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Escursione sui Monti Ernici

Monte Scalambra (1420 m)

Geologia

Il Monte Scalambra si eleva nel settore occidentale degli Ernici.
La successione stratigrafica comprende termini che vanno dal Cretacico inferiore al Miocene superiore; si tratta di sedimenti in prevalenza di piattaforma carbonatica cui si aggiungono depositi pelitici e torbiditi; lo spessore complessivo è di circa 1.500 m. Tettonicamente rappresenta una monoclinale carbonatica immersa a NE ed interessata da una serie di faglie rilevabili sul terreno in base alla presenza di cataclasiti e, eccezionalmente, liscioni. Due faglie principali limitano la monoclinale sia verso nord, con un rigetto di circa 600 m, sia verso sud. In base ai dati acquisiti col rilevamento, viene sottolineata l’evoluzione paleogeografïca e geodinamica dell’area dove mancano fenomeni traslativi, cosi comuni nell’Appennino laziale-abruzzese.

Descrizione itinerario: Dal parcheggio del convento di San Lorenzo parte il sentiero che, fino in cima al M. Scalambra sarà sempre chiaramente marcato da segnavia bianco-rosso spesso con indicazione "E1", imboccando sulla destra della chiesa una comoda carrareccia e passando davanti ad una statua di S. Francesco e ad una lapide con inciso il Cantico delle Creature; si ignorano, dopo pochi metri, due cancelli e si svolta a gomito a sinistra, varcando un cancello.
Si passa dietro il complesso di S. Lorenzo e con due tornanti si supera quasi subito un abbeveratoio e una presa d'acqua. Si entra ora nel bosco con vegetazione fitta, che nasconde la visibilità sia a nord che a sud.
Dopo un tratto in piano (poche centinaia di metri), il sentiero, ora stretto e ripido, sale fino ad incrociare, a quota 940 m, una comoda carrareccia (0:30, cartello con indicazioni) che si prende verso sinistra (ovest) e si percorre per meno di 1 km, dominando dall'alto l'abitato di Piglio. Un cartello, con indicazioni per Sella Inzuglio e M. Scalambra invita ad abbandonare la carrareccia e ad affrontare un sentiero stretto e ripido che si stacca sulla destra. Dopo un tratto un pò faticoso e con andamento irregolare (ma sempre ben segnalato) che permette di guadagnare rapidamente circa 150 metri di dislivello con tendenziale direzione nord, iniziano due lunghi traversi, in salita più leggera, cadenzati da 7 tornanti, finché si esce su un costone della montagna con vegetazione più rada e che si affronta verso nord in ripida salita che in pochi minuti porta a Sella Inzuglio (1320 m, 1 h.); qui la segnaletica indica verso destra l'itinerario che in due ore conduce verso Madonna del Monte e verso sinistra quello per M. Scalambra, che si percorre entrando in un rimboschimento di faggi e tenendosi quasi sempre sulla linea di cresta in prossimità di una recinzione con filo spinato caduto a terra. La cima di M. Scalambra (preannunciata da una croce metallica) è ormai prossima quando, fuori dal bosco verso sud, si nota un cippo con croce in pietra e con incisi quattro nomi, affiancati da resti metallici di un aereo precipitato.
Ancora pochi metri e si guadagna lo sperone roccioso, cima di M. Scalambra (1420 m, 1,45 h. dal convento). Da questo punto lo sguardo può spaziare a sud verso il paese di Piglio e la valle del Sacco, mentre verso nord la boscaglia ostacola parzialmente la visione dei Monti Affilani e, più lontano, dei Simbruini.
Verso ovest, invece, spicca, accerchiata da antenne, sull'anticimaoccidentale di M. Scalambra, la statua della Madonna della Pace: sostenuta da un alto basamento in cemento con tre lapidi, sovrasta un'anonima cappella ed un piazzale dove termina la strada fiancheggiata da costruzioni che, in 9 chilometri, sale da Serrone; .

volendo, in meno di 15 minuti si arriva (sentiero non più segnato), seguendo la cresta, dalla cima di M. Scalambra a questo piazzale in rapido degrado, dopo aver incontrato gli ultimi, più audaci tentativi incompiuti di case.
Si ritiene più remunerativo sostare alcuni minuti sulla cima di M. Scalambra prima di affrontare per la stessa via il ritorno al gradevole sito di S. Lorenzo dove si arriverà in circa 1:15 h. (3 h.).
Difficoltà: F – Dislivello 500 metri circa.

Vado della Grotta - Monte Serra Comune


mappa

Dal Comune di Veroli si sale al pianoro di Prato di Campoli (1134 m. s.l.m.), dove si lasciano le macchine.
Si prosegue lungo il prato in direzione Nord per circa un quarto d'ora seguendo gli evidentissimi solchi sul terreno tracciati dagli animali da pascolo. Si seguono le bandierine rosso-giallo-rosso del sentiero C.A.I. nr. 19, attraverso un bosco di faggi, percorrendo l'ancora ben evidente antica strada che collegava lo Stato Pontificio con il Regno delle due Sicilie - Prato di Campoli con Roccavivi.
Dopo circa 20 minuti di cammino, superata una piccola radura, un enorme masso erratico di pietra piantato nel terreno ed un singolare boschetto di tassi, inizia un'impegnativa salita via via più faticosa che in circa 20 minuti conduce al cippo di confine di Vado della Rocca (1565 m). Installata nell'anno 1847, è la "colonnetta" nr. 192. Con altre 685 stabiliva l'antico confine tra lo Stato Pontificio ed il Regno delle due Sicilie. Da notare come tali cippi ricalchino ancora oggi il confine tra le varie regioni interessate, come quella in esame che insieme con le altre segna esattamente il confine tra le regioni Lazio ed Abruzzo. L'intaglio nella pietra, il Vado della Rocca vero e proprio, punto obbligato di passaggio per secoli, si trova invece a circa 50 metri di distanza proseguendo sullo spartiacque in direzione di Pizzo Deta (Nord/Ovest).
Si prosegue sullo spartiacque cresta- cresta in direzione opposta di Vado della Rocca (Sud/Est) per il sentiero C.A.I. segnalato con le bandierine. Dopo circa di 20 min. di salita si raggiunge uno spettacolare punto panoramico (Quota 1740 m., coord. G.P.S. N 41° 46' 47,6"; E 13° ).
Splendido colpo d'occhio sul pianoro di Prato di Campoli, sulla parete Sud-Sud/Est di Pizzo Deta, sulla Val Roveto, sull Velino, sul Gran Sasso, sul Monte Petroso, sul Monte Meta.
Rimanendo sulla cresta e superato il cippo di confine divelto nr. 191, scesi dal punto panoramico e percorsi qualche centinaio di metri, in poco più di 5 min. si arriva ai resti di capanne.
Si sale a sinistra del "canale" che termina nel piccolo invaso per la raccolta delle acque, e si affronta l'ultima salita. In breve si esce dal bosco per arrivare in poco più di un quarto d'ora sulla panoramicissima anticima di Serra Comune. Spettacolare il colpo d'occhio. Alle stesse località precedentemente osservate si aggiungono quelle del versante meridionale dei Monti Ernici. A ben guardare nel terreno, inoltre, è ancora visibile la base di quello che era il cippo di confine nr. 189. Dopo 5 minuti di cresta si arriva al cippo nr. 188, la vetta di Monte Serra Comune.
Si ritorna proseguendo sempre la cresta (seguendo le bandierine del CAI) fino a scendere molto rapidamente attraverso la faggeta e raggiungere Prato di Campoli.
Descrizione percorso

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