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Sega delle impronte di fango (Obaco di Falvaterra)

Antefatto: Arieccolo il terzetto terribile, attempati e mai vinti, in piena forma smagliante, pronti all’ennesima avventura spelea, Marina, Mg e il Nozzolone, stavolta all’Obbuco?, Obaco?, vattelapesca Risorgenza di Pastena. Scopo ufficiale: cercare i cerchi in grotta, scopo ufficioso: mostrare la grotta alla Marina, scesa nella Capitale non già per visitare la romana romanità ma trascinata a salire le vette gransassesche e poi giù, a sprofondare nel sottosuolo laziale..

L'epica impresa:Epico è infilarsi le mute di tempo fa, tutti sudati, ciccioni, con i lardi strabordanti e sentire i commenti del Nozzolone “non è che mi sono ingrassato, sono le mute che col tempo si restringono, è dimostrato scientificamente” come no? Ti crediamo sulla parola Nozzolò.
Però più delle mute resta muto il nostro parlare di fronte al cantiere che ci si profila davanti, tutto cambiato qua, al posto del sentiero uno stradone sterrato, al posto della parete verdeggiante e precipua, un tunnel tremendo e un ravaneto orrendo di sassi incombenti sul torrente..noooooo!!!!!!!!!
Marina resta di sasso e io mi affanno a spiegarle che “vedi il tunnel è per preservare tutto il complesso Pastena-Obaco da un progetto di turisticizzazione che l’avrebbe rovinata per sempre, ecco, per impedire questo hanno fatto il tunnel e poi tutta l’area diventerà un parco ambientale bla bla, peccato che invece non si può, perché i cacciatori si sono opposti, sai com’è anche loro hanno le loro ragioni soprattutto la loro potenza, ma insomma non vedi? È tutto per valorizzare l’ambiente che prima era lasciato a se stesso, tutta la roccia strapiombante, il verde, gli alberi, un sentierino, no, immaginati invece che bello il piazzale, la gente, le bancarelle, ma dai, tutto meglio no? ” NO! NO! NO!
Va beh, Marina, andiamo in grotta vah, però attenta, guai se tocchi il fango, lasci impronte e sporchi, lo sai che poi dobbiamo tornare con gli spazzoloni a pulire, siamo noi che facciamo scempi, il tunnel? Ma no, siamo noi.
Mentre percorriamo la grotta, ammiriamo gli schizzi di malta lasciati sotto gli impianti di illuminazione, schizzi di malta? Ma dai, la malta in fondo è calcare…ce n’è a profusione? Magari è cascato tutto il sacchetto.
Proseguiamo e Marina ammira la grotta, veramente bella nonché l’immondizia sparsa “beh? Com’è che non si fa l’operazione di pulizia in questa grotta?” “perché c’è un fiume a monte con uguale immondizia, ogni volta la butta dentro, però qualcuno deve aver pulito, sembra che di plastica ce ne sia di meno, a parte le piattine dei tedeschi…”
La grotta in ogni caso è veramente bella, con i laghetti, le pozze, il calcare lavoratissimo dall’acqua, Marina poi da geologa ci spiega le varie morfologie e la visita diventa molto interessante.
Alla medusa abbandoniamo il Nozzolone al suo destino e ci infiliamo le tute, ancora una volta avverto la Marina che non dobbiamo sporcare niente, né lasciare impronte sulle morfologie fangose, né toccare le concrezioni assolutamente, vedi tu come, le strettoie? Insomma arrangiati un po’ in qualche modo.
Ecco la prima “sobrepin” dove scivoliamo come supposte nel fango plastico, ecco la seconda “aulin” anch’essa affrontata come supposte, belleeeee e Marina mi fa notare le impronte delle unghiette di ghiri, ma vah? Non le avevo mai viste prima, non c’avevo fatto caso, guarda quante.
Siamo sotto il salone dei confetti di grotta con la frana incombente e ancora le unghiate dei ghiri, da dove vengono? Boh?
Intanto racconto a Marina come Francesco ha scoperto tutto questo ramo, da solo, lasciando gli amici a morire di freddo nell’attivo.
Ecco il sifone più bello la “iacuzzi di fango” preceduto da due profonde rotaie che ti portano a mò di scivolo ad immergerti completamente nel molle elemento, impossibilitata quasi a procedere, se non, come osserva Marina, artigliando il fondo con le dita e poi tirandoti di forza.
Usciamo di là ma il fango non ci molla, camminiamo come robot attente a non fare altre orme oltre a quelle già esistenti, senza scivolare, per carità, che si toccano le concrezioni.
Marina ancora una volta mi fa notare che una patina biancastra ha ricoperto le impronte precedenti, segno evidente che c’è stato anche un minimo apporto d’acqua, mi fa notare anche i ripple del fango, che determinano il verso della corrente e un sacco di altre cose che non avevo mai notato, andare che una geologa è proprio divertente ed istruttivo, cerchi? No, i cerchi non li vediamo.
Cammina cammina, arriviamo alla parte stretta che decidiamo di non visitare, le descrivo il pressacristiani e Marina di buon grado s’accinge al ritorno.
Usciamo ovviamente nuotando per ogniddove,godendoci l’acqua dopo tanto fango e in men che non si dica eccoci fuori a ricongiungerci col Nozzolone che ci aspetta , “’mazza che rapide!!!“ “uhè, vecchie si ma seghe no”.
Già la sega? a noi che abbiamo fatto le impronte di fango o a loro che hanno fatto il tunnel?
Ai posteri l’ardua sentenza.
Alla prossima!Mg 24.8.2008

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