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Siamo salvi! (Torrentismo Gole di Celano)

Antefatto: “Angeloooooooooo!!!!!!!!! Domani ci sei?” “si! Sono di riposo, che si fa?” “andiamo con Francesco e figlie alle gole di Celano!”.

l'epica impresaEccoci, quindi, all’appuntamento con Francesco “viene solo Sibilla, avete portato la corda?” “si la 25 e cordini da lasciare, il Nozzolone me ne ha dati una cifra” “”io ho la 50 e altrettanti cordini, lascia i tuoi”. Molliamo la macchina di Angelo al parcheggio e andiamo a vedere se c’è la famosa ordinanza “attenzione, vietato il sentiero per pericolo di crollo reale, a pasquetta 2012 è venuto giù tutto, i ribelli saranno puniti a norma di legge” “mica facciamo il sentiero, scendiamo le gole, st’ordinanza non ci tocca”. E andiamo con l’altra macchina a Val D’Arano. Qua non c’è affissa nessuna ordinanza ma un bel divieto di transito veicoli. La descrizione parla di 10 minuti a piedi prima di scendere le gole e di zanzare assassine che in sti 10 minuti ti assaltano la giugulare.
Faccio uno squillo al Nozzolone per avvertirlo che avrei spento il cellulare e c’incamminiamo. 10 minuti alla faccia, avremmo camminato minimo un’ora, delle gole nessuna traccia e in più Sibilla mi pianta una lagna infinita per la puzza dell’autan. Francesco, con due zaini strapieni, è partito a razzo insieme con Angelo, per cui non mi resta che inventarmi la storia dell’orso marsicano per acquietare Sibilla.
Finalmente con la gola secca e l’inventiva esaurita, ecco il sentiero e quei due che ci aspettano “Avete visto l’orso morsicone? Macchè è scappato dalla puzza..”.
Dire sentiero è un eufemismo, ci caliamo nella gola con Sibilla che adesso dalla puzza dell’autan è passata alla fobia della malaria. Fortuna che Diana non è venuta, tra l’altro camminare tra i sassi è assai disagevole, faccio appello a tutta la mia conoscenza sulle malattie tropicali ma ecco il primo salto da 15.
Arma Francesco che è del soccorso e io testo l’armo, poi scende Sibilla come non avesse fatto altro nella vita ed, a seguire, la truppa.
Angelo prova l’otto e vorrebbe buttare il discensore alle ortiche “pure io voglio l’otto!!” protesta Sibilla ma le passa subito quando mi vede sprofondare nell’acqua della seconda pozza, causa viscidume del toboga. “Ora vi armo la teleferica così non vi bagnate!” metto la corda tesissima su alberi e faccio venire zaini, Sibilla, Angelo e Francesco. La corda, i nodi e gli alberi reggono. Loro vengono ma la corda s’è intrecciata con l’altra e non c’è verso di farla scendere.
Francè arma un paranco che avrebbe fatto scendere i santi dal cielo, usando un cordinaccio trovato per terra (per risparmiare la quintilata di cordini che avevamo), che regge pure lui, ma la corda resta ndò sta. Soccorso all’opera, non gli resta che risalire arrampicando a prendere la corda che finalmente viene docilmente.
Ora c’è da passare per una cengia sopra un lago abbastanza fondo. Ci sono due cordini spaghi da scarpe come corrimano per cui Francesco mi fa sicura con la corda che poi metto anche per loro, tranne che per l’ultimo che va a fidarsi. Mentre passa Sibilla, Francesco butta macigni nel lago a scopo schizzatoio che innesca la reazione a catena di chi schizza di più. Alla fine al posto del lago è rimasta una morena, ma tanto fa pendant con il crollo di cui all’ordinanza, si sa che l’ambiente naturale prima o poi si perturba e i monti peneplanano dentro le pozze.
Il prossimo saltino, con lago e bagno assicurato, lo evitiamo passando sulla sinistra ma poi ecco l’ultima serie di salti, scivolo altre due volte nelle pozze tra i due e mi prende un accidente di freddo, tutta bagnata. Mentre Francesco arma l’ultima spettacolare calata con la corda da 50 e un cordino regalatogli da Angelo (i nostri l’abbiamo portati aggratisse..) mi metto a ballare con Sibilla, che ha freddo anche lei, con scalmanati tiwst e ge ghe ge, che al momento sono le uniche musiche discotecare che mi vengono in mente. Scende Angelo nel pozzone a testare l’armo e poi io e Sibilla insieme nelle corde affiancate, perché è piuttosto impressionante a vedersi.
Ma lei non batte ciglio, gambe a squadra e posizione perfetta, scende senza colpo ferire. Arriva anche Francesco e c’aspetta un lungo lago sotto un saltino. Impossibile non bagnarsi, per cui mi sacrifico per mettere la teleferica bagnandomi fino al petto.
La piastrina per la teleferica la raggiungo a salti per quanto è alta, ma alla fine riesco a metterci il moschettone e la corda. Ora arriva Sibilla che si diverte e la vuol rifare assolutamente. “Non se ne parla neanche!!!! sono bagnata fradicia e tremo dal freddo, tu ti stai scaldando per la provvidenziale maglia termica di Angelo, ma qua tocca pistare per scaldarci!” perché anche Francesco, per disarmare, scivola e fa il bagno nel lago “ho vinto la segaaaa!!” dice. Niente vero. La vincono altri due. A sto punto, infatti, tramite sentiero impervio, evitiamo accuratamente un ennesimo salto, che ci siamo stufati di armare disarmare, e finalmente arriviamo nel vero sentiero. Quello dell’ordinanza. Ahi noi! e mo? Ecco la fonte degli innamorati ed ecco, dopo un po’, un cane ringhiante, un ragazzo, una ragazza, con magliettine, calzoncini e nient’altro, che ci chiedono dov’è la fonte. “a 10 minuti”. Invece per noi resta il ritorno lunghissimo che non finisce più, ci scalda, ma mette a dura prova le forze di Sibilla e la nostra pazienza a sentire i suoi lamenti. “Quando arriviamo? Sono stanca!! Posso levarmi il casco?” “no, che c’è il crollo di pasquetta incombente e i vigili che c’aspettano al varco” “Appproposito, se li vediamo, ognuno per se, nessuno conosce nessuno, siamo arrivati per caso da una grotta che si apre a Ovindoli e guarda caso, finisce qua e poi sti vigili hanno la soffiata di nonna che ha telefonato dal ministero per sapere dell’ordinanza ed è la talpa alla quale portano i 30 sporchi denari”. Sta storia dell’ordinanza e come scamparla, ci fa ridere a crepapelle e distoglie Sibilla dal pensare al lungo cammino. Quando sta per imbrunire, ecco il parcheggio, sono le 8 di sera e telefono al Nozzolone “Ahò!!! Siete salvi? Ho già preparato il materiale e stavo per venire a soccorrervi!”. Si, da solo, col buio, i piedi cotti e l’anca incrodata, a posto siamo! Fortuna che non è venuto, in compenso s’è fatto buio davvero e quei due disperati col cane stanno dentro la gola. Francesco si cala nella parte CNSAS e inizia ad andare “Non c’andare da solo!!!”gli dico, allora si aggrega anche Angelo, sperando che il cane ringhiante non lo mangi. Si portano tutte le luci che abbiamo sempre come emergenza e ritornano in men che non si dica con i due ed il cane, talmente contento, che non la smetteva di leccare le mani di Angelo. “Abbiamo portato a casa la pellaccia ma, soprattutto, grazie a noi, l’hanno portata a casa quei due…..che hanno vinto la sega degli sprovveduti…”
Alla prossima! Mg 24.8.2013
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