pagina successiva
pagina precedente
torna all'indice

home 31.3.2014 Archeologia: Tamuli Giorno di riposo, l'anca del Nozzolone vuole tregua, che si fa? In giro per nuragici! Prima tappa: domus de janas di Borbore, sul monte Ortobene. Facilissimo trovare il sito, talmente facile che giriamo tutto il monte,sia mai che il cartello con l'indicazione fosse sbagliato, alla faccia della fiducia. Però abbiamo visto che il monte, nonostante sia di granito, anzi proprio per questo,è molto bello. Notevole è anche la domus de janas, indicateci dalla padrona del bar in cima al monte “non c'è da sbagliarsi, c'è anche il cartello”. Seconda tappa: Santa Sabina a Silanus, nuraghe,chiesetta, pozzo sacro e due tombe dei giganti. Trovare il sito è una bazzeccola, sta sulla superstrada. Visitiamo il nuraghe, entriamo con la piletta e saliamo in cima, ispezioniamo anche la chiesa e le cumbesiddas, chiuse, cerchiamo le tombe dei giganti e il cartello dice “fanno parte della chiesa” come dire, fidati stanno qua ma le pietre sono servite per costruire la chiesa. Magari avranno preso anche le ossa delle tombe e messe nel sacrario “questa è Santa Sabina nuragica, pregate che diventate di pietra e non vi capita più niente”. Del pozzo sacro nessuna traccia, percorriamo in macchina una stradetta sempre più stretta che per fare manovra c'è voluta la grazia della petrea Santa Sabina. Terza tappa:Tamuli a Macomer. Segnalato bene, nonostante il Nozzolone abbia tentato di sperdersi per Macomer, i cartelli l'hanno riportato all'ordine “di là! Non c'è da sbagliarsi, aiò!!!”. L'ingresso costa 4 euro a testa spesi benissimissimo. Una gentilissima, giovane, bella e molto competente archeologa ci racconta tutto il mondo nuragico pezzo per pezzo davanti a due mucchi di pietra, che non li avremmo manco guardati, e ben 6 betili, di cui tre femmine e tre maschi, nonché nuraghe, capanne lunghe e villaggio sottostante. L'ascoltiamo rapiti ed interessati e non la subisso di domande solo perchè il vento freddissimo mi ha congelato la mascella siccome fossi incappata nel “sorriso sardonico” dovuto ad una endemica apiacea il cui nome, detto dall'archeologa, si è perso nei due neuroni che mi sono rimasti nel cervello. La devo assolutamente trovare, come effetto ti imbalsama per 5 giorni nei quali puoi metterti supina davanti ad una tomba dei giganti e metterti in contatto col morto. Che vorrei proprio sapere quel che non hanno lasciato scritto sti nuragici. Intanto l'archeologa ci molla a guardare il nuraghe e ne se va. Giriamo come tonti a guardare ste pietre e quando il freddo s'impossessa fino dentro le ossa nuragiche torniamo a ringraziare la gentile guida. Sparita, al suo posto c'è una guida maschio che interrogo immediatamente sul nome dell'apiacea “qua non si sono oppiacee ma piante velenose si” e tira fuori un manuale piante- animali con due indicazioni tranello. Ossia una pianta e un animale inesistenti ma descritti nei minimi particolari, messi appositamente per vedere se la gente è attenta a leggere. Ma ti pare il modo! Non riesco a scucire nulla da sto tizio e mi rimane il rimpianto della sua collega. Mò basta archeologia, si torna a Eranu che s'è fatta una certa e poi guido io e siccome il Nozzolone mi tartassa le orecchie volendo frantumarmi giù per la scarpata “non tagliare le curve e stai a destra” ci mettiamo un saccaccio di tempo. Fortuna che le panchine non sono cedevoli e che la nuragica Santa Sabina ha vegliato sul nostro ritorno indenne e con la pellaccia salva. PS : Oenanthe Crocata L. apiacea del sorriso sardonico

1.4.2014 Vulcano Sant'Elene La giornata è bella che si fa? Il Nozzolone deve ancora riposare allora andiamo al mare. Non c'è vento, si sta benone, abbiamo da leggere e da fare osservazioni scientifiche sul lavoro delle formiche, perchè abbiamo messo gli asciugamani sopra un formicaio. Ste formiche ci appassionano una cifra, ce n'è una che sta tentando di trasportare una bacca di ginepro distantissima, non si capisce perchè quella tra tante vicine. Fino alle tre stiamo incollati a guardare tutto il lavorio della formica che è andata a chiamare le compagne per trasportare sta bacca su per un sasso erto che cascava sempre giù (la bacca non il sasso) e tanto hanno fatto che l'hanno finalmente fatto rotolare dentro al formicaio sotto il masso. Abbiamo tifato peggio del calcio e per premio abbiamo regalato loro un bel po' di pane che hanno schifato, meglio la bacca di ginepro. Tra un'osservazione e l'altra ho fatto in tempo a girare per sassi sassi a cercar fossili per Luca, macchè solo basalti, volevo anche fare il bagno (per far contento Angelo) ma stavo troppo lontana da tutto e il Nozzolo s'impensieriva se non mi vedeva tornare, cosa che puntualmente ha fatto “andò sei andata tutto sto tempo che le formiche a momenti gliela fanno!!!”. Basta mare, è ora di tornare a Eranu ma per me è presto, vorrei salire il vulcano Sant'Elene che incombe sulla casa. Pietro m'insegna il sentiero “di là”. All'inizio tutto bene, è una sterrata comoda ma poi vedo che scende, ben non può essere, giro intorno e vedo una specie di traccia, non c'è da sbagliarsi, il vulcano sta sopra e basta salire. La traccia si perde ma intuitivamente vago per campi, boschi, spini, muretti, mettendo qua e là qualche ometto per il ritorno e salgo sempre più su fino ad arrivare ad un posto bruciato. Le rocce del vulcano stanno sopra di me non mi resta che scalare. La via diventa un po' difficilotta e sento rimbombare la voce del Nozzolone (che sta a casa e sicuramente ha una specie di telepensiero) “ma ndò vai che stai da sola e se caschi e poi come scendi senza corda?”. Ben, allora scendo e cerco altre tracce che trovo dentro al bosco, scorgo delle argentature nelle foglie e in mezzo ai peggio spini le seguo. Effettivamente è una traccia. Che mi riporta per un giro tondo nel bruciato di prima dove ho scalato. Non demordo, stavolta mi ficco proprio dentro la macchia e ritrovo il sentiero argentato. Bene! Ma quando vedo un'altra parete scalaticcia più facilotta decido di salirla e bon che mi sono rotta di spini e luoghi incendiati. La scalata è semplice e in un attimo arrivo in cima al vulcano. Che meraviglia!!! è un giardino in miniatura, pienissimo di fiori di tutti i generi, telefono al Nozz “sto in cima al vulcano!” per non farlo impensierire e perdo tempo a fotografare ogni fiore. Sotto, mi dice Pietro c'è una chiesetta e un nuraghe, trovo entrambi e anche il vero sentiero. C'è anche un bel presepio, per inciso. Telefono a Diana che è il suo compleanno e mi viene una nostalgia delle nipotine che levati, vorrei farle scalare il vulcano. Per tornare diocisalvi. Dovrei passare per un campo ma ci sono le pecore, e se ci sono le pecore c'è il cane e quello sicuro mi morsica come quelli di Baunei. Noccari, qua ne va della mia pellaccia, cerco di seguire le tracce argentate ma le perdo, vedo la strada distante e cerco d'arrivarci in qualche modo evitando ogni posto coltivato per non incappare in cani, recinti, sardi rabbiosi. Mi munisco di ramo nodoso e in qualche modo arrivo alla strada dell'hotel Sant'Elene, salva sono! Macchè, finisce con cancello chiuso ma per fortuna trovo il modo di passare tra ginepri. Cammina cammina finalmente arrivo a Eranu tutta nera di cenere e di spini ma contenta assà. Ho portato a casa la pellaccia e visto il vulcano..spento

2.4.2014 Irveri. Urka c'è un nebbione che nasconde l'Oddeu e pensare che volevo proprio andare a quella grotta che vedo dalla finestra e mi chiama insistente. Il Nozzolone propone di cercare la nurra dell'Irveri, sempre grotta è. Andiamo. E' dalla prima volta che veniamo in Sardegna che la cerchiamo senza esito, ma stavolta il Nozz ha il punto GPS. Saliamo per l'Irveri dal sentiero per Cartoe incontrando due vecchiotti (avranno la nostra età) che ci mettono al corrente che loro si dirigono ad un ovile ricostruito “noi no, a cercare la nurra” “dove hanno detto che vanno?” chiede lei “in giro senza meta” risponde lui. Ah va beh. Invece seguiamo una serie di ometti col Nozz che, guardando il GPS, borbotta “non è qua” ma gira gira e ci casca sopra. Non l'avremmo mai e poi mai trovata, sta nella fitta, impenetrabile, macchia di lentischi. Stai a 5 cm e non la vedi. Infatti lui l'ha trovata dicendo “il GPS dice che questo è il punto ma la nurra dov'è?” sotto i piedi. E' nurra, ossia dovrebbe essere voragine, Pietro dice che col mare in tempesta esce lo spruzzo d'acqua. Intanto non mi pare sta voragine, c'è uno scivolo terroso e con tutta la titubanza del caso entro nella strettoia dopo lo scivolo. Pozzi non ne vedo, solo due sale una sopra una sotto in mezzo a un caos di basalti rotti. Fortuna che la Sardegna non è sismica,sono parecchio in bilico tutti. “C'è aria?” mi strilla il Nozzolone. Ben un po' d'aria la sento ma da dove provenga non si sa, non saprei nemmeno dove scavare fosse mia, dovrei aspettare il mare in burrasca. Così esco e ce ne andiamo all'ovile ricostruito verso la cima dell'Irveri. Una magnificenza, si chiama cuile ziu Tattanu e il Nozzolone sembra proprio sto Tattanu gli mancano solo le cabrittas. E mò? Sopra incombe la nebbia e il sole brilla solo a Gonone. “Andiamo al mare perchè in palestra dicono che in Sardegna si va per il mare, a camminare in Abruzzo”. Stavolta andiamo a ziu Martine, dovrebbero esserci i fossili e non ne trovo manco uno. Prendo quel po' di sole per le ossa e via,a salutare Giorgio, che si è fossilizzato all'età di 40 anni, il tempo per lui non passa, è sempre uguale. Poi esigo di cercare i fossili per Luca al curvone per cuili Arta che lì ne ho trovati sempre un sacco. Macchè manco uno. É il Nozzolone che ha gufato perchè non vuole la macchina piena di sassi che il traghetto si affonda. A Eranu è presto per cui aiuto a Maria a piantare pomodori, più che altro le do fastidio per cui mi porta a vedere un bosco dove raccolgono legna. Come dire, pomodori non li sai piantare ma legna la sai fare? Segare si!!!!

pagina successiva
pagina precedente
torna all'indice

home