pagina successiva

pagina precedente

torna all'indice

home

27.5.2022. Cuccuru su corvu
Puntuali coi tedeschi per la traversata del Corrasi “meglio non andare” dice Pietro “minaccia pioggia e a metà vi beccate il temporale”. Con questo auspicio rinunciamo, ognuno per la sua strada. Sergio, a sto punto, vuol provare il piede, essendosi costruito un trapelo de polistirolo onde non premere il tendine sullo scarpone “andiamo a Cuccuru su Corvu”. Il posto dei suoi sogni “destra o sinistra?” chiedo “destra, verso cuile sa Sedda e’ Satta”. Bon, andiamo, piano che devo cercare la flora sarda e Sergio testare el trapelo. Che a quanto pare funziona perché, arrivati al cuile, è intenzionato, con mio sommo piacere, a proseguire verso le creste che affacciano a Ghivine. Arrivati ad un valico della cresta si ferma “mi sembra che il piede faccia male”. Torniamo a mangiare al cuile e poi a ziu Martine, dal mare assai mosso. Impossibile fare il bagno a meno che non si sia disposti a frantumarsi nelle rocce, meno che mai nuotare ai grottoni dove i marosi danno spettacolo. Al limite uno si appoggia al sasso e si fa sbiansare. Ci restiamo il giusto e poi a casa dove i tedeschi mi propongono un giro che levati, andare a Sa Giuntura a piedi da Fennau. “Chessietematti che a Sedd’arbacas si arriva in macchina”, “ma è troppo vicina poi sa Giuntura” è la risposta. Ambè questi sono come quellidelcai , invece Sergio vuol tornare a togliere i pietroni alla nurra nuova. Se po’ fa anche se non so bene con quali mezzi.

28.5.2022. Scavi Nurra lizzu de monte
Scansato sapientemente l’invito dei tedeschi per sa giuntura da fennau “sorry i don’t understand”, il nostro scopo e la nostra meta sono lo scavo a Nurra lizzu de monte (=pozzo del pancratium illyricum). Sia perché il trapelo antitendinite funziona, sia perché davanti a uno scavo di grotta dove può dare il meglio di se in paranchi e marchingegni, oggi Sergio non sta troppo male. Andiamo. Non ci portiamo imbrachi ma solo il necessario per togliere i pietroni, un piede di porco appena comprato e lo scalpello di Pietro. Alla nurra, con aria fredda oggi, Sergio inizia a piantare uno spit con piantaspit, da manuale e abbastanza velocemente, poi ingegna un paranco con fettucce e corde e ora tocca a me. Devo imbracare con le fettucce il pietrone, a testa in giù levando anche qualche sasso di troppo. Bon, fatto. Ma nonostante il paranco il pietrone non si sposta, anche se col piede di porco si divide in due e si dispone precisamente sopra il pozzo, che fare? Non c’è che un sistema, tagliare una delle fettucce, la più scrausa, e farlo precipitare di sotto, nonostante il veto di Giammichele “che speleologi siete a buttare sotto le pietre invece di estrarle?”. Vero ma siamo in due e non c’è verso. Appena appoggio il coltello sulla fettuccia la stessa si taglia immediatamente facendo precipitare il primo pietrone che rotola a saltoni per 100 metri e forse più, quando non lo sentiamo più rotolare lo percepiamo sulla roccia che vibra. A sto punto, preso atto che sotto il pozzo è veramente grande, buttiamo giù anche l’altro e, con l’entusiasmo a mille, decidiamo immediatamente di andare a Nuoro, comprare un trapano e tornare domani per armare il pozzo. O almeno il primo tratto. Contenti come Pasque, io di più che ho anche trovato e fotografato la Campanula forsythii, endemica sarda, prepariamo gli zaini che pesanti è dire poco. Certo che riuscire a far venire i tedeschi come sherpa… “come whit us!! there is a wonderful work to do”

29.5.2022. Esplorazione a Nurra lizzu de monte.
“6.15 sveglia, ci aspetta la nurra!!” “ma c’è troppo vento” tenta di obiettare Sergio. Eh no!! Vento o non vento si va, che lo so come succede, rimandi e non ci vai più, le orecchie, il piede, la schiena, il caldo, ora o mai più. Così con tutto l’ambaradan per armare il pozzo e 50 metri di corde ci incamminiamo lemme lemme verso su Pradu. Scavallato il passo il vento è talmente forte che mi sbatte per terra, fortuna che la nurra è relativamente vicina e non vediamo l’ora di buttarci dentro per stare al riparo. Pulisco il pozzo e mi accorgo che è meglio non toccare troppo certi macigni incastrati, soprattutto quello a coltello che se casca siamo fatti. Arma Sergio col trapano nuovo, mette due multimonti ed è abbastanza soddisfatto del rendimento. Poi in sequenza mette due fix, l’ultimo dei quali in posto antipatico, la corda struscia ed è pure scomodo. Lo raggiungo nel corrimano che ha messo, portando lo zaino, con altra batteria e corde, perché qua ci si sta in due comodamente, c’è pure una saletta laterale. Che dire della grotta? È un’enorme frattura franosa, tira aria fredda da qualche parte che mi arriva addosso a tratti. Mentre aspetto che Sergio armi lo scivolo-pozzo successivo vedo che anche qui, a mezzogiorno, entra il fascio di luce che illumina l’ambiente e fa effetto suggestivo. Poi raggiungo Sergio in una saletta qualche metro sotto e mentre decidiamo sul da farsi, visto che la grotta continua balzelloni con due pozzi profondi (a sasso più di una cinquantina di metri) e che sono stati necessari 7 frazionamenti, vediamo la sigla “GSO” grande in nerofumo e sopra “SCO” piccola in vernice rossa. “Mihh esplorata è”. Decidiamo quindi di lasciar perdere dando via ad una serie di ipotesi sulla mancanza assoluta di armi, sul pietrone pericolante sopra l’ingresso (quello che abbiamo tolto), sulla mancanza di piastrina identificativa e nessun accenno di questa nurra nel catasto Sardo. Apro una parentesi in proposito, ringraziando l’opportunità offerta dalla Federazione Sarda di poter accedere liberamente al loro catasto, cosa che altre Regioni non fanno assolutamente, tra cui la nostra. Le ipotesi, consultato Maurizio che dice che potrebbe essere stata esplorata da quelli del suo gruppo (SCO) con quelli di Oristano (GSO), sono che sia stata esplorata con le scalette, oppure che qualcuno (tipo Gianni Pinna) l’abbia esplorata arrampicando, perché ciò è possibile, e che per qualche motivo non siano scesi ulteriormente nei pozzi, visto che la sigla è stata messa dove siamo arrivati noi. Torniamo a valle, certamente soddisfatti dell’esplorazione ma un po’ delusi che tutto sommato la nurra nuova non è, anche se si sono perse le tracce della sua scoperta. Il fatto è che la Sardegna è talmente ricca di grotte immense e stupefacenti che è probabile che alcune, ancorchè fonde e assai interessanti come questa, siano state tralasciate per fare altre ricerche in altre parti. Ultima annotazione, oggi gli speleomantes non c’erano ma nella saletta sottostante, una ventina di metri sotto, ce n’era uno piccolino, baby.

30.5.2022. Cartoe- Osalla
Necessaria giornata di riposo, Sergio col piede, i tedeschi che vogliono il mare e io pure, purchè con moderazione. Andiamo a Cartoe di buon mattino e non c’è nessuno, Sergio pianta la tenda beduina, arrivano anche i tedeschi che si mettono a leggere al sole e stavolta voglio fare il sentiero che va a Osalla. 50 minuti c’è scritto, ho solo costume, sandali, zaino e digitale, tanto basta per osservare qualche fiore e il panorama, stavolta dal calcare al vulcanico. I fiori, vista la stagione, sono ormai a livello di semi, buoni anche quelli, il mare da cristallino diventa piuttosto sporco, con la schiuma nelle calette vulcaniche e, caletta caletta, arrivo quasi a Osalla. Qua il mare ridiventa pulito, c’è un bell’arco di roccia formato dalla colata basaltica, faccio le foto di rito e poi torno che voglio farmi un bagno come si deve. Stavolta il mare di Cartoe è smeraldino, limpido, nuoto fino all’isola e mi arrampico per vedere se ci si può tuffare. Eia ma oggi no, che non mi va di restare coi capelli bagnati. Vedo che Sergio scalpita, si vede che ha fame, sarebbe anche ora, bon, andiamo a Su Anzu, mangiamo, lavo la tuta spelea e mi viene la curiosità di ritrovare Sos Jocos. A suo tempo ci siamo stati a cercare la famosa chiocciola, tra l’altro Giammichele mi ha spiegato dov’è, dopo un cancello. Sergio mi fa vedere dalle mappe che sta dopo un prato. Sbaglio subito cancello e prato e mi ritrovo a percorrere sentieri sentierini tra la vegetazione spinosa di s’ospile, s’ostile direi. Tutta graffiata e sanguinante torno a Su Anzu “ma non è quello il prato, è quello dopo” dice Sergio. Occhei riparto e trovo il cancello giusto con tanto di cartello “sos jocos, terreno in proprietà privata per gli speleo lasciare tutto com’è, ingresso libero numeri da contattare”. Ottimo. Scavalco il cancello, percorro il prato e mi ricordo che la grotta sta in basso sotto un macchione, ci nascondevano le mucche nell’abigeato. Infatti sta là, con tanta aria fredda che esce e invoglia. Il cancelletto è aperto ma vedo subito che c’è da strisciare nei sassi quanto basta.Qua Sergio non torna di sicuro. Torno alla base con punto di Sos Jocos ed è già ora di tornare perché Sergio deve cucinare come il policlinico umberto primo che sono le 5 e mezza e già condisce l’insalata. Mariasanta e domani i tedeschi vogliono andare al mare con la barca, a naso non hanno la minima intenzione di fare la traversata Corrasi Lanaitto e da sola è lunga. Bon, vedremo.

pagina successiva

pagina precedente

torna all'indice

home