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11.5.2022. Su Romanzesu
Dopo due interminabili anni pieni di qualsivoglia disgrazia, finalmente l’agognata Sardegna. Sbarcati di buon mattino a Porto Torres, abbiamo tutto il tempo per arrivare a Dorgali per le 14, per cui Sergio cerca posti nuovi da esplorare lungo il tragitto. Vorrebbe vedere la cascata sas lapias a Bitti, ma prima incappiamo nella splendida chiesa romanica della Santissima Trinità di Saccargia. Vero è che ora vi date alle chiese? È la domanda che ognun si pone. Ben, intanto è chiusa ma ugualmente avremmo ammirato gli affreschi, ma la costruzione nera di basalto e bianca di calcare-marmo-travertino è di una bellezza sconvolgente, immersa così nel paesaggio agreste pieno di essenze da classificare. Più o meno come il famoso pozzo bianco e nero nella grotta del Corchia e bon. Assolta la parte cultural-religiosa cerchiamo questa cascata ma la sterrata per arrivarci è piena di pozze profonde non oltrepassabili se non camminandoci dentro. Bagnare gli scarponi il primo giorno? Non se ne parla proprio, dietrofront a immergerci nel sito archeologico di Su Romanzesu. Lo so,pignoli, l’avevamo già visitato, dietro indicazione di Giammichele ma repetita juvant e poi stavolta avevamo anche la guida tedesca che ben volentieri chi ha illustrato il sito con tutte le supposizioni del caso. Mica solo leggere le descrizioni dei cartelli, no, proprio la guida in carne abbondante e ossa. Satolli del sito, mangiamo gli avanzi del giorno prima caldi e puzzolenti di nave. Boni ciò. E stavolta niente indugi, spesa e poi a S’eranile accolti con grande calore da Pietro e Maria “pensavo che non potessimo più vederci” mi dice abbracciandomi,“chessaimatta, sono due anni che la sogno la Sardegna”. “Appproposito, Sergio dove andiamo domani?” “ahò calma, manco sono arrivato che già mi tartassi”. Ci pensa Giammichele a suggerirci il posto “domani si va al Corrasi” che anche lui non stava nella pelle per venire con noi a zonzo per calcare, fiori e archeologia!!

12.5.2022. Punta Carabidda
Appuntamento con Giammichele al solito posto e, senza indugio alcuno, eccoci a Tuones (=fucili), parcheggiare la macchina, salire a Su Pradu e sperderci nel Corrasi. Sergio e Giammichele camminano piano per cui dopo un po’ li saluto “salgo in vetta, ci vediamo al ritorno!”. Bon. Ovviamente perdo talmente tanto tempo a fotografare i soliti fiori conditi con erbacce che Sergio mi raggiuge a Su Pradu “e Giammichele?” “è sceso, ci aspetta a Tuones per mangiare”. Visto che siamo noi due in vena di esplorazioni tralasciamo senz’altro la vetta, roba da quellidelcai, per salire verso Punta Carabidda (=in faccia al paese) possibilmente per cresta e senza sentiero. Ottima scelta, datosi che non c’eravamo mai stati nonostante sia bella in vista e assai invitante. E qua trovo anche flora a me sconosciuta. Ottimo. Da Punta Carabidda ci spostiamo alla cima di Orto Cammino (=il cammino dell’orto) onde sporgerci sui peggio strapiombi che ti portano a Oliena senza ahi ne bai. Avvistiamo un bel vaio da salire in facile arrampicata e due pernici (forse) che scappano in volo. Il posto, che te lo dico a fa, è roba da restoquatuttalavitanoncercatemipiù. Però c’è sempre Giammichele che ci aspetta tra l’altro coi panini. Torniamo alla vateciava per calcari tremendi e trovo un pozzo. “Pozzzooooo” urlo a squarciagola. Fermi tutti, non è fondo, ma nuovo si, tra l’altro sotto sembra esserci uno stretto nero invitante. Ci torneremo con la corda. Abbastanza svelti causa fame, torniamo alla macchina e da qua alle panchine con fontanella per mangiare le cibarie annaffiate col cannonau di Pietro. Che mi tocca anche bere per farlo contento, avrei preferito l’acqua di fonte ma datosi che sono in Sardegna non posso esimermi. Ovviamente Giammichele nel ritorno ci spiega l’etimologia dei posti sardi che per noi tuones erano tuoni e carabidda carabina, e no!!! Solo Orto cammino avevamo azzeccato.

13.5.2022. Cala Luna
Non puoi venire qua e ignorare Calaluna, obbligatorio andarci, ma non in barcone, ennnnò, a piedi da Scala e’ Sarga (=immondizia). Non è affatto immondizia, è bellissima e rapidamente, in 5,6 km e 450 m di dislivello, ti porta al mare. A Buchi Arta vengono subito a trovarci i cinghiali mezzi rognosi che vorrebbero da mangiare e si accontenterebbero anche degli scarponi di Sergio che, essendo nuovi, non puzzano abbastanza per cui li annusano scontenti. La discesa è piacevole, mezza in ombra, solo la codula si offre bellissima e assolata. Alla curva col macchione, salto e grottone, mi viene voglia di andarci. “E’ la grotta del capitano” dice Sergio “non ci siamo mai andati perché troppo irrovata”. Ma stavolta trovo il sentierino e gli ometti e mentre Sergio mi aspetta vado a visitare sta grotta. In realtà è uno dei grandiosi ripari sotto roccia con acquasantiera e stillicidio, nel salto, invece, un tronco di ginepro mi inviterebbe a salire per vedere un altro buco in parete ma da sola non mi azzardo, salire un conto ma scendere la vedo dura. Ho fatto bene, del resto, visto che precipito anche qua, tra l’altro sopra il cavalletto che si rompe, ma il male non vien per nuocere, così a gambe all’aria ho il tempo di osservare la cymbalaria aequitriloba nascosta tra i massi. Ripreso il cammino eccoci alla magnifica Cala, previa sosta per caffè alla nuova baracchetta. Ci mettiamo in uno dei grottoni per leggere, farci il bagno gelido, osservare due delfini che giocano al largo ma dopo un po’ mi vien voglia di rivedere Sa Crificio, l’unico grottone con grotta stappata. Viene anche Sergio e ci fermiamo al cordino con nodi che pende. Le lucette che abbiamo non danno grande affidamento, meglio non proseguire oltre, del resto l’avevamo già esplorata in lungo e largo a suo tempo con Francesco e le carburo. Non ci resta che fare qualche foto alle belle morfologie carsiche e bon. Nemmeno la grottina stretta faccio, appena m’inoltro una puzza tremenda di escrementi mi fa desistere. Anche questa l’avevo esplorata con Francesco trovando bellissime turritelle. Peccato che le grotte vengano utilizzate come cessi, e dire che son belle, mica le nostre che son cessi davvero. Si fa una certa e tocca tornare, stavolta in salita e accaldati dal sole preso (niente vero, siamo stati quasi sempre all’ombra a leggere). Ce la prendiamo comoda, con molte soste, che non siamo quellidelcai, ma ogni escursione è per noi l’occasione per osservare, annusare, disquisire, curiosare e fare nostro ogni minimo angolo di questa meravigliosa paradisola.

14.5.2022. Nurre de su hoda
Oggi andiamo a Lanaitto, ci spinge la necessità di sapere qualcosa su Su Bentu e l’esigenza di Sergio di camminare poco, in piano, in ombra. “Dovete fare la domanda al Comune” ci rispondono, e già la vediamo un’ottima prospettiva, abbastanza rincuorati procediamo verso l’uscita della Voragine di Tiscali scoprendo che ora si chiama “Nurre de su hoda”. Domani Giammichele ci svelerà l’arcano, nel frattempo entro in grotta lasciando Sergio ad aspettarmi. “Vedi che non ci sarà più il raggio di sole, è troppo tardi” mi dice, per cui spesego dentro l’angusto condotto, prendendo una bella zuccata, santo casco che non ho, ma entrata nell’immenso salone vengo investita da uno degli spettacoli più belli e incredibili visti in grotta. Un raggio di sole come un laser che, entrato 85 metri sopra, illumina il pavimento e le pareti intorno. Mi sbrigo a fare foto perché penso che il raggio durerà poco e poi il buio s’impossesserà della cavità, com’è giusto che sia. A parte le foto non vado oltre, del resto la voragine l’ho già vista in lungo e largo, entrando dal pozzo e dalla micidiale strettoia prima esistente. E poi non voglio fare impensierire Sergio che mi aspetta per mangiare. “Stavi in pensiero?” “niente affatto, ma mangiamo” è la rilassante risposta. Bon. Lui vorrebbe star qua ore straore stravaccato all’ombra ma quando vede che già sto zompettando in cerca di fiori su Trocco de Corojos alza le tende e ce ne andiamo a S’abba meica. Perché la Sardegna ha anche un bel mare. Una nuotata ci sta bene e sotto Palmasera l’acqua non è poi così fredda. Che qua non c’è la risorgente sottomarina di SuPalu-BueMarino-Carcaragone-SuMolente. Oggi nuoto a lungo e poi, finalmente, posso stravaccarmi pure io a leggere la tremenda e avvincente vita di Miguel Bosè, per sapere come andrà a finire, la curiosità è il sale della vita, dico io.

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