pagina successiva
torna all'indice

SICILIA 2016

3.3.2016 Catania “Uora uora arrivò u ferriboat”, caro assai, ben 37 euro, a momenti opto per il ponte. Sotto una pioggia sferzante c’imbarchiamo alla volta di Messina, ma a noi che ce frega? Dopo la mozzarella di Paestum c’aspetta l’arancino del traghetto. Il viaggio alla volta di Avola non è male, a Taormina il sole splende, ma dove facciamo la sosta? A Catania! Appena entrati in città vedo un cartello “orto botanico” è lì che voglio andare. Però abbiamo lo stomaco che reclama e vicino al carcere c’è una rosticceria che sforna meraviglie. Sergio si prende una pasta con i funghi e io il pescespada, il tutto servito con estrema gentilezza e disponibilità, per soli 8 euro. E che, ora ben satolli, non ce la vogliamo mangiare una pastarella siciliana? Entriamo in pasticceria “non c’è niente, andiamo via!” “No!! Che volete? La facciamo espressa!” detto fatto al Nozz offrono una pastarella con la panna e a me il classico cannolo alla siciliana, che dire fresco è poco, una squisitezza mai assaggiata. Per smaltire non ci resta che girare per l’orto botanico che, a onor del vero, è quasi come quello di Cagliari, ad essenze. Peccato che nella zona delle piante siciliane i cartelli non corrispondano alle specie, non tutti almeno. Si vede che è poco curato e mi tocca smucinare per bene tra le erbacce per trovare le endemiche giuste. A ciò redarguita dal giardiniere che ne capisce assai meno di me, di piante “non si entra nelle aiuole” “A no?” e come faccio a fotografare ste schifezze per niente fiorite poi. Bon, ammiriamo solo le piante eclatantemente enormi e via, alla volta di Avola. Qua facciamo conoscenza con la padrona della nostra futura residenza che ci avverte “qua c’è sempre il sole, anche se dappertutto piove” e secondo lei, perché staremmo qua invece che girare per l’umida Gorga? Bella la mansarda, siamo pieni di bernoccoli, ma c’è tutto, anche troppo, provvediamo a levare una tonnellata di ninnoli barocchi prima di impossessarci della cucina. Dopo di che facciamo una bella spesa dal verduraio: insalata, pomodori locali, porri e nero d’Avola. “Ma se non beviamo” osserva il Nozz. “Come no? Ad Avola è obbligatorio assaggiarle il nero”… “anche per scaldarmi” aggiungo, sperando che s’impietosisca metta il condizionatore a 31°. La cena che preparo con ste verdure buonissime è eccellente, terminata con arance e pompelmo locali che la padrona ci ha fatto trovare. Bon, domani si cammina, che qua ho idea che torneremo a casa obesi, ma molto, molto contenti!


4 marzo 2016 Cavagrande del Cassibile . Ci svegliamo di buon’ora, come mai? Sarà l’aria sicula e la voglia di goderci tuttecccose. Prima di tutto la pasticceria sicula. “Caffè e cornetto piccolo, grazie” “come lo vuoi?” “che avete?” “cioccolata, crema, ricotta..” mi risponde il barista con aria truce, come dire, che non lo sai che qua non esiste un cornetto piccolo senza niente come al nord.. “ricotta!!” mihh che bontà, e meno male che questo era piccolo, giganteschino altro che! Il Nozz invece opta per il pane, ma qua di forni non se ne vedono, allora andiamo all’Eurospin che hanno il pane con il sesamo e facciamo una fila tremenda perché i siculi quando comprano da mangiare fanno tutto molto in grande. Bon. La nostra metà è la Cavagrande del Cassibile. La giornata è bellissima ma c’è un vento tremendo e davanti al sentiero c’è tanto di cartello “chiuso”. Va beh, mi prendo un caffè e chiedo al barista e al tizio della baracchetta, lumi sul sentiero “è chiuso?” “all’italiana, scendete per di là a vostro rischio e pericolo, quand’era aperto c’era sempre l’elicottero a portar via infortunati, ora che è chiuso non si fa male più nessuno”. Scendiamo per di là a nostro rischio e pericolo, “tanto noi del CAI” dice il Nozz “abbiamo l’elicottero assicurato!”. E lo so bene come funziona con le responsabilità “Vedi di non scivolare che qua manco il CNSAS viene a prenderti!”. La visione della gola sottostante e degli ipogei di fronte sarebbe spettacolare ma tanto sono troppo presa a fotografare le pianterelle sicule, praticamente come quelle del Gargano direi, ma hai visto mai….Arriviamo al bivio “laghetti grandi” e dall’altra parte? Niente. Optiamo ovviamente per il niente trovandoci subito tra i cellymassagg e una traccia su e giù sempre peggio. Ricordandomi del non elicottero e della gamba del Nozz convengo che è meglio tornare sul sentiero dei laghetti. Infatti è meglio. I laghetti sono spettacolari con acqua limpidissima e proseguiamo per il sentiero incuranti del divieto “caduta massi” fermandoci solo all’orlo di un saltino viscido che sia mai caschiamo nel lago....che manco l’elicottero…Ora ci aspetta il lungo ritorno, il Nozz non deve superare i 100 ma va sempre a 120, io ne approfitto per tentare di far macro da accecata che ne viene una buona su due miliardi. Ad una certa incrociamo un sentiero che taglia ortogonalmente quello che stiamo risalendo. “Ti va di farne un pezzo?” mi chiede il Nozz “come non mi va? Eccome se mi va!!!” tra l’altro è orizzontale, seguendo il tracciato di un vecchio acquedotto, e si affaccia sul torrente sottostante con vedute da cardiopalma. Ficchiamo il naso su due grotte scavate con acqua corrente all’interno, una delle quali soffia aria fredda. Pensiamo sia l’acqua utilizzata dai paesi sottostanti. Il sentiero prosegue all’infinito, per cui dopo un po’ torniamo indietro, tenendocelo per tempi futuri. Tornati in macchina cerchiamo l’Avola antica, dov’è? Non si sa. Un siculo interrogato sull’argomento ci spiega che ci stiamo sopra, bon, non c’è nulla, allora andiamo a Noto antica, quella c’è, ma vista l’ora tarda ci torneremo per visitarla con tutta calma. Non resta che visitare Noto moderna, ossia il barocco siciliano. Ad essere proprio sinceri a noi di sto barocco siciliano frega una mazza, più che altro mi serve un bar con toilette e magari qualche buon dolce da sgranocchiare. Così, già che ci siamo, ammiriamo anche il barocco con grandi ah e oh, anca par la gente che vede, sia mai siamo venuti qua per niente. A sto punto non ci resta che perderci per le vie di Avola moderna che è un frattale, uguale in ogni sua parte, anche il navigatore ci si perde. Una buona pastasciutta fatta con salvia e mentuccia del Cassibile condisce la fine di questa soddisfacente giornata.

5 marzo 2016 Noto Antica . Il dilemma della mattina è “slaparare la marmellata della Marina o scofonarsi di cornetto con la ricotta?” la risposta è “tutte e due” e bene facesti figghia mia …che l’energia è servita tutta per girare Noto Antica. La giornata, iniziata con un bel sole, è terminata nella fredda nuvolaglia, ma nel frattempo abbiamo sceso e risalito la valle dal Carosello e non solo. La visita a quel che resta della città, distrutta dal terremoto del 1693, comincia dall’imponente Castello Reale, laddove ammiro graffiti strani, poi gira di qua gira di la, cammina, cammina, ci troviamo sulla punta del Colle Alveria, nell’eremo di Santa Maria della Provvidenza. Un siculo, con cane che vorrebbe sbranarci, visto che sto fotografando con grande phatos l’endemico l’Antirrhinum siculum Mill., mi fa vedere il cappero “qua ci sono i capperi” si e noi abbiamo anche la cicoria, anvedi! Ciò detto prendiamo velocemente la discesa per Cava Carosello, così si chiamano i valloni, cave. La nostra meta sono le antiche concerie arabe, ma già la discesa è un’opera archeologica, con tanto di sentiero scalinato scavato nella tenera roccia miocenica iblea ed ipogei paleolitici dovunque. Arrivati al fiume Asinaro ne ammiriamo la limpidezza, il fiume qua nasce, più su acqua non ce n’è. Bon, belle le concerie, bello l’antico mulino, tutti entro ipogei, magnifici i fiori che mai avevo visto prima. A sto punto il Nozzolone, smentendo certi ragazzi che dicono che il sentiero qua finisce, prende il tablet e passo passo risale la valle dall’altra parte. Attraversata la valle, il sentiero continua verso il colle Alveria e si biforca. Così decidiamo di risalire il colle di fronte, anche perché sembra che anche qua gli antichi abitatori abbiamo scavato scalini per non si sa dove, non c’è scritto niente al riguardo. Raggiunta la cima torniamo sui nostri passi per arrivare nuovamente a Noto Antica. Vorremmo anche visitare la necropoli ma è chiusa, eppure alla mattina abbiamo visto persone aggirarsi nel sito. Ne deduciamo che questa si può visitare solo con qualche visita guidata anche se la pro loco dice che è tutto aperto. Le stranezze di sto posto continuano con una pianta esotica dai fiori giganteschini i cui proprietari non conoscono il nome e l’assenza della vendita di limoni nelle varie bancarelle, nonostante qui sia tutto un limoneto.

6.3.2016 Siracusa e Ortigia Prima domenica del mese, giornata dei musei gratis: Paolo Orsi, aspettaci!! L’abbiamo visto più volte ma ogni volta ci regala stupore e meraviglia, e oggi poi….ma andiamo con ordine. La visita al museo inizia della geologia della Sicilia ed, in particolare, dei monti Iblei e già la cosa ci riempie di gioia ed interesse, poi si passa alla paleontologia, alla preistoria, al neolitico, ai greci e…tutto un tratto udiamo delle grida che non accennano a diminuire. Che è? Una che ha dato di matto? Una che è rimasta impressionata dagli elefanti nani? Una diversamente abile portata a forza nel museo perché oggi è gratis? Però sta matta urla “Troia” e ciò potrebbe essere uno spiraglio di comprensione anche perché vedo una statua umana vestita da greca antica che se ne sta là impietrita tra una vetrina e un’altra. Più avanti due maschi urlano a pieni polmoni quella che mi pare essere una tragedia greca. Ad un tratto uno dei due si butta sulla folla e mi punta a freccia come se volesse travolgermi dall’ardore della scena. Altro non posso fare che darmela a gambe levate col Nozz che mi deride “stanno facendo le Troiane di Euripide!!!”. Ma ha poco da ridere perché, appena varca l’altra sala, una Cassandra spuntata dal nulla gli strilla addosso non so che cosa e lui che fa? Le sbotta a ridere in faccia. Povera Cassandra anche stavolta non è stata creduta né come greca né come attrice. Con il terrore di trovarci addosso qualche altro attore in vena di tragedia greca ci aggiriamo quatti quatti, un orecchio ad ascoltare le Troiane e un occhio a guardare i reperti. Finalmente salvi dalle Troiane infuriate usciamo dal museo per placare i morsi della fame in una provvidenziale rosticceria. Mangiamo tortellini e frittura in una panchina, dolcetti ricottosi nel bar di fronte e, per smaltire il tutto, ce ne andiamo a piedi ad Ortigia. Vorremmo vedere colà una mostra su Leonardo da Vinci ma questa si paga per cui, gratis, andiamo a fonte Aretusa, previa sosta nel chiesone ex tempio di Artena, laddove il Nozz si siede prostrato dalla fatica. Prima che arrivi qualche frate a confessarlo ce ne andiamo a passo lesto che nella parte al sole di Ortigia fa un caldo che si muore. Non per i siculi che stanno con giacca a vento, cappello e sciarpa di lana. Altra sosta al bar dei dolcetti “faceva caldo? No!!!oggi è freddino, in estate si che ci sta bene, 38°, 40°, un bel sole da starci tutto il giorno”. Ma de che!!! Va beh che sono nata a Calascibetta ma sti qua esagerano! Torniamo ad Avola previe soste ad ammirare il mare sporco di Fontane bianche e il dolmen che pare un accrocco mezzo tenuto su con pilastrini moderni. Però mi pare brutto con sto sole tornarmene dentro casa per cui lascio il Nozz a leggere in macchina e me ne vado a fotografare flora costiera, che oggi sto in astinenza botanica.

continua...
pagina successiva
torna all'indice