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19.5.2022. Surtana-Lanaitto
“Oggi vado ad Oliena a prendere la chiave per Su Bentu, mi fanno male i piedi non cammino” si delinea così la giornata di Sergio “benissimo allora portami a Sa Barva e vieni a prendermi a Lanaitto” rispondo, che non vedo l’ora di camminare in Supramonte. Ci mettiamo d’accordo sul dove trovarci, visto che lo smartphone non prende a Lanaitto, considerando che, entrambi, ci impiegheremmo due ore a fare il tutto. Parto alle 11 e, con mio piacere e non, trovo l’ombroso sentiero segnato con numero e vernice, ogni bivio ha la tabella col nome del posto, la quota, l’indicazione delle altre direzioni e quanto tempo ci vuole. Ciò mi dà sicurezza e fotografo ogni cartello, ma nello stesso tempo mi spiace l’addomesticazione del territorio. Col mio passo arrivo tranquillamente alla fine del sentiero di Doloverre, in Lanaitto, un po’ prima del tempo previsto, per cui telefono a Sergio che, stranamente, risponde che sta arrivando ma di vederci verso la Curtigia di Tiscali. Dopo di che entrambi i telefoni fanno scena muta e ci troviamo, precisi, al solito parcheggio Tiscali-Trocco de Corrojos. “Ma non dovevi venirmi incontro?” dico tutta sudata per l’ulteriore scarpinata, stavolta sotto il sole, “pensavo che la strada fosse brutta e mi sono appena messo gli scarponi” risponde pacioso “allora andiamo a berci una birra al rifugio Sa Oche”. Che un’Ichnusa fresca me la sono guadagnata. Mangiati i soliti viveri alle panchine ce ne andiamo al mare a ziu Martine a passare il resto della giornata riposandoci per domani che la grotta ci aspetta. Fotografo il teschio in parete formato dalla grotta, pensando che certamente avrà ispirato i nuragici che qua stazionavano. E visto che sono in tema, nuoto fino a uno dei grottoni che mi attirano irresistibilmente. Certo sono tappati come quelli di Calaluna ma….

20.5.2022. Su Bentu
Non stavamo nella pelle per tornare a Su Bentu, eh? Dopo tutti questi anni, finalmente la grotta è accessibile, facile, calda, estremamente bella… .Ce lo diciamo ma nello stesso tempo non sappiamo come sta esattamente il traverso, né come reagiremo a portare tanto peso tra corde ecc. “Non ti preoccupare” mi assicura Sergio, già arrivare all’ingresso è fatta metà fatica. Sehh. Partiamo presto per non patire il caldo e alle 9 entriamo, onestamente, nessuna fatica fin qua. Aperto e richiuso dietro di noi il cancello affrontiamo il primo vento, mi riparo nella provvidenziale nicchietta mentre Sergio arma come diciamo noi, non nella catena, troppo alta, utilizza la torta per deviatore, fa un frazionamento e bon. Il secondo vento è asciuttissimo, tutta la grotta in alto lo è, l’ultima volta invece era pieno d’acqua e avevamo armato un ramo by pass per evitarlo, ma quanti anni fa? Boh.. Troviamo subito il traverso armato e lasciamo una corda che non serve, ci portiamo le altre per qualche passaggio e per scendere a Sala Piredda. Non serviranno. Tutto il traverso è armato con cavo inox e i passaggi sono diventati lisci e scivolosi. La grotta è facile? Altrochè, siamo noi che accusiamo l’età. Inizia così la serie di litanie, male al piede, male al gomito, male al ginocchio, non gliela fo più. Questo lo dico io dopo essermi fatta aiutare con la corda in un passaggio ostico e scivoloso, presa da sconforto a pochi metri dalla fine dei traversi. Ma questo lo scopre Sergio che, lasciatami a riposare, va a vedere quanto manca. “Siamo arrivati!!” strilla e lo raggiungo. E’ armato pure il pozzo per sala Piredda. “Sono trenta metri” dice Sergio, “ ho troppo male al piede,non gliela faccio più resto qua”. Oddio, non me lo ricordavo così fondo, arrivo al frazionamento e mi pare una quindicina, “che faccio scendo? “Se ti va vai che ti aspetto” . Non se ne parla proprio da sola, che tra l’altro ho i miei malanni, il gomito che di colpo si ricorda che faceva male e il ginocchio che a ogni pedalata da le fitte. “Torniamo che c’abbiamo impiegato tre ore ad arrivare e altrettante ne serviranno per uscire”. Ci dispiace tra l’altro perché il bello sta proprio qua sotto. “Dai che l’abbiamo visto” è la magra consolazione. In effetti ci siamo stati parecchie volte, anche in fondo da qua e per i laghi. Ma lo stesso ci dispiace, va beh, ci resta il lungo ritorno e le foto da fare per riposarci. Morale, il ritorno per me è stato una passeggiata, sarà perché ho l’elastico, sarà che i traversi mi sembrano in discesa. Alle 4 stiamo fuori, 7 ore di grotta stupenda, foto fantastiche, dolori dappertutto. Grazie Su Bentu!

21.5.2022. Cartoe
Giornata di relax “andiamo a lavare tute e zaini a Su Anzu” è l’impegno, ma prima un po’ di mare a Cartoe. Merita proprio, si sta bene, bell’acqua gelida e un po’ schiumosa, a chiazze per fortuna, arietta, fiori da fotografare. E mentre Sergio prepara il trabiccolo per l’ombra me ne vado per la cala in cerca della Silene succulenta. Ne trovo in abbondanza, torno, bagno e per asciugarmi vado in cerca del Mesebryanthemum nodiflorum verso le scogliere dell’Irveri. Trovo Sergio abbastanza affamato “dai andiamo a mangiare a Su Anzu, ma prima mi risciacquo alle terme”. Però, per fotografare un fiore in mezzo alla macchia, metto il piede su un malloppo di catrame che mi imbratta completamente un sandalo. Morale, tutto il pomeriggio a Su Anzu coi bacchetti a pulire il catrame. Fortuna che riesco anche a entrare nella grotta, costume e stivale per vedere il meraviglioso sifone terminale. E domani niente Corrasi causa mal di piedi di Sergio e sciatica di Maurizio, la sana sarei io ma riposarsi va bene, diciamo che l’idea dello zaino pesante la fa da padrona. Serata conviviale con Pietro, Maria e Giammichele, due parole italiane e il resto sardo, capirci qualcosa, a voja Maria a dire che sono più sarda dei sardi, nudda capisco, ajò.

22.5.2022. Irghiriai - Cartoe
Domenica calda, Sergio col male al piede, problemi zero “portami alla sella, vai a Cartoe e aspettami”. La sella è Irghiriai (314 m), per Cartoe si sale in cima all’Irveri (615m) e si scende al mare, 3 ore di cammino, sentiero segnato n.200. Non c’è da sbagliarsi. A dire il vero non l’ho mai fatto se non al cuile ziu Tattanu e già mi sembrava chissà che. Parto sotto il sole cocente guardando un po’ di flora ma poi m’accorgo che così perdo tempo, niente fiori, niente foto, niente fermate e vai. Il sentiero è davvero ben segnato, però qualche bivio lo vedo e mi viene il dubbio quando vedo scritto “monte Irveri”. Non è che magari alla sella dovevo scendere dall’altra parte? Controllo la mappa su mytrails che Sergio mi ha installato nello smartphone e vedo che sto seguendo la retta via. Ciò è confermato anche da due che stanno scendendo e mi dicono che sarà molto lunga arrivare a Cartoe. Tra l’altro nelle pietre ci sono macchie di sangue a non finire, chissà che dramma si sarà svolto da ste parti, penso. Ma per me il dramma sarebbe arrivare tardi e, scattata qualche foto all’incredibile panorama dalla cima dell’Irveri (qua segnato Ghirveri), m’appresto alla lunghissima discesa. Faccio una breve deviazione a vedere il cuile di ziu Bonucoro e una fermata a fotografare il gladiolus (byzantinus? dubius?). La discesa è davvero ripida ma arrivo rapidamente al cuile Sa Tintura (332 m) dove è indicato che per Cartoe c’è mezz’ora di sentiero. Manco volando. Ci vuole di più, il sentiero a scapicollo è però ben attrezzato con qualche ramo di ginepro. 3 ore esatte e sto a Cartoe, vedo il trabiccolo di Sergio sulla spiaggia ma lui non c’è, si sarà riparato sotto le fresche frasche, lo chiamo a squarciagola e sta lì tranquillo a leggere. “Stavi in pensiero?” “no, mi sono riparato all’ombra, il mare è sporco”. E pensare che dall’alto lo vedevo cristallino e invitante. Mi faccio un lungo bagno, l’acqua è sporca solo a riva e poi via, a sciacquarci alle terme di Su Anzu. C’è un bel sardo con l’orecchino a farsi il bagno e gli chiedo se per caso se l’è messo per vederci meglio. Così mi ha raccontato Maria, che era tradizione antica mettersi l’orecchino per salvaguardare la vista. “Magari mi aprisse il terzo occhio” risponde. Fatto il bagno ristoratore andiamo davanti alla grotta per mangiare, leggere, riposarsi e bon. A casa che da Pietro e Maria è arrivata una coppia di tedeschi (Susanna, Horst) camminatori peggio di noi, già domani vogliono andare a Sisine a piedi. Salute!!!

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