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Grotta imbroglita

Antefatto: Francesco ha uno studio ben preciso da portare avanti: i cerchi di grotta. Quando andiamo in qualche grotta non è che chiede cosa e come ma se ci sono i cerchi. Ha messo in subbuglio tutto il Calgeron con i cerchi, viene a trovarci e cosa propone? “andiamo in grotta a studiare i cerchi”. Sergio, come regalo natalizio, gli costruisce l’apposito tavolino, ben contento di farlo pesante come i mutandoni del buco cattivo.

L’epica impresa: Oggi Diana e Sibilla, per diversi motivi, non ci sono, siamo noi tre, Mg, Sergio e Francesco, come ai vecchi tempi, ma stavolta non andiamo ai Serini ma alla Grotta imbroglita. “Dove sta?” “Per andare a Prato di Campoli, a 5 minuti dalla macchina” “pensa, ci sono andata una montagna di volte e manco sapevo che ci fosse una grotta”. Ovvio, gli speleo sono settari, conoscono tutto di una zona e niente di un’altra. Francesco mi avverte che staremo ore straore a misurare gocce che cadono nel cerchio, per cui mi premunisco di vestiario apposito. La grotta è un buco nel terreno, con un sasso in billllico dove tutti si siedono. Armiamo il micro saltino e scopriamo che dentro fa un caldo boia, tipo grotta sarda e, verosimilmente, ipogenica. Dopo la prima sala abitata da bestiacce pipistrellifere porta-covid, un altro saltino porta alla seconda. Armiamo nel punto più scomodo, onde utilizzare vecchi spit al posto di nuovi fix. Scendi, dai una musata sul masso, e sei nella sala più bella, tutta concrezionata, grotta sarda appunto. “Qua ci sono i cerchi” dice Francesco, ma nessuno li vede. “Eccoli!” indico tutta contenta cerchi bianchi tra il guano “a mà, quelli non sono cerchi, questo si”. Un puntino bianco dentro e un cerchio intorno, questo è. Gli altri? scomparsi. Forse stanno nella sala successiva, penso, e m’infilo in uno stretto cunicolo fangoso ritenendo che, al di là di una bagnatissima strettoia, ci sia, da rimbombo, altra sala. Francesco, del resto, non si ricorda bene. “Qua Sergio non ci passa sicuro!” strillo, “non ci passa nemmeno il tavolino e il tanicone da 20 litri” aggiunge Francesco, ma, non escludendo che ci sia effettivamente un’altra sala, si infila nella strettoia bagnandosi completamente nella pozzetta. Tutti i santi del cielo davanti alla capanna vengono menzionati. Esce moio imbombà “la grotta chiude! quale sala”. Quindi decide di uscire a vedere nello smartphone la foto dei cerchi, per capire dove stanno di preciso. A noi affida l’incarico di cercare altri cerchi e contare gocce. Ne trovo due mezzi, mentre Sergio, davanti alla sveglia, non sa bene come contare le gocce. Francesco torna di gran carriera “lo smartphone non prende, serve la chiave della macchina” e via, zuppo, con la macchina verso Veroli. Torna prima ancora di essere andato. Una saetta. “Ho visto il cerchio dalla foto, è qua, nella concrezione dopo il laghetto”. Veramente non c’è proprio, si vede che si è cancellato, ciononostante attrezza con Sergio tutto l’ambaradan di provette, imbuti, tanicone, tavolino e lo mette a contare gocce. Nel frattempo fotografo tutta la grotta che ne vale la pena, bellina è. Lui pure cerca altri cerchi scomparsi, schifando i miei mezzi, non validi al fine dello studio, evidentemente. Bon, dopo aver contato abbondantemente e segnato l’intervallo della goccia, appresta un recinto di cordino e lascia l’esperimento in loco. “Ciò significa che devi tornare” il chè mi rallegra, scendere da Trento per le gocce ha proprio dello scienziato pazzo, direi. “Fra sei mesi, magari nel frattempo vado alla grotta del diavolo a cercarli” “Chessaimatto da solo che cascano tutti i matrulli di gesso e resti spiaccicato sotto e addio fighi”. Intanto cerchiamo di uscire senza che ci caschi questo qua, sopra il primo saltino. Invece nazzica ma resta saldo dove sta, dal tempo del bronzo antico, come attestano coccetti sparsi dentro la grotta. Se è resistito all’omo sparagnao, dovrebbe proprio cascare ora?Che come disgrazie ci basta e avanza il covid, tutta la grotta con la mascherina…

Alla prossima!!! Mg 22.12.2020

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