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Francia 2019

Antefatto: Nessuno, se non la voglia di rivedere i Pirenei e la necessità di scappare dal caldo di Roma. “Ma se ci stanchiamo torniamo indietro” Sergio, l’ansioso, mette le mani avanti “certo nel primo posto fresco con le montagne, là restiamo”, rispondo conciliante. “Quando tornerete?” ci chiedono tutti “non si sa” perché l’oggi è certo e il domani incerto, come ben sanno i saggi.

9.7.2019 Gorlasco
La prima tappa è Gorlasco, dove troviamo da dormire a prezzi stracciati. Posto che fa per noi, 4 case in tutto, la strada finisce qua e come panorama le grottifere Apuane. Fa talmente caldo che le nostre uniche necessità impellenti sono una doccia e l’immobilità assoluta. L’unica fermata che ci concediamo è a Marina di Bibbione, sperando di fare una nuotata, ma il mare mosso è marrone-fogna, la spiaggia è zeppa di gente, la pineta è polverosa, per cui facciamo un rapido dietro front alla macchina per arrivare, più rapidamente possibile, a Gorlasco. Mangiamo il solito panino nel muretto di Virgoletta e, nonostante l’invitante insegna “castello” manco entriamo nel paese, troppo caldo anche per trascinare i piedi. E poi, stranamente, la sciatica oggi non mi ha fatto compagnia, ci ha pensato il caldo umido. A Gorlasco il padrone di casa ci accoglie con una manciata di prugne “prendetene quante ne volete, gli alberi abbondano!” ma noi abbiamo gli occhi incollati al panorama delle Apuane “che monti si vedono?” gli chiediamo “conosciamo solo il Corchia e la Tambura, ma visti dall’altro versante”. “Venite, dalla camera li potere vedere meglio, anzi è lì che sorge il sole e di notte la luna li illumina come una lampadina, quello è Pizzo d’Uccello e quello è il Sagro”. Di tutte le curiosità che uno può avere per una zona sconosciuta, e che il padrone ci racconta per filo e per segno, le uniche che destano un qualche interesse sono le aguzze, marmose, Apuane. Manco i fiori, e questo la dice lunga sul clima di oggi. Per cui, appena il padrone, visto il nostro estremo disinteresse, ci lascia al nostro destino “mi raccomando, prendete le prugne”, ci buttiamo sotto l’acqua e poi, mortimazzati, a leggere nel terrazzo vista Apuane, fino all’ora di cena. Scendiamo ad Aulla, al Kebab, nostro ristorante preferito e bon, stramazzati a letto, sperando di vedere la luna illuminare i monti. Però questi posti scistosi meritano, verdi, con una vecchia polveriera circondata a case di operai crollate, una meraviglia!

10.7.2019 Sauze d’Oulx
Percorriamo la Val di Susa notavnotavnotav fino alla sommità, con gli occhi puntati sulle montagne incombenti, scistose e amiantiche, dove sarà il famoso buco? Lo chiediamo a una barista “dove sta il buco della tav?” “niente saccio!”. Che qua nominare la TAV è toccare un nervo scoperto. Finalmente eccoci al nostro albergo “La fontaine” che sta a Jouvenceaux. Per inciso Sauze deriva da “luogo roccioso” e la frazione Jouvenceaux dai Sauvincatili che qua abitavano col re montanaro Cozio. Perché siamo capitati nelle Alpi Cozie, nientemeno, e davanti a noi c’è una montagnona dolomitica tutta sghimbescia, Seguret, con dei buconi pazzeschi, la grotta dei Saraceni e la Baume, che ci sarei andata immediatamente. Ma non sto con quellidelcai né con quelli del GGCR, sto col Nozzolone che mi propone il “sentiero dorato”, tutto all’ombra, chissà se riusciamo a tornare o cosa. Perché sto sentiero, che passa sotto una seggiovia e si chiama anche Prariond Tachier, si sa dove inizia ma non dove finisce. Finchè percorre l’ameno, boscoso, fiorito versante, tutto ok, ma poi finisce di botto in un parcheggio a pagamento. Vuoto. E per ritrovare l’albergo tocca farci tutto il paese in pieno sole, su asfalto, senza uno straccio di marciapiede, mettere il navigatore perché non riusciamo più a trovare l’albergo, passare per il cimitero e bon. Ovviamente a me è andata bene, ho fatto una buona scorta di foto di fiori nordoccidentali, tutti da catalogare, ma il Nozz è accaldato, stremato, affamato e scopre che qua i prezzi sono carestosi. E già, è un posto alto de cavaloto, famoso per lo sci, ma ora di neve manco l’ombra, tutta squagliata per la val di Susa, dentro al buco costruendo. I prezzi però rimangono alti, per cui optiamo per la solita pizza-kebab, che mi par di capire sia il menù serale di questo tour.

11.7.2019 Vif
Scavallata l’Italia siamo di colpo in Francia è già ci viene un senso di sgomento, noi non parliamo francese e loro non tanto l’inglese, se è per questo, manco noi. Però la vista di queste montagne, aguzze e geologicamente interessanti, ci fa passare la paura, siamo sugli Ecrins con un centinaio di montagne superiori ai 3000 m, una quarantina di ghiacciai, nonchè 740 km di sentieri. Al colle Lautaret, 2058 m, ci fermiamo ad ammirare il ghiacciaio Romanche Guisane, uno dei pochi ancora in vita, nonché il giardino alpino. Questo però non lo visitiamo, costa 7 euro e ci rimarrei tutta la vacanza, mi limito a fotografare tutti i fiori pullulanti nei dintorni mentre il Nozz torna in macchina ad aspettarmi, più o meno pazientemente. Conoscendolo mi sbrigo e resto con la voglia inevasa di fiori, sentieri, ghiacciai e montagne di 3000 m e passa. La sua voglia però è di pastasciutta per cui ci sbrighiamo a cercarla ma, stranamente, nel frattempo acconsente a risalire una cascata, 5 minuti, e farmi due foto, si vede che gli gira bene nonostante la fame. Fortunatamente trova da sfamarsi con una cofana di pastasciutta per cui rimane ancora con una certa dose, non dico di buonumore, ma di atarassia, che tento di scalfire facendogli ammirare pieghe, scisti, frane, cascate, acque torbide e grigiastre, chi più ne ha più ne metta. Finalmente eccoci a Grenoble e, visto che a Vif ci dobbiamo essere dopo le 6, saliamo sul Vercors per un sentiero che il Nozz ha individuato scartabellando le sue mappe. “Porta alla Gouffre Berger, ma non so in quanti kilometri”. “Questo si che è entusiasmante” penso, sperando dentro di me di arrivarci alla grotta. Invece fa un caldo umido tremendo e il sentiero è entusiasmante solo per me che trovo parecchie specie che mi mancano, non per lui che inizia la solfa e dopo un po’ decide che ne ha abbastanza. Ufff che è sempre incazzato sto qua, e quando gli gira bene sembra sempre scocciato. L’idea che mi sono fatta è che il suo ideale di vita sia stare al pc 24 ore al giorno con qualche sosta per mangiare una cofana di pasta e se lo porto in giro la colpa è mia. Un vero divoratore di energia. Così arrivati a Vif, quando finalmente sembra riprendere buon umore al solito kebab, gli dico a brutto muso che se lui è stanco è perché invece di entusiasmarsi per ogni sasso e pianta come faccio io trova sempre da ridire su tutto e per tutto. “Una vacanza a Villa Fulvia come la vedi?...”

12.7.2019 Lans en Vercors
Come l’altra volta, arrivati sul Vercors, ci siamo cascati dentro letteralmente e non siamo più riusciti, il posto ammalia, grotte, montagne calcaree, forre, siti paleolitici e bon, qua restiamo, almeno qualche giorno. Così tanto per saggiarlo, da Gresse en Vercors saliamo al Col de Allimas (1352m) per prendere un sentiero a caso. Dove? Non si sa, spererei, al solito per la montagna più alta, il Gran Veymont (2346m) che sta sopra di noi. Invece no, siamo saliti al Crete de du Brisou (1668 m) , 4 km e 300 m per 320 m di dislivello. Che per noi e, soprattutto per il caldo, come aver fatto chissà che. Il sentiero, a onor del vero, si snoda nel bosco misto a pino uncinato, ci sono orchidee di vario genere, fiori a non finire, boleti luridi, torbiditi, tutta una scusa per camminare piano, tant’è che il sentiero va in piano praticamente. Solo quando esce allo scoperto, prima del col, c’è una pettata dritta per dritta che se non fosse per un panorama mozzafiato sull’isolato Aiguille (2087 m) sulla sinistra, sulla catena del Vercors che stramazza sulla destra e sul vagheggiato Grand Veymont dal doppio calcare, col cavolo che saremmo saliti. Invece no, vedo il Nozz davanti a me che, baldanzoso tira dritto mentre mi attardo a fotografare una marea di fiori che mi attirano peggio del Grand Veymont, esagerati, tutti qua stanno. In cima c’è un’orrenda fine di funivia che rompe il panorama ma ottime panchine per mangiare il moscio formaggio francese con l’ottima baguette. “Per salire il monte calcareo?” chiedo al Nozz per fargli venire voglia “chesseimatta, guarda là”. In effetti guardo là e vedo la bianca serpentina che sale sale, roba da quellidelcai. Torniamo giù per riposarci all’ombra, e lette due righe di Steven Hawking, mi cascano gli occhi per terra, altro che le stelle, dormo fino a sera, che la notte prima l’avevo passata quasi tutta a classificare i fiori con gli itinerari di Daniela di Actaplantarum. La parte dura della giornata è la ricerca del posto dove dormire a Lans en Vercors laddove il navigatore che si rifiuta di saperlo e il padrone che non parla inglese e non sta manco qua, ci regalano una caccia al tesoro. Finalmente, dopo due miliardi di telefonate multilingue capitiamo nel buco giusto, buco proprio, e per cena altro panino col formaggio moscio. Però, finalmente, il Nozz è entusiasta, fa quasi freddo in questo buco sperduto nel nulla.

Percorso: Da Gresse en Vercors si sale a Col de Allimas (1352 m), dove si parcheggia la macchina, per percorrere a piedi un facile sentiero tra boschi di pino uncinato fino a Crete du Brisou (1668 m), con 4.3 km e 320 m di dislivello. Il panorama mozzafiato che si gode nel pianoro sommitale spazia dall’isolato Aiguille (2087 m) sulla sinistra, al Grand Veymont (2346 m)di fronte e alle digradanti pareti calcaree sulla destra.

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