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3.4.2014 Su Romanzesu Dovevamo fare una bella escursione con Giammichele ma un fitto nebbione c'ha impedito ogni cosa, siamo arrivati fino al bar Babbai a prendere un caffè per decidere che non era il caso. Come dire, bastava decidere alla galleria ma il reciproco piacere di scambiarci opposte opinioni politiche c'ha rallegrato per un po' di tempo. “Andate a su Rumanzesu” ci suggerisce Giammichele “ne vale la pena”. E se lo dice Giammichele ci crediamo ciecamente. Il posto è un po' distante, sta a Bitti, ma il percorso, appena passato il nebbione di Dorgali, si palesa assai bucolico. Boschi sterminati di sughere con montarozzi di graniti, un verde incredibile, pozze d'acqua, rapaci e nuraghi, una gioia per gli occhi. Solo per quelli perchè le gambe oggi le abbiamo adoperate poco, appena per scendere della macchina e visitare questo o quel sito archeologico lungo il percorso. Eccoci a su Romanzesu, un vento sferzante e un cucciolo di cane ci fanno le feste. Entriamo nel sito “la visita guidata è alle 3,30, aspettare volete?” “none, andiamo da soli”. Sono le 13, mica per altro. I gentilissimi gestori ci forniscono di libretto con tutte le spiegazioni del caso e ci dicono che sto sito è un santuario nuragico, fate conto, tipo Epidauro in Grecia, Pergamo in Turchia o San Giovanni Rotondo in Gargano, un posto dove tutti vanno per guarire di ogniccosa, anzi, qua c'è pure lo stregone che ti fa l'ordalia. Bene, col cane al seguito andiamo girando per capanne, megaron, pozzo sacro, sala delle riunioni, heraion, betili, tra bellissimi sugheri che pare di stare in qualche posto celtico e t'immagini arrivare il druido col falcetto. L'atmosfera è la stessa, anche il freddo. Ma il Nozzolone legge imperterrito la guida mentre faccio foto a non finire. Bon, finita la visita sono quasi le tre e mezza e arrivano le guide. Ma noi siamo congelati anche se ci sarebbe piaciuto conoscere ogni minimo sasso. Andiamo a Bitti a berci un caffè nell'unico bar aperto con una barista ungherese che parla sardo e sembra proprio sarda. Misteri del luogo. Il ritorno, verso Lula, è altrettanto bello e suggestivo. E mò? non mi resta che camminare con Maria verso il Cedrino, tanto per sgranchirmi le gambe, aiò.

4.4.2014 Suttaterra Stanotte ha piovuto per bene, già immaginavo di guardare verso l'Uddè e vedere lampi, fulmini, saette o, al limite, il nebbione di ieri. Niente di tutto questo, la mattina si presenta con un bel cielo azzurro, bianche nuvolette ed una visibilità nitida da salire l'università di Pietro con gli occhi. Non sto nella pelle e un men che non si dica sto già con lo zaino in macchina pronta all'avventura “hai preso le chiavi?” chiedo al Nozzolone e senza aspettare risposta chiudo la porta. M'accorgo, dal freddo, di essermi scordata la giacca a vento, ed oggi serve. Peccato che le chiavi stiamo dentro. E mò? “Pietroooooooooooo!!!!!!” “non c'è problema, entriamo dalle finestre, chiuse le avete?” “si” “non c'è problema scassiniamo la porta” e con l'aiuto del Nozzolone riescono ad entrare senza troppi danni. Mihhhhhh che guaio, come direbbe Angelo, affittare le case a dei rincoglioniti “Sei tu” mi ricorda il Nozzolone “che avevi tanta voglia di partire da non capire più nudda”. In effetti. Il sentiero di oggi, visto che il calcare è bagnato, è suttaterra dall'orientale sarda. Pietro ci dice “alla curva del sentiero, sotto il muraglione, c'è una grotta dove c'è l'acqua, non c'è da sbagliarsi”. Arriviamo a spron battuto sul posto, sotto il muraglione c'è lo strapiombo. Però mi pare di intravedere una specie di traccia e subito mi precipito di sotto a cercare la grotta col Nozzolone che sbraita “tu sei matta, non andare, se caschi non ti trovano manco le ossa” ma io vedo che l'arrampicata è fattibilissima e sento che la grotta sta qua. Infatti la trovo, entro ed è grande “E' bella!!!” strillo al Nozzolone “aspettami su che la visito”. Ma perdo un sacco di tempo a far foto che merita. Così mentre esco ecco arrivare il Nozzolone impensierito. “Hai fatto bene a venire, entra!!” senza lasciargli il tempo di farmi lo shampoo. La bellezza della grotta lo prende subito e già che è venuto scendiamo anche alla sala sottostante che, essendo la discesa scivolosa, non m'ero azzardata ad esplorare da sola. Troviamo le vaschette d'acqua ed esploriamo tutta la grotta che è composta da due appartamenti nuragici giganteschini con tanto di colonne, una fratturata da terremoto, qualche diverticolo e la certezza di stare sopra Bue Marino. Fatte le foto del caso usciamo e andiamo all'arco di suttaterra, percorriamo la via degli strapiombi, andiamo all'ovile suttaterra e poi a cercare s'arco e sa' tuora. Gira gira come matti, dell'arco non c'è traccia. Però vediamo il sentiero per bacu sarachino, da farsi il prossimo anno con l'anca bionica. Al ritorno siamo rallegrati da una bella famigliola di cinghialetti. Visto che è presto, andiamo al mare? Si ma a Cartoe. Bellissima con un gelido vento sardo e il mare in tempesta. Non c'è da prendere il sole, da mettersi strati di giacche a vento. Bon, a Eranu Pietro c'aspetta con due agnellini allo spiedo e facciamo un bel festino di arrivederci con Maria, sua sorella Maddalena e suo cognato, a bere Cannonau e ridere a crepapelle. PS: te credo che non abbiamo trovato l'arco sa tuora, sa tuora è l'erica...

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