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Lago di Giulianello e l’introvabile Iris setina di Cori

Antefatto: A Sezze l’Iris setina non è ancora sbocciata? E allora cerchiamola a Cori!

L’epica impresa: Oggi, giovedì, alla ricerca dell’iris setina di Cori siamo solo in due, con me c’è Enzo, Gianleonardo lavora e Sergio non ne vuol sapere, pur essendo una giornata magnifica. L’appuntamento è alle 9 ma alle 8,30 già siamo con gli scarponi ai piedi, pronti alla salita. Ci siamo impressi bene il percorso da fare per cui, senza ombra di dubbio, prendiamo la carreggiata che sale verso le pareti rosse, incuranti del cancello con tanto di numero civico. Perchè c’è un invitante passaggio tra cancello e rete. Saliamo baldanzosi osservando che c’è un cartello indicativo “Venezia km 575, Dubai km 4279”. “Quand’è così significa che stiamo passando su un sentiero canonico, evidentemente hanno recintato il passaggio” commento, ma non faccio in tempo a dirlo che arriva di gran carriera un fuoristrada “possiamo passare?” chiede Enzo “no” è la conciliante risposta; “ma noi siamo ricercatori, dobbiamo andare su quelle pareti a cercare un fiore” insiste Enzo. Obtorto collo quello non può cacciarci in malo modo come vorrebbe, ci fa desistere con le velate minacce “se passate sotto quelle fratte ci sono una trentina di cinghiali appostati, magari hanno anche i cuccioli, vedete voi”. Noi, essendoci messa l’etichetta di ricercatori, ce ne guardiamo bene dal tornare, anzi, avanziamo verso il varco che già avevamo oltrepassato con Gianleonardo, l’unico esistente del resto. Da qua prendiamo un’esile traccia scivolosissima che avanza, tra ampelodesmi e ulivastri, verso le agognate pareti. Finalmente eccoci, nel punto di Lucchese non c’è assolutamente l’iris, nemmeno una foglia, del resto è un inestricabile ampelodesmeto. Avanziamo fino alle pareti ma anche qua, niente, in compenso troviamo parecchie bellissime piante di Centaurea cineraria che, a rigore, dovrebbe crescere sulle rupi marine del Circeo. Il chè è un’interessante scoperta. Non desistiamo, dalle pareti arriviamo alla lecceta, hai visto mai, ma non hai proprio visto mai iris qua. Non c’è. Anche il ritorno è un tribolo tremendo, finalmente però arriviamo al varco e all’oliveto dove c’aspetta il coltivatore. “Avete trovato quello che cercavate?” “macchè” e ci fermiamo volentieri a profonderci in spiegazioni botaniche sul motivo della nostra ricerca “secondo me sta sopra alle pareti, oppure i cinghiali hanno mangiato il rizoma” obietta il tizio. La stessa cosa che avevo supposto. Dopo aver fotografato una splendida brassica napus con le api, torniamo alle macchine. “Potremmo tornare a Sezze” propongo a Enzo poco convinta “no, ci vuole troppo tempo” risponde, e poi so che ci sta andando Riccardo al quale auguro buona scoperta. Ci salutiamo e ognuno va per la sua strada. La mia, verso casa, intercetta il cartello “lago di Giulianello” e immediatamente penso di andarci. Non l’ho mai visto, la giornata è troppo bella per tornare, Sergio tanto non vuole muoversi, voglio proprio vedere dove passerà la famigerata bretella Cisterna - Valmontone che distruggerà questo splendido ambiente. Effettivamente è davvero splendido, tra verdissimi campi coltivati che fanno da cornice al Monte Lupone, si snoda un sentiero che arriva al lago, circondato da vegetazione palustre, cannucce, salici, pioppi. Uno scenario incredibile, non mi resta che fare il giro intorno al lago, anche se un cartello spiega che si ritorna dallo stesso percorso. Arriva un maremmano ma faccio finta di niente, come per i cinghiali, sono ricercatrice. Quello mi accompagna un po’ e poi si ferma, tranquillo, con un altro cane. Vado a fotografare oche e altri palmipedi mentre dalle cannucce di palude si levano uccellini non meglio identificati. L’oca, al contrario del cane, ha da ridire, mi soffia tutta incazzata ma poi, visto che la fotografo, fa pure la vanitosa spiegando le ali. Il giro non è del tutto semplice, meno male che ho gli scarponi, si attraversano zone melmose semi allagate di una bellezza incredibile. Ho anche il piacere di trovare un pò di crocus biflorus, profumati anche questi come il suaveolens. E secondo me, c’era anche la quercus crenata ma, non trovando ghiande, sono rimasta molto incerta sulle determinazione. E mò basta, la giornata è ancora bellissima ma Sergio sta a casa come Penelope. “Ulisse è tornato” strillo ogni volta che rientro, ma lui è contento, che è stato a casa e che sono tornata sana e salva…magari con un po’ di graffi.
Alla prossima Mg 11.2.2021

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