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7.5.2017 Codula di Fuili
L’impetuoso vento sardo sconvolge ancora i nostri programmi, dove scappare? Nella codula di Fuili! Che tanto dovevamo verificare la fattibilità della discesa di Badde Pentumas con QuellidelCAI. “Caro Giorgio non ti preoccupare dell’esiguità del percorso, fatta la codula, appena arrivati a Cala Fuili prendiamo il sentiero per Cala Luna, torniamo per Scala S’Arga e ne avete per tutto il giorno”. Questo è il programma odierno. Lasciamo una macchina a Calagonone e portiamo l’altra verso Buchi Arta. Il tersissimo panorama del golfo, da Fuili a Capo Monte Santo ed il mare incredibilmente bello ci entusiasmano, ma non perdiamo tempo, dobbiamo scendere la codula. Procediamo spediti fino al primo salto e che c’è? Marco si è scordato l’imbraco e Augusto il casco. Sergio, dopo aver attribuito loro la sega, decide che si possono passare imbraco e casco con una delle corde, visto che ne abbiamo d’avanzo. E iniziamo le discese, io e Sergio con l’otto, sistema speleologico, gli altri tre con degli accrocchi terribili stile QuellidelCAI che hanno la capacità di far perdere un tempo immondo ogni pozzo. Ma perché? Per sicurezza. Come dire che in grotta dovresti scendere con due corde, per sicurezza. E mò fai i meno mille. Ah è per questo che non li facciamo???? Eccerto, con due corde invece…….Nel frattempo vediamo arrivare un gruppone di sardi tutti attrezzati che mettono una corda nell’altra parte del nostro salto. Immagino che ci sorpassino e chiss’è visto s’è visto. Invece no, questi sono ancora più lenti di noi e ciò mi dà la scusa per osservare per bene sto manzo di sardo sceso per primo, pieno di tatuaggi. “Che bello sto tatuaggio con la Sardegna, posso fotografarlo?” così lo ammiro ancora più vicino…e quello tutto contento fa sfoggio della sua sardità. “Eh si, la Sardegna è il posto più bello del mondo, dovunque trovi bellezze nascoste”. Famose a capì. Bon, però lenti sono, peggio dei nostri, annamocene vah. Procediamo, in ogni caso senza troppi intoppi, fino alla fine della gola. Arrivati a Cala Fuili, tutti stravaccati al mare. Giorgio si astiene da mangiare in attesa degli eventi. Io non metto bocca, mi metto il costume. Marco fa strecthing, Augusto si mette al sole tutto vestito compreso l’imbraco e Sergio all’ombra con il paninazzo. La mia proposta operativa l’avevo fatta, se nessuno dice niente io continuo a prendere il sole, il bagno no, solo alle caviglie….brrrrr. Giorgio, appurato che la compagnia non pare molto interessata a camminare ad oltranza, si mette a mangiare “se mangio poi non cammino più!”. Ecco perché è così magro! Dopo enne tempo però decidiamo di tornare da Pietro che magari ci aspetta col cannonau. Magari. Come previsto c’aspetta e c’è pure Giammichele. Qua c’è tutto un conciliabolo sul programma di domani. Badde Pentumas esclusa, con i metodi CAI si impiegano tre giorni a scendere 12 pozzi. Se il vento cala c’è Monte Oddeu, vetta compresa, e Nozzolone pure, se non cala, l’università di Pietro, Nozzolone pure. Meno male che viene pure lui anche se, mi pare di capire, sti qua si stanno parecchio sardizzando.

8.5.2017 Monte Oddeu
Il vento c’è sempre ma incuranti di ciò ce ne andiamo per Scala e’ Surtana e poi giriamo subito subito per Mesattas. Senza sentiero e con ometti che ci portano in cresta all’Oddeu. Troppo in cresta, dovremmo girare a destra, dice Sergio, ma Marco seguito da Augusto se ne vanno dritto per dritto “semmai poi torniamo indietro”. Il Nozz tira fuori il suo repertorio Nozzolescu e lo manda affanculo immediatamente, insieme a me che non c’entro nulla e mi stavo solo cercando il passaggio tra pietre. “Vattene in cima a far la vetta come QuellidelCAI” massimo del vituperio. Giorgio invece sta con Sergio e io mi adeguo “sai che ti dico? Resto per ultima che in montagna non voglio discussioni”. Meglio per ultima che faccio le foto al gruppo sparso come una mandria di mufloni. Poi però ci troviamo nel giusto sentiero, Marco imbardato fino sopra le orecchie che non parla più fino alla fine della giornata. Arrivati alla sella ci dividiamo ancora, Sergio va ad aspettarci a Cuile ziu Raffaele e noi a far la cima, senza sentiero perché non c’è. Però questo è il divertente, cercarselo, e per fortuna che c’è Giorgio con GSP che ci dice qual è la vetta, tra mille cucuzzoli tutti uguali col palo in cima. Quella col palo più lungo, sopra il Flumineddu, molto spostata verso Gorropu è quella giusta. Sotto c’è un mini donianicoro, un campetto chiuso, sicuramente utilizzato. Fatte le foto di rito invece di tornare per la traccia segnata fino al cuile, lo vediamo da uno sperone e ci dirigiamo sasso sasso nel percorso più breve. Sergio se ne sta tutto intabarrato davanti al cuile perché dentro il vento s’infila e non c’è sole. Mangiamo sotto il ventaccio e poi giù per il lungo percorso che passa a donianicoro e sale a punta Doronè. Ma è noioso, davanti al bivio per Su Praicarzu con Sergio decidiamo di farli passare per questo sentiero e scendere per Cucuttos che non hanno visto. Percorso molto più bello, con vista sui cuili, sempre se ci vuoi andare, QuellidelCAI no, non sembrano interessati. E qua, tutta gasata dalla bellezza del posto mi rivolgo al silenzioso Marco “ti piace questo posto? È il posto più bello del mondo” e lui, per tutta risposta “come il Gennaro”. Alla faccia! Uguale! Ovviamente mi risento e nasce un battibecco dove lui sostiene che è molto meglio il Cervino, l’hai visto? Certo che l’ho visto, è meglio qua! Ma poi, per amor di pace, lasciamo perdere, siamo tutti e due Buddhisti, dovremmo essere peace e love. La lunga via prosegue scendendo Cucuttos e Scala e’ Surtana. Qua telefoniamo a Pietro “ci stai aspettando?” “eia col bicchiere in mano” e giù di corsa. La giornata finisce in pizzeria, con Giorgio brillo che s’è bevuto di tutto e di più, cannonau, birra, mirto, grappa, tutto mischiato. Per amor di pace.

9.5.2017 Arco di Suttaterra
Ultimo giorno di permanenza sarda per QuellidelCAI. Che dice il programma? escursione breve all’arco di Suttaterra. Marco di sta terra sarda, tutta Gennaro e niente Cervino, ne ha piene le scatole, è in Sardegna e vuole andare al mare come si usa. Sergio, che è stanco morto da ieri, lo accompagna. Io, invece, accompagno Giorgio e Augusto all’Arco di Suttaterra. “ Avete le frontali?” “no! Ma perché, facciamo notte?” “no, è per la grotta dell’acqua, ben non c’andiamo, tanto non è niente di che”. Arriviamo all’Arco in un amen, troppo presto, orcocan, allora? Andiamo all’archetto! E dove sta? Li porto per una traccia che non è quella giusta e, per risparmiare, invece di tornare indietro, propongo un’arrampicatina. Roba che se ti scapicolli caschi direttamente nell’orientale sarda e addio fighi. Ma QuellidelCAI, lasciali perdere, per arrampicare son bravi. Così arriviamo alla muraglia nuragica e al suo panorama mozzafiato. E dopo? Anche l’archetto vediamo, stava dopo la muraglia. E’ ancora presto, allora visita ai cuili di Suttaterra, ancora attivi all’ennesima potenza con orto pieno di cipolle. Certo vorrei anche allargare il giro ma loro devono comprare dolcetti da Esca e prepararsi alla partenza. Sapete che vi dico? Mangiamo da me tutti assieme, tornano Sergio e Marco e facciamo l’ultimo pranzo. Mi prende una gran malinconia, ho passato una emozionante settimana intensa e avventurosa con loro, e quando mi ricapita? Per sconfiggerla faccio come Maria, mi metto a pulire tutta casa da cima a fondo, certo lei zappa la terra e fa un orto che è l’ottava meraviglia del mondo, meglio del Gennaro, io al limite solo pulire so. E scopare....per terra..bon! Panta rei!

10.5.2017 Calagonone
Se ne vanno QuellidelCAI e a Sergio, non a me, prende lo sconforto totale. Veramente è preso a me, ma Sergio di notte si sente male. “Mi gira tuttooooooooooooooo!!” Arieccole le otoliti. Lo lascio a crogiolarsi nel suo male e me me vado a Calagonone in cerca di piante nel vulcanico dell’Irveri, che si butta a mare con spettacolari lave colonnari. Fa molto caldo tra vulcano e mare, il sentiero invita a soste nelle lastre calcaree che affiorano, ricchissime di fossili. Un bel contrasto, rocce nere, rocce bianche, risorgenti, mare cristallino. Cammino finchè trovo un posto fantastico, una spianata di calcare racchiusa tra lave con vaschette d’acqua. Mi metto all’ombra di un sasso per leggere Gavino Ledda. Girando tra sassi scorgo un bellissimo cippo nuragico nascosto, lo infilo in una vaschetta, nel posto lui deputato e faccio un po’ di foto, tanto per. E visto che fa un gran caldo il bagno lo faccio nelle vaschette. Finito il libro, telefono al Nozz “come stai?” “peggio” allora corro su a vedere. Consultatami con Pietro e Maria decido di portarlo al Pronto Soccorso di Nuoro dove stiamo di casa. Arieccoci! Là lo rigirano come un pedalino per fargli le manovre anti otoliti ma niente. Continua a star male. Aripiatelo. Come dire, incurabile è! Speriamo bene…lui è una roccia più di quelle sarde, per questo gli vengono le rocce pure alle orecchie!!

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