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Le orme con QuellidelCAI

Antefatto Come ogni giovedì s’intesse l’attività del gruppo più o meno democraticamente, ci sono gli imperativi categorici “Serini” e quelli eventuali “Nessuno”. Per cui chi è libero di domenica ben volentieri si presta ad andare ai Serini-Murano. Senonchè arriva la mail presidenziale “SOS necessitano volontari per illustrare orme e museo del carsismo a quellidelcai” alla quale il muto silenzio della lista fa riscontro. E io che c’entro in tutto ciò? Io che volevo andare ai Serini-Murano con doppio scopo, fiori (principale) e grotta-casamia (secondario). C’entra la lagna del Presidente che, dopo aver tentato in vari modi di distogliermi dall’andare ai Serini “facciamo le 3 di notte, Mario è lento” butta l’asso della manica “o ci vai tu a illustrare le orme o ci vado io”. E no, se c’è una persona a perdere quella sono io. Resta il fatto che ci sono i fiori di Costa Serini da classificare tutti, nessuno escluso “si, vado alle orme, ma prima vengo con voi e vi aiuto a portare il materiale”.

L’epica impresa: Presto, causa ora legale, eccoci all’appuntamento in 5: Stefano, Federica, Paolo, Sergio e la sottoscritta. “E gli altri?”. Assenza giustificata. Al parcheggio ai Serini lasciamo Sergio e, carichi come non mai, c’incamminiamo verso Campo di Venza, stavolta però devo tornare per le 11,30 a.m. causa orme. Cioè ho pochissimo tempo per raggiungere il campo. Impiegato male tra fiato corto e foto. Foto? Si con la digitale rotta riesumata dal Nozz “prendi questa che ancora va bene” ma senza scheda. Dopo 5 foto mi avverte di essere piena e che non rompessi più le balle con tutti sti fiori che poi son sempre gli stessi. Vero è. Fatto sta che alle 10,45 Paolo ferma la salita di colpo e decide che devo scendere “altrimenti non gliela fai ad arrivare in tempo, lo so io”, “veramente avrei un altro quarto d’ora” rispondo subdolamente tentando di giungere almeno al piano laddove i fiori pullulano, sempre gli stessi. Macchè, non vuol sentir ragioni, mollo la mia parte di carico e corro dal Nozz, con un quarto d’ora di anticipo. Ora abbiamo il compito istituzionale, illustrare le orme a quellidelcai, che vediamo sparpagliati lungo via San Martino, come un branco di capre aurunche. Bontà nostra che non li mettiamo sotto con la macchina ed arriviamo al sito laddove ci aspetta Clino. “Ma le avrei illustrate io”. Cosa che in effetti fa egregiamente. Racconta loro di tutto e di più e io non saprei più che inventarmi. Poi mi cede la parola come se fossi la massima esperta geologa specializzata in dinosaurologia dell’universo. Non mi resta che raccontare del livello d’iridio nella gola del Bottaccione. Questa mi pare una chicca che pochi conoscono, meno che mai quellidelcai. Ma interviene uno del TAM che tira fuori la storia delle ossa dinosauresche trovate a Rocca di Cave, con lo scopo recondito di tutelare l’ambiente montano. “Vedete? Qua non si tocca niente, tutta l’Italia pullula di ossa e orme di dinosauro, chissà quante ce ne sono, basta scavare” ed estrae la bandiera del TAM “fateci una foto”. Sarebbe ora di pranzo, mi avverte lo stomaco, pranzo che sta al Rifugio Portella da raggiungere a piedi, circa un’ora e mezza di cammino. Chesseimatto, io e Sergio andiamo da Carmina in macchina, che il dovere mattutino è assolto. Resta il pomeriggio al museo. “Stavolta parli te” dico al Nozz. Invece parla la custode che, davanti alla foto delle eccentriche tira fuori la vetusta, superatissima, teoria del vento che le crea. Questa poi l’avrà imparata dai dinosauri del circolo. “Niente vero” intervengo “non è il vento, è la cristallizzazione” e Sergio peggio “anzi si formano proprio in ambiente con aria ferma”. Al che prendiamo il sopravvento nelle spiegazioni carsico-geologiche e ci subissano di domande ritenendoci gran professoroni “no, siamo speleologi, andiamo ai corsi e a nostra volta insegniamo agli allievi”. Vorrei anche aggiungere, chi è dell’SSI ha imparato da Paolo Forti e dalla sue dispense sugli speleotemi. Fortuna che, ad una certa, il museo, eccezionalmente aperto di domenica dalle 3 alle 4, chiude. Questa che il museo del carsismo è chiuso di sabato e di domenica è veramente una faccenda da risolvere, la protesta vivissima giunge da Luigi “la gente viene qua a Esperia per mangiare da Carmina e ogni volta mi chiede del museo e io che rispondo? Che è chiuso il sabato e la domenica?”. Appunto, da Carmina va bene, ma ci dev’essere lo scopo principale prima, o i Serini o il museo o, proprio al limite, i fiori.
E gli altri? Ancora dentro ai Serini, aspettando le tre di notte per uscire.
Alla prossima!!!!!!!!!! Mg 31.3.2019
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