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24.4.2017 Tiscali.
Mi sveglio e guardo il Nozz con occhio critico e indagatore “Ti gira ancora?” “si” tanto anche se non gli gira la testa gli girano altre cose “ti va di venire a Tiscali?” “e va beh, si è stufato di stare a letto e poi, sia mai che gli passa. Mi tocca guidare e con sto rigido giudice a fianco non mi rilasso per niente, tutta in tensione fino a Lanaittho, 30 all’ora. Qua appuriamo che i sentieri sono segnati di fresco, quello per Tiscali è il 410. Al rifugio Sa Oche appuriamo che: Su Bentu è sempre chiusa anche agli speleo, i forestali ivi presenti non hanno segnato i sentieri, dicono che sono stati quelli del CAI, ma in ogni caso non c’è la relativa carta. Però chi ha segnato i sentieri ha fatto un bel lavoro. Quello per Tiscali è messo bene, con tutti i legni di ginepro a formar gradini nello scapicollo e in sa curtigia. Così il Nozz girante non casca, solo si lagna, ma intanto sale. Arriviamo alla dolina in un’ora e mezza, calmi calmi. Il Nozz s’arresta e vado a vedere l’ingresso della dolina “5 euro” grazie no, l’ho già vista più volte gratis e, del resto, si vede anche da qua. E com’è che ci siamo venuti? Per quellidelcai, per capire se serve un giorno interno per venirci o no. No, solo che ci vogliono due ore da Dorgali, causa ponte crollante. Tanto appurato, vedo che è possibile, ed è segnato, anche il giro per scendere da Doloverre e tornare di nuovo a Lanaittho, perdendo tempo inutilmente ma facendo un percorso ad anello. Noi no, torniamo sui nostri passi che grasso che cola che il Nozz non sia precipitato dal bordo di Tiscali “affacciati che ti faccio la foto”. Sosta a Su Cologone in cerca di cartine. Nudda. E bon.

25.4.2017 Cuile Eliche Artas.
Il bello della Sardegna è l’accoglienza che ci riserva la gente sarda, soprattutto in questo angolo barbaricino. Oggi Maurizio c’invita a camminare con i figli, Jana e Pietro, e con noi viene anche Giammichele. “Dove andiamo?” chiede Giammichele, di parte, propenso a camminare sul Supramonte dorgalese. “Al cuile Eliches Artas” risponde Maurizio, con orgoglio olianese. E noi? Qualsiasi Supramonte va bene, Dorgali, Oliena, Baunei, Urzilei, tutti splendidi che non sapremmo dire quale sia il migliore. E’ il 25 aprile e si vede dall’affluenza nel rifugio Sa Oche dove Maurizio è di casa. Anche noi, quasi, ma sempre continentali siamo. C’incamminiamo con molte soste verso il cuile Eliches Artas e mi godo l’entusiastica vivacità di Pietro, vero sardo in miniatura, e la giovane curiosità di Jana, che ha l’età di Sibilla e un po’ me la ricorda ma, a differenza di lei, non è sempre col telefonino in mano ma con un libro e ad ogni sosta ne approfitta per leggere. Legge e scrive, non passerà molto che cercherò i suoi libri in biblioteca. E’ molto piacevole sentire il chiacchiericcio di Giammichè e Maurizio, in sardo, anche se capisco praticamente nudda. Al cuile mangiamo il formaggio di Pietro e le specialità sarde di Maurizio, e oggi bevo pure il suo cannonau. Buono! Al ritorno veniamo subito fermati al cuile sottostante, c’è un festino di altri sardi e c’invitano, cannonau e dolci. Come fossimo parenti loro. Qua i sardi son tutti parenti e, già che ci sono, ci inglobano nella comune parentela. Altra sosta al rifugio Sa Oche, ulteriore a Su Cologone e infine da Pietro e Maria. Un gocciolamento di cannonau e dolci a non finire. Pare brutto rifiutare, fortuna che i bicchieri sono piccoli e posso festeggiare indenne da sbornia. E il Nozz? Sta molto meglio anche se rifiuta il cannonau che, secondo me, gli avrebbe fatto un gran bene.Che liberazione il Nozz che sta bene!! Buon 25 aprile!!! Italia libera dai fasci orco can!..quasi…

26.4.2017 Scala Su Molente- Scala Sarga.
Quando dicono l’intuito..”Nozzolò, oggi non andiamo a Sos Gutturgios, andiamo a Cala Luna per Scala Su Molente”. L’aria è ferma, un po’ nebbiosa pare, domani danno pioggia. C’incamminiamo pian pianelo lungo la scala, che abbiamo trovato senza tentennamento alcuno, scendendo fino alla codula. Tralasciamo però l’arco,che sarebbe la deviazione spettacolare della scala. “Già visto”…peggio di Elena…è che non ci va di inoltrarci tra vegetazione inospitale e poi c’è st’aria afosa ancorchè non faccia nemmeno tanto caldo. Nella codula guardo tutti i fiori trovando anche, la mai vista da me, Hypecoum procubens. Al momento non so che sia, e tutto il lavoro di stasera sarà identificar piantacce. Il Nozz invece va a cercare l’ingresso della grotta Su Molente, ma non trova Carcaragone. Che tanto vedi gli ingressi e ci resti anche male non entrarci. Qua inizia la lagna “fa caldo c’è il sole, è distante, mica lo ricordavo così distante.” Io si e poi meglio se c’è il sole, possiamo sdraiarci a Cala Luna con un bel libro e fare i turisti che si rispettino. Invece a Cala Luna il sole c’è quel tanto che basta a farci mettere in costume spaparazzati col libro. Immediatamente dopo se ne va e c’è pure la bella ariuccia di mare che ti fa venire i dolori. Facciamo finta di niente perché è un classico, ti vesti per tornare e quello riappare in tutto il suo calore. Però leggere col pile…me ne vado a fotografare un grottone mentre il Nozz si riveste. Torniamo che fa freddo. Come volevasi dimostrare sulla codula ecco il sole dannatamente caldo che ci fa sudare le sette magliette, decidiamo, quindi, di risalire per scala Sarga che è più vicina. E anche assai noiosa nella parte finale. Facciamo mille soste pro Nozz che altrimenti scoppia, già è scoppiato di suo, malridotto com’è. Però alla macchina si riprende, mette i cordas et cannas a tutto volume facendo scappare gli abitanti del supramonte tutto e poi guarda giù per Fuili mentre guida che n’altro po’ e la vediamo per bene. A casa Pietro e Maria ci preparano immediatamente caffè e dolcetti “con la barca siete andati a Cala Luna?” “nooooooo” “eppure c’è”….

27.4.2017 Sassari e dintorni
Le previsioni danno pioggia a Dorgali e noi che facciamo? Andiamo a Sassari dove non piove e c’è il museo archeologico Sanna da visitare. Ben si ricorda il Nozz che nei pressi c’è una spaghetteria dove ti danno cofane di pasta. La prima tappa è alla pasticceria di Silanus, laddove il padrone ci ha regalato gli amaretti “oggi ve li regalo” così è stato e così ha due clienti assicurati in eterno. Anche stavolta ci ha fatto un buon prezzo, ci ha regalato amaretti da mangiare così subitastante, ne ha messi di più e non voleva nemmeno gli spicci. E no! Almeno gli spicci!! Lo ringraziamo dicendogli che per questo torniamo sempre, oltre al fatto che sono anche più buoni di quelli di Esca. Peccato che Silanus sta lontano da Dorgali. Riprendiamo il viaggio ed eccoci a Sassari, davanti al museo senza perderci per niente. Entri in città, vai verso il centro e lo trovi che ti aspetta. Ci guardiamo estasiati i tronchi fossili, le bestie fossili, il paleolitico, il neolitico, i nuragici, i romani non de roma ma de sardegna, i medievali, i costumi, finita la visita. Spaghetti!!! Una cofana di aio e oio. Ma che uno in Sardegna invece della bottarga si magna aio e oio? Dico io. E si! Costano poco e noi siamo poveri pensionati, risparmiare bisogna. I soldi ci servono per gli amaretti. Ora andiamo a Platamona a trovare Franco, il figlio di Pietro e Maria che lavora al campeggio di Peppe. “Dove sta il campeggio?” chiediamo all’unico bar pretenzioso pieno di vecchi che si danno un tono da ricconi decaduti. ”Sarà Golfo dell’Asinara” “ma no, è a Platamona” “allora non so”. Come se Platamona non fosse nel golfo dell’Asinara. Invece così si chiama il campeggio. Troviamo Franco e il cugino Antonio, come se li avessimo visti il giorno prima a bere il cannonau da Pietro, e ci portano alla visita turistica di tutto il campeggio, per ora chiuso. Una bellezza, immerso nel verde tra le dune gigantesche, alberi di ginepro, su e giù che ti perdi tra sentieri e stradelle. E il mare? Subito davanti al campeggio. Un mare che forse forse è meglio Ostia. E poi, come ci spiega Franco, non patisci il caldo, al pomeriggio c’è sempre vento. Il famoso vento sardo famose a capì. Bon, salutiamo Franco e Antonio e ce ne andiamo a vedere lo stagno retrostante. “Sai le zanzare” subito fa il Nozz “si ma c’è la passeggiata tra dune e stagno con birdwatching. E ci vado mentre lui resta in macchina, che minaccia pioggia. Il tempo di fotografare due fiori che mi mancano e torno subito, non vorrei incappare in qualche uccello vagante malintenzionato tra dune e stagno. Che mi butta dentro l’acquaccia stagnante e chiss’è visto s’è visto. Poi, ultima tappa, Monte D’Accoddi, laddove c’è un altare pre-nuragico. Bello, con la palla granitica omphalos, il menhir, l’altare dei sacrifici con i buchi per trasportarlo “laddove legavano gli animali da sacrificare” osserva il Nozz, la scalinata, i blocconi di roccia, le conchiglie degli offerenti, la venere-stelo, la casa dello stregone, i cessi per i turisti che altrimenti devono andare nei vicini campi di grano..o di orzo? Devo indagare…E questo è quanto, nonostante avessimo fatto tardi assai Pietro e Maria c’hanno aspettato, cannonau e dolcetti..,,peccato che non bevete…

28.4.2017 Monte Tuttavista
“Dove andate che fa freddo?” ci chiede Pietro previdente “a Lanaittho” rispondiamo, per cercare un passaggio, una grotta o chissà....Pietro scrolla la testa perplesso. In effetti non ha tutti i torti, arrivati sopra Su Cologone torniamo sui nostri passi, pioviccica, c’è vento e fa piuttosto freddo. Ci dirigiamo dove si vede uno sprazzo di sole, a Galtellì. Guarda caso lungo il percorso troviamo un grande vivaio che ha anche la Pompia per Maria, ancorchè non abbia la peonia. Prendiamo sta pianta e ce ne andiamo al Monte Tuttavista. La strada ti porta in cima, 5 minuti e vai a Sa Petra Istampata, altri 5 minuti al Cristo bronzeo. Ma non ci metto tanto, molto di più che qua, guarda caso, c’è tutta la flora sarda riunita, o quasi, compresa la genista tuluensis. E si dà il caso che la debba fotografare tutta anche se traballa dal vento. “Mangiamo” propone il Nozz. Certo, con tutto sto camminare sai che fame che ti viene. Il tempo è brutto assai, ripieghiamo per casa cercando una parrucchiera. Che una signora come me, ogni tanto si deve riassestare. Una è piena zeppa, nell’altra non c’è nessuno, nemmeno la parrucchiera. Bon, autarchia unica via, mi sistemo da sola. Però, ascoltando la radio, vengo a sapere che alle 18, presso l’acquario di Calagonone, c’è un convegno sulla biodiversità dove illustreranno una nuova specie di spugna scoperta nella grotta del Bue Marino e, uno del Giros, parlerà di orchidee spontanee sarde. “Andiamo!” certo il Nozz è interessato alla spugna sarda, quella che Giammichele ha buttato nella grotta....apppproposito “Giammichè, vieni al convegno?” “non ci penso per niente”. Invece viene e c’è pure Maurizio. Il convegno, a parte quanto interviene la politica locale, è assai interessante. Ora sappiamo tutto sulla Protosuberites Mereui che lo studioso, sicuramente speleologo e assai belloccio pure, ci illustra ben bene. Eia, la tutela delle grotte è prioritaria per la tutela della biodiversità, vedi che ci trovi? La spugna! Nell’acqua mezza dolce mezza salata. Sempre detto. Ora è la volta dello studioso del Giros. Che ti dice? Che tre orchidee sarde, rare ma rare che più rare non si può, praticamente scomparse, la Platanthera kuenkelei subs kuenkelei var sardoa, la Platanthera algeriensis e la Dactylorhiza elata subs sesquipedalis sono minacciate da cinghiali, cavalli, umani, forestas, glifosato velenoso buttato a raffica per strade e ferrovie. E lo so. E poi è la volta di un albergatore che, in sostanza, con incomprensibile formulario inglese, dimostra che bisogna attrarre turisti come noi. E lo so. Fine dell’incontro, laddove per tutto il tempo il Nozz, praticamente seduto attaccato al vetro dell’acquario, è stato circondato da squali, tartarughe marine, mantre, tonni e da una cernia che secondo me lo amava, sempre appiccicata vicina vicina. Alla fine ch’è pure il rinfresco. Con Giammichele andiamo a vedere le foto delle orchidee di quello del Giros “ce le abbiamo tutte e anche di più, tiè”, e poi, dice Giammichè, ma quali minacciate e minacciate, sul Supramonte dove andiamo noi non c’è un’anima, non ci vive più nessuno, è tornato tutto al pre-nuragico. E anche questo è vero. “Dove andiamo domani Giammichè?” “dove andiamo ora, eia che vi invito”….a bere…

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