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10.5.2023 Cuile Todeitto
“C’è maestralino!!” c’avverte Pietro, come dire, inutile che andiate a mare. E chi ci va? Certo a rigore dovremmo fare una giornata di riposo, sia Sergio che la sottoscritta siamo doloranti, però, visto e considerato che tutta Italia è sotto la pioggia ma qua no e che la pioggia abbondate è prevista sabato, facciamo una camminata in montagna. Propongo Todeitto, non troppo vicino, non troppo lontano, calcare quanto basta, panorama strepitoso. Sergio è d’accordo pur avendo piedi e anca doloranti, per cui andiamo. Appena parcheggiata la macchina una torma di maiali-cinghialati di tutte le età ci viene vicina speranzosa. Mannaggia che non abbiamo scarti organici da dare. Appurato che non c’è trippa per gatti..ops..maiali, se ne vanno delusi. Prendiamo la traccia per codula fuili percorrendo la stretta valle fino ad incrociare il sentiero segnato per Todeitto. Con sgomento osserviamo che la laccana nel basalto è vuota, eppure negli anni l’abbiamo sempre trovata piena d’acqua, effetto siccità. Un po’ per questo un po’ perché sono reduce da zoppia, non sto in perfetta forma per cui, arrivata al grottone nemmeno lo vado a fotografare come il mio solito, resto all’ingresso. “Mangiamo al cuile?” chiedo a Sergio e non è nemmeno mezzogiorno. Sempre stupendo il cuile che è uno dei posti amati da Francesco nostro figlio, amico e compagno di avventure. Ci manca. Propongo con pochissima velleità di proseguire per Su Mandanu ma Sergio non se la sente, non vede l’ora di togliersi gli scarponi e sedersi. Bon, torniamo a S’eranile per chiacchierare con Pietro e Maria e poi passo il pomeriggio a leggere al sole-ombra “La storia di Oddoene”, libro assai interessante prestatoci da Pietro. Certo non è da me star tutto sto tempo ferma, si vede che pure io necessito di riposo, va a sapè..

11.5.2023 Domus de Janas Is Spiluncas-Sedilo
Vento sardo e mal di piedi, non oso proporre supramonti “cerchiamo siti archeologici?”, Sergio acconsente però c’è sempre da considerare la distanza, quelli vicini li abbiamo visitati più volte. Consulto Fabrizio Bibi Pinna, che è una miniera di informazioni e scopro che a Sedilo, che pur ci siamo andati con Giammichele, non abbiamo visto le 33 domus de Janas de Ispiluncas. Per dire Sergio non ricorda nemmeno Sedilo, motivo in più per tornarci, considerato poi che non è troppo lontano, circa un’ora da qua. Senza però tener conto del navigatore che c’ha mandato per stradine per cui di ore ne abbiamo impiegate due, in compenso abbiamo ammirato il verde entroterra sardo granitico e una goletta con acqua del tutto sconosciuta. Il tutto per evitare Nuoro. Per arrivare alle domus non c’è cartello di sorta passando dalla stradina poco distante dal lago Omodeo, però si trovano facilmente se incontri i cavalieri dell’Ardia che ci confermano che siamo arrivati. Davanti a due domus c’è il cartello con le spiegazioni che ci dicono essere prenuragiche. Le visitiamo entrambe, sono complesse con diversi vani collegati, in una ci sono parecchi pipistrelli, nell’altra, quella degli occhi minacciosi, le stanzette sono piuttosto piccole e non m’infilo, non perché non ci passo, perché ho paura dei ragni. E le altre? Forse sepolte nella selva, non si sono tracce se non il sentiero che porta al soprastante nuraghe Iloi. Al nuraghe, alle due tombe dei giganti e al villaggio nuragico ci andiamo in macchina per cui resta misterioso il tratto di sentiero che dalle domus de janas porta al nuraghe. Come resta ancora misteriosa la fonte nuragica, visto che non c’andiamo preferendo birra analcolica a patatine, vuoi mettere?

12.5.2023 Filos s'ortu
Domani mettono pioggia e oggi Sergio s’alza col dondolio, come dire, resta tappato a casa. Visto che mi sono svegliata di buon mattino preparo subito lo zaino con ottime intenzioni “vado a cuile Ziu Raffaele”. Però un coro di avvertimenti di Sergio, Pietro e Maria “non c’andare da sola è troppo distante” mi fanno diminuire di livello “e va ben, andrò a Filos d’ortu allora”. Insomma la mia intenzione è salire sull’Oddeu dove arrivo arrivo e bon. Secondo loro dovrei arrivare e Cucuttos grasso che cola. Sehhh, tutto l’inverno sogno l’Oddeu, salire le Mesattas poi, il massimo. Parcheggiato sotto Surtana, arrivo a Cucuttos in un batter d’occhio, da qua a Filos d’Ortu è dato 1,20, per cui me la sento eccome di andarci. Avverto Sergio dell’itinerario, fortunatamente qua lo smartphone prende sempre, ma lo metto in modalità aereo e mi avvio per il sentiero 482 per escursionisti esperti. Ecchime! Gli unici inconvenienti sono che mi sono scordata il cappello in macchina e che il bastone è più d’intralcio che altro, ma lo porto per ogni evenienza, metti che mi viene la zoppia con tutti questi a tirarmela. Però salire per le Mesattas è uno vero sballo, sia per il mare di calcare che per il panorama su ogni angolo del Supramonte, che ormai conosco abbastanza bene. Il sentiero è segnatissimo sia con gli ometti che con la vernice bianco-rossa, non c’è da sbagliarsi. Arrivata in cima, laddove il sentiero scende un po’ e svalica verso sinistra vedo arrivare una nuvolaglia nera, si leva un vento freddo e Francesco mi scrive “Te fai una brutta fine”. Ambe, se queste sono le premesse…e poi immagino pure che al di là lo smartphone non prende. Avverto Sergio dove sono arrivata, anzi gli mando anche il punto e per tutta risposta mi dice “torna indietro”. Che già l’avevo deciso considerando che dovrei essere nei pressi di Filos d’Ortu da come mi ha spiegato Pietro. Va ben, non sono affatto stanca ma si sa che la discesa nei calcari è infida, se poi la pioggia dovesse anticipare, salvete cielo!. Al ritorno ci metto tutto il tempo che voglio a far foto ai panorami e ai fiori. Giunta a Cucuttos cerco il cuile che avevo visto dall’alto, 5minuti dice il segnale, ma vedo che dovrei ancora salire, sta bene ndò sta, l’avevo già visitato tra l’altro. Così scendo per Surtana e torno a S’Eranile dove Pietro e Maria mi fanno festa e il solito caffè con biscotti. Secondo me tutta sta energia è dovuta alle prelibatezze sarde di cui ci fanno dono unitamente al formaggio stagionato di Pietro che supera ogni integratore. L’unico che ha da ridire, ma questo è ovvio, è Sergio “che sentiero avresti fatto? Ce ne sono 3 per Filos d’ortu” mi interroga “di sentiero ce n’è uno solo, è il 482 ed è ben segnato” rispondo più esasperata che altro. Contesta anche questo, l’unica sarebbe farlo venire ma ho i miei dubbi che venga davvero, anche se dice di si. Per farlo contento gli faccio vedere la foto di un buco ogivale sulle pareti di Sas Traes che non avevamo visto, magari qua ci viene, almeno spero…

13.5.2023 S'Eranile
Piove!! Vado a trovare Giammichele e piantargli altri fiori, torno a piedi a S'Eranile e passo il pomeriggio a leggere "La grande vallata" la storia di Oddoene, che ora sto guardando con tutt'altro occhio conoscendo le vicende che hanno modificato questa splendida valle, ancora un pò selvaggia.

14.5.2023 Grotta decima di Ischala e su Anzu
Finita la pioggia, finito il dondolio, grotta decima de ischala ‘e su anzu ci aspetta!! Stavolta però andiamo preparati, due corde da 10 e imbraco completo, la nostra intenzione è trovare la terza uscita. Sergio s’è scaricato ed ingrandito per bene il rilievo per trovare la giusta via. Bene, arrivati allo scivolo-pozzo, armiamo su due concrezioni, scoprendo che, in effetti, sto scivolo è talmente viscido che non avremmo potuto risalirlo senza attrezzi. Solo lo speleomantes che sta sotto con ventosette sulle pareti può. Vado avanti e dopo un po’ trovo una strettoia in salita che porta a un salone (aria in abbondanza) nella quale Sergio non ci passa sicuramente, e forse nemmeno io. Bon, torniamo indietro per scendere nel pozzetto vicino, quello più stretto. Sotto ci sono due passaggi, quello a destra riporta alla sala dopo l’ingresso che ha le due frecce, invece, armando su concrezione, si scendono altri po’ di metri per arrivare a un passaggio in salita che porta a una sala nella quale però si può arrivare anche da sopra. Dico a Sergio che non serve che risalga il pozzetto ma di aspettarmi alla sala che vado a vedere. Risalgo uno scivolo e mi trovo nuovamente nella sala dopo d’ingresso ma più avanti. A sto punto cerco di attraversare sto salone che scende ripidamente sotto di me ma immagino di ritrovarmi nel posto di prima. Ritornati alle sale che vedo? La strettoia infame dall’altra parte, ossia il salone con aria è questo. Diciamo in sostanza che abbiamo fatto un bel po’ di girotondi, ho gomiti e ginocchia doloranti e Sergio è stanco. Tra l’altro dal rilievo vede che abbiamo toppato due rami, conviene entrare dall’ingresso superiore, il terzo, e cercarli. Però, appena usciti, Sergio scopre che ha lasciato i panini in macchina e lascia a me, semmai, l’incombenza di trovare questo ingresso “guarda che in mezzo a sti lentischi e sta fitta macchia, tipo Oddoene prima dell’assegnazione dei terreni, non lo trovi”. Secondo me, seguendo gli ometti alla fine si, ma il sole fa capolino e vorrei andare a Cartoe. Il tempo di arrivare in macchina il sole è sparito e Sergio s’è divorato il panino senza nemmeno lavarsi le mani, un boccone ed è sparito pure lui. Poi chiede se per caso voglio mangiarmi il mio “no, mangio la barretta”. Sparito anche il secondo panino. Fortuna che il terzo è rimasto e posso mangiarlo a Su Anzu, laddove il livello dell’acqua è rimasto assai basso, nonostante l’abbondante pioggia di ieri. E’ ancora presto e, tornata a S’Eranile, vorrei scendere al Frumeneddu per vedere se si può attraversarlo per a Orudè. Ma mi prende la smania di lavare le tute, anche se potrebbero, un domani, servirci ancora…magari a cercare i due rami mancanti.

15.5.2023 Costa Silana
Non troppo caldo, non abbastanza freddo, nemmeno sole pieno, poco vento, condizioni giuste per vagolare sul Supramonte. Lascio a Sergio ogni decisione elencando una rosa di destinazioni che vorrei raggiungere, tra cui Punta ‘e Cucuttos sopra Gorropu, laddove se metti il piede in fallo altro che ossi che non te catano, sparisci prima di toccare terra. Sergio elabora le sue tracce e decide che andremo si a Punta ‘e Cucuttos, ma da Genna Silana. E vai!!! Parcheggiata la macchina tra invasati attempati motociclisti svizzeri abbigliati da cowboys, saliamo verso Costa Silana cercando pace e silenzio. Il sentiero è una traccia esile segnata da ometti e fino alla Costa ci accompagna il frastuono di rombanti moto e schiamazzi vari. Contenti loro, ci sembra che possano concorrere, assieme ai tifosi, alla categoria braccia rubate all’agricoltura, solo braccia, il cervello è altrove, ignota la meta. La nostra invece non è affatto ignota, raggiunti la cresta e l’agognato silenzio veniamo presi da immane stupore. La vista spazia su tutto il Supramonte, da Punta Solitta, a Monte Novo San Giovanni, a quello di Orgosolo compreso nuraghe Mereu, ai tormentati meandri del Frumeneddu, alle ripide scogliere di Telettotes, al Corrasi, all’impressionate parete dell’Oddeu, alla ormai conosciuta valle dell’Oddoene, all’università di Pietro fino al Tului, Bardia e golfo di Orosei. Basta? No, il Supramonte non ci basta mai. Pieni di gioia e meraviglia percorriamo la cresta verso Punta Cucuttos ma il cielo sopra il Corrasi è nero e sopra Monte Novo si vede la pioggia. “Che facciamo?” mi chiede Sergio un po’ preoccupato “a rigore non dovrebbe piovere, abbiamo il ricambio in macchina, semmai ci bagnamo” rispondo. Ma quando il sentiero inizia a scendere parecchio, senza nemmeno consultarci se non guardandoci nelle palle degli occhi, facciamo dietrofront. Diciamo che c’è anche venuta fame. Trovata una piccola deliziosa conca sassosa tra le pareti, tale e quale a una vista nel Terminillo, cerastium compresi, mangiamo mentre un rapace ci sorvola speranzoso. De che? Che ci mangiamo anche i sassi, dicesi sassi il formaggio stagionato di Pietro che per tagliarlo serve l’accetta. A sto punto scendiamo ma senza sentiero, il solito salvetecielo tra pietre, fino a ritrovare la traccia agognata. Qua mi fermo a fotografare fiori perché sta zona è un giardino, come ben sapeva Giammichele che ci ha portato anni fa a cercare orchidee e peonie. Stavolta però m’interessano certi fiori microscopici che magari ancora mi mancano. A tal proposito, visto che il bar di Genna Silana è assaltato da sta torma di esagitati motociclisti, ce ne andiamo a quello di Babbai per Ichnusa e patatine e poi a cercar ranuncoli nel rio che scorre sotto. Veramente li cerco io che Sergio si mette a giocare a scacchi con il tablet mentre ginocchioni perlustro l’interessantissima zona umida che mi regala specie inaspettate e a me ancora sconosciute. E vai!!!!!!!!!! Dove? A s’Eranile che Maria c’aspetta col caffè e Pietro per sapere dove siamo andati a parare, e poi non vedo l’ora di leggere “Pastori a Dorgali” che m’ha prestato, libro veramente interessante come tutti i posti che abbiamo visto. pagina successiva

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