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Sicilia -settembre 2016

Antefatto: Che voglia di andare al Catinaccio!!! tutti gasati pensiamo quali sentieri fare e cosa e come ma il meteo dice che diluvia e allora? Toh, a risolvere l'empasse arriva un itinerario di Actaplantarum: Le Maccalube di Aragona in Sicilia, andiamo? Detto fatto, dal Catinaccio alla Sicilia.. dal profondo nord allo sprofondo sud.

14.9.2016 Palmi. Prima tappa del nostro percorso, una casetta tra Rosarno e Gioia Tauro, “raccoglierete i pomodori” dice la Marina. Lungo il percorso facciamo il bagno a Pizzo Calabro, acqua trasparente con varia immondizia galleggiante, peccato. Arriviamo in sta casetta di campagna, con le oche starnazzanti, che sembra di stare nella campagna di Nettuno. Per 34 euro abbiamo tutto sto maniero nel quale non manca nulla, compresi santi, madonne, padripii, vangeli sparsi e libri edificanti. “Vi piace?” ci chiede la padrona “come no!!” rispondo, mentre mi accingo a fotografare le piante grasse davanti casa. “Belle le mie piante, non le faccio toccare da nessuno” ...famose a capì.... “ho un sito botanico le fotografo solo” ..bugiarda...Bon, ora una doccia e cerchiamo dove mangiare “andate alla Tonnara” ci consigliano. Passiamo per la periferia di Gioia Tauro che è lo squallore fatto città, tra l'altro sembra la periferia di Sparta o di qualche città greca, tutte case fatiscenti mezze costruite mezze no, poggioli cascanti con i ferri in vista, strade tutte buchi, lampioni senza luce, ulivi giganteschi mai potati piantati in estensioni di erbaccia, immondizia a cumuli...siamo senza parole ma un po' ce lo aspettavamo. Arriviamo, non so come per strade dirute, a Taureana, nelle Rocce Nere, laddove ci dovrebbe essere la Tonnara che non si vede. Ma il posto è bellissimo, intanto le rocce nere, uno spettacolo di metamorfismo che pare Ikaria, trovo anche un Dianthus mai visto prima (Dianthus rupicola Div.), il mare è limpidissimo, senza tracce di immondizia, dalle rocce si tuffano i ragazzi che mi vien voglia di imitarli digitale compresa.... il sole dietro che sta tramontando crea un'atmosfera da sogno. Roba da sbomballarsi di foto. Ma il nostro obiettivo è qualcosa da mettere sotto i denti. Gira gira ci ritroviamo a Palmi, un po' meglio di Gioia Tauro, almeno il centro storico che sembra invece un centro siciliano, con la bella gente seduta ai bar gelaterie. Sai che ce frega a noi della bella gente, ci indirizzano in una friggitoria laddove si mangia benissimo “apre alle 8” sono le 7,30 mica possiamo aspettare. Così capitiamo un un buchetto che fa piapizze, praticamente piadine e paposce chiamate diversamente, buone assai. “Vi sono piaciute?” “molto, e ci sono piaciute anche le Rocce Nere” sorvoliamo sul resto perchè va sempre apprezzato e sostenuto quel che c'è di bello. Ma al ritorno ci troviamo imbottigliati in stradine sempre più strette finchè un macchina parcheggiata in mezzo ci stoppa definitivamente e tocca fare ardue manovre per uscire da un dedalo di viuzze fatiscenti come le case che vi si affacciano. Mariasanta, portaci a casa. No, ci ha portato il GPS a casa, avvolti da una nuvola di puzza di discarica bruciata, ahh come si respira bene qua..apri la porta e ti trovi gli occhi di mille madonne addolorate che ti guardano “che ti credevi? A Gioia Tauro stai...”.

15.9.2016 Favara. Ci svegliamo prestissimo tra Gioia Tauro e Rosarno, una bella boccata di aria fetida e via, alla volta della Sicilia. A Villa San Giovanni il Nozz sbaglia imbocco e tocca girar per vie viette in cerca del porto scomparso, volevate visitare la punta Calabra? Ecco fatto! Se dobbiamo proprio dare un giudizio direi “na fetenzia!” ma può essere che sia anche pittoresco, restare intrappolati tra case fatiscenti, strade tutte buchi e vegetazione immonda. Ma che dici! C'è la Sicilia davanti, un'isola di bellezza. Ben, una bellezza restare intrappolati nel traffico di Messina, ma arrivati all'autostrada ci godiamo le frane dei Peloritani che interrompono il nostro procedere. Che caldo! Ci facciamo il bagno? Ti pare semplice? Scendiamo a Santa Tecla e come d'incanto troviamo anche da parcheggiare davanti a una baia nera vulcanica. Bella? Insomma.... il bagno si, bellissimo, con l'acqua che da ghiaccia diventa calda, da non uscire mai e nuotare da Messina a Catania costa costa. Ma bisogna arrivare a Favara, ci facciamo la doccia gentilmente concessa dall'amministrazione e andiamo a Catania in cerca della tavola calda vicina all'orto botanico. Non troviamo nell'una dell'altro ma una pizzeria veloce buona e a buon mercato. E ora,via, per l'autostrada che da Catania porta ad Agrigento. Che posti!! desolati e desertici è dir poco, sono molto ma molto peggio, ci vien subito sonno e tocca prendersi caffè, alternarsi alla guida ogni momento e dirne quattro a chi ha devastato sto territorio, disboscando,facendo una monocultura e bruciando tanto per tener pulito, morale della favola, non vedi un filo d'erba manco a pagarlo, solo colline collinette brulle che immagini una volta amene e piene di boschi, tipo Chios prima dell'incendio, appunto...Arriviamo a Enna, e c'è Calascibetta!!! in mio paese natale, andiamo???almeno per vedere dove Mimmo mi ha attribuito i natali. Il Nozz non è tanto d'accordo per cui proseguiamo sbagliando anche strada. Come si fa a sbagliar strada in un'autostrada è presto detto, ci sono un sacco di lavori e deviazioni e i cartelli li vediamo proprio all'ultimo, rimbambiti di sonno come siamo. Però a Favara alla fine ci siamo arrivati stanchi stufi sudati e andiamo a vedere sta casa. Una ragazza bella alta discendente di Federico II ci apre la porta di un garage, è qua. Veniamo assaliti da un profumo che c'impregnerà fino alla fine della vacanza, ma dentro al garage c'è un appartamento munito di ogni comfort, a parte poter aprire le finestre e far uscire il profumo. Vorrei aprire il portone ma il Nozz dà il veto “zanzare” “ma se non ci sono!” “che ne sai, magari arrivano dal continente, ci hanno seguito fin qua”. Bon, resto fuori il più possibile ma fuori internet prende poco “andiamo a visitare il paese!”. Lasciamo la macchina due metri più in là e andiamo a piedi cercando il percorso pedonale indicatoci “Farm Cultural Park” che dovrebbe essere un non plus ultra di artistico. Pedonale una cippa, ti fermi a far una foto artistica al vecchiume che ti casca in testa e ti trovi sotto una macchina che strombazza inveendo contro sti turisti... che si guardano poi che non c'è niente di artistico in sti muri sfatti. Già. Non mi pare che sia artistico sto paese, anzi, arriva il terremoto e lo butta giù tutto, penso io. E mentre sto tentando di farmi piacere sto vecchiume un tizio abborda il Nozz e ci chiede se ci piace sto posto “insomma” . Diciamo che rimesso bene a posto potrebbe essere una seconda Ortigia ma forse non son capitata nei posti giusti oppure mi sono rotta per aver visto una fila ininterrotta di immondizia lungo tutta la strada che porta qua e ogni angolo nascosto ha il suo ben cumulo. “Andiamo a far la spesa”. Non c'è latte fresco, perchè fa caldo, questo è il motivo a quanto pare, l'insalata è moscia come so io cosa..non ci resta che entrare in un botteghetta di verdure laddove la signora ci propina cetrioli tondi “fate questi sono buonissimi”. In effetti non sono male. Ora non ci resta che tornare nel garage, immergerci in un turbine di profumo e stemperarlo con un buon aglio fritto e bruciato, che commistione!!!!!!!!! buona notte..sogni d'oro...

16.9.2016 Macaluba. In questo lembo di Sicilia ci siamo venuti principalmente per visitare i vulcanellli di Macaluba (dall'arabo maql?b, rivoltare, emissione intermittente di acqua fangosa salata dal terreno, sotto la spinta di gas, soprattutto metano, provenienti da giacimenti sottostanti d idrocarburi gassosi. Attorno alla pozza il fango, accumulandosi, può costituire un piccolo cono e quindi la maccaluba può essere considerata un modesto vulcano di fango). Andiamo, consci del pericolo, ma arrivati alla riserva, come sapevamo, troviamo tutto recintato con tanto di cartelli di divieto di entrata e sequestro dell'area, causa, appunto, morti nei vulcani. C'incamminiamo lo stesso nel sentiero senza oltrepassare l'area recintata, sperando di non vedere arrivare le forze dell'ordine, non c'è nessuno ma non osiamo avventurarci. Ad una certa il Nozz torna in macchina “troppo caldo, ti aspetto qua”. Cammino fino ad arrivare ad un alto per vedere qualche vulcano, schizzo di fango o amenità geologica, niente, tutto intorno c'è l'arida Sicilia ed è più interessante la caldera di Pomezia, almeno da qua. Poi scorgo una specie di laghetto e m'incammino quatta quatta sperando che tutto un colpo la terra non si rivolti e mi seppellisca per la gioia del Nozz “sparita è, era qua un attimo fa e ora la terra se l'è inghiottita, peccato, chi muore in terra giace chi vive si dà pace”. Invece no, la terra regge, la pozza è un cratere con acqua e le piante endemiche son tutte secche. Va beh, la nostra meta l'abbiamo raggiunta ma visto che in continente diluvia restiamo qua ce ne andiamo al mare. Tiè, rosicate. Quale mare? Boh, per caso capitiamo a San Leone, Viale delle Dune, sotto Agrigento, un gran bel posto e un mare pulito, anvedi, facciamoci il bagno!! Ci impossessiamo di uno stabilimento chiuso che ci ripara dal vento e dal sole ancora fortissimo e c'immergiamo nel mar d'Africa. Mi sono scordata i libri nella casa del profumo e mi leggo la guida della Sicilia, santi con bambino compresi. Non vorrei andarmene da qua che si sta troppo bene ma il Nozz reclama che ha fame. Questo ha sempre fame, certo sono le due “ma che vuoi mangiare ancora? Non hai fatto colazione?” “parli tu che ti sei ingozzata un mega cornetto con la ricotta!!” in effetti ce l'ho ancora sullo stomaco. Troviamo il solito posto che fa pasta e insalata a buoni prezzi e bon, risolta l'incombenza. Adesso non possiamo farci il bagno, andiamo in esplorazione verso Licata e cosa troviamo lungo il percorso? Palma di Montechiaro! Ma non avevi letto la guida? Si, dall'altra parte...è un bel paese dove prendere il caffè, così veniamo a sapere che è la città del Gattopardo, che il castello lassù è un lazzaretto per gli appestati e che il castello del Gattopardo è quello dei Chiaramonte, visitabile andando a Marina di Palmi. Mentre il Nozz si ripara da sole al bar me ne vado a zonzo per il paese a visitare chiese e conventi come qualsivoglia turista classica, ma quando uno mi propone di visitare il paese gratis sul calesse paga la proloco, rispondo che ora chiamo mio marito che viene pure lui. “Vieni sul calesse gratis?” “Ma quale gratis!” ben, andiamo prosaicamente in macchina a vedere sto castello di Montechiaro. Invece c'è una sterrata da fare a piedi, il Nozz mi aspetta all'ombra e m'incammino a visitare il maniero. Bello!! a picco sul mare, la terra tutta arida intorno, la costa bellissima frastagliata ma altrettanto brulla e il mare non pare il massimo della pulizia. Andiamo a vederlo in macchina, sto mare, e manco scendiamo, anzi si, scendo per immortalare un cumulo di immondizia che mi fa rabbia vedere un posto che potrebbe essere incantevole, devastato in tutti i modi. Bon, torniamo al viale delle dune a farci il bagno nel mare mosso che se oltrepassi le barriere di massi posti a difesa ti trovi in Africa senza troppo nuotare. Bon fine della giornata esplorativa.

17.9.2016 Eraclea Minoa Siamo nella formazione gessoso-solfifera!!! già quest'aspetto geologico rende interessante il territorio anche quando lo vedo tutto bruciato, sotto emerge il bianco brillante del gesso e lungo la superstrada per Eraclea Minoa mi diverto a immaginare la Sicilia prima della Sicilia. Eccoci sul posto, buona parte della formazione rocciosa è occultata da una miriade di villette spuntate come funghi dall'ultima volta che ci siamo stati. Un dedalo di strette viuzze ci porta finalmente sulla pineta, da una parte il campeggio e davanti il mare. Ma che è successo?? L'erosione marina sta divorando la pineta!!! incuranti del pericolo del crollo di pini, spiaggia, pareti, ce ne andiamo verso il white cliff of Sicily alla ricerca delle monete cascate dal soprastante sito archeologico. Che lo sappiamo, i greci tiravano le monetine a mare, tipo fontana di Trevi. Niente monete, sassi bellissimi. Ben, ci facciamo il bagno? Mare mosso!!! ce lo facciamo lo stesso e la corrente ci porta su per giù a Porto Empedocle.....Però qua non c'è ombra, andiamo alla Riserva Naturale Orientata Foce del Fiume Platani. Ma prima dobbiamo mangiare!! ah già, l'incombenza. E dove? La città più vicina è Ribera, la città delle arance! Andiamo a ingozzarci di cibo spazzatura nel take away pizza, arancini, patatine fritte, birra col limone. “La birra col limone bevisti? Ma è una schifezza” ci fa notare un siculo, perchè, il resto era ottimo? Come no, siamo satolli e c'avviamo alla riserva. Un parcheggio all'ombra già ci mette nella giusta predisposizione d'animo per goderci la camminata. Un bosco di pinus halepensis pulito ci accoglie con un bel sentiero che ci conduce alla spiaggia. Meraviglia!!! immensa lunghissima spiaggia incontaminata, cammina cammina arriviamo alla foce del Platani diviso in due rami. L'attraversiamo? si!!! il fiume che pare fondo qua è attraversabile, una duna di sabbia di permette di passare dall'altra parte ed arrivare alle candide scogliere gessose di Eraclea Minoa. Un buco tondo nella scogliera!!! andiamo a vederlo!! Cammina cammina eccoci alla scogliera, cammina cammina, se la scavalchi ristai al posto di stamattina. Ma il mare è no mosso, di più, limaccioso con tutti i pesci morti spiaggiati a riva. Allora andiamo a vedere il buco. É tondo, dentro ci sono intagliati degli incavi per risalite un camino interno che, mancandoci le lucette, non possiamo vedere dove va a finire. Ma noi lo sappiamo!! i greci che buttavano le monetine si sono scavati il buco per andarle a riprenderle senza farsi vedere, è la logica via di fuga dalla città. “C'è vento, c'è sole, torniamo!” si lagna il Nozz che quasi quasi rimpiange il maltempo del continente. Bon, torniamo, certo mi vorrei fermare a Montallegro, paesino dal nome ridente, ma non per il nome, per le rovine sparpagliate sul Monte Suso. Però c'è troppo vento, troppo sole ed il monte, ufff, è tutto bruciato. Ci fermiamo al Bar la Sosta, per prenderci un caffè, ma davanti a una distesa di gelati di tutti i gusti e di tutti i colori capitoliamo. “Certo la Sicilia è bruciata, degradata, piena di case sul nulla mezze fatte mezze no, con tutti i muri con i ferri in vista, con strade piantate là a metà, ma che gelati!!!!!!!! e dei cornetti con la ricotta, ne vogliamo parlare?”.....e se pensi che tutto il continente è sotto l'acqua e qua c'è il sole...

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