Su stampu di Katiuscia

Una grotta sul Monte Lupone

Inquadramento geografico:
La grotta di "Su stampu di Katiuscia" si apre nel settore nord occidentale della catena dei Lepini ed, in particolare, vicino alla cima di monte Lupone, che con i suoi 1378 metri domina, da un lato, la valle di Montelanico e, dall'altro, i paesi di Cori e Norma. Il Monte Lupone, è la prima cima notevole della catena dei Lepini, che s'incontra provenendo da Roma, diretti a sud, e costituisce il culmine di una lunga e uniforme dorsale coperta da boschi di faggi, che ha inizio ad ovest del Monte Rinsaturo.
La dorsale del Monte Lupone verso est si sdoppia in due costiere, la prima diretta a sud est degrada lentamente sulla Costa delle Tombelle e poi sul vasto Pianoro di Montelanico (m 760 circa), l'altra, diretta a sud ovest, raggiunge il monte Erdigheta; la costiera prosegue per il Monte della Noce e termina sopra Norma con la Costa Lucini; verso nord degrada con folti boschi di faggio sull'ampio Campo di Segni (m 836).

Geologia:
La struttura di monte Lupone è quello di una dorsale allungata in direzione appenninica. Vi affiorano terreni calcarei di età cretacica ed, in particolare, sono impilati l'uno sull'altro i due termini: Cenomaniano inferiore e Cenomaniano superiore.
Il primo, quello più antico, è composto da calcari nocciola a pasta fine o micro-granulari (micrite), stratificati, con alternanze dolomitiche ed intercalazioni oolitiche o micritiche straterellate.
I calcari contengono una malacofauna fossile composta da rudiste e da foraminiferi tipici di ambienti deposizionali di piattaforma carbonatica interna. Talora si rinviene all'interno di questi calcari un livello marnoso-argilloso ad Orbitoline.
Al di sopra, in continuità deposizionale, si ritrova il Cenomaniano superiore, caratterizzato da calcari bianchi o avana, stratificati come i precedenti ma con intercalazioni dolomitiche più rare.
Anche qui si ritrovano macrofossili legati all'ambiente di piattaforma carbonatica .
Dal punto di vista tettonico l'area è attraversata da faglie prevalentemente dirette e talvolta trascorrenti, tutte con andamenti appenninici o anti-appenninici.
La presenza di queste direttrici tettoniche si ripercuote sull'area generando serie di fratture parallele a tali lineamenti principali.

Itinerario:
Per salire sulla cima del monte Lupone ci sono diversi sentieri (da Cori, da Roccamassima, da Segni, da Norma), tutti abbastanza lunghi dal punto di vista speleologico, i quali sono stati da noi percorsi, per verificare l'itinerario più breve e più agevole.
Il sentiero che si è rilevato il più comodo per arrivare alla cima del monte ed alla nuova cavità scoperta, è stato quello da Campo di Segni (versante nord).

Come raggiungere Segni:
Da Roma prendere l'autostrada del Sole ed uscire al casello di Colleferro, si prosegue per pochi chilometri sulla S.P. Traiana, seguendo le indicazioni per Segni, oppure si percorre la via Anagnina, per Artena, Colleferro, fino ad arrivare a Segni.

Come raggiungere la cima: (tempo di salita 1,45 ore).
Da Segni si segue la strada per Roccamassima, dopo 3,5 km si devia su strada asfaltata sulla sinistra, e si sale fino a raggiungere l'area di sosta posta sul limitare del Campo di Segni. Si prende, dapprima uno sterrato (possibile salire con fuoristrada) sulla sinistra del campo e poi, lasciato l'automezzo, si prende un sentiero sulla sinistra, che sale verso le fosse di Cori. Si prosegue fino ad arrivare sulla cresta priva di alberi, e la si percorre fino a raggiungere la vetta (sentiero segnato).

Come raggiungere la grotta "Su stampu":
dalla vetta scendere verso il versante di Cori, seguendo il sentiero che porta a selva di Cori, per circa 80 metri, la grotta sta leggermente sotto il sentiero, tra i faggi, oppure, senza raggiungere la cima, si traversa in quota dalla cresta fino ad arrivare al sentiero per Cori.

Ubicazione:
WGS84 33T 332284 4611795 da gps quota 1277m; dalla cima di Monte Lupone dislivello -100m.
Per arrivare alla grotta seguire il sentiero di cresta verso sud che porta alla Selva di Cori. Arrivati alla piccola cima segnata in carta IGM come quota 1327, piegare verso sud-ovest (traccia non segnata), oltrepassare una paretina e scendere sempre in direzione sud-ovest fino a quota 1277 m, nel versante rivolto al mare, la cavità è situata in una faggeta, all'interno di una evidente depressione.

La storia:
Durante il nostro vagabondare per monti, ci siamo sempre chiesti perché il monte Lupone, geologicamente simile ai più speleologicamente famosi Sempreviva, Gemma ed Erdigheta, fosse, invece, privo di grotte di una qualche importanza. Sono segnalate, infatti, nel monte, solo alcune cavità presso il comune di Cori, qualche pozzo presso "le fosse di Cori", ma tutte di modesta entità.
La riposta poteva essere nella difficoltà di trovare cavità accessibili facilmente raggiungibili.
Così, armato di buone speranze, qualche elemento del GSG, inizia speranzoso a percorrere i vari versanti del monte.
Destino volle che, in tali vagabondaggi, partecipasse anche una nuova iscritta, Katiuscia Lops, reduce dal corso di speleologia, la quale, con la fortuna dei neofiti, individuava una interessante cavità assai promettente, stante la presenza di notevole aria soffiante; poco sopra tale cavità, era presente anche un pozzo, ugualmente soffiante. Entrambi i buchi, però, risultavano, al momento impercorribili, chiudendo in fessure impraticabili.
Il lavoro di scavo, quindi, portato avanti per 9 uscite, quasi tutte invernali, si è temporaneamente concluso con il rilievo della seguente grotta:

Su stampu di Katiuscia
Rilievo: Lobba, Lops, Scampati (13.6.2004). Disegno ed esecuzione: Lops
Pianta

Sezione
Speleometria: dislivello 18,7 m , due pozzi m. 3 e 5. Sviluppo spaziale metri 12 per 13

Geologia della grotta:
(a cura di Mario Biagi)

La grotta è probabilmente impostata su una frattura (senza dislocazione sugli strati) che taglia sub-verticalmente gli orizzonti calcarei del Cenomaniano superiore.
L'ingresso della cavità si apre all'interno di una modesta depressione in cui gli strati decimetrici di calcare si immergono a reggipoggio sul fianco meridionale del monte Lupone.
I cunicoli sono impostati lungo gli interstrati mentre le sale, che risultano di crollo, data la frana che vi si trova all'interno, sono generate proprio dall'intersecarsi di fratture nei livelli calcarei.
Anche il probabile ingresso superiore della cavità (Trono degli dei) si ritrova lungo un allineamento tettonico (ipotizzabile in quanto non rilevabile in superficie) con andamento anti-appenninico (trascorrente?).

Esplorazione e descrizione:
La cavità, si presentava, prima dei lavori di disostruzione, come una fessura soffiante all'interno di un evidente sgrottamento composto da strati immergenti, assai interessanti per la potenza metrica degli stessi. Alcuni metri sopra lo sgrottamento, chiamato dalla scopritrice "su stampu", una dolina, anch'essa soffiante, battezzata "trono degli dei" faceva sperare in ulteriore cavità in comunicazione con la prima. Su Stampu inizia con un condotto in discesa che immette in uno stretto pozzo, sceso il quale si arriva in un articolato salone di crollo.
La grotta si sviluppa con 4 sale parzialmente sovrapposte, generate dallo stacco di strati, provocato da evidenti faglie. Una sala immette, con uno scivolo in risalita, verso il trono degli dei, ma il collegamento non è stato effettuato. L'aria sembra perdersi tra i massi di crollo, la probabile prosecuzione è rappresentata da una strettoia "pavesino" lungo un corridoio a metà della terza sala.
Il pozzo "trono degli dei", profondo 6 metri, termina verso valle su strettoia in evidente connessione con "su stampu", verso monte in una fessura soffiante da disostruire.

L'interesse della grotta:
Le due cavità, ancorché modeste, sono interessanti per la possibilità di trovare un congiungimento profondo (qualora si riuscisse ad arrivare ad un "attivo") con le sorgenti di Ninfa.
Infatti tutti i lineamenti tettonici del monte Lupone hanno un andamento che potrebbe condurre in quella direzione.

Attrezzature:
La cavità può essere discesa in libera, con facili passaggi di roccia, eventualmente due spezzoni di corda da circa 10 metri.

Esporatori ,scavatori e scherpa:
Bonacina Max, Ciarlo Alessandro, Cirinei Mauro, De Carlo Sergio, Gagliardi Angelo, Lobba Maria Grazia, Lops Katiuscia (la scopritrice che ha costruito anche il nuraghe), Najjah El Idrissi Chakib, Nozzoli Francesco e Sergio, Pinelli Laura, Pinta Sabrina, Scampati Michele.

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