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22 maggio 2016 Golgo
“Dove ci porti Giammichè?” “Al Golgo!”. Certo, dal Golgo partono bellissimi sentieri per il Supramonte di Baunei, sto già friggendo dalla voglia di calpestare calcari, affacciarmi sugli strapiombi, vedere grottoni immensi. Invece. Parcheggiamo la macchina vicino al rifugio e, tra cisti e basalti, c'inoltriamo all'interno del Golgo. A dire la verità il posto è suggestivo e l'aroma di Sardegna è da inspirare a pieni polmoni, restare in apnea nel continente, e ritornare a respirare qua.
Scendiamo per un torrente calcareo e risaliamo sul basalto per vedere un mucchio di sassoni impilati. “Nuaghe arvu!” spiega Giammichele. Arvu? Ma de che! Però, montando sui sassoni, si profila il nuraghe, architrave e passaggio sotterraneo compresi. La vista che spazia sul torrente calcareo circondato da pareti vulcaniche è strepitosa, fossi nuragico qua avrei fatto il villaggio. E già, c'è! E ora? Scendiamo il torrente, risaliamo un sentiero dall'altra parte e arriviamo al rifugio. Che bello!!! integrato perfettamente con l'ambiente, cuili compresi. Da qua prendiamo delle scale di ginepro che ci portano a vedere la faccia nuragica. Ecchè? Eia, guardare per credere, una faccione nuragico con occhi obliqui, da alieno. Nell'occhio ci puoi entrare, dice Giammichele, basta scalare un pezzo di ginepro in bilico e se non precipiti di sotto è fatta. Ma se precipiti facile che rotoli rotoli e caschi proprio dentro al pozzone sottostante, a sasso più di 20 metri, n.421 di catasto per i più curiosi. Chiedo al Nozz di farmi sicura per la discesa ma lui si rifiuta, ahhh se ci fosse Francesco saremmo entrati nell'occhio, senza meno! E adesso? Niente paura, prendiamo la macchina, stradelle, stradelle e ci fermiamo davanti a Nuraghe Orgoduri. Anche dalla cima di questo Nuraghe si controlla il territorio, “Orgo! Che Duri!” duri sti posti, si sa. E ora di mangiare? No! Dobbiamo vedere ancora Nuraghe Coe Serra, cioè? La coda della serra, ovvio! Questo è strano, con una parete 90° e non tonda, sembra Micene. E poi questo si che è arvo, calcare nel calcare. Scaliamo anche Coe Serra e la vista è ancora più bella, se possibile, da qua si controlla tutto il Golgo e possono vedersi gli altri due. Chi? Sergio e Giammichele? Eia, che se la danno a gambe visto che mi sono fermata a fotografare fioretti microscopici, sicuramente endemici. Sempre che “InsettoStecco” me lo confermi. Finiti i nuraghi andiamo a mangiare in un bel posto adatto, sistemato dal Comune di Baunei con l'euro del turista. “Alt! Chi siete, e dove andate? Un euro, ma non è obbligatorio, serve per la sistemazione delle strade”. Eccerto che glieli diamo, volentieri anche, sistemateci tutto che andiamo in macchina sugli strapiombi!! Siccome fa caldo, non c'andiamo negli strapiombi, torniamo a Dorgali laddove, abbandonato Giammichele ai fatti suoi e Sergio a Pietro, me ne vado con Maria e Maddalena e far il giro del Sant'Elene, una specie di giro del lago di qua.

23 maggio 2016 Sentiero per Duo Vidda Giornata di mare, così abbiamo deciso, ma...c'è il vento freddo!!! e vai!! dove? A Cagliari a comprare l'enciclopedia della flora sarda, ma..”all'edicola dovete ordinarla” ci spiega l'Unione Sarda.
Così facciamo e non ci resta, ahimè, che andarcene in montagna, sai che dispiacere! Propongo Trocco de Corrojos, sta incassato, è boscoso e dove arriviamo arriviamo, tipo vorrei arrivare a Donianigoro e, al limite, a Su Suercone. Sehh magari! Prima di tutto sbagliamo sentiero, eppure l'avremmo fatto una decina di volte. E ci siamo anche già sbagliati pure, sempre qua. Fatto sta che, invece di proseguire laddove c'è lo slargo con le pareti conglomeratiche, saliamo per l'erta salita.
Arrivati alla casetta ecco il pastore “ahiò, dove andate?” “su per il Trocco” “non perdetevi” “nooooooo!!! sono trent'anni che giriamo da ste parti”, trent'anni che ci perdiamo, dovremmo aggiungere.
Bon. Il sentiero è bellissimo, sistemato con le lastre di calcare e le ringhiere di ginepro, una specie di via dei condotti sarda direi. E' talmente bello che, capito che ci siamo ben sbagliati, proseguiamo perchè questo porta a Duo Vidda. Al bivio prendiamo a sinistra. “Sergiooo ma è un bivio!!” “i sentieri si congiungono” risponde l'ignaro. Invece no, questo finisce sopra una grotta con chiusino aperto “é Eliches Arta!!” dico io. Vero, ma visto che l'ingresso è armato e sotto scorgo uno zaino, mi affaccio per vedere chi c'è. “Questa è Elighes Arta?”chiedo al sottostante “si!! vuoi scendere?” “ma è un pozzo e non ho l'imbraco”. Non mi pare che si possa scendere in libera. Aspettiamo che risalga uno per vedere come fa, si è arrampicato ma ha l'imbraco e un bloccante di sicura. Ambè. Lasciamo sti qua a sbrogliarsela e ritorniamo al bivio per prendere il sentiero a destra, più che altro dritto. Arriviamo ad un bellissimo cuile con mandra e cuiletto del servo pastore. Qua il Nozz guarda l'orologio e s'accorge che è l'una, tocca mangiare! Altrimenti sarebbe arrivato a Duo Vidda pure digiuno, non avesse visto l'orologio. E adesso? Intrepido decide di proseguire fino al secondo ovile, si vede che il freschetto lo stimola. Al secondo, bellino, stretto e lungo, depone ogni velleità.
“Mi fanno male le ginocchia”. Niente Duo Vidda, ma già che siamo arrivati fin qua, fotografando anche ogni microscopico fiore (che InsettoStecco avrà da ridire sulla classificazione...), mi appaga assai. Il panorama su Corrasi, Lanaitto, Sas Traes, Tiscali, Filus d'Ortu mi fa venir voglia di farli tutti (come non li avessimo fatti poi..).
E detta la fatidica frase “Questo tutto nostro è” torniamo a valle. Tappa al rifugio di Sa Oche per sapere se Su Bentu è libera. “Dovete chiedere al Comune, ora è chiusa, c'è da espletare tutta una procedura per accedere alla grotta”. Te pareva. Torniamo a Dorgali che voglio andare in biblioteca per cercare le differenze tra Aquilegia nugorensis, nuragica e barbaricina. Mi fotografo le pagine dell'Arrigoni che devo controbattere a Insettostecco, dati alla mano. Ma Giammichele al telefono già dice “guarda che è la nugorensis, ho confrontato foto ed enciclopedia della flora sarda”. Ma Insettostecco, secondo me, ne sa di più..

24 maggio 2016 Monte Arci E' martedì, e i musei sono aperti, andiamo a vedere quello dell'ossidiana a Pau, sotto il Monte Arci. Dopo la Carloinfelice, 80 all'ora, prediamo la strada per Ales, laddove è nato Gramsci e, ad un tiro di schioppo, ecco Pau col Museo dell'ossidiana.... aperto dal mercoledì alla domenica. Fortunatamente la zona pullula di cartelli esplicativi, per cui prendiamo senza meno la strada per il parco dell'ossidiana, cercando il giacimento di Perdas Urias.
Dov'è? Vedo dei massi in cerchio e, guardando bene nel terreno, scorgo l'oro nero della preistoria già bello scheggiato, frammisto a flora vulcanica, tutta diversa da quella carsica. Con una mano fotografo e con l'altra faccio incetta di ossidiana.
Un sentiero tra sugheri s'inoltra su per il monte e lo seguiamo sperando di trovare delle pareti ossidianiche.
Macchè, il sentiero è piastrellato di ossidiana tagliata in mille modi diversi, ma sempre sassi sono, di pareti nemmeno l'ombra. Arriviamo in cima alla salita laddove, al posto del bosco, ci sono prati fioriti che non ti dico. Prendiamo ancora un sentiero ripido che segue un impianto elettrico ma, arrivati in cima, che c'è? Una specie di ciminiera alta assai con una casetta stile antico sotto. Mistero. Più avanti altra ciminiera. Diamo il via alle ipotesi, dallo sfiatatoio di miniera al sito nucleare sotterraneo. Giammichele, che sa tutto sulla Sardegna, ci chiarirà il mistero delle ciminiere e quello dell'ossidiana a sassi senza pareti. Torniamo ad Ales per cercare un bar, tutti chiusi, solo uno fuori paese “aperti siete?” “eia!” “la strada che porta in cima a Monte Arci da qua, bella è?” “non è niente di che” alla faccia della propaganda turistica pro-Ales. Nemmeno la chiesa, questa si che è bella, fotografo.
Prendiamo la via di casa, ripromettendoci di tornare a vedere il museo per saperne di più, tipo, dove trovare le ben 4 varietà di ossidiana: rossa, bruna, grigio-verde, policromatica, con 3 tinte diverse: uniforme, striata, maculata e 3 gradi di lucentezza: traslucida, opaca, sericea.
Per la cronaca, quella che ho trovato nel nuraghe del Supramonte di Orgosolo è bruna, uniforme e opaca. Che quelli di Orgosolo non andavano per il sottile “Pedr'e Crobina dacci, di quella buona, che il cervo sardo abimu da sgozzare! Quella lucida ai Dorgalesi dalla, che ci tengono alla pompa” su per giù... Ora, ne vogliamo parlare della CarloInfelice? Tutti vanno sparati, se devi superare un camion preghi la deamadre sarda che la carreggiata assai stretta è, e i cartelli di “rilevamento automatico di velocità”? Dove sta sto rilevamento? Ipotizza il Nozz che i pastori si sono fregati i pannelli solari e hanno buttato nel fosso il resto. Ma anche a questo arcano Giammichele saprà fornirci adeguate spiegazioni.

25 maggio 2016 Istoroddai Ci manca Orudè, l'università di Pietro!!!!!!!!!!!!!!!! Come ci si arriva? “Non c'è da sbagliarsi” ci spiega Pietro “scendete al Flumineddu e salite su per Istoroddai, li troverete il cuile e l'acqua e poi potete arrivare a Orudè.
Bon. Diligenti, scendiamo per la scala nuragica fino al Flumineddu e qui, per raggiungere il sentiero che sale, ci togliamo gli scarponi per passar dentro al torrente. Stavolta l'acqua non è alta, a dire il vero non servirebbe nemmeno levarsi gli scarponi, tra l'altro l'arrivo di un rivolo di acqua putrida (rio Musina) da Dorgali sporca completamente quella limpida e fa abbastanza senso camminarci dentro.
Allo slargo vediamo un altro sentiero che scende da Dorgali, proprio di fronte a quello che sale a Istorrodai. Questo ci manca! da dove parte? Dal cimitero? Ecco, l'acqua sporca dei morti è.
Rimessi gli scarponi prendiamo l'assai erta salita che porta al cuile. Il sentiero ha segni CAI, è abbastanza ombroso e ti premia col panorama sul meandro del Flumineddu, sul Corallinu e le sue grotte a non finire. Arriviamo alla mandra ed al cuile costruiti magistralmente. Vere opere d'arte, la porta del cuile, di ginepro massiccio, è comparabile con le varie porte sante. E religiosamente entriamo a guardare un vero museo. Stranamente il Nozz non si stravacca a mangiare, preso dalla curiosità decide di proseguire lungo quest'autostrada nuragica che porta a un bivio, a destra Orudè e dritti a Preda arva( pietra bianca). Vicino al bivio trovo l'acqua, a naso capisco che è lei è nascosta da un mucchio di sassi su incavo. Ficco il naso nell'incavo e un serpentaccio nero mi passa tra i piedi. L'urlo si è sentito fino a Dorgali, se c'erano aquile, mufloni, speleomantes, sono andati a nascondersi fin nelle viscere del Corrasi. Sergio disdegna Orudè, 200 metri di salita, troppi, e proseguiamo fino a un posto panoramico che si chiama “Lacana noa” che riteniamo essere una scala che scende ad Atta Fioniodda su per giù. “Torniamo al cuile a mangiare che ho caldo!” propone il Nozz ma, essendo Mezzadelcai, m'inerpico per una cresta per fotografare un ginepro. Che spettacolo!! dalla cresta vedo tutto, anche gli abitanti di Dorgali che si stanno chiedendo il motivo dell'urlo. Non mi resta che raggiungere il Nozz al cuile e strafogarmi con le ciliegie di Maddalena seminandone le ossa (..delle ciliege non di Maddalena...) che se ritorno fra una ventina d'anni troverò gli alberi pieni.
E poi giù per lo scapicollo fino al flumineddu che qua s'ingola e fa bello spettacolo di se. Per cui, arrivati all'acqua pulita ci spogliamo come i mas-ci e ci facciamo un bel bagno nella pozza facendo scappare i pesci. Ora fremo per tornare a Eranu, mi aspetta l'enciclopedia della flora sarda comprata stamattina “è il mio regalo per il tuo compleanno, non aspettarti altro”. Ben ciò! Grazie!! in largo anticipo ma graditissimo.

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