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7 giugno 2016 Verso Sos Sirios
Dopo un giorno interno di riposo, laddove abbiamo toccato con mano la bravura, la competenza e la cortesia di medici e infermieri del pronto soccorso di Nuoro, nonché del carrozziere di Dorgali, arieccoci in piedi pronti alla nuova avventura.
“Dove andate?” ci chiedono Pietro e Maria “a Sos Sirios!” non alla grotta di Corallinu, vicina vicina, ma a Sos Sirios, salvete cielo!!! a onor del vero non lo sapevamo.
Lasciata la macchina a Buchi Arta prendiamo il sentiero, segnato, che...porterebbe..alla grotta.
Arrivati alla cisterna il sentiero va in su e la grotta sta in giù, come ci indica il tablet del Nozz con i punti catastali. “Allora scendiamo, si vede che bisogna aggirare il costone. Scendi scendi il costone sta sempre là, alto più che mai e insuperabile. “Siamo quasi a Su Molente e siamo scesi troppo, di sto passo arriviamo in Codula” dice il Nozz “allora risaliamo e torniamo alla cisterna”.
Detto fatto. Stavolta passiamo per il bosco, che il sole è impietoso e manca il famoso vento sardo.
Alla cisterna un sentiero scavalca il costone “sta qua sotto!!” strillo gioiosa “eh no! Il catasto la dà al di là dell'altro costone”. Lontanissimo. Va beh, il sentiero è una bella mulattiera in leggera salita ma il Nozz controlla il tablet “arrivati al costone dobbiamo scendere 150 m per la grotta”.
Nessuno fiata finchè al primo leccio il Nozz s'accascia al suolo “non gliela faccio più!”. “Ti posso dare solo succhi di frutta, le cibarie stanno, ahimè, in macchina perchè pensavamo che la grotta fosse vicina” affermo, pensando che mai più darò retta a Giammichele che da mangiare non se lo porta mai, perchè, diciamocelo, può darsi che, ingozzati un paio di wrusti, il Nozz si fa il giro del Supramonte senza fiatare. “Almeno andiamo a vedere il costone” propongo “sia mai che ci ricordiamo dove sta la grotta, gliela fai?” “no” risponde, invece prende lo zaino e va come un razzo verso il costone. “Pensavo che non gliela facessi” esclamo “in effetti non gliela faccio ma sono curioso.” Ah! Meno male! Per fortuna il panorama dal costone è equivalente a quello sugli strapiombi della Codula, che sta proprio a strapiombo sotto. Fotografi un sedum proprio un centimetro più in là e non ti trovano neanche le ossa.
Qua sotto c'è anche Sos Sirios ma non c'andiamo, torniamo indietro prima di ritornare al pronto soccorso di Nuoro,stavolta per il Nozz, che tanto siamo di casa. Per levarci le eventuali zecche scendiamo a Ziu Martine per fare il bagno in sto mare stupendo.
Il mare più bello, lo credereste? Sta sotto il conglomerato di Palmasera, limpidissimo e freddo quanto basta.

9.6.2016 Gorropu. Dopo la mattinata passata a Nuoro a cercare il plexigas della doccia e dopo che il Nozz l'ha aggiustata meglio di prima, la giornata è ancora lunga, il tempo splendido.
“Che facciamo? Andiamo a Corallinu?” propongo, visto che è la cosa più vicina da farsi “no, tu sei matta, non facciamo niente”. NIENTE??? il suo niente sarebbe ingozzarsi come un maiale sardo di quelli che girano grufolando per Fennau. “Ambe, tu fai niente, io me ne vado a Gorrupu”. Che in kilometri è come il giro del lago Albano, a parte le innumerevoli salite e discese. Per amore della buona parola e dei buoni sentimenti mi astengo dal riferire la risposta del Nozz. Bene, detto fatto lascio la macchina poco dopo Sa Barva e m'incammino veloce lungo il sentiero ben battuto. Incontro una processione di gente sparsa che torna “ciao” “buongiorno” “krusgot!” e a furia di salutare mi si secca pure la lingua. Però incontro pure Leo, lo speleosub doprgalese, e gli faccio i complimenti per le esplorazioni supramontane, 70 km di grotta, altro che Corallinu! Faccio le foto a farfalle, fiori, acqua cristallina del Flumineddu e ammiro l'Oddeu sopra di me. Che, per inciso, avrei fatto pure le Mesattas, ma da sola non è il caso. Lungo il percorso ci sono ben due sorgenti laddove vedo tutti sti turisti mezzi mortimazzati di caldo e fatica. Dopo un po' c'è un cartello “per Gorrupu 2,8 km”e un turista edotto mi spiega che siamo proprio a metà. Fatti due calcoli penso che per le 6 di sera sarei di ritorno, per cui al primo posto panoramico telefono al Nozz che non si preoccupi. Quello non si preoccupa affatto, ha il panino con la mortazza, il formaggio di Pietro, i dolci di Maria, tutto quello che uno può desiderare dalla vita. Bon a due passi da Gorrupu accuso un po' di stanchezza e chiedo ad un turista veneto “quanto manca?” “tantissimo, almeno tre quarti d'ora” Urka!! “allora torno indietro, si vede che ci sto mettendo più del previsto “ma no, scherzavo,è proprio qua dietro, mancano 5 minuti”. Humor veneto. Arrivo a Gorropu ma non scendo al Flumineddu, che si paga, faccio qualche foto controluce chelapossino, difficile prenderle bene col sole contro. Ora torno di gran carriera, ritenefono al Nozz a metà per rassicurarlo. “Sto davanti al pc” mi spiega, immagino, con una cofana di gelato vicino.
Come previsto alle 6 sono a casa. “Ho fame” comunica il Nozz, e inizia a preparare pastasciutta con fiori di zucca e zucchine fresche di Maria che divora come un turista affamato che si è Gorropu, ma da Sedd'Arbacas. E poi si misura i calzoni “mi calano sono dimagrito” certo si vede dalla panza, si e no che c'entra dentro la doccia ricostruita.

10.6.2016 Geo Museo di Masullas. Dopo una nottata passata a rotolarci dai dolori vari, ascoltando il tintinnio delle pecore, l'abbaiare dei cani, il canto del gallo, le urla del gatto mangiato dal cane e tutte le amenità del vivere in campagna, alle 6,30, con gli occhi sbarrati, ci chiediamo “e oggi che famo?”. Il ginocchio del Nozz è ancora fuori uso per cui possiamo: andare a Cartoe a scottarci al sole; andare alle terme di San Saturnino a immergerci a scopo terapeutico, oppure....andare al Geo Museo di Masullas!!! all'unanimità scegliamo quest'ultima opzione.
Mi ingoio un Oki di sostegno e via, per la Carloinfelice. Arrivati a Uras si gira per Masullas, quattro case messe bene e un museo. Il Geo-Museo chiude alle 12 e riapre alle 16, e ora sono le 11, presto che è tardi! Alla biglietteria c'è una ragazza che ci chiede “come l'avete saputo di questo museo?” “per puro caso, andando a Pau, abbiamo visto il cartello” “perchè vi interessa?" “perchè siamo speleologi!” “ahhh..iniziate a vederlo che vi raggiungo”. E, da bravi interessati, cominciamo subito a leggere i primi cartelli spieganti l'apertura del Mediterraneo, la nascita di Sardegna-Corsica, il Monte Arci e i sui 64 minerali, unici al mondo, o roba del genere.
Eccola che ci raggiunge e ci porta subito a vedere i minerali, spiegandoci per filo e per segno, non solo quanto scritto nei cartelli, ma ogni amenità mineralogica, tipo la calcite esagonale (unica al mondo), la lava a pillow (che, emersa in questo modo, sta solo qua e in Nuova Zelanda), i fossili giganteschini che possiamo osservare e fotografare a piacimento. Molto brava! Ogni tanto si ferma e ci fa vedere il filmato esplicativo di fossili, minerali, geologia sarda, una vera meraviglia. Poi ci porta in una sala piena di pietre messe a casaccio, più o meno come la vetrina di Francesco a casa nostra. Stavo per dire, con sufficienza, che anche a casa mia è così ma lei, lesta, accende la luce di Wood. Porcamiseria che spettacolo!!! ogni sasso emette luce a modo suo, un caleidoscopio di colori diversi. Pensavamo di aver visto a sufficienza, macchè, ci porta davanti a 6 mq di pesci fossili, pelle e tutto e sopra c'è il filmato di come e perchè sono morti, più o meno come Bolca. Ma non basta, ci sono fossili meravigliosi di ricci di mare, tra cui l'endemico nuragico, coralli stupefacenti, denti di megalodon, pigne fossili. Stavo appunto per fotografare la pigna fossile che lei chiude la luce. Tutta nera è venuta la pigna! “Perchè, cari miei, dovete sapere che il Monte Arci è stato un vulcano sottomarino sul quale si è attestata una barriera corallina. Ma tutto il casino avvenuto successivamente in sta terra che ora è immota, ha prodotto le lave a pillow che si formato sott'acqua e la famosa ossidiana. Per non parlare di minerali di tutti i tipi che la gente va raspando” ci spiega con occhio truce. Come dire, siete venuti a raspare? Noi??no!!!!!!! figuriamoci, solo a prendere due o tre tonnellate di ossidiana per portarle a camionate ai geologi del nostro gruppo che ce l'hanno richiesta.
Si fanno le 12 e il Museo chiude ma lei, con eccellenti spiegazioni, ce l'ha fatto vedere tutto e ci ha anche indicato dov'è la cava di ossidiana. “Ma prima tocca mangiare” dice il Nozz. Dove, che c'è la Marmilla brulla col sole che incoccia?. Cerchiamo a casaccio e a Morgongiori c'è l'indicazione “per la montagna”. Così arriviamo in una pineta incredibilmente bella, con panchine e tutttecose per pic nic, un sottostante semi-pianoro pieno di buchi tipo domus de janas, un invaso di acqua laddove mi fiondo alla ricerca delle endemiche bagnate di Monte Arci.
Ora è la volta della cava di ossidiana. Sta sulla destra dello stradone dritto che porta alla Carloinfelice. Prendiamo la sterrata fatta di frammenti di ossidiana e arriviamo a tre massoni messi a sbarramento della strada. Già qua potrei fare incetta di pietre, ma no, voglio proprio vedere la cava per trovarne una bella grossa. Cammina cammina sotto il sole inclemente, troviamo un mucchio di perlite laddove si può raspare a piacimento. Ma no, che voglio vedere la cava. Arriviamo a uno sbarramento con duecento divieti di passaggio, transito, ecc e, lasciando il Nozz all'ombra di un albero stento, faccio una tremenda strettoia e passo di là. “Torno subito, vado a vedere la cava”. Cammina cammina la strada s'inerpica sul monte e sicuramente la cava sta sopra. Penso al Nozz che mi aspetta e saggiamente torno indietro. Ma guarda caso, passando per un fosso con acqua vedo le piante che m'interessano e mi metto a fotografarle tutte finchè un urlo che sconquassa la valle mi riporta al dunque. “Sto qua! Ora arrivo” dico mentre tralascio il fiore che più m'interessa. Cosa può l'amore. Lo so cosa può, trovo il Nozz con un macigno di ossidiana “guarda cosa ti ho trovato” che già avevo lo zaino pienissimo di pietre che mi stavano crollando le spalle “lo vuoi portare?” “eia!” na fatica chetelodicoafà, il sudore che mi cala fino dentro gli occhi e il Nozz che tira fuori ossidiana ogni piè sospinto “questa la vuoi?” “eia!, metti nello zaino”. L'infingardo voleva pure che mi portassi un macigno di perlite che ho bellamente respinto. Tutto contento che sono aggravata con sto carico e in mano il macigno, lui trova una specie di lama di ossidiana bella, ma bella che è uno splendore. Me la fa vedere in macchina e subito rosico “a chi la regali questa?” evito la risposta per motivi di censura, fatto sta che per la lama di ossidiana sarei disposta a tutto.
Il macigno, ben lavato, lo regalo a Pietro che però guarda con occhi golosi la lama del Nozz, ma caro Pietro qua c'è già una contendente che se la vuol guadagnare, non so se tu proprio proprio sei indicato...
Intanto per cominciare lustro la macchina..dite che possa bastare per la lama????

11.6.2016 Cuile di Ignazio. In nostro onore Pietro ha organizzato un festino nel cuile di Ignazio che ha ucciso una grossa capra e ci sta aspettando per cucinarla. Partiamo da Dorgali con Pietro, Maria, Giammichele, Giovanni, Maddalena, Stefano, Giuseppe e suo figlio, gran carovana per stradacce sterrate alla volta di Loriscadorgiu laddove c'è il cuile. Ignazio e suo fratello ci aspettano con la bestia squartata e subito la mettono a cucinare nel mega camino mentre Maria e Maddalena tirano fuori ogni bendiddio: pane carasau, insalata col miele, crostata di ciliege, crostata di fragole, moddizzosu, formaggio pecorino tipo marcetto di Esperia; gli uomini il cannonau e Giammichele i dolci di Esca. Mangiamo qualcosa e, in attesa che la bestia si rosoli, Sergio, io, Maria e Maddalena abbiamo la bella pensata di andare alla cima di Su Contu. “Non perdetevi!” ci strilla dietro Giammichè “chi, noi? Che conosciamo il territorio come le nostre tasche!”. In ogni caso il Nozz tira fuori il tablet e io imbocco un sentiero con ometti che mi pare giusto, a naso. Sehhh. Il sentiero diventa una distesa di campi solcati a lame, che se caschi ti trafilano, il tablet del Nozz dice che il sentiero vero sta sulla destra ma è impossibile arrivarci per la vegetazione inestricabile. Non ci resta che salire, Maria non fa una piega e Maddalena non vuol essere da meno, ma nonostante caldo, sudore e lame trafilanti ci seguono imperturbabili. Arrivati a un punto panoramico giriamo a destra, sempre tra infido calcare pieno di coralli, fino ad arrivare alla traccia buona, praticamente sotto la cima. Mentre il Nozz va a verificare la via del ritorno, Maria, siccome QuellidelCAI, si arrampica sulla roccia laminosa per giungere alla cima in fretta e furia. Si vede che la cima tira come quella cosa lì. Io e Maddalena la seguiamo affannate e buon ultimo arriva il Nozz. Fatta la foto di rito ci sbrighiamo a tornare che la bestia dovrebbe essere cotta a puntino. “Persi vi siete?” chiede Giammichè “eia, come al solito”, ma Maria e Maddalena sono state ben contente di ciò, che hanno visto il calcare a punta, la roccia infida, la vegetazione intransitabile e un bel masso pieno di coralli di cui faccio incetta per Maria, che ormai ha la casa piena di pietracce peggio della nostra. La nostra fatica è coronata dalle cordas rosolate, carne di capra squisita, dolci di ogni tipo e cannonau in gran quantità. Mi tocca berlo per non fare brutta figura e me ne bevo altro perchè è di una bontà incredibile, e dire che non bevo vino. La discussione in sardo stretto fervora gli animi, ma Sergio non capisce un H e io qualcosa a tratti, ma ci piace un sacco ascoltarli. Il cannonau fa il suo effetto e per non crollare dalla panca vado in giro in cerca di fiori endemici. “Non ti perdere” strilla Giammichè, cosa che sarebbe facile aiutata dai fumi dell'alcool. Le erbe stente non mi sembrano molto invitanti, ne fotografo qualcuna di strana, percorro tutta la strada fino alla fine, mi metto a sedere sotto un leccio e a momenti di addormento. Eh no, che si credono che mi sia persa anche stavolta, torniamo all'ovile, vah. Poco dopo Maria inizia a strillare a Pietro in sardo perchè sta tracannando cannonau e dovrebbe guidare, per farlo smettere dice che io sono stanca e devo tornare a casa. Ambè, a dire il vero mi aspetta l'endemico Delphinium pictum lungo la strada e mi tocca fotografarlo tutto, duecentomila esemplari quanti sono. Tutti vorremmo fermarci a Bobboi a prendere il caffè ma Pietro si ferma solo per salutare un pastore errante mai visto né conosciuto e brindare a cannonau, mentre tira dritto sia a Bobboi che a Genna Silana.”Si vede che Maria gli sta strillando” dice Giammichele. Finalmente ad Eranile Pietro può farsi quei 5, 10 bicchierini di vino che ogni volta offre al Nozz “bevi! Ne vuoi?” “no, non bevo” e lui tristemente scrolla la testa affranto che bere da solo è assai brutto. Poi tutti alle rispettive case, domani, tempo permettendo ci aspetta il Gennargentu e le sue migliaia di endemiche.

12.6.2016 Gennargentu. Ultimo giorno di Sardegna e che ci propone Giammichele? Il Gennargentu!! pullulante di endemiche sarde e della Gentiana lutea. Con noi vengono Rosaria e Michele, che si rivela essere, oltre che assai colto, anche assai simpatico, nonché padre di spelea laventana. Da Nuoro si prende la superstrada veloce che ad un certo punto si abbandona per una sterrata sulla destra, ben prima di Villanova Strisaili. Dalle stelle alle stalle, la macchina appena pulita diventa immediatamente la solita monnezza che uno prende le robe dal bagagliaio e resta la sindone. Sali sali arriviamo ad un punto laddove la macchina del Nozz non può più salire, ma il fuoristrada, che Rosaria magistralmente guida, si. Tutti fuori a sventolarci, vedo Giammichele che scavalca una recinzione e mi chiama a gran voce che stavo trovando l'Armeria sardoa e la Rosa serafinii. E lo so che vuol dirmi, c'è la genziana fiorita! Eia! Come forsennati scavalchiamo abbandonando il Nozz al bentu del Gennargentu. A dire tutta la verità di Gentiana lutea ne ho fotografata una marea in continente, laddove tutte le montagne più o meno ce l'hanno, ma l'entusiasmo giammichelano mi contagia e la fotografo come fosse sta stranezza gennagentana (in effetti in Sardegna sta solo qua). Ora Giammichele vuole trovare l'astragalo del Gennargentu perchè a me manca e dobbiamo andare altrove col fuoristrada. Stavolta il Nozz, che ha già saggiato la guida di Rosaria nelle impervietà sarde, decide di tornare alla sua macchina e di aspettarci, “meschinu” è il commento di Giammichè. Arriviamo in una zona brullissima ma non c'è l'astragalo, bon, si torna indietro e, devo dire, che invidio Giammichè che è sceso perchè qua la strada è stretta e metà è un canyon inciso. Rosaria però non si scapicolla, facendoci morire tra lamiere e genziane. Arriviamo salvi e impolverati dal Nozz che si è fatto un sonnellino? Si torna? Macchè, ormai la furia botanica ha il sopravvento, si vento, tanto, ma fiori anche, tutti a pulvini, minuscoli, che si muovono un sacco e fotografarli è impresa sovrumana. Visto che l'astragalo non c'è, torniamo sulla superstrada, imbocchiamo per Villagrande Strisaili il paese della longevità maschile, e andiamo a mangiare vicino a una copiosa fonte. Già nelle panche ci sono vecchiotti (nessuna vecchiotta, morte tutte) che hanno acceso il fuoco, Rosaria vorrebbe scaldarci la carne di capra di ieri, ma non ha l'ardire di spogliarsi per convincerli meglio, ce la mangiamo fredda. Si torna e salutiamo i nostri amici dandoci appuntamento all'anno prossimo, se non siamo morti prima, visto che abbiamo tutti una certa. Pietro e Maria ci accolgono ma siamo tutti tristi, per farla compita, stasera il Nozz si guarda un tragico film sul nazismo...ahhhhhhh..alla prossima..speriamo..

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