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3.5.2017 Gorropu con QuellidelCAI!!!
E’ il giorno fatidico dell’arrivo di QuellidelCAI per i quali ho programmato una settimana di fuoco e fiamme, camminate a non finire, sfinimento totale, per me ovviamente, per loro saranno facili passeggiatine. Iniziamo da Gorrupu, il Nozz ci accompagna a Genna Silana e ci verrà a riprendere a Sa Barva. Lui non viene che si riposa per domani. Con me vengono Giorgio, Marco e Augusto. Arriviamo molto prima del tempo preventivato all’inizio della gola di Gorropu e al botteghino mi faccio riconoscere “arieccomi, ho portato i miei amici del CAI come avevo detto” “le guide non pagano e il gruppo ha lo sconto”. Ajò, assunta a ruolo di guida, con molta consapevolezza guido il gruppo velocemente verso la parte rossa della gola, quella che nessuno fa. Eccerto che loro perdono tempo a fotografare, lenti lenti!!! Alla parte gialla già s’inerpicano per massi scivolosi con le prime avvisaglie di quello che verrà dopo. Tutto un arrampicare. Molto divertente per me che mi pare di stare in grotta con questi passaggi sopra e sotto. Tipo Buso della Rana ramo di destra. Loro ammirano la maestosità dell’ambiente, meno la parte geologica che mi sforzo di spiegare, molto due che arrampicano nella paretona di 100 metri e oltre (Americani, 8B come ci dirà quella del botteghino). E va beh, da quellidelCAI che ti vuoi aspettare? Anche la flora locale endemica li lascia piuttosto indifferenti, persino il fiordaliso di Oliena qui fiorito che avrebbe mandato in visibilio Giammichele con la frase fatidica “ma non è di Oliena!!!”. Però i passaggi sono parecchio atletici e, non avendo la corda, ci facciamo sicura come possiamo a vicenda. Finchè arriviamo all’insormontabile. Un saltone che, a detta di loro, forse si può anche scalare, ma è tardi e minaccia pioggia. Saggiamente torniamo indietro e il ritorno, scivolon scivoloni, è parecchio divertente. Alle 3,30 siamo fuori dalla gola e mangiamo alla sorgente. Ci resta il ritorno lunghetto e noioso fino a Sa Barva. A passo di CAI. Giorgio quasi quasi si voleva fare anche l’Oddeu così subito, ma c’è il Cannonau di Pietro che ci aspetta, e vai!!!! E questi solo il Cannonau li può fermare!! Santo Pietro!

4.5.2017 Traversata Corrasi - Lanaittho
Il giro è lungo, sia in macchina che a piedi. Lasciamo la macchina di Augusto all’uscita del sentiero, a Lanaittho, e con l’altra andiamo a Tuones. E poi a piedi. Sergio viene con noi fino alla sella, poi ci saluta “vi aspetto al cuile Vithili”, mentre con Giorgio, Marco e Augusto facciamo la cima di Sos Nidos. Però che bello, andiamo anche in cima a Pedra Sos Mugrones!! Che panorama fantastico sulla parete di Sos Nidos levigatissima e con un arco di roccia. “Andiamo al sassone!!” propongo, ossia alla vera Pedra Sos Mugrones, quella che dalla strada per Oliena sembra un pietrone messo lì pronto a cascare. Non ti dico per andarci, tutti campi solcati in discesa senza sentiero alcuno, con una moltitudine di peonie fiorite nei pertugi delle rocce. Perdo tempo a fotografarle e quando arrivo al sassone vedo Giorgio che guarda Marco scalare la roccia. Senza corda né altro. Ben, tanto sono quellidelCAI, assicurati, e poi Marco, da quando è arrivato, vuole arrampicare dovunque. Fortuna che la roccia ha retto ed è andato tutto bene. Nel frattempo Sergio, stufo di aspettare, ci ha quasi raggiunti e con lui siamo scesi al cuile. Qua i caini si sono fermati un sacco e una sporta a mangiare, a voja a dire che manca ancora tutto. Giorgio poi a voler salire anche il Cusidore. “Visto che ti va di far dislivello, andiamo a grotta Orgoi!”. E finalmente, dopo anni annorum, l’abbiamo anche visitata, chissà che mi credevo, si c’è l’orcio per l’acqua sotto lo stillicidio, ma mi aspettavo concrezioni a non finire e laghetti. Invece è una spaccazza tutta nera. Gigantesca, ovvio, come tutte le grotte sarde. E Giorgio avrebbe voluto anche scenderla tutta, ahò ecchè ti stai convertendo per caso? Ma quale convertendo, ha camminato spedito come per un vialone di Roma, su sto sentiero infinito tutto pietre. Bello assai e lungo altrettanto. Siamo arrivati finalmente a Lanaittho anche abbastanza presto, cotti parecchio dal sole e dalla stanchezza “Allora Giorgio, che ne dici del sentiero?” “una facile passeggiatina…” mai una soddisfazione con QuellidelCAI. Sprecati per la Sardegna e bon.

5.5.2017 Ferrata Badde Pentumas
Da programma oggi dovrebbe esserci solo Tiscali, ciò per riposarci di ieri. Ma Giorgio non è di questo avviso, molto diplomaticamente, mi dice “noi facciamo la ferrata di Badde Pentumas, tu puoi stare a casa a far compagnia a Sergio”. “E no!!! Che sono io l’accompagnatrice ufficiale, l’ha detto anche quella di Gorrupu, e alla ferrata ci voglio andare, poi da soli ve ne andate a Tiscali e io resto sotto a leggermi il libro”. Bon, partiamo di gran carriera e l’accompagnatrice ufficiale subito sbaglia strada, incontriamo un pastore che torvo ci chiede “dove andate?” “a Badde Pentumas” “a parte che è la strada di sotto, state andando nella mia proprietà, mi raccomando parcheggiate a sinistra”. Dopo di che, imboccato il sentiero giusto, cerco di deviarli in alto, a sinistra della valle, dove c’è una grotta, perché questo mi ricordavo di sentiero. Quello che ho fatto a suo tempo con Sergio a Pentumas a cercare tutti i buchi. Finalmente però ci troviamo sotto la ferrata e Marco ci dice che si devono mettere ogni volta tutte due le longe e non attaccarsi al cavo. Ma de che!! Mica son quelladelcai!! Speleologa che attacca una longe per volta e adopera cavo, braccia, ginocchia, sedere, gomiti e tutto quello che è adoperabile. Infatti al traverso pauroso, per loro, me la cavo più che bene, che ai Serini altro che questo, bazzecole. Poi c’è la parte verticale assai, anzi, in un punto anche strapiombante. Sale Marco e vedo che Augusto inizia a smadonnare, al posto del cavo c’è una catena impicciosa per moschettoni e mani. Marco però butta una corda di sicura e fa salire Augusto. “Pure io voglio la corda!!!” strillo che qua non si sa mai, meglio una sicura in più. E meno male, c’è un passaggio nel quale non c’è appiglio alcuno e strapiomba pure. “Recupera!!” e vedo che la corda struscia. O maronna, mi attacco alla catena e faccio forza con le braccia, santa palestra, e son fuori. Giorgio invece non vuole la corda ma si perde un bastoncino che vola di sotto. Eccerto, per la ferrata i bastoncini non servono. Siamo tutti fuori contenti e soddisfatti, Giorgio non tanto, per via del bastoncino. Ora dovremmo scendere per il sentiero di Duo Vidda. Invece, incuranti del Gps di Giorgio che ha la traccia e dice di salire a destra, scendiamo seguendo gli ometti, sicuri che poi troveremo il sentiero. Manco per niente. Ci troviamo tra feroci campi solcati tutta una lama e ginepri che tagliano la testa di Marco il quale, grondante sangue come una fontana, sembra l’ecce homo. Fortunatamente è un taglio superficiale, più scena che altro, e riprendiamo il percorso ad ostacoli, con Giorgio che ogni volta ci dice di andare da una parte e noi andiamo dall’altra, causa ometti. “Questo è il percorso del bandito Corbeddu, stai a vedere” infatti troviamo anche un nascostissimo riparo sotto roccia che, secondo me, è stato utilizzato eccome a partire da 12.000 anni fa. Finalmente, a poco dalla macchina, seguendo le indicazioni di Giorgio, eccoci nel sentiero. Mangiamo in fretta e furia che c’è da fare Tiscali. Loro, perché io mi metto seduta a mò di pastore sardo a leggere “Lingua di falce” di Gavino Ledda per stare in tema. Loro ci mettono anche più del dovuto ad andare e tornare, “com’è che c’avete messo tanto?” “per le spiegazioni della guida di Tiscali”. Non ho ben capito se hanno apprezzato o meno dolina e spiegazioni, e per farli contenti li porto da Pietro che ci pensa lui a far apprezzare Sardegna e prodotti tipici, nello specifico, cannonau e filu e’ ferru. Fatto sta che finalmente vedo Giorgio contento, non già per le passeggiatine che gli propongo, ma per il cannonau di Pietro.

6.5.2017 Voragine di Tiscali
Il programma è cambiato!! Invece di scendere Fuili scendiamo in grotta. Dove? Nella voragine di Tiscali, e sai chi l’ha proposta? Nientemeno che Giorgio, secondo me, non lo dice, ma si sta convertendo piano piano alla speleologia, sempre meno quellodelCAI. Fatto sta che oggi sia a Oliena che a Dorgali, nemiche giurate, passa il Giro d’Italia, il 100° poi! Significa strade chiuse ma anche tutte belle imbandierate, piene di fiori e di bici rosa dovunque, un tripudio di rosa. Ce ne andiamo a Lanaittho prima che chiudano le strade e troviamo gli speleo Nuoresi che portano una masnada di ragazzini/e alla voragine di Tiscali. Eia, ci andiamo anche noi. Ciò ci rallegra, vedere quella fila di lucettine in fila indiana per la grotta è un vero spettacolo. Intanto io e Sergio facciamo i ciceroni a QuellidelCAI, portandoli prima al ramo di destra, poi al ramo autostrada, infine al ramo che strapiomba, abbastanza velocemente perché vogliamo stare sotto al raggio di luce quando arriverà. Giorgio, da neofita speleo, fotografa ogni concrezione, io ogni tanto con posa 30 secondi, che a tenerli fermi per trenta secondi a sti qua ce ne vuole, e gli altri non so. Spero che abbiano apprezzato la grotta e lo spettacolo entusiasmante del raggio di luce. Poi, visto che è ancora presto e le strade son chiuse, ce ne andiamo a Su Cologone anche se io e Marco vorremmo vedere il Giro d’Italia. A Su Cologone non c’è un’anima, tutti al giro, nemmeno il bigliettaio e io e Giorgio ci fondiamo sulla risorgente a visitarla per bene, cartelli e spiegazioni comprese. Aggratisse. Ci mandiamo anche Augusto, mentre Marco di mette a fare stretching su una panchina. E si perde la risorgente. Bon. Ora tentiamo di tornare a Dorgali ma la strada è ancora chiusa e pullulante di Olianesi ad ogni curva che fanno festini rosa festeggiando il giro. Così mi viene una bella pensata, “in attesa dell’apertura della strada, andiamo a Thomes, avete mai visto la famosissima tomba dei giganti, una delle più belle della Sardegna?” “no” rispondono gli indifferenti. Ben, ce li portiamo e non fanno mostra di grandi sconvolgimenti emotivi alla Stendhal, né esprimono soverchia curiosità, solo si mettono a valutare se il granito della stele è scalabile come il Cerro Torre. Io e Sergio ci guardiamo nelle palle degli occhi “QuellidelCAI” e ho detto tutto. A casa ci aspettano Pietro e Maria con una lauta cena “ajò che mangiate qua, le pecore abbiamo tosato, c’è il festino!!!!!!!!!!!!!”. E qua li vediamo assai più interessati.

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