. Scendiamo a Ziu Martine sotto i ginepri e finisco di leggermi i “giganti di pietra”, roba sarda, e poi attacco Vecchioni. Na palla immane, come solo i poeti possono esserlo. Dovrebbe parlare della felicità e invece mi fa venire la depressione. A me la felicità viene in montagna a camminare come una forsennata con quellidelcai, va beh? Altro che rimurginarsi l’ombelico. Sai che ti dico? Mi faccio il bagno, che ancora in quest’acqua sarda cristallina non c’ho messo piede. Provo più volte, quando l’acqua arriva a una certa soglia critica desisto, freddissima è! Alla fine, anche per darmi un tono, entro dentro e mi sento pizzicare peggio delle ortiche, dal freddo. Ma resisto tentando di scaldarmi nuotando, niente da fare. E’ che sono andata al largo e non vorrei morire assiderata per arrivare a riva. Sai che figura. Bon, torno dal Nozzolone, mangiamo, e poi percorro tutta Palmasera per prendermi un caffè. Ferma ci so star poco. Così appena tornati a s’Eranile propongo a Maria di salire Monte Sant’Elene “ma fa caldo, Maddalena non c’è!” però m’accompagna sulla strada del cimitero e le insegno qualche pianta. Che manco io conosco, tra l’altro, Pietro che le conosce meno di me, me le dice in sardo, e aspetterò Giammichele per avere il verdetto finale.

14.5.2017 Macomer.
. “Ajo che andiamo a vedere i nuraghi!” c’invita Giammichele “dove?” “al complesso di Santa Sabina, al Nuraghe Santa Barbara e a Filigosa”. Passiamo per Nuoro a prendere Rosaria e c’avviamo verso Macomer. Prima sosta Santa Sabina. Qua non c’è nessuno, ma appena decidiamo di scavalcare, ecco di corsa il ragazzo del botteghino. Volentieri paghiamo il biglietto pro cultura sarda e mentre ci dirigiamo verso il bellissimo nuraghe, la chiesa e le muristene, arriva una tizia attempata in biciclietta. “Volete saperne di più?” Giammichele si defila ma noi, che ne sappiamo abbastanza, per cortesia facciamo finta di essere i soliti turisti ignoranti. Lei ci spiega tutteccose ma noi, più che altro, vogliamo sapere dov’è il pozzo sacro, che sarebbe l’unica cosa che non conosciamo. Lei ci porta, mentre Giammichele sbuffa a più non posso come se questa fosse di Oliena o giù di lì. La visita la facciamo a modo nostro, fotografando i fiori, salendo sul nuraghe con le frontali, infilandoci nella pozza sacra e, io e Rosaria, scavando un reperto con sassi a mò di paleolitiche inferiori. Arriva il Nozz a darci una mano “ma questa non è pietra lavorata, è un pezzo di ferro, direi un dente di benna”. Lasciato il reperto moderno agli archeologi prossimi venturi, andiamo a Nuraghe Santa Barbara. Bellissimo. E bon. L’avevamo visitato con la pioggia ma stavolta col sole è ancora più bello. Infine andiamo a Filigosa, sopra l’ospedale di Macomer. Il Nozz, alla vista dell’ospedale, si sente subito bene “barcollo, ma di meno”. Anche qua tocca scavalcare e non arriva proprio nessuno. Visitiamo 4 domus de janas della cultura di Bonu Ighinu, con tanto di coppelle, dromos, camerette, i cui reperti stanno al Museo di Sassari, così possiamo ricollegare il tutto. Certo manca la signora a spiegarci il cosa e il come, ci pensa Giammichele a farlo, mentre Rosaria mi fa infilare in una domus de janas per vedere se continua. Peggio che in grotta, dico io. E mò?. Ho fame e sete e mi berrei una bella birra fresca. Ma non se ne parla, ci dirigiamo per la strada di Monte Sant’Antonio e alla prima fonte non sacra con tavolini e sedili nuragici ci fermiamo a mangiare. Qua, come reperto, trovo un bel calice di cristallo, lo lavo per bene per bermi il cannonau di Rosaria. Secondo Giammichele l’avrei dovuto lasciare là, ma era pieno di ragnatele, dimenticato da quello che s’è perso il dente di benna. Fine dei giri, torniamo da Pietro e Maria per raccontare le avventure odierne e disquisire di flora sarda e non. Per la flora, lassateme perde, ne so più io.

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