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Sega della macchia oscura

Antefatto:Mentre un nucleo duro e puro, composto da Paolo the best e Federica terminator, continuano le esplorazioni a Yasmin, coadiuvati da Ivan matesino, altri (quelli sani...)optano alla ricerca di qualcosa di nuovo nei Lepini,che, com'è noto, è il massiccio speleologicamente più promettente.

L’epica impresa: Ci troviamo: Mg, Nozzolone, Michele, Katiuscia, Patrizia con Sonny a calpestare i Lepini, partendo dalla strada di Cona di selva piana in su, verso il Conco merlo e poi per la valle perti (da valle aperta).
Conduce il Nozzolone, con gps spento, cartina alla mano, nebbia nelle cime...
Imbocchiamo subito un comodo sentiero, gradito anche a Sonny, che porta sempre a sinistra, senza salire più di tanto, ma noi a sinistra ci andiamo benone, finchè sbuchiamo in una radura piena della famigerata erba delle pampas (botanicamente: Ampelodesmos mauritanicus).
"Bene, questo mi pare un ottimo punto di riferimento" sbotta Mg, mentre si mette i calzoncini.
Peccato che il sentiero sparisce come d'incanto e la progressione diventa una nuotata tra le pampas, impossibile vedere ad un palmo e nemmeno sotto i piedi, qualcuno casca, il cane viene sommerso, Katy avvista cinghiali, Mg diventa un san lazzaro, le gambe a strisce e nessuna possibilità di sosta per rimettersi i calzoni lunghi.
Grotte? a meno che non ci caschi direttamente dentro, mica le vedi. Dopo un penoso vagare tra le pampas, finalmente approdiamo nel calcare basso.
Il calcare basso è noto per le sole ma anche per le spaccature che ti fanno imboccare inutilmente, così l'unica evidente depressione viene sondata da Michele, senza esito alcuno, come da manuale geologico GSG: "dicesi calcare basso, quella specie di calcare marnoso argilloso di colore scuro che al massimo fa da livello impermeabile".
Dal calcare basso saliamo al conco merlo, ossia a due cime caratteristiche, le merle, che non ci regalano niente.
Allora continuiamo a cercare dirigendoci, sempre a sinistra, verso la valle perti, in ordine assai sparso.
Iniziano le prime lamentazioni, Katiuscia che s'incerotta i piedi come un alpino disperso in russia, Patrizia che si lamenta del collo peggio di sangiovannidecollato, Mg che a furia di camminare a sinistra di sghimbescio si lagna di un rintorcimento piede ginocchio, Sonny che tenta di fare il terzo grado su facili roccette, solo il Nozzolone, noto lamentoso di default, prosegue imperterrito nel nulla, perchè una volta che il grave viene spostato, non muta il proprio moto uniformemente accelerato.
Arriviamo finalmente al fontanile di valle sperti, pieno di salamandre in vari stadi amorosi, e mentre Sonny tenta di bersele, facciamo osservazioni scientifiche da quark "la salamandra lepinica questa sconosciuta".
Al ritorno, stanchi morti ed affranti, tentiamo di mantenere una progressione lineare su un sentiero tracciato, ma ahimè, il Nozzolone decide che il bel sentiero non fa per noi, noi dobbiamo andare altrove.
L'altrove è una impenetrabile selva oscura, un bosco primordiale mai calpestato manco nel paleolitico, da quanto è fitto e spinoso, una specie di buco verde che c'inghiotte e nel quale potrebbe esserci di tutto, tranne che grotte, visto che non ne troviamo manco l'ombra..
Ruzzolando a più non posso, dopo infinite strettoie tra rami, finalmente usciamo allo scoperto, un un'aprica radura erbosa con muretti antichi, e subito il sentiero ci viene incontro tutto contento di sè.
Patrizia a sto punto ci pone una fatidica domanda "che avremmo dimostrato oggi?"
"beh, che da cona di selva piana a valle sperti non c'è traccia di grotta, nemmeno nei traforati lepini, i motivi s'ignorano.."
Ma la sega?
Al Nozzolone, per perdita consapevole di giusto sentiero.
Alla prossima!! Mg 26/3/2006

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