resoconto precedente

torna all'indice
torna al Menù

Pozzo del Pifferaio - disarmo

Antefatto L’antropocene malefico scioglie i ghiacciai, secca piante e grotte. Ah si? Anche le grotte? E vai!!!!! l’unica categoria a cui l’antropocene piace sono gli speleologi, tanto, cambiamenti climatici in grotta? magari. Lavinia, assodato che non piove da quel dì, propone il disarmo del pozzo del Pifferaio, “previo rilievo” aggiunge Paolo “e già che ci siamo anche le foto”. Roba che al Pifferaio meno materiale porti meglio è.

L’epica impresa: A Esperia assembliamo le squadre: Nozzolone e la new entry locale , Salvatore, appiccati alla quercia di Clino per insegnamento dei rudimenti di salita e discesa; Lavinia, Andrea, Federica e la sottoscritta al Pifferaio per disarmo, rilievo e foto. Scendiamo in apnea, passando per metri e metri d’immondizia varia, cercando di non guardare, non toccare, lievitare e poi giù per i pozzi in fila indiana. Lasciamo scendere velocemente i rilevatori, tanto ad Andrea e me sono assegnati il parziale disarmo e le foto. Andrea passa per mille passaggi stretti, sempre più stretti, armati e disarmati. E io dietro con l’idea che li dovrò rifare con zaino-ragazzino. Vedo un pozzo non armato “tranquilla, ci sono gli appigli”. Sehh! a vederli, che già non ci vedo di mio. Ma osservando che Andrea non precipita lo seguo, tranquilla no, piuttosto rassegnata, se è la mia ora, bon. Finchè arrivo davanti a un pozzo strettissimo, tutto pozzo pozzo, non un po’ inclinato, no, buco per terra di profondità infinita e, soprattutto, non armato. “Tranquilla, di qua si passa”. Stavolta di appigli non ne vedo proprio, solo sto buco fondo nel quale Andrea passa a malapena e sprofonda nel nulla. “In sto buco non ci scendo, ti aspetto” è la mia risposta definitiva. Sarà anche la mia ora, ma proprio nel buco? Però non ho fatto i conti col freddo siderale. Sento Andrea sotto che parlotta con Paolo e nulla che accade, tipo che esca con la corda da 80, no, parlotta. Più che la paura del buco potè il freddo. Scendo. Non so bene come, i piedi diventano prensili e atterro più o meno sul casco di Andrea. “E la corda?” “e, sapessi….” ecco fatto, sta a vedere che Paolo ha trovato un pozzo da 80 nel putridume. Invece no, è cascato il set da rilievo in un buco infimo e Lavinia più esile delle più famigerate strettoie, ha usato la corda per recuperalo. E poi detto fatto fa il rilievo con Federica mentre Paolo sparisce in una fessura infinita dritta per dritta. Non ci resta che aspettare la corda, prenderci mazzetta e scalpello, riempire gli zaini e tentare la risalita. Che, a onor del vero, è molto meno peggio di quanto m’immaginassi. Sarà che ho applicato la tecnica Badinesca, ogni passaggio studiato al millimetro per non fare sforzo alcuno. Ma tocca anche fotografare. Andrea mi fa immobilizzare a metà pozzo con lo zaino penzoloni che non ne vuol saper di star fermo, e io fotografo Andrea dentro la strettoia con le gambe rattrappite nello sforzo supremo di uscire ma senza farlo che la foto vien male. Assolto il compito nostro usciamo. Choc termico, fuori fa un caldo tremendo e dobbiamo svestirci senza toccare il fango contaminato. Imbustato il tutto raggiungiamo Sergio e Salvatore. “Com’è andato l’insegnamento?” “bene, ha fatto tutte le manovre, ma dopo le prime due alla terza s’è scordato tutto”. Ecco fatto, le nuove generazioni, causa smartphone, hanno la memoria dei pesci rossi. Ecco la nuova generazione arrivare di gran carriera. Chi? Dario! Che non ne vuol sapere di ascoltare la vetusta storia di Pinocchio preferendo di gran lunga fotografare Luca e Roberta con la mia digitale. E devo dire che le foto sono venute sicuramente più belle di quelle che abbiamo fatto in grotta. E gli altri? Escono nemmeno troppo tardi, rilievo e disarmo quasi completato. Manca solo una corda. Se continua a non piovere volontari cercansi. Magari ci mandiamo Salvatore, tanto manco si ricorderà che dentro c’è l’iradiddio di immondizia.
Alla prossima!!!!!!!!!! Mg 24.3.2019
resoconto precedente

torna all'indice
torna al Menù