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27.5.2023 Nuelacoro- Turru bianco
Obiettivo principale il pieno d’acqua limpida alla fonte del ponte romano, in roccia granitica. Va da se che arriviamo a Genna Silana decidendo di salire alla cresta e proseguire verso sinistra. Mentre trotterelliamo per il sentiero ecco arrivare un tizio istranzu (come noi) che ci attacca bottone. La scusa è che, stranamente, invece di intrupparci verso Gorrupu stiamo salendo qua dove sta salendo pure lui. Chiacchierando sarebbe contento di accompagnarci a nurra Su nuelacoro visto che l’avevamo inutilmente cercata con Giammichele. Subito Sergio mette le mani avanti “io barcollo, vado piano, non si preoccupi”. Già perché continuiamo a darci del lei finchè decido di sciogliere il giaccio chiedendogli il nome “Luciano”. Da dove? “Piemonte”. Finiscono qua le confidenze perché per tutto il tempo ci racconta di luoghi sardi che non abbiamo ancora visto facendoci venire voglia di cercarli. Peccato che dopo 5 secondi non ci ricordiamo nemmeno i nomi ma solo che sono tutti molto lontani da S’Eranile. Luciano gentilmente si ferma sotto ogni albero per far riposare Sergio mentre ci illustra il Supramonte di Uzulei, di Orgosolo e di Baunei “e li siete stati?”. Non ci basterebbe una vita per visitarli, posto di poterlo fare con le forze che stanno scemando. Arriviamo quindi alla nurra che immaginavo piccola invece è una voragine di tutto rispetto, il primo pozzo una quarantina ma poi scende fino a -180. Però. Restiamo un po’ ad ammirarla con l’acquolina in bocca (sehhh) e nel ritorno Luciano ci abbandona avendo visto una traccia che, stranamente, ancora non aveva percorso. Lo saluto certa di incontrarlo ancora nei nostri vagabondaggi, avendo i nostri identici gusti, solo che bazzica in altra zona rispetto alla nostra. Tipo dentro grotta decima de ischala ‘e su anzu difficile trovarlo. E’ presto e stavolta Pietro e Maria non ci aspettano per cui andiamo a cercare Turru Biancu in codula di Luna (ci ha insegnato anche quello). Scendiamo fino a Telettotes per ricordare i vecchi tempi e poi, tornando, cerchiamo il Turru. Facile trovarlo, sta appena passato Bacu Salomina, si vede la spiaggia sotto ma la cascata sta dopo. Ci arrivo da sopra per ammirarla, il torrente è in piena e sarebbe delizioso farci il bagno. Invece mi sdraio sulla spiaggia a leggere e prendere il sole, l’acqua è abbastanza fredda, su per giù come il sifone di Su Palu. Tornati a S’Eranile i tedeschi ci raccontano di aver camminato 8 ore per Donianigoro, Su Suercone e un sentiero insegnato da Pietro che si affaccia a Gorropu. Mortimazzati. Meno male che non ho seguito il consiglio di Maria “vai con loro”, meglio andare con Sergio barcollante che, con la scusa di aspettarlo, fotografo fiori. Qualcosa di nuovo trovo sempre.

28.5.2023 Corrasi
C’è il sole, fa caldo, non c’è vento ed è domenica “andiamo a Corrasi, devo assolutamente misurare la Sesleria insularis barbaricina”. Sergio oggi sta meglio per cui accetta volentieri. A Su Pradu c’è parcheggiata una cinquecento vecchio stile, perché i pastori questo ed altro. Stavolta non andiamo verso Sos Nidos, che sarebbe il nostro lato prediletto, ma prendiamo il sentiero per la cima. Tappa a buttare il sasso nella nurra vicina che a furia di sassi ora sarà molto meno profonda, e poi Sergio va avanti mentre io mi fermo spesso e volentieri per ricerche botaniche. Così oltre che abbondante Sesleria trovo anche l’Alyssum tavolarae. E vai!!. Strillo a Sergio di aspettarmi all’ombra ma lo vedo salire baldanzoso, non so a sto punto se essere preoccupata o contenta. A 5 minuti dalla cima però si ferma “non gliela faccio più vado in quel cucuzzolo laggiù”. C’eravamo già stati, si vede che il posto ci ispira. Intanto proseguo per la cima perché mi sembra doveroso. Non c’è più la classica croce ma una minuscola fatta con due rametti e due tizi seduti vicino con atteggiamento nient’affatto cordiale. Occhei, niente foto di vetta ma mi premia una spaccatura lussureggiante di Peonie ancora fiorite. Saluto un gruppo che sale avvertendoli che se vogliono fare foto di vetta con minicroce, devono far sloggiare i due tizi musoni. Arrivo da Sergio che sta scrutando i dintorni e mi fa vedere delle rocce bianche che sembrano contenere un imbuto simil abisso Boegan del Canin “Sicuramente là sotto c’è Su Bentu” dice. “Andiamo!!!!!” “chesseimatta tocca scendere almeno 200 m e poi risalire” “ma no, scendiamo e poi giriamo intorno, non mi sembra che ci siamo pareti” “c’è Sas Taulas ci siamo stati, non me la sento”. Peccato, mentre mangiamo cerco di convincerlo in ogni modo senza alcun risultato. Però a suo favore devo dire che nel ritorno, invece di passare dal sentiero classico e noioso, si dirige sulla cresta a vedere l’arco e gli strapiombi, laddove nel calcare antico fatto di pinnacoli e campi solcati c’è una varietà botanica di tutto rispetto. E chi mi schioda da qua? Magari che ad una certa tocca tornare a S’Eranile per vedere se Pietro e Maria sono tornati. Si, arriviamo che se ne stanno andando, per raccontarci le cose aspettiamo domani.

29.5.2023 Cartoe
Riposo,mare e mega cena di Maria e Pietro coi tedeschi

30.5.2023 Iscala 'e pred'arva
Dopo una giornata di mare limpido e grandi nuotate a Cartoe, conclusasi con una cena pantagruelica preparata da Maria, il dovere ci chiama. Sergio, consultato in lungo e largo Pietro, decide che saliremo dal vecchio pollaio abbandonato su una ischala mai fatta prima. Bene. La macchina ci porta proprio al pollaio e, dopo aver fatto un sopralluogo al Frumeneddu tornato limpido e placido nel suo alveo, seguiamo un tracciato segnalato da ometti. La scala che sale ripidissima nel costone di Atta Finiodda, è stata appena liberata dalla vegetazione e ci chiediamo se sono stati i cacciatori di mugrones o i barbagi insoliti per portarci turisti. La seconda che hai detto. Il percorso, che poi scopriremo chiamarsi iscala ‘e pred'arva (o predarva), è assai divertente, con i passaggi su ginepro e qualche cordino che sembra filo del telefono. Solo che, avendo dato retta alle previsioni nuvolose, ci troviamo invece a sudare sotto un sole afoso sognando il famoso maestralino. Trovo anche flora interessante e ciò ci permette soste strategiche onde affrontare la ripida salita. Sopra incrociamo il sentiero-autostrada segnato che da Surtana-sos mojos porta a Istoroddai. Mentre ammiriamo il panorama su Oddoene, Oddeu e compagnia bella, arrivano due operai di Forestas con un passo che ci lascia di stucco, sentiamo le voci lontane e già sono arrivati e sarebbero anche passati come razzi se non li avessimo fermati a chiedere qualche informazioni dei luoghi, per esempio se in quella curtigia rossa con buco ci sono grotte o che. “No, ripari”. E via a Istoroddai, a dire il vero ci stiamo andando anche noi e li rincontriamo che già sono di ritorno. “Saranno anche allenati per il lavoro che fanno ma questi volano!”. Nel frattempo giungiamo al cuile Sa enna manna e qui ci fermiamo a mangiare. Cioè Sergio mangia perché preferisco bere e mangiare a S’Eranile lo spezzatino di agnello fatto da Maria, avanzato da ieri. Non scendiamo a Istoroddai né facciamo le interessanti deviazioni, tipo quella per sa rutta terrena (35 minuti) perché fa troppo caldo e Sergio è stanco. Peccato però. In compenso troviamo la laccana vecchia coperta di sassi e vuota d’acqua e la laccana noa coperta da rami di ginepro e piena. Torniamo dalla stessa Ischala e poi a visitare la chiesa campestre di Buoncammino. Visita esterna, che la chiesa dall’unica finestrella è chiusa, peraltro interessante perché all’esterno c’è una maestoso, gigantesco albero che a me sembra un carpino (Ostrya carpinifolia). Chiedo a Pietro e Gianfranco di che albero si tratti “alice, sta nei pressi dell’acqua”. Non so se ho interpretato bene, non mi sembra un salice, approfondire bisogna!.

31.5.2023 Monte Bardia
Orcocane, alle 14 dovrebbe piovere a dirotto, così prevede meteo.it. Bon, mi alzo presto e di corsa vado da Pietro e Maria dove c’è Susanne la tedesca già bevendo cannonau. “Where are you doing today?” le chiedo. Sergio sicuro non metterà naso fuori sia per lo sforzo di ieri che per il tempo minaccioso. Susanne si affida al mio parere, supportato da Pietro “andiamo sul Bardia, se il tempo ce lo permette facciamo la cresta fino a bocca di Irghirai, se piove torniamo indietro, Pietro, traduci grazie!”. Susanne accetta, va a svegliare Horst che non sta per niente bene ma viene pure lui. In fretta ci facciamo accompagnare alla vecchia galleria da Sergio che ci verrà a riprendere a bocca di Irghiriai o qua se si mette a piovere. Loro, stranamente, non sono mai saliti al Bardia, l’ABC di chi viene qua, Bardia e Tului, e poi tutto il resto, ahò. Cammino in fretta con loro dietro, ovviamente mai troppo in fretta rispetto al passo germanico, ma visto che sono malaticci e tossiscono magari va bene anche la mia anda italica. Così nella canonica prevista ora di sentiero stiamo in cima a farci le foto nella croce con la bandiera della pace. Sta tuonando, vedo Horst molto preoccupato, così decidiamo senz’altro di tornare per la stessa strada ma, semmai, di fare anche iscala ‘e omines che loro non conoscono, cioè, chetelodicoafà…manco questa hanno fatto “e l’arco di suttaterra?” “nein”. Qua toccherà coprire queste lacune. Ma intanto scendiamo in fretta, mando avanti Susanne che cammina come i forestales di ieri, vola in pratica. Tant’è che mi telefona Pietro per dirci di tornare e non fare tutto il percorso “dove siete?” “Ah Piè, stiamo quasi a Dorgali, sani e salvi”. Sergio sta già sotto ad aspettarci e gli chiediamo di portarci a bocca di Irghiriai per mostrare loro dove finisce il sentiero “You go, i wait you here”. Macchè già si solo levati gli scarponi e fanno orecchie da mercante. Fatto bene perché il tempo non è granchè anche se pioverà solo nel pomeriggio mentre in altre parti dell’isola non solo sta diluviando ma ha fatto anche danni.

1.6.2023 Monte Su Nercone
2023-6-1 Le previsioni non sono il massimo ed è piovuto tutta la notte ma sembra che un po’ di tregua ci sia. Susanne e Horst mi chiedono se voglio andare con loro a fare il lungo giro di Serra Oseli (più di 5 ore) ma rifiuto. Preferisco andare con Sergio perchè oggi, stranamente, non pronuncia la fatidica frase “ ma tu sei matta, vai dove ti pare resto qua”, deducendo, quindi, che abbia voglia anche lui di camminare. Del resto non traballa e non si lagna più di tanto dei piedi e compagnia bella. Allora propongo la ricerca della nurra di Monte Su Nercone che sta nei pressi della cima perché, a naso, ho capito che il posto e lo scopo gli interessano. Lo so, a quote più basse non c’è la nebbia e sembra splendere il sole ma c’è sempre sto rischio che non voglia camminare a uffo. Tant’è che quando gli propongo la ricerca dell’ingresso alto della Donini rifiuta secco. Così c’incamminiamo verso Costa Silana ricoperta da una nuvola nera che non ti dico. Cerco di parlare il meno possibile per non incorrere in recriminazioni che già ha detto che alla prima goccia torna indietro. Però si vede che ha il muso lungo. Fa niente, guardare i fiori mi consola sempre e qui non mancano. Ogni tanto mette ometti e pure io, ma i miei li deve sempre modificare. Ambè, anche di questo sono abituata. Arrivati in sella giriamo sulla sinistra ma non c’è sentiero, solo la cresta e una traccia che Sergio ha nel tablet. E’ abbastanza evidente, in ogni caso, il percorso. Ad una certa inizia a piovere di botto, una goccia e giù acqua quasi grandine che a momenti non abbiamo tempo di infilare le mantelle. Dietrofront a spron battuto. A Genna Silana vediamo in lontananza Dorgali sotto il sole “lo vedi? Ti avevo detto che qua non piove, senti , andiamo a vedere cosa cucina quello del grill alle corriere” propongo. Stamani, infatti, abbiamo visto approntare sto grill, e non è la prima volta che lo vediamo, e saremo curiosi di sapere il cosa e il come. Presto detto, arrostisce pesce e c’è sempre il giovedì. Mi prendo due muggini e andiamo a mangiare a Su Anzu, costatando che l’acqua è già scesa di una ventina di cm. Con grande soddisfazione mangio questo pesce buonissimo nonché salame e formaggio di Pietro, satolla!! Sergio lo assaggia appena decretando che sono assai meglio le salsicce, ripetendo più volte questo concetto, alle volte non l’avessi capito. “Occhei, senti, io mi metto qui a leggere tu se hai gli scacchi sullo smartphone vai pure nella grotta che sto benone al sole” gli dico. Come se ci fosse il sole poi, solo un accenno che se ne va presto. Bon, dai torniamo da Pietro e Maria che dobbiamo preparare i bagagli per domani.

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