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Sega a fossa persa

Antefatto:Oggi, piove o non piove, corso o non corso, gente o non gente, si va a “fossa persa” o si muore, Mg e Nozzolone non ne possono più di preparare per l’ennesima volta l’armentario per fotografare sto buco del cavolo. E poi dobbiamo fare la scheda per Luca, che ha fatto una presentazione del GGCR da sconvolgerci le viscere, meglio dell’”Incompreso”, meglio di “Apparizioni di Lourdes” meglio di “I cannoni di Navarrone” un misto di commovenza ed ardimento da crederci quasi di essere così baldanzosi e non le solite mezze seghe grasso che cola, mezze. Ne va del nostro onore ripagarlo con una, dico almeno una scheda che sia una scheda. Già, perché il difficile della questione è di fare di un bucaccio aurunco un’opera d’arte, una grotta di quelle che manco i sardi. Paolo c’ha dato anche l’esempio, che a leggere una sua scheda pare di avere letto il resoconto de “la Pierre Saint Martin e le sue meraviglie ” e resti proprio perplesso che in una grotta abbia potuto vedere le innumerevoli cose stupende dell’universo tutto, sforziamoci vahhh

L'epica impresa:Eccoci al dunque, con noi vengono Walter e Davide, i quali vanno a scavare nuovi ingressi a fossa dei fiocchi. Il tempo è dato brutto, pioggia, bassa pressione. A fossa dei fiocchi ci dividiamo, loro due e scavare, Nozzolone e la sottoscritta a fotografare e imprimerci nella mente le meraviglie di fossa persa per fare una scheda tanta. Il Nozzolone mi dà un casco con impianto elettrico da faro di camion, una sua invenzione da Archimede Pitagorico, lui si prende il suo, sempre autocostruito, da faro del treno. Entriamo baldanzosi con digitale, flash vari, cavalletto da cineasti. Il Nozzolone mi aspetta, scendo e lo vedo assiso a due millimetri da una bomba, proprio bomba con alette, “Ma quella non ti sembra una bomba?” come se niente fosse la fotografiamo e proseguiamo imperterriti verso il fondo, mentre cammino declamo ad alta voce ogni minimo microscopico particolare che vedo: “radici d’albero, strati, fango rappreso, pipistrellino, stalattiti, parete liscia, conoide, sacco di cadavere, ossa”. Poi Sergio m’intima di infilarmi in un anfratto stretto, ci vado per il bene del GGCR e ci trovo un cimitero di canidi, ma nessuna prosecuzione. Andiamo in fondo e lì impiantiamo il set fotografico. Si rompe il faro del Nozzolone. Il flash sincronizzato non funziona se non gli vai proprio addosso. Il mio faro fa effetto aura di santa illuminata subito. Da lontano non viene niente. Da vicino troppo sparate. Quando finalmente decido che basta, ora la digitale l’adopero come al solito, nell’ordine: il Nozzolone dandomi della “matta Dellavalle” se ne va lasciandomi senza soggetto, immediatamente dopo se ne vanno le batterie lasciandomi senza digitale. So io a chi darla la sega. Usciamo e fuori troviamo ad aspettarci una bella pioggia scrosciante, andiamo a riprendere gli scavatori che stanno smadonnando contro le avversità del buco che non continua e del materiale scavante che non fa l’effetto sperato, solo sonoro ma niente di concreto. Però la scheda che preparo a casa è un’opera d’arte, tanto che il Nozzolone me la corregge, sciacquando i panni in Arno, perché ho messo termini troppo aulici, sostituendomeli con i soliti prosaici, dove pozzo è pozzo e sasso è sasso, niente scaturigini di sorta. In compenso gli mollo sega perché mi ha tarpato le ali come creativa fotografa alla Dellavalle e come estrosa scrittrice di fino.
Alla prossima!Mg 1.3.2009
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