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Lo Speco di Nemi

Antefatto: Fino all’altro giorno, dell’esistenza di uno Speco di San Michele Arcangelo a Nemi non ne sapevo l’esistenza.

L’epica impresa: Oggi è la giornata ideale per cercarlo, minaccia pioggia, Sergio sta a casa e ho tutto il tempo per vagabondare nei dintorni. A dire il vero, leggendo su internet, non ho molte speranze di trovarlo, ma… avendo visto, giorni prima, una corda scendere dal bosco, decido di scoprire dove porta e se, hai visto mai, va verso lo speco. Bene, scendo per il sentiero del lago e vedo una nuovissima sterrata che sale a sinistra. La seguo e trovo la corda famosa. Continuo a salire per traccia e corde fisse, ficcanasando in qualche anfratto, finchè non incrocio un tizio con bastone “per caso sa dov’è lo speco?” “sei arrivata, è magnifico, vale la pena di vederlo”. Davvero???!!! Davanti allo speco c’è il mio vicino di casa con un amico “guarda chi si vede, la speleologa!” dice rivolto all’amico “dentro ci sono gli affreschi, se vuoi ti faccio luce con lo smarthpone” “grazie mille ma, essendo speleologa, ho la luce a led”. La lucissima che mi ha regalato Sergio, un faro praticamente. Loro tornano da dove sono venuti e non mi resta che entrare ed ammirare gli affreschi quattrocenteschi e, soprattutto, San Michele Arcangelo, quello del Gargano e degli Aurunci, sempre lui. Lui che dal Gargano porta il mito nelle grotte e negli anfratti. Dovrebbe essere un nostro protettore, altro che San Benedetto. Lui e Santa Barbara, apposto siamo. Perdo tantissimo tempo a far foto ed osservare ogni particolare della grotta e delle pitture, forte della curiosità che mi ha insegnato Paolo. Infatti, appena uscita, subito gli mando una chat “la conosci questa grotta?” “no, è da tantissimo che ci voglio andare”. Lui ci imbastirebbe sopra una conferenza che levati, ad ogni monada de can che tu manco vedi, saprebbe dirti il cosa e il come. Bon, adesso è ora di tornare, e non ci penso per niente di riprendere sentiero di prima, come ho detto a questi qua: “voglio vedere se si può risalire fino a Nemi”. Mal me ne incoglie, il sentiero, già ripida e franosa traccia, diventa una frana e poi una discarica, costeggiando delle pareti alte e, apparentemente, molto instabili. Però ho scarponi e bastone, curiosità da vendere e, soprattutto, tornare è pressoché impossibile, essendomi arrampicata per una frana tremenda mista a vetro e immondizia varia, di tutte le epoche, interessante anche questa. Finalmente vedo davanti a me una staccionata e mi sento salva. Arrivo a un sentierino con gatto nero morto, da una parte uno che coltiva, dall’altra un cartello “uscita per i giardini pubblici”. Bene, è questa, invece il sentiero è parecchio malconcio ed arriva a un cancello chiuso, al di là una scuola. Ma il cancello è scavalcabile e ancora il cartello con “uscita per i giardini pubblici”. Non mi resta che scavalcare ed arrivare ai famosi giardini pubblici di Nemi, portando a casa la pellaccia e la voglia di tornarci con Paolo per sapere di tutto e di più.
Alla prossima!!! Mg 5.3.2021

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