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Sega alla ripa di Cascano (Scavi)

Antefatto:Oggi, 22 marzo, secondo giorno di primavera, l’equinozio non ci è stato propizio, soffia un vento gelido e tutti hanno un sacco da fare, tranne Mg e Nozzolone, per cui usciamo noi, freddo o non freddo, ma in zona calda per lo meno, agli Ausoni, direi che va bene.

L'epica impresa:Paolo ci intima di scendere il buco trovato lungo il sentiero, ma, ricordandolo stretto e non soffiante affatto, tipico buco di Paolo, invece di portarmi l’imbraco preferisco portarmi il materiale da scasso per aprire quello più interessante sul campo chiuso di Cipollara.
Lasciamo la macchina dai villici di Cascano, non proprio sulla corte come ha fatto Paolo, più giù e ci guardano storto come l’altra volta. Il Nozzolone, estratto il manuale del “come si cercano grotte”, al pari di Paolo, chiede agli scontrosi villici informazioni su grotte e, come l’altra volta, ci rispondono che ci sono solo pozzi ma, aggiungono subito con ironico ammiccamento, “poco profondi”, ormai ci hanno catalogato (nel manuale non si parla di villici scontrosi ma di disponibili pastori) .
Saliamo per Ripa di Cascano e, come l’altra volta Paolo con noi, porto il Nozzolone a sperdersi sulla destra (nefasta la destra, com’è noto..)ben sapendo anche, che è pure sbagliato. Quando ne abbiamo abbastanza di spinosi celly-massag sommati con ampelodesmos che ci fanno lo sgambetto, torniamo sulla retta via. Arriviamo al pozzo famoso, m’inbraco con fettucce, il Nozzolone mi fa sicura a spalla e scendo arrampicando “miiiii! ma questo è fondo una decina di metri e scampana pure, anche mettendomi mani da una parte e piedi dall’altra non so se c’arrivo, Nozzolone, gliela fai a tirarmi di peso?” al no seguono improperi vari sul fatto che almeno due bloccanti due li potevo portare invece che piede di porco, mazzetta e scalpello. Vero, faccio ammenda, con la mazzetta appesa alla corda stimiamo il pozzo fondo ben 6 metri, rilevabile anche, ma non soffia per niente.
Saliamo verso il campo in cerca dell’altro buco da scavare, il GPS ci porta più o meno in zona e lo trovo tutto diverso, sarà la rotazione dell’Appennino in senso orario verso la placca dinarica che l’ha chiuso, questo mi pare più angusto dell’altra volta, boh? Cerco nei dintorni ma resta solo quel buco, pure richiuso da massi, si, l’avevamo richiuso, si vede che anche la roccia è ricresciuta intorno insieme al resto e l’aria poi non c’è per niente.
Tanto per salvare la faccia intimo al Nozzolone di darsi da fare con il piede di porco mentre tento di impicciarmi su voci che sento pervenire dall’altro versante del campo ”eccola, sta qua, l’ho trovata” chi sono? Altri speleo? I cugini che vogliono soffiarci il settore esplorativo Ausono? Non si sa, dubito però che i cugini vadano più lontano dei primi tre pozzetti di pozzo comune, per cercare grotte poi, figurarsi..
Intanto il Nozzolone, avendo estratto un sassetto, si dichiara soddisfatto “vedi? La grotta prosegue tutta stretta, qua non basta il piede di porco” infilo metà occhio ed effettivamente scorgo un nero stretto, rien ne va plus, andiamo oltre.
Il Nozzolone prende una strada sterrata che stoppa in cima ad un colle, meraviglia delle meraviglie, con un ben betilo, un’antica cisterna giganteschina, una specie di dolmen che funge da tavolino ed un panorama da paura su tutto il circondario Ausono. Non male, peccato per il calcare marnoso-arenaceo che affiora abbondante tra quello molto più invitante simile a quello dei fratelli Lepini-Aurunci; questi Ausoni non sono male, quasi meglio dei Ruffi, che è tutto dire.
La sega la vinco per mancato credito al buco di Ripa di Cascano, non avendo portato l’imbraco e nemmeno uno straccio di bloccante.
Alla prossima! Mg
22.3.2009
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