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home 15.4.2017 Monte Bardia
Eccoci nella nostra terra, quale? Ovvio, la Sardegna. Si va beh, casualmente siamo nati in altri posti, ma qua abbiamo il cuore. Pietro e Maria ci accolgono con ogni ben di dio e prendiamo possesso della profumatissima casa nuragica circondata da fiori di ogni colore e verdure a volontà. Ci svegliamo all’alba e già vorrei percorrere ogni sentiero e farmi tutti i monti, tutti insieme. “C’è da fare la spesa” mi ricorda il Nozz che la pancia prima di tutto. Facciamo super rifornimento all’Eurospin, più che altro di cibo da escursione visto che Pietro e Maria c’hanno fornito di cibarie per un mese almeno. Presi accordi con Giammichele per prossime scarpinate, oggi che facciamo? “Monte Bardia” propongo “ci siamo mai stati in cima proprio?”. Eppure è il monte di Dorgali. Pietro ci spiega il sentiero “andate alla vecchia galleria, dirigetevi verso le antenne, girate intorno alla madonnina, scavalcate scala homines e salite”. Occhei, lasciamo la macchina dopo la nuova galleria e su per la vecchia. “Si poteva andare in macchina fino qua” si lagna subito il Nozz, confondendo il Tului col Bardia. La Madonnina non la vediamo ma il sentiero si, basta seguire gli ometti e non cascare negli strapiombi su Dorgali che il vento, per fortuna, ci spinge solo verso Calagonone. Il solito vento sardo e dire che l’avevamo chiamato “con sto caldo ci vorrebbe un po’ di vento”. Ah si? Eccovi accontentati, tiè. Seguiamo gli ometti e ci troviamo nel riparo sotto roccia già visto anni fa. “E dire che avevamo fatto un culo tremendo ad arrivare fin qua” dice il Nozz. Come dire che oggi no? No, c’è il vento che ci spinge, un tantino troppo di lato a dire il vero. Sali sali, arriviamo sopra il panettone che pensavamo fosse la cima. “No” ci dice un gruppo di Sardi emersi dal nulla “ci siete quasi”. C’è un sentieretto nascosto nel bosco di querce lo percorri ed eccoci alla croce, piena di tiranti. “Te credo con sto vento la trovi a Dorgali come niente”. E la madonna? Boh, magari cascata di sotto. Andiamo ancora avanti per vedere il panorama sul golfo di Orosei, lo scempio della cava di Monte Tuttavista, Dorgali sotto da una parte e dall’altra Calagonone. “Bon, mangiamo” decide il Nozz che ha trovato un posto pieno di formiche dove sedersi ma con poco vento. Pane mortazza e formaggio di Pietro. E poi giù di gran carriera, vedendo anche sta Madonna, stava nascosta sotto l’antenna. “Tocca tornare a prendere il sole al mare” ci diciamo poco convinti. “Tocca prenderlo sto sole altrimenti ci calciniamo sul Corrasi con quellidelcai”. Andiamo a Ziu Martine, qua il vento non c’è, è rimasto sul Bardia direzione Dorgali. Il Nozz si mette a prendere il sole sotto un bosco fitto di ginepri e io spaparazzata sul dormiben e leggere “Canale Mussolini”. “Mariasanta“ penso “chi sta meglio di me?” manco fotografo i fiori da quanto sto bene, anche perché, diciamocelo, li ho già fotografati tutti, li conosco uno per uno. Resto qua fino alla fine del libro e poi vado a dar fastidio al Nozz “andiamo che hai preso tutto sole” “Chi io?”. A S’Eranile ecco Pietro e Maria darci ancora ricotta “ma se siamo pieni di cibo!!” “domani mangiate con noi che è Pasqua”. Ossignur….toccherà fare sto sacrificio…sperando di smaltirlo con quellidelcai…

16.4.2017 Pasqua al Tului
“Sai che ti dico Nozz? Quasi quasi mi faccio la scala homines, vado e torno, alle 11 sto qua”. A dirsela tutta è che devo fotografare ben bene la Genista toluensis Vals che sta solo nel Supramonte di Dorgali e non vorrei confonderla con altre ginestre. Bon. Parto di gran carriera da Dorgali e su fino alla vecchia galleria, riprendo la scala e mi trovo finalmente al sole, davanti al Tului. Toluensis, del Tului. È presto, il vento mi sposta ma proseguo svelta sul Tului alla ricerca della ginestra. Numerosissima è, ma sarà lei? Per non sbagliare ne fotografo in abbondanza perdendo tempo. Urka non gliela faccio ad arrivare in cima, quellidelcai mi squalificano. Torno a precipizio percorrendo la vecchia galleria, tanto per non scordarmi il buio delle grotte, e giù. Alle 11 in punto sto da Pietro e Maria che preparano il pranzo pasquale. “Posso aiutare?” “si, taglia l’insalata” e scopro che loro la sminuzzano, mica come me che faccio le foglione, le mangi e ti senti sazio. Na panza verde. Arriva anche Giammichele e ci mettiamo a parlare di camminate a non finire, di tutti i posti che ancora mi mancano e come arrivarci “vi porto io!” “e vai!!”. Arriva anche la sorella di Maria che ha preparato l’agnello, poverino che buono che è, e tutti a mangiare a più non posso. Assodato che m’è venuta la pancia a uovo di Pasqua, propongo al Nozz una passeggiata. “No, oggi riposo, vai tu”. Eccome, vado a Fuili a vedere se per caso è tornata la sabbia. No, ma c’è un bel sole, niente vento e tedeschi che fanno il bagno. Pure io! Sehhh metto il piede e si gela di colpo. Con tutto sto cibo da smaltire mi viene la sincope a farmi il bagno, meglio sdraiarsi al sole come tutti i cristiani. Non me ne andrei mai ma sai com’è, a una certa…salgo e sento una voce “che ci fanno qui le speleologhe?” già, al mare. E’ Maurizio con la famiglia. Subito a spettegolare di speleo e di escursioni da fare. Ne concordiamo una e via, a casa, che il Nozz magari mi aspetta per cena. “Hai fame?” “no, ma c’è un quintale di insalata da finire, tutta sminuzzata”. Pre digerita. Sto ancora valutando il da farsi, mangiarla o portarla ai conigli? Già condita…o portarmela domani al Corrasi..meglio dei sali è.

17.4.2017 Monte Corrasi.
“Eccoci Giammichè, andiamo a Sos Nidos?” “Eia”. Già per arrivare a Oliena tocca girar per strade strade che il ponte appena rifatto è pericolante. Giunti finalmente a Oliena un gruppo di ragazzotti muniti di bottiglia e paste, in mezzo alla strada, tenta di fermar macchine. “Che fanno?” chiedo a Giammichele che conosce ogni nefandezza del luogo “ti invitano, è un sistema per spillar soldi”. Visto che siamo pressochè astemi e desiderosi di raggiungere il Corrasi non ci facciamo invitare, restando indifferenti anche all’altro invito all’uscita del paese. “Certo che Pietro al posto vostro farebbe avanti indietro tutto il giorno” commenta Giammichè non si sa se contro Pietro che beve volentieri o contro noi che no. Saliti a Tuones Giammichè esorta Sergio “prosegui pure con la macchina” e finalmente la testiamo come fuoristrada per altre due curve, dopo di che la strada crolla e diventa pericolosa per tutti o quasi. Saliamo a Su Pradu e vedo Giammichele girare a destra “non andiamo a Sos Nidos?” che sta a sinistra “no, cerchiamo le orchidee”. Ancora!! Le conosco tutte. Però sai com’è..troviamo un bel po’ di Orchis ichnusae ma niente che non abbia già. Invece sono ansiosa di vedere il sentiero che da Sos Nidos porta a Sovana, perché dovrei accompagnarci quellidelcai e questo pezzo non l’ho mai fatto. “Non c’è da sbagliarsi” dice Giammichè che mi indica su un monte tutto sassi e calcare un improbabile percorso “vedi là? Segui sotto la cresta scendi giù ed è fatta”. Poco convinta decido di andarci “aspettatemi qua che vado a vedere” ma con me viene anche il Nozz e abbandoniamo Giammichè al suo destino. Seguiamo un sentiero CAI e questo è ben tracciato ma non è quello di Giammichè, allora saliamo alla ricerca di quello che c’ha indicato. Un casino, campi solcati, rocce aggettanti, cenge. Qua c’è da perdersi. Bon, decidiamo che per quellidelcai serve sentiero CAI, non sono speleo e poi potrei perdermi. Torniamo da Giammichele “è tanto che aspetti?” “no, un’ora”. Ben, dai andiamo a mangiare, ossia pic nic sopra terraccia instabile con tutte le formiche a contorno.Tipico pic nic da Pasquetta. Bon, ora si torna a Dorgali e, lasciati Giammichele e il Nozz me ne vado al mare. Perché, diciamocelo, la Sardegna ha anche il mare bello, sarebbe da ingrati non approfittarne.

18.4.2017 Cucuttos-Su Praicarzu
Oggi il vento soffia impetuoso. “C’ è maestralino” dice Pietro “o andate a Ghivine o a Gorropu”. “Ho freddo” dice il Nozz “non ti va di camminare?” gli chiedo “ho possibilità di scelta?” risponde. Non ce l’ha. “Andiamo a Cucuttos?” propongo, che vorrei vedere dove inizia il sentiero per andare o tornare da Monte Oddeu. Stranamente il Nozz acconsente senza lagna alcuna. Lasciamo la macchina nel primo bivio a sinistra dopo Sa Barva, convinti che questa sia la salita per scala e’Surtana. “Strano che sia così irrovata e stretta, si vede che gli olianesi portano la gente a Tiscali da Lanaitho e questa dorgalese non viene più usata”. In ogni caso la prendiamo facendo facili arrampicatine. “Chissà perché non la usano più, eppure è questa, che altro c’è?”. Lo scopriamo sopra che altro c’è. Abbiamo preso la scala scorciatoia dritta per dritta, quella battuta è più a destra. C’incamminiamo per Doloverre, tralasciando gli ometti che portano a Mesattas. “E’ qua che devi portate quellidelcai. A sperdersi pel Supramonte con me come guida. Il bivio per Cucuttos è segnatissimo come il sentiero per punta Cucuttos. Una meraviglia, quellidelcai locale hanno fatto le cose per bene, sistemando anche il sentiero. Siamo così entusiasti del sentiero che vado pure a punta Cucuttos in bilico sul precipizio, basta una ventata e addio fighi, e deviamo per cuile Cucuttos che mai avevamo visto. Bon. Torniamo nel sentiero principale e vedo che il Nozz procede baldanzoso. Quello che voleva stare a casa. Si fa pure tentare dal sentiero che porta, niente meno, che a Filus d’Ortu. Mihh in cima all’Oddeu va questo qua. Altro che gamba, giramenti, malanni. Ci pensa il vento a riportarlo a terra, proprio giù a terra. Allora mi propone “te la senti di fare il giro per Su Praicarzu e tornare dall’altra parte?è un po’ lungo però”. A me lo chiede. Che a sentirmela me la sento sempre. E vai!! Andiamo! Trovo pure l’Orchis brancifortii, l’Ophrys Morisii, l’Ophrys lutea subs.sicula. E il sentiero è di una bellezza indescrivibile. Infatti non la descrivo, andateci. Si passa anche per Su Codulone con pozze d’acqua. E qua mangiamo che siamo sopraffatti dall’entusiasmo calcareo. Anche la pancetta di Pietro è superlativa. Cammina cammina eccoci a Cuile Su Praicarzu dove c’aveva portato Giammichele, chissà da dove. Cammina cammina eccoci in uno stradone. “Mai fatto questo”. Invece l’avevamo fatto con Francesco andando a Campu Donianigoro, ma all’epoca non era stradone, era mulattiera impervia. Il sentierone un po’ noioso ci porta giù giù giù. “Nozzolò, vedrai che Doloverre è in salita” “ma no, in discesa è”. Gli credo ciecamente, non tanto per la verità in sè, ma per la speranza che sia così. Ha torto marcio, Doloverre da qua è in salita. Però ormai siamo a casa praticamente, come al Donati ai Serini. Alla macchina incontriamo un tizio bottiglia in mano che sta prendendo Scala e’ Surtana dal punto nostro “nein, sta più a destra” “e Tiscali?” “distantissimo, tre ore ci vogliono” gli risponde il Nozz torvo guardando di malocchio la bottiglia d’acqua mezza vuota “non gliela fai” tipo che muore per strada. “Andale” fa quello convinto. Andale verso morte certa, vai se questo è il tuo destino, noi torniamo da Pietro e Maria che ci aspettano caffè e pasticcini in mano, oltre a leccornie varie. All’ingrasso siamo, tocca smaltirlo con quellidelcai quando li sperderò sul Monte Oddeu.

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