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Sega scordarella (Risorgenza di Canale)

Antefatto: A noi del GGCR checcefrega del ferragosto?
Operativi come al solito, raduniamo 5 persone o grotta o morte ed andiamo a lavorare agli Aurunci.

L’epica impresa: Partiamo al solito di buonora, tappa al bar tecnologico o dei fighetti/e, con bagno e lavabo a cascata, che Roberta non voleva più venire via perchè voleva farci la doccia dentro, e su per la montagna, oggi affollatissima.
Lungo la stradaccia ALT! i nostri datori di lavoro della comunità montana ci fermano, ecchè, già lo sanno che stiamo indietro coi lavori? No, ci regalano un sacchetto della mondezza, ahh grazie, bel regalo adatto a noi.
Anche stavolta ci dividiamo in due squadre: Mg e Fabio alla risorgenza di canale per portar fuori i termometri; Nozzolone, Luca e Roberta a rilevare pozzo intrigante, a ciò costretti dalla perfidia di Mg “vi tocca, non potete fare i vaghi!”. Ovviamente io e Fabio manco l’abbiamo mai vista sta risorgenza, ma il Nozzolone ci munisce di apposita cartina blustinto e GPS mai usato prima e ci dà le dritte “non scendete nella valle, tenetevi a mezza costa, in 20 minuti c’arrivate”. “Fabio tu lo sai usare il GPS?” io si, bon, io ho la cartina, annamo”. Fabio prende alla lettera la mezzacosta, ancorché si veda un bel sentiero tracciato in basso.
A furia di camminare a sghimbescio ci troviamo su un assolato cucuzzolo “Fabio, il Nozzolone ha detto che passiamo sempre dentro il bosco, com’è che stiamo su sto monte brullo? E poi quanto manca?” Fabio con sto GPS in mano, che già abbiamo camminato a U per quasi un’ora, dice “60 metri” ah beh 60 metri…si ma in giù. E scendiamo una cifra, dopo un po’ chiedo “Fabio quanto manca che saremo scesi un 200 metri?” e lui “60 metri” ah beh allora. Ma 60 metri dove? E lo seguo che oltre a riscendere torna pure indietro.
Ad un certo punto decido di estrarre sta cartina blustino per capire dove stiamo andando su questa terra. Ma Fabio vede un solco vallivo tutto pieno di sassi sgarrupati e decide, non che è la risorgenza, che mancano sempre ancora 60 metri, ma una nuova grotta da vedere, che trova, piccola come un centesimo.
Ma lui mi fa salire per verificare ciò, fortuna che sopra sti 50 centesimi, manco a dirlo a 60 metri dalla risorgenza, c’è proprio lei, la nostra meta.
Operativi, ci vestiamo e m’infilo per prima dentro sta grotta che per fortuna mi hanno avvertito essere stretta. Per fortuna, perché è una strettoia dall’inizio alla fine. Trovo prima un termometro a terra ed il secondo dopo due secche curve a esse che hanno messo a dura prova l’agilità della mia colonna vertebrale.
Intanto Fabio mi aspetta appena prima delle curve, prendo il secondo termometro e gli cedo il passo, “vai e guarda com’è”. Intanto lo aspetto in piena strettoia, con il vento che mi fa compagnia fischiandomi gelido addosso, cavolo quanto deve andare sta grotta, ma come si fa? Tocca allargarla da bell’inizio, ma cerchiamo di non congelare nel frattempo che Fabio s’intrufola della doppia esse. Come fanno i monaci buddhisti a meditare nella neve? Sento Fabio che grufola qualcosa e quando sento che è vivo vegeto sopravvissuto alla doppia esse esco, che ne ho abbastanza di meditare come monaco buddista nel gelume della risorgenza. Al ritorno prendiamo appunto il bellissimo tracciatissimo sentiero ed in un quarto d’ora stiamo sulla strada, pure perdendo tempo a vedere un buco sotto un faggio dove Fabio s’infila speranzoso. Quasi quasi vorrei rifilare la sega al Nozzolone che c’ha detto di restare a mezza costa e già pregusto di aspettarlo spaparanzata sotto un faggio, quando li vedo arrivare tutti e tre belli contenti. “E come avete fatto presto!!!!!!!!! Avete rilevato tutto per benino?” “Si”, fa Roberta, “solo che Luca ha dimenticato casco e tuta, in compenso s’è portato gli stivali che non servivano affatto” che con la mia domanda non c’entra nulla ma è valida come assegnazione subitanea di sega scordarella a Luca.
E’ presto, ma il nostro porco dovere l’abbiamo fatto, e poi c’è talmente tanta gente quassù che preferiamo la placida tranquillità della città deserta, torniamo senza rimpianti, ovviamente, previa tappa doverosa al bar tecnologico dei fighetti/e laddove l’acqua esce da lavandino a sorcadigiapponese, stretta e lunga…
Alla prossima! Mg 14.8.2011
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