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Alla ricerca dell’Iris setina

Antefatto: Cercar grotte in posti assurdi è fatica immonda, ma peggio è cercar fiori…

L’epica impresa: Son due anni che ho sta fissa dell’Iris setina, diciamo da quando l’ho confusa con la relicta e voglio proprio vedere dove sta la differenza tra queste due specie, apparentemente identiche (..il filamento è…). Sergio ha già detto che per lui è territorio di Sezze può scomparire dalla carta geografica, ma ho tre assi nella manica: Enzo e Gianleonardo, maniaci di fiori come me, e Riccardo che mi ha indicato esattamente il punto dove trovarla. Non c’è da sbagliarsi. Sehhh. Il fatto è che questa fiorisce a febbraio per pochissimi giorni e capitaci quando. Ma noi non ci perdiamo d’animo. Arriviamo ciascuno con la propria macchina, causa codiv, cosicchè abbiamo il piacere di sparpagliarci per la strada a tornanti che sale a Sezze, dopo aver intravisto una sfacciata iris fiorita svettare irridente sopra la parete di un curvone. “Eh lei!!” vorrei strillare, ma a onor del vero mi pare troppo germanica, così facilmente accessibile. Dopo esserci riuniti andiamo subito a vedere queste bellissime iris. “Guarda che caschi di sotto” m’incoraggia subito Gianleonardo “lasciala fare che è speleologa” risponde Enzo. Infatti riesco a fotografarla proprio a piacimento ancorchè misurarla è un altro paio di maniche, roba da precipitare in strada e venire schiacciata come qualsivoglia rospo dalla prima macchina che passa. Bon, allora cerchiamo quelle sopra la cava, seguendo la traccia indicataci da Riccardo. Però dopo essere arrivati senza colpo ferire alla chiesetta, Enzo prende a destra immerso negli ampelodesmi e scompare, Gianleonardo va dritto per dritto in mezzo alla smilax aspera costeggiando le altissime pareti della cava. Non mi resta, pur avendo la traccia, che seguire quest’ultimo prima che precipiti di sotto. Ad un certo punto troviamo un muro che sembra opera poligonale, mi arrampico e c’è da atttraversare una barriera di smilax da nuotarci dentro, ma dopo sembra pulito. Mi tuffo, seguita da Gianleonardo e capitiamo in una zona stupenda, nei pressi di un uliveto e…. proprio sopra le pareti, in mezzo alla roccia aggettante, ecco spuntare l’iris setina!!!!!! “Non può essere che lei!!!!!” esclama Gianleonardo finalmente rianimato dalla scoperta, “qua in mezzo alle rocce e con sta taglia minuta, assolutamente lei”. Allora la misuriamo. Peccato che il fiore ancora non c’è, solo l’abbozzo. Ugualmente prendiamo le misure con la squadra cimelio di antiche scuole, fotografandola per bene, compreso il panorama sulla cava a strapiombo, su Riparo Roberto e sui mandorli in fiore. Uno spettacolo. Stavolta per tornare troviamo la traccia tra gli uliveti che porta a un bel sentiero dove, guarda caso, ci sono altre iris fiorite, profumatissime. Contenti, ma non abbastanza, torniamo alle rispettive macchine per dirigerci a Cori, dove Lucchese ha segnalato altre iris setina (..corense semmai…). “Stanno là” dice Enzo, indicando delle pareti rosse molto lontane e parecchio inaccessibili. Ciò detto ci lascia al nostro destino “torno a casa, non ho il ricambio e fa caldo”. Si porta via anche la piantina dove c’è indicata l’iris. Pensando che l’abbia presa Gianleonardo, lo invito a seguirmi verso le pareti “che ce vò!”. “Andiamo di là” mi dice subito indicando a sinistra “eh no, la cartina la indica a destra della parete rossa mica a sinistra, controlliamo!” “la cartina ce l’ha Enzo” “non l’hai presa? “ “io no e tu?” “pensavo ce l’avessi tu!!!!!!!”. Tipica discussione da speleologi. Per non perdere altro tempo andiamo dove dice lui, inoltrandoci in un uliveto che finisce in un fosso profondissimo. “Dobbiamo aggirare il fosso” mi propone, per cui tocca riprendere la macchina e cercare un altro varco, visto che è tutto recintato. Un cancello aperto lo tralasciamo “non si può entrare”, ma entriamo in quello successivo, che, non avendo numero civico, pare di libero accesso. Così arriviamo in uno splendido aranceto dove finalmente plachiamo i morsi della fame, cercando un passaggio tra i rovi che circondano qualsivoglia pezzo di terra. Dopo vari giri ne troviamo finalmente uno che s’inerpica verso le rocce, ma molto a sinistra. “Non gliela faccio più” dice Gianleonardo che gronda sudore “qua fa troppo caldo, vai tu!”. Come vai tu? Chesseimatto tra dirupi con il rapace svolazzante che non aspetta altro che beccarmi. In realtà siamo ancora troppo lontani dalla parete rossa, vai tu vuol dire aspettarmi per ore, secondo me. “Ma dai ci torneremo” rispondo bugiardamente. Se non ora quando, che quella fiorisce due giorni l’anno. E poi in fin dei conti, sai che dice Lucchese? Che le iris sono tutte germanica scappate che si sono adattate ai posti impervi, cambiando taglia. Come ho sempre sospettato per tutte le specie e subspecie di fiori fioracci tutti uguali battezzati con nomi sempre diversi. Per la gioia nostra che abbiamo un perché a impossibili ricerche.
Alla prossima Mg 6.2.2021

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