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20/21.5.2023 Sa Oche- Frumeneddu
Due giorni di pioggia ininterrotta, forte, abbondante, consistente, servisse almeno per contrastare la siccità, macchè, da statistiche viene trattenuta solo per il 4%. Fregati. Tanto per cominciare andiamo a vedere se Sa Oche butta, che è un bel fenomeno sentire il muggito dell’acqua e vederla piombarti addosso sempre a lagnarti del secco. Invece arriviamo là e vediamo il CNSAS sardo all’opera con un corso sopra la grotta, ottimo, possiamo tranquillamente perderci nei meandri di decima de iscala ‘e su anzu che i nuovi allievi verranno a riprenderci. Arrivati all’ingresso Sergio si ferma causa dondolamento spinto mentre scendo all’interno a fare qualche foto al bobboi che mi guarda torvo. Visto che non c’è acqua di sorta, torno in macchina a prendere la lucetta per addentrarmi nei meandri della grotta fin dove posso arrivare. Poco direi, c’è subito il saltino e poi le pozze, un tempo laghi, molto basse. Resto in ascolto ma sento solo un piccolo fruscio e un po’ d’aria. Annamo và, hai visto mai. Il resto della giornata lo passiamo con letture e lavori a tavolino, qua è come abitare in un cuile, riparati ma senza troppi contatti esterni. Meglio. Durante la notte la pioggia si intensifica che mai l’avevamo sentita così forte. Il nostro pensiero va a Pietro e Maria e alle bestie da accudire, ma li troviamo abbastanza tranquilli, da buoni sardi che non si scompongono “vedrai che adesso quelli dell’Emilia Romagna verranno ad aiutare noi” scherza Pietro. Vorrei andare a vedere quant’è salita l’acqua del Frumeneddu a Sa Barva, se ci sono frane e smottamenti a Oddoene e se la vigna di Pietro e i ponti hanno retto. Sergio dapprima è perplesso ma poi, visto che Pietro dice che fino alla sua vigna non ci dovrebbero essere problemi, andiamo (in macchina si capisce). Lungo la strada ogni salita ha buttato giù sassi e acqua che scorre dappertutto formando cascatelle, ma quelle che ci meravigliano sono una piuttosto cospicua che scende da sos Bardinos e finisce a Finiodda, non si capisce dove inizia (magari da una risorgente chissà), un’altra che scende da Su Crou. I ponti hanno retto tutti, anche se il livello dell’acqua quasi li raggiunge, a S’Abba Arva lo spettacolo è impressionante. Il Frumeneddu, placido torrentello quasi in secca con limpide pozze tra sassi bianchi è diventato un fiume impetuoso che scorre limaccioso e rombante sotto il ponte di S’Abba Arva, non più Arva ma marrone proprio. Come l’acqua che scende oggi dal rubinetto. Ci sbrighiamo a tornare prima che il livello dell’acqua raggiunga i vari ponti e c’impedisca il transito a s’Eranile. E il resto della giornata lo passiamo come ieri, ascoltando la pioggia.

23.5.2023 Sa Giuntura
Inizia bene la giornata: non suona la sveglia, in 10 minuti ci alziamo e andiamo da Susanne e Horst “sono appena le 8, abbiamo appuntamento per le 9!!” ci dice, bon meno male ricominciamo da capo, lavarsi, colazione e poi dai Tedeschi. “Non andremo al Corrasi, il ponte per Oliena non è transitabile” comunichiamo loro che ci propongono Pischina Ortaddala. Come no? Vicina pure questa, ma almeno passiamo prima da Puddu che mi devo prendere un caffè. Solo io, loro mi aspettano. Passato Dorgali Sergio si accorge di avere poca benzina, ritorniamo da Puddu per il pieno. Arrivati al bivio tra Sedda Arbacas e Fennau, ecco un cartello con divieto di transito per i non autorizati (così preciso è scritto) causa lavori alla strada che non si vedono proprio. Che fare? Dietro front a chiedere al bar davanti al bivio (chiuso peraltro), dove uno mi dice che è un cartello vecchio, andate pure. Andiamo tra l’altro noi non rientriamo tra i non “autorizati”, semmai autorizzati e bon. La sterrata in ogni caso è messa bene. A Sedda Arbacas ci sono altre macchine parcheggiate per cui ci rassicuriamo e, messi gli scarponi arriviamo senza ahi ne bai a Pischina Ortaddala. Qua si vede chiaramente che è arrivata la piena, acqua fangosa sotto, fango in alto e nessuna aquilegia, manco le foglie. Decidiamo senz’altro di scendere a Sa Giuntura e colà giunti ci sparpagliamo a guardare le bellezze del luogo. Stranamente c’è poca acqua, il Frumeneddu ha pozze d’acqua limpide, solo sa Cunna ‘e sebba butta un bel po’ d’acqua limpida con bellissima cascata. Mentre i maschi si riposano Susanne mi chiama per arrampicarci in una balza e vedere il meraviglioso spettacolo di cascatelle lungo gli strati. Viene anche Horst e mentre loro gironzolano vado a cercare l’aquilegia nuragica, perché sicuro qua c’è. Da descrizione sta sotto le rocce stillicidiose, e qua ce ne sono. Ma sia che anche qui è arrivata la piena, sia che non è ancora tempo o è già passato, niente di niente. Chiamiamo Sergio per mangiare assieme e poi noi due decidiamo di intraprendere la ripida salita, che i tedeschi sono assai più veloci. Susanne è instancabile ma stavolta anch’io accuso la stanchezza e, tra l’altro, mi soffermo volentieri a cercare e fotografare fiori. Così resto ultima a boccheggiare che anche Sergio va svelto. Lui dice di no ma non so come sto sempre dietro. Arrivati tutti alla macchina i tedeschi mi propongono di scendere a codula Orbisi per vedere se c’è acqua. Li seguo volentierissima ma altrettanto volentieri resto con loro ad ammirare la gola con pochissime pozze senza scendere. Bellissima giornata e posti meravigliosi, ottima compagnia, magari intendersi è sempre un problema, Susanne parla parla e io la guardo con occhio bovino, qualcosa capisco ma il più no. Fortuna che a S’Eranile c’è Pietro da fare da interprete e finalmente riesco a intendere il sunto dei discorsi che ha fatto. “Good evening, see you later” e bon. Certo sta veneta è di poche parole….anche sbagliate volendo..

24.5.2023 Cartoe e ricerche
2023-5-24 Sole! Andiamo a Cartoe ad asciugarci le ossa. Lungo la strada una bella palla basaltica quasi ostruisce la strada tanto per farci capire che c’è sempre pericolo in ogni cosa, anche ad andare al mare. Stavolta non mi va di fare esplorazioni né bagni, non c’è vento e sento caldo, il mare ha una patina oleosa oltre alla schiuma e ai detriti vegetali, mettici pure che è ghiaccio per cui leggiamo sotto la famosa tenda beduina. Finito il libro, allorquando il mare inizia a muoversi, mi faccio finalmente la prima nuotata della stagione, scoprendo che in effetti in acqua si sta bene. Raggiunta la dose marina ce ne andiamo a cercare l’altro ingresso della grotta decima di iscala ‘e su anzu. Indovina come? Sergio, con enorme pazienza e maestria, ha riportato il rilievo sulla carta IGM e m’ha fatto vedere dove cercare. Parcheggiata la macchina a Su Anzu dall’acqua rombante ancora torbida, c’immergiamo nella fitta, intricata e spinosa vegetazione del S’Ospile. Nessuna traccia né ometti ma indispensabili cesoie per aprirci il varco ed arrivare al punto. “Sta qua” dice Sergio ma non c’è niente, cerco però di salire un po’ laddove vedo delle rocce libere da vegetazione e sotto trovo il piccolo ingresso con violenta corrente d’aria fredda. Ciò denota che il rilievo di Leo è fatto alla perfezione come pure quello di Sergio. Mentre lo aspetto entro con la lucetta per vedere come prosegue la grotta, tocca strisciare in un passaggio fangoso vietato a chi indossa elegante maglietta bianca. Arriva Sergio con un 7 ai pantaloni regalatogli dal S’Ospile e decidiamo di tornarci con abbigliamento e materiali adeguati visto che ancora dobbiamo esplorare i 2 rami che ci mancano. Tornati a S’Eranile, dopo i piacevoli convenevoli con Pietro e Maria, mentre Sergio si riposa in previsione di chissà quali altre scarpinate, visto che non piove vado, munita di ombrella, a vedere quanto acqua c’è ancora per salire a Istoroddai, partendo dalla curva della strada che porta anche al Corallinu. Imbocco il sentiero sulla sinistra affiancato da muretti e lo seguo tutto, mi ricordavo che si perdeva e toccava scavalcare un recinto, invece stavolta è libero e ben tracciato. Mi affaccio ad un belvedere per ammirare l’ingresso di Corallinu, il Frumeneddu e la cascata del Caddaris. Continuo la ripida discesa per scontrarmi con un’enorme frana che ha interrotto il sentiero di prima ma il tracciato di ora continua a fianco e, meraviglia, non porta più al torrente, ma prosegue a fianco, direzione S’Abba Arva, però purtroppo in alto. Il vecchio sentiero è ormai ostruito da vegetazione e non riesco a scendere nell’acqua rombante sotto di me. Proseguo un po’ nel nuovo ma quando vedo che continua orizzontale, torno di gran carriera telefonando a Sergio di venirmi a prendere alla curva che s’è fatta una certa e minaccia pioggia (questo da meteo.it, in realtà piove solo sul Supramonte). Così anche oggi una salutare immersione nella meravigliosa intricata natura sarda è fatta, con mio grande piacere.

25.5.2023 Grotta decima de ischala 'e Su Anzu sopra e sotto
2023-5-25 “Alle undici piove, l’unica è andare in grotta” sentenzia Sergio “siiii” che ci sarei andata anche col solechespacalepiere. In men che non si dica siamo davanti all’ingresso superiore di grotta decima de ischala ‘e su anzu che oggi, guarda caso, non soffia per niente. “Si sarà aperto un sifone a Su Anzu e l’aria defluisce là” propone Sergio come spiegazione del fenomeno e penso che in effetti sia l’interpretazione più logica, ieri l’acqua era ancora tanta e questo l’unico sbocco per l’aria tra l’altro veramente fredda. In compenso un grosso ragno nero vigila sopra a uno degli scivoli, quello più piccolo, ovviamente andiamo in quello a gomito che scende con un saltinetto che armiamo, più che altro per facilitarci la salita, visto che qua il fango si spreca. Qui dovrebbe essere la prosecuzione per arrivare agli ingressi inferiori. Invece no. Sopra c’è un’irraggiungibile sala nera ma Sergio, da rilievo, dice che anche li toppa. Anche se non avesse toppato impossibile salire. Proviamo altri anfratti ma niente, resta solo lo scivolo del ragno. “Vai tu!” dico a Sergio che lo fa scappare e va. “In effetti c’è un passaggio a destra ma pieno di ragni, se vuoi venire a vedere” “non ci penso per niente, faccio solo qualche foto e bon!”. Che sta grotta fangosa, ormai senza aria e ragnosa per giunta non m’ispira. Allora decidiamo di entrare dall’ingresso principale e cercare i rami che arrivano qua. Stavolta ci ficchiamo in ogni dove, scoprendo anche una deliziosa saletta con laghetto nonchè la grotta da secca a fangossima. Troviamo finalmente il punto 30 del rilievo, un passaggio che, senza rilievo alla mano, non avremmo mai notato. Ci indirizza un punto viola su una strettoia che passo, di là c’è un vano che mi permette di alzarmi verso uno stretto condotto in salita con aria. “E’ qua, vieni!!!” dico a Sergio che, dapprima non ci passa e poi, levatosi l’imbraco, riprova e passa, ma subito gli vengono i giramenti e il nistragmo mentre sta sdraiato. “Ci passo ma non me la sento di andare oltre” dice sconfortato, mi mostra il rilievo così vado a vedere oltre. Il solito casino di rami e rametti, uno davanti sembra chiudere ma in realtà salendo c’è altro e aria che viene, altri due a destra, il più grande toppa, il secondo invece va, ma da sola non è il caso. Cercando di fare foto scopro di aver dimenticato la lucetta nell’ingresso alto. E va ben, torniamo che la devo recuperare. Sta lì che mi aspetta e mi guarda con la stessa faccia di Sergio che, per fortuna, non ha detto niente. Siamo usciti da sta grotta pieni di fango per cui non ci resta che lavare tuttecccose a su Anzu. Tanto per cominciare m’immergo a vedere il sifone e ammirare la bella cascata, poi, visto che sono bagnata fino al petto, resto immersa lavando tutto mentre Sergio stende sui rovi e fichi tute, imbrachi, zaini e corda. Restiamo a Su Anzu a leggere aspettando che il materiale si asciughi e poi a casa. Che domani pure andremo in grotta…

26.5.2023 Sos Sirios
Oggi andremo a Sos Sirios con Alberto Fisch, speleo trentino e Susanne, camminatrice tedesca. Alberto è arrivato dal continente, mandatoci da Francesco, onde scendere il pozzone da 90 sul Corrasi “lui vi aiuta”. Per fortuna non è venuto solo per questo perché lo stoppiamo subito “al pozzo non c’andiamo perché probabilmente è già esplorato ed accatastato e, a dirsela tutta, non gliela facciamo”. Però per lui ogni grotta va bene e visto che Susanne vorrebbe rivedere Sos Sirios, visitata a suo tempo con Giammichele, glielo proponiamo. Lui è ben contento, lo incontriamo davanti a Puddu e facciamo subito amicizia, non essendo il classico speleo trentino altodecavaloto, ma, come vedremo, si è adeguato ai nostri ritmi. Lenti. A Buchi arta il pastore, quello che aveva chiesto a Susanne 50 euro a testa per portarla a Sos Sirios e darle da mangiare, ci chiede dove stiamo andando. Saputo che già siamo stati a Sos Sirios con Giammichele, buon’anima, abbiamo il visto per aggirare il grande recinto e arrivare al sentiero assai poco segnato. Però Sergio ha la traccia, ci siamo già stati e persi più volte, non dovremmo avere problemi. Infatti non ne abbiamo, solo tanto caldo. Unica cosa mettiamo uno straccio di corda nel passaggio lisciato da innumerevoli transiti a partire dai nuragici in poi. La grotta contiene acqua, l’oro sardo. All’ingresso Sergio si affaccia allo strapiombo sulla codula e lo vedo barcollare. Un passo e oltre a barcollare avrebbe spiccato il volo. “Non me la sento di entrare in grotta con sti giramenti” dice passando tuta e casco a Susanne, che a guardarle la faccia che ha fatto non era esattamente felice di ciò (e dire che la tuta l’avevamo appena lavata a Su Anzu). Alberto la convince che in grotta è il caso di indossare casco, soprattutto con la luce. Per ogni buon conto lei, oltre a quella di Sergio accende anche la sua frontalina e così, con due luci, entra in grotta. Scendiamo nel grande salone e cerchiamo di esplorarlo tutto, anzi, mando Alberto a guardarselo mentre prendo Susanne a modella e vedo di fare qualche bella foto. I miei comandi imperiosi sono in italiano “stai li, non guardare qua, gira la testa, si, stai ferma” che lei esegue senza fiatare, soprattutto, li capisce, sarà stato il tono burbero. Alberto nel frattempo trova l’anfora concrezionata e ci chiama. Tra le foto e i giri nel salone ad una certa cerco di trovare la via d’uscita ma salgo da una parte e scopro che non è quella, vado verso l’anfora nuovamente ma anche li non c’è nessun passaggio. Non lo dico ma mi prende un po’ d’ansia pensando a Susanne che aveva detto di soffrire di claustrofobia. “Alberto, ti ricordi dove siamo passati?”. Lui dice di essere uno che si perde ma, fortunatamente, individua la scala fatta da concrezioni e da lì la via me la ricordo. Salvi. Fuori Sergio si è ripreso per cui iniziamo la lentissima salita. Ci sorvola un elicottero del soccorso ma non scende a prenderselo, si vede che ha trovato gente più malmessa. Arrivati a Buchi Arta Susanne spera nel bicchiere di vino che il pastore ci aveva promesso al ritorno, ma Sergio tira dritto, lei mi guarda sconsolata “and the wine?” “don’t worry, there is Pietro that wait us”. Ma con Giammichele come vi parlavate? “a gesti con mani e piedi”. Ecco appunto. Abbandoniamo Alberto al suo destino “mettiti d’accordo con gli speleo di Nuoro, puoi senz’altro fare qualche grotta con loro visto che li aiuti” e passiamo al cimitero. Scopro che nella tomba di Giammichele sono spariti tutti i fiori che ho piantato, non so se per la pioggia torrenziale o per qualche altro motivo e mi viene un gran sconforto. A S’eranile ci pensano Pietro e Maria a farmelo passare con caffè e Cannonau, apprezzato soprattutto da Susanne che ancora sta pensando a quello di Buchi Arta che non ha bevuto.

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