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Sega del lamento della roccia (Ovito di Pietrasecca )

Antefatto:E’ tornato Mariodiguidonia, il nostro mitico geologo, arrivato come l’arcangelo Gabriele dal Congo, per lui e anche per Serena, organizziamo una Pietrasecca (grotta dell’Ovito). Dovevamo essere una pletora di persone, invece siamo in sette: Mariodiguidonia, Nozzolone, Mg, Giuliana, Loretta e gli allievi Serena e Cristiano.

L'epica impresa:Oggi arma il Nozzolone perché deve mettere i traversi con la sua solita maestria. Arma lui e ci mettiamo una vita…,,ma tanto con Mariodiguidonia è un piacere metterci una vita, inizia subito all’ingresso a spiegarci la genesi non solo dell’Ovito ma anche di tutto l’appennino. Gli allievi procedono spediti, Giuliana idem, seguono a ruota Loretta con Mariodiguidonia come insegnante di sostegno, e che sostegno!! Serviva come l’oro, l’argento e la mirra e tutte le rocce di sta terra, per stare in tema petrologico.
Ci fa notare lo stacco tra calcare del cretaceo e quello del miocene, Cristiano lo interroga su tutto e di più e noi abbiamo orecchie ad imbuto.
Peccato per il Nozzolone che arma, anzì, doppia gli armi perché la grotta è già armata da certi che non si sa, staranno avanti, meglio non rischiare.
Gli armi sono fatti bene, a quanto pare, visto che nessuno s’impicca più di tanto.
Arrivati al lago, però, è già abbastanza tardi, per cui il Nozzolone porta fuori Loretta mentre io porto gli allievi al sifone. Sti allievi sono bravi ed interessati, non hanno alcuna paura delle bestiacce visto che accarezzano rospi e aragoste di fiume.
Procediamo spediti verso la parte fossile, saliamo, mentre ci raggiungono anche Mariodiguidonia e Giuliana. Ecco scendere dai saloni gli sconosciti armatori, è un gruppo di Teramo, anche loro col corso, quasi tutti con i led mentre noi,vetero, abbiamo tutti le carburo.
Ci scambiamo convenevoli e informazioni luminarie, non c’è più la speleologia di una volta fatta di bestemmie, rutti e scorregge, qua regna il bon ton e la scienza.
Bene, bene. “Avete fame?” chiedo agli allievi “no” mi rispondono in coro, mentre sento chiaramente i loro stomaci borbottare. Orco, hanno paura di me, tanto che Cristiano non s’è portato la digitale perché a Pozzocomune l’avevo cazziato da lento, per via delle foto.
Con un forte senso di colpa li porto abbastanza in fretta al fondo per farli mangiare.
Ma Cristiano manco mangia, per farsi vedere allievo modello s’infila in un buco pure fangoso, in tanto candore d’intorno, per tornare tutto tronfio declamando che ha trovato l’uscita.
So di che si tratta, però mi sento ancora in colpa con lui e non vorrei tarpare le ali di novello esploratore, per cui mi tocca pure fare la strettoia, infangarmi senza bestemmiare e far buon viso a cattivo gioco.
Radici e aria fresca indicano effettivamente l’uscita, ma questo era già risaputo dall’inizio delle esplorazioni, volutamente la grotta resta chiusa per preservarla.
Mentre torniamo ai laghi casco di schiena bagnandomi abbastanza, santo zaino che m’ha protetto, ma non mi pare da seghe, la roccia è assai viscida.
Mando su gli allievi perché devo aiutare Mariodiguidonia nel disarmo e lì apprezzo veramente la bravura di entrambi. Cristiano fa da istruttore a Serena che inizia ad avere crampi alle mani. Anche Giuliana se la cava bene, ma vorrei tanto che scendesse il Nozzolone a darci una mano, sto un po’ in ansia ad abbandonarli.
Il Nozzolone alla fine arriva, ma quando avevamo solo un traverso da disarmare.
Santo Mariodiguidonia, arrivato siccome arcangelo dal Congo!.
Insomma ma le seghe? Beh…. discutendo con Giuliana sulla speleologia, corsi e gente che va in grotta, le faccio presente che un corso serve per formare uno speleologo che all’occorrenza possa andare a meno mille, cavarsela da solo e aiutare anche gli altri, non solo scavare come una talpa e fare la minestrina ai campi. Lei dice che le sto col fiato sul collo e mi viene da ridere pensando a quando con Max siamo andati alla risalita di Francesco, non ho nemmeno visto che avevo una grotta sotto i piedi “ringraziami,invece, ti sto insegnando, non dico ad andare a meno mille, ma a cavartela a portar fuori la pellaccia!!!” La sega la darei proprio a sta filosofia incombente che tutti si sentono speleologi per avere un casco in testa, una tuta zozza e scavare buchi come talpe.
E il titolo? Alla grotta dei Cervi, dice Mariodiguidonia, c’è uno strumento che misura il lamento della roccia, non c’entra col racconto ma come titolo è una favola!
Alla prossima! Mg 19.7.2009
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