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Sega meteorologica (Pozzo del Pellecchia)

Antefatto:Le previsioni del tempo da una settimana preannunciano una domenica di diluvi, tempeste, temporali, fulmini, saette e freddo cane. "Nozzolone, che facciamo oggi?" guardiamo fuori dalla finestra, bel tempo, "andiamo vicino, chessò, al Pellecchia a scendere il famoso buco del…così se piove torniamo a casa presto".

L'epica impresa: Così, bardati di tutto punto, con l'occorrente per una domenica di diluvi immani, ci apprestiamo (Mg e Nozzolone)a salire il Pellecchia, stavolta da Monteflavio, per comoda mulattiera. Ovviamente, sbagliamo subito mulattiera.
Dopo un bel po' di strada, carichi come muli, con tutta l'attrezzatura speleo, corde e ricambi vari, scopriamo, con sommo orrore, che stiamo proprio nell'altro versante. Torniamo presto (si fa per dire..)sui nostri piedi per riprendere l'altra mulattiera, quella per "fonte Nocelle" .
Zaini in spalla ci apprestiamo, stavolta, alla giusta salita, grondanti come stillicidio della gronda, per via del caldo e del sole "Nozzolone, ma quando arriva sto brutto tempo?".
Arriviamo stremati al pozzo del Pellecchia, sceso da Mg previo sfrattamento di rovi. Il pozzo, a scivolo di circa 20 metri (15 se si considera il perpendicolo), finisce in una sala con immane cono detritico ripieno di carcasse di mucca, cani, immondizia varia. La sala, termina in una finestrella, piccola quanto basta nonchè fangosetta il giusto. "Va beh, m'infilo, non si sa mai" si sa.. si sa… la finestrella immette in una micro sala senza velleità prosecutive di sorta (tranne un mini meandro sulla parete di dimensioni proibitive senz'aria, fate voi..". Mentre Mg risale, sente il Nozz parlottare con pastori circa un altro pozzo poco distante, che chissà quant'è fondo.
Andiamo alla ricerca di quest'altro pozzo, altro che poco distante, distante assai, visto il peso degli zaini e l'abbigliamento da giornata di bufera artica.
Arrivati allo "scavalco" descritto dai pastori, il Nozz s'inerpica per un bosco con massi affioranti di calcare selcifero.
I pastori, intanto, arrivano anche loro per segnare il posto con cartaccia di giornale (mah…) onde indirizzarci nella giusta direzione. Nel frattempo però il Nozzolone aveva individuato il pozzo "che chissà quant'è fondo", in virtù di invalicabile recinto metallico messo a protezione di un angusto ingresso dal fondo insondabile.
Mg scende pure questo pozzo, scoprendo che dopo 15 metri, a dir tanto, il "chissà quant'è fondo" finisce in caos di massoni senza speranza, nemmeno refoli d'aria tra la frana.
Infangata quanto basta, Mg ne ha le scatole piene di sti pozzi in calcare selcifero rotto e poco promettente assai, e poi, non doveva arrivare una bufera immane? Meglio tornare a casa, prima che tempeste e saette si scatenino da sto cielo blu terso.
Con atroci mal di schiena, sudati come legionari nel deserto, i due ritornano presto a casa per farsi reciproci massaggi con creme antidolorifiche.
Ma poi è piovuto? Manco per idea. Tant'è che Mg ha dovuto perder tempo, oltre che a lavare imbraco infangato, anche ad annaffiare il giardino riarso…
La sega? Ovvio, ai lungimiranti meteorologi.
Alla prossima!Mg 27.5.2007

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