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Rave la Monna

Antefatto: Ommiodddio la dittatura sanitaria ci tarpa le ali! Tutto il frusinate out, Carpineto e Colleferro chessseimatto, nel Lago Albano ci sono i cinghiali e in quello di Nemi le discariche, Sergio ha i giramenti, si profila proprio una bella giornata. Invece….

L’epica impresa: Mentre mi sto cincischiando con lo smartphone alla ricerca d’ipotetico percorso da fare, vedo che Sergio si alza, un po’ barcollando, ma si prepara per la montagna. “Andiamo a Gorga?” perché quella solo rimane “Eia!!”. E vai!! Facciamo la strada normale passando in apnea per Colleferro rosso. Ma vediamo che, con poco traffico, la vita da loro è pressoché normale, bar e negozi aperti, gente che cammina con la mascherina. Meno male. Sosta al bar di Gorga, quello della piazza, che quello sotto è chiuso finchè codiv non passi. M’informo sui contagi “10 persone”. Che per Gorga son tanti. Incrociamo un camion con rimorchio di legna tagliata, ad occhio querce, per cui mi aspetto di trovare l’altopiano spellato (che, a onor del vero, ha faggi più che altro). Al fontanile non c’è nessuno, l’acqua bellissima scorre copiosa nelle vasche verdi di alghe novelle, uscendo anche da un anfratto nelle pareti. C’incamminiamo per il bosco, finalmente silenzioso, osservando che, per fortuna, non hanno fatto uno scempio immane, hanno lasciato abbastanza faggi, almeno nel sentiero che sale verso il Sacco. C’è neve nella valle e intorno bellissime fioriture di Crocus neapolitanus, Scilla bifolia e Galanthus nivalis. Alla sella Sergio prende il sentiero a sinistra, completamente innevato, mentre mi sembra di ricordare che il Sacco è a destra. Poco male, a detta sua dovremmo affacciarci sulle pareti di Valle Sant’Angelo. Quando la neve gli è entrata per bene dentro i calzini si ferma “forse dovremmo cercare un sentiero qua sotto”. Sotto c’è Valle Sant’Antone. Bon, torniamo indietro un po’ e cerchiamo sta traccia. Nel frattempo scopro un buco che non soffia ma promette, tutto da scavare e, davanti, una serie di muretti di antiche capanne. Appena più in là c’è il rifugio Canai. Un ottimo posto dove fermarsi a mangiare e fare il punto della situazione. Che sarebbe cercare la grotta dei fucili segnalatoci da Rocco. Esattamente nel punto che ci ha dato la troviamo; è un pozzo che si apre sulla sinistra di Valle Sant’Antone, sempre che si chiami così. Lo scendo, assicurata col bastone retto da Sergio. Sotto c’è un conoide di neve e sassi, due anfratti con immondizia chiudono il tutto. Non c’è aria e meno che mai ci sono fucili, ma il fenomeno è interessante. “Visto che siamo qua, affacciamoci sulla Valle Sant’Angelo” propone Sergio e io sono ben contenta, pensando che barcolla ma non molla, tra l’altro, i giramenti sono venuti anche a me. Va a sapere perché (..l’antenna 5G che hanno collocato vicino a casa nostra, sta a vedere…). Prendendo a sinistra della valle ci dirigiamo verso Rave la Monna, bellissimo sperone che sovrasta il Frusinate e l’ormai irraggiungibile Valle San’Angelo. Lo spettacolo è assicurato, comprese le gialle Viola eugeniae appena sbocciate. Ma meglio di tutto è il buco che trovo. Comincio a scavarlo e sento che i sassi rotolano all’interno di un pozzo che si sta aprendo. Quando arriva Sergio l’ho già tappato di sassi nella furia di levarne altri e gli impongo di provare a scavare. “E chi ci viene qua a scavare?” “tu prendi il punto, vedrai che quando faranno zona rossa anche gli Aurunci ci resta solo sto posto, che già confina con Frosinone e se passa un elicottero ci spara a vista”. “E’ tardissimo, dobbiamo sbrigarci a tornare” mi dice poi, come se fossimo già arrivati a Monte Altino. Meglio, che sto barcollando pure io tant’è che faccio due ruzzoloni tremendi, che se li avessi fatti a Rave la Monna sarei finita direttamente nell’agognata Valle Sant’Angelo. “Scomparsa la donna! Cascà come un pero marso e bon”.
Alla prossima!!! Mg 3.3.2021

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