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Sardegna 2016

Antefatto: Possiamo noi vivere senza Sardegna ed, in particolare, senza Supramonte? MAI E POI MAI! Dopo un anno di dura pensione, a girar per monti a non finire, il meritato riposo a “Su Eranu” ci vuole. “Minchia ha fatto un marzo e aprile con caldo secco che levati, vedrai che a maggio manco potremmo camminare dal caldo, altro che Supramonte” mi lagno col Nozz...ma de che! La Sardegna ci accoglie ventosa quanto basta e con un bel brutto tempo che ci rallegra assai.

14 maggio 2016 Su Listincu
Dopo la lauta colazione con ricotta di Pietro e marmellata di fichi di Antonella, guardo fuori dalla finestra il Supramonte nuvoloso “Andiamo a camminare, ti va?” dico al Nozz, sicura della risposta “chesseimaittaconstovento” invece “si, potremmo andare a Orudè”. Pietro condivide, “lì siete riparati, prendetevi questo come spuntino” e ci regala una forma di formaggio pecora-capra. Scendiamo dalla macchina dopo Sa Barva e il Nozz, guardandomi di un cagnesco che non ti dico, mi chiede “ma siamo costretti?” in effetti il vento ti sposta e piove pure “certo” rispondo “sono solo due gocce” . E' che ormai ho visto un sacco di fiori e sto già fotografandoli tutti e poi la vista di Oddeu bagnato toglie il fiato dalla bellezza. Il Nozz mi ama proprio perchè non profferisce più verbo e si prepara bardato alla lotta con l'alpe. Camminiamo verso l'ovile “Sulistincu” quello basso sul torrente e prendiamo il sentiero sulla sinistra per Peichinos. La scala bella ripida che porta sul cuile Sulistincu alto. Te pareva, esce il sole e noi manco il cappello, un caldo che levati “Sergio, fermati che ti salgono i battiti” propongo “ma se vado piano che a momenti sto fermo!” “ahò sono io mi devo fermare che ho la caldana a manetta”. Meno male che noi due non siamo Quellidelcai penso e poi sta scala si chiama Peichinos perchè bisogna percorrerla a passo di uccellino, pechiinando. Arrivati al cuile restiamo a bocca aperta dalla bellezza e ne approfittiamo per riempirla di formaggio buonissimo di Pietro. E adesso? Ci dirigiamo verso l'interno, ma dopo un po' il Nozz decide di tornare facendo il giro per un'altra scala. Quale? Non si sa, ma seguiamo i segni del CAI che brillano di luce propria, appena messi. Ci troviamo così a scendere per scala Su Crou, che al momento pensiamo non aver mai fatta ma poi ci ricordiamo che l'abbiamo scesa eccome, con Giammichele l'anno scorso. Bellissima anche lei, con sto calcare cattivo che chi ci viene qua? Come chi? I barbari! Incontriamo una famigliola, lei con bambino piccolissimo accovacciato addosso, lui in infradito con bambino appena più grande manina manina. Alla domanda di Sergio”da dove venite?” quella risponde “barbaria” “da dove????????'” “da Monaco” come dire, qua dietro e a piedi pure. Ci chiedono quanto manca “un'ora” risponde Sergio, sicuramente facendo il calcolo infradito “vuoi vedere la cartina?”chiede “Nein, nature” risponde il tizio, sicuramente lui di solito va scalzo ma sul calcare ha scelto le infradito per sicurezza.
Ahò, questi son il massimo dello scirochè, commentiamo.
Bon, ora basta camminare, domani ci aspetta Giammichele e lui se non è come quellidelcai poco ci manca.

15 maggio 2016 Supramonte Orgolese
Dove ci portano Rosaria e Giammichele? Sul Supramonte Orgolese, alla ricerca di due tombe di giganti, un nuraghe e su disterru. Gliela faremo? Eccerto, mica a piedi, con il fuoristrada guidato da Rosaria che, essendo donna, guida come un pastore sardo, per non far discriminazioni. Ciò significa che è come far equipaggio di un rally, tant'è che Giammichele ce la vuole iscrivere, sa già che vince. Poveri noi, sballottati dopo Funtana Bona giù per strade strade, ma quali strade, mulattiere ben che va. Ho capito perchè QuellidelCAI vanno a piedi, quasi li invidio. Ci fermiamo sotto Monte Nieddu a cercare la tomba dei giganti, ci perdiamo subito nella macchia, io e Giammichele ci fermiamo a fotografare una strana orobanche e Sergio e Rosaria a vagare in mezzo a cisti ed asfodeli. Visto che non abbiamo trovato la tomba saliamo sul monte a cercare il nuraghe. Un mucchio di sassi in posizione strategica depone a suo favore, questo è sicuramente l'antichissimo insediamento Sa Sennipide, tra l'altro due strumenti di ossidiana che trovo in seguito lo confermano. Ora cerchiamo la tomba dei giganti Umilhoso che sta poco avanti, nei pressi di una fontana sprizzante acqua buona. Ottimo posto per nuragici questo scistoso-granitico, non per noi che amiamo il calcare. Ah volete il calcare?, bon, si risale nel fuoristrada e via, verso il calcare. Alt, Sergio vede subito un buco, 5 metri, perchè questo è quello che solitamente troviamo noi. Ma non i sardi, esagerati in tutto. Giammichele ci porta, prima, a cercare un ex villaggio nuragico in mezzo a querce, poi ad affacciarsi a un disterru che levati. Un imbocco enorme!! primo pozzo 90 metri e poi ce n'è ancora. “Contenti siete?” “eia!” fortuna che non abbiamo abbastanza corde, ancorchè Sergio vorrebbe scenderlo, io pure direi, non certo salirlo...tanto il fuoristrada non ce l'abbiamo, sai venirci a piedi da Funtana bona con tutte le corde? E' ora di mangiare, torniamo laddove c'era il nuraghe e per via vedo pure io un bel buco ma questi non si fermano che già lo sanno che è un buco da 5.
Fortuna che sti sardi hanno fatto un bel muretto per inglobare barbecue e panchine, che c'è un vento che ti sposta. Ciò non toglie che, col boccone in bocca, invece di imbarcarci a cercare un bel bar supramontano, che si fa? Si cerca la tomba perduta. Tutto troviamo ma la tomba no. Il posto è suggestivo assai, ci metterei un bel bar alla tomba, che mi sento parecchio imprenditrice quest'oggi. Non c'è abbastanza turismo in Sardegna per mancanza di bar in sperdutissimi posti nuragici, secondo me. Anche in fondo alle grotte, bar. E per oggi basta, a Oliena i caffè ci sono! E ci vanno anche i dorgalesi, visto proprio con i miei occhi, eia!

16 maggio 2016 Suttaterra
La giornata è tersa, ti credo c'è ancora il vento sardo. E dove si va? A Suttaterra! propone il Nozz. Bon, a detta di Pietro e Maria verso Calagonone c'è meno vento.
Saliamo il solito sentiero che, stavolta, mi pare meno lungo, delle due l'una, o mi sono allenata o il vento mi spinge. Arriviamo all'arco che fotografo per l'ennesima volta e qua il vento ci scaccia proprio “annatevene di sotto”. In due e due quattro eccoci al fuoristrada di Antimo, qua dobbiamo decidere dove andare. “Scendiamo verso la codula Illune?” “Sii, sentiero sconosciuto è”.
Dopo essere scesi un po', invece di scendere per bacu Sarachinu e goderci la codula, deviamo a destra, perchè? Perchè il sentiero buono qua ci porta e poi abbiamo visto uno sgrotto nero che dobbiamo verificare.
Lo sgrotto sta sotto Fruncu Farruzzu e, a parte la morfologia nettamente ipogenica, non presenta interesse speleologico. Seguitiamo ad andare a destra finchè stop, è ora di mangiare. Pane carasau di Maddalena e formaggio di Pietro, la sardità in pancia. La possibilità che abbiamo è camminare ancora un sacco a destra fino a raccordarci col sentiero di Fontana Bidicolai e tornare per l'orientale sarda o tornarcene sui nostri passi e salire per il sentiero 01 che porta, seguendo un ripido canalone, a cuile Suttaterra. Indovina?
Torniamo sui nostri passi, mai esagerare, dice Cesare.

17 maggio 2016 Sos Bardinos
C'è da dire una cosa qua, internet ti fa impazzire, per cui tutti pronti per partire il Nozz che fa? Cerca di connettersi, il tutto per cercare sos Bardinos che basta guardar fuori dalla finestra e lo vedi.
Bon, mentre aspetto, leggo tutta la storia sarda e lui ancora clic clic... “Ahò vado al supermercato a piedi che mi avvantaggio”. Cammina cammina, fotografando ogni schifezza di fiore, eccolo che arriva e possiamo cominciare l'avventura odierna, con tutta la calma del caso. Lasciamo la macchina nel sentiero prima di Buon Cammino, stavolta il cancello è aperto e quella che vende caffè, bibite e panini, sempre benedetta, ci rassicura che anche se lo chiudono c'è lei. Attraversiamo il flumineddu e prendiamo un sentiero sulla sinistra, scavalchiamo il solito recinto e due ci chiamano “ahiò!” “qual'è il sentiero di sos Bardinos?” chiediamo, come dire, mica scavalchiamo recinti per niente.
I due ci indicano il giusto sentiero che prendiamo senza porre indugio alcuno, salvo verificare due ripari sotto roccia. Il sentiero è ben indicato con ometti, è una long way che percorre tutta una cengia inclinata per arrivare a Sulistincu. Seguiamo per bene gli ometti che ad una certa di portano fuori strada.
Però a naso ormai ci sappiamo arrivare bene, mancano solo 200 metri, che ce vo? Tanto per gradire vado a vedere un grottone, e già i rovi la fanno da padrone. Il grottone è interessante, arrampicandosi sopra c'è una strettoia, superata la quale s'intravede una specie di intelaiatura di rami che i pastori utilizzano a mò di letto. “La grotta del bandito!!”. Intanto il Nozz cerca di ritrovare il sentiero, macchè, c'inoltriamo nella macchia spinosa fino ad arrivare a Peichinos, l'autostrada per Sulistincu!!.
In men che non si dica (mica vero, con la lingua per terra...) eccoci al cuile, ginocchia sotto le panche a mangiare. Portiamo via un po' di immondizia che qualcuno ha lasciato e torniamo per Peichinos.
Non ci azzardiamo a fare alcun sentiero costeggiante il flumineddu per paura di incappare nel roveto.
Così facciamo la strada asfaltata fino al punto di ristoro. Che oasi!! Abbiamo fatto 400 m di salita e 16 kilometri, Quellidelcai ci fanno un baffo!!! E Sos Bardinos sta nel nostro carniere, fatta anche questa!

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