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MONTI SIBILLINI

INQUADRAMENTO GEOGRAFICO


La catena dei Monti Sibillini eleva le sue cime, tra le maggiori dell’Appennino Umbro-Marchigiano, nella parte più meridionale di questo, al confine con i Monti di Lazio ed Abruzzo. Ad oriente essa sovrasta, con notevole stacco altitudinale, le ondulate colline marchigiane che degradano progressivamente verso l’Adriatico. Ad occidente, invece, si raccorda e s’intreccia con l’articolato sistema dei Monti Umbri che si accavallano fino al Tevere e al Terminillo.Ospitano l'omonimo Parco nazionale dei Monti Sibillini.
Con una lunghezza di circa 40 km, sono fondamentalmente costituiti da rocce calcaree, formatesi sui fondali di mari caldi. Le cime superano frequentemente i 2.000 m di altitudine, come la maggiore del gruppo, il Monte Vettore (2.476 m s.l.m.), il Pizzo della Regina o Monte Priora, il Monte Bove e il Monte Sibilla.
Dall'asse principale della dorsale appenninica degradano un versante orientale, caratterizzato da valli strette e orientate a Nord (le valli dell'Aso, del Tenna e dell'Ambro, e un versante occidentale in cui si rilevano tre caratteristiche depressioni ad alta quota denominate i Piani di Castelluccio (Pian perduto, Pian Grande e Pian Piccolo).
Dal massiccio dei Sibillini nascono i Fiumi Aso, Tenna, Ambro e Nera. Nel Parco sono situati il Lago di Fiastra (artificiale) e, sotto la cima del Monte Vettore, il Lago di Pilato (1940 m.).

INQUADRAMENTO GEOLOGICO

La catena montuosa è costituita da rocce calcaree e calcareo-marnose del Mesozoico-Terziario inferiore, che si sono deposte nell'arco di tempo tra i 200 e i 20 milioni di anni fa. Può essere considerata una struttura geologica relativamente giovane, al pari di quelle dei principali gruppi montuosi dell'Appennino Umbro-Marchigiano.
Intorno a 200 milioni di anni fa l'area marina di basso fondale che occupava l'attuale areale dei Monti Sibillini, nella quale si deponevano calcari organogeni di piattaforma (Calcare Massiccio), fu sede di ampi movimenti distensivi che hanno portato alla formazione di dorsali sottomarine, al di sopra delle quali si deponevano modesti spessori di fanghi calcarei pelagici (oggi rocce compatte stratificate molto fossilifere) e bacini più profondi nei quali si deponevano invece ingenti spessori di fanghi pelagici calcareo-selciferi (attualmente rocce compatte stratificate).
All'inizio del Cretacico la sedimentazione in tutto il bacino è pressoché uniforme e costituita da fanghi pelagici calcarei. A partire dal Terziario ai fanghi calcarei pelagici si alternano, fino a sostituirsi gradualmente, depositi sempre più marnosi e argillosi.
Circa 20 milioni di anni fa, nel Miocene, la compressione e il conseguente piegamento delle rocce hanno portato al sollevamento delle prime dorsali riferibili al corrugamento della catena Appenninica.
Dopo 10 milioni di anni, alla fine del Miocene, importanti fenomeni tellurici hanno portato ad accavallamenti imponenti lungo le faglie, e progressivamente al definitivo sollevamento ed emersione di questo settore di catena, quindi alla formazione delle maggiori cime odierne, su una dorsale approssimativamente in direzione nord-sud.
Gli ultimi movimenti, due milioni di anni fa, di compressione verso l'Adriatico, hanno portato a fenomeni di sovrascorrimento e accavallamento su altri sistemi di faglia e conferito al gruppo il suo aspetto odierno.

SENTIERI NEI SIBILLINI

MONTE CUCCO - da Val di Ranco a Pian delle Macinare


mappa del percorso

Da Sigillo si sale verso Monte Cucco (Pian dei Cavalli) e alla sella si gira a destra fino ad arrivare all'albero ristorante "Tobia" dove si parcheggia la macchina. Prendere il sentiero n.1 che scende alla località "Fonte dell'acqua fredda" 1051 m. Proseguire il sentiero in mezzo alla faggeta fino alla biforcazione tra sentiero n.1 e n.17 (sulla destra). Continuare per il sentiero n.1 salendo fino alla località "Passo del Lupo" (1145 m) sulla sinistra, si segue ancora il sentiero arrivando a Pian delle Macinare (1150 m).
Si ritorna per il sentiero n.1 fino ad imboccare quello n.17 che scende fino al n.3, sulla sinistra. Si prende il sentiero n.3 che in 30 minuti arriva alla Forra di Rio Freddo e si segue il tracciato del torrente per tornare a Val di Ranco.
Lunghezza: 8 km, dislivello, 230 m, tempo di percorrenza indicativo: 4-5 ore.

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