sega successiva
torna all'indice
torna al menu
Sega "qua si leva tutto!" (Scavo Pozzo Lionello)

Antefatto:Dove eravamo rimasti? Ah, si, al pozzo da 50/90 con "sibillo".
Da scendere previa pulizia dell’ingresso.
L’epica impresa: Oggi siamo tantissimissimi, quasi tutto il gruppo spalmato tra sabato e domenica, effetto pozzo? Sicuramente, oppure la minaccia di Paolo “piano di scavo quinquennale senza scuse di feste, battesimi, matrimoni, compleanni, gite del cai”.
Infatti siamo venuti anche la sottoscritta e il Nozzolone, che, glissando una festa di compleanno, abbiamo senz’altro optato per lo scavo assieme a: Loretta, Luca, Roberta, Angelo, Davide, Patrizia, Elena, Paolo, Federica, Sanvincenzodaitri e Pepita. Il giorno prima, per la cronaca, c’erano anche Enrico e Gianni, e Sanvincenzo ha trovato altre grotte da rilevare (ma vah?).
Torniamo al dunque. Siamo talmente tanti che l’organizzazione assume immediatamente la veste della massima entropia, qualcuno mi richiama all’ordine “sei presidentessa comanda il da farsi” ma, immediatamente, declamo il mio slogan “anarchia unica via, fate come ve pare, Luca, sei vuoi riprenditi pure la carica che a me po’ fregà de meno”.
Ma, dopo un po’, dal caos primordiale, ecco delinearsi due scuole di pensiero, quella di Davide e pure la mia “leviamo due sassi e passiamo, a rischio e pericolo, che tanto le grotte sono franose” e quella di tutti gli altri “qua si leva tutto, scaviamo da bell’inizio la frana”. Davide, a questo punto, se ne va a cercarsi una grotta per conto suo e io, visto che così è, mi butto nello scavo. Il Nozzolone, quindi, monta un paranco, che viene visto come chissà che novità assoluta della scienza e della tecnica, no che viene insegnato in tutti i corsi di speleologia degni di tale nome, no. Novità assoluta uscita dalla sua testa. Non so come si siano svolti gli scavi, so solo che c’era una fila sterminata di passa-sasso e passa-callarella, macignoni estratti con paranco, la voce di Roberta tipo “agente della 626” a dire attenti qua, attenti la, mettetevi il casco, ascoltata dal solo Luca per mero tornaconto sorcologico. Ad un certo punto, poi, sono scomparsi Angelo, Patrizia, e Pepita, i primi due a dar man forte a Davide, Pepita a cercare l’agognata selvaggia bestialità, mentre io e Loretta ci siamo trovate a fare la gara “efficienza nord-est” contro “foga romano-laziale, apportando una notevole modifica nell’assetto dell’ambiente, da massi a franapoggio a pavimento semi-orizzontale. Il chè ha prodotto, come logica conseguenza, il subentrare nello scavo di Luca e Roberta, che con tutta l’accuratezza dell’archeologo, hanno riempito i secchi come chi estrae l’ossicino fragile. Fortuna che è entrata in campo la vera forza sovrumana nella persona del Nozzolone che, con la mole a massa battente, schifati altri congegni, con decise mazzettate ha ridotto un tavolino di pietra in poltiglia calcarea. E il pozzo? È lì che aspetta, aspetta, aspetta..
Qua si leva tutto è l’imperativo categorico, anzi, il piano quinquennale di Paolo, ora l’ho capito bene, è rialzare l’accavallamento appenninico, riportate tutto com’era prima che la famigerata falda sabina s’impossessasse della sana piattaforma carbonatica aurunca.
E poi? Siccome siamo contrari alle grotte turistiche, ma veri amanti della natura, vogliamo riportare le cose come stavano in origine, eliminando ogni sassetto di frana, dall’inghiottitoio alla risorgente, in pratica, uscire a Formia, 20 m dal mare. Tiè. Alla prossima! Mg 1.4.2012
sega successiva
torna all'indice
torna al menu