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Sega della domenica uggiosa (Escursione sul Monte Circeo)

Antefatto:Questa non sarà una domenica uggiosa, camminare bisogna, Elena è libera e disponibile, tutti i monti sono imbiancati, di cercare buchi non se ne parla proprio perchè ci pensa San Vincenzo, le propongo la salita al Circeo.
L’epica impresa: Lei mi dice subito che pioverà “hai il ricambio?” “no” “ti avverto, è fangosissima, andiamo lo stesso?” “si” così è la gente spelea, acqua e fango, problemi zero.
Così eccoci, io e lei, a salire il Circeo, dietro si accoda un padre che dà il tormento alla figlia per farla arrampicare su per quel sentiero tutto fango.
M’inerpico con Elena che fa da lepre, così cerco di salire più veloce che posso, tanto lei chiacchiera e conto sull’effetto fiato sprecato.
Alla cresta padre e figlia scompaiono, cioè lei s’è vista solo il brutto della faccenda, peccato, alla fine troverà più divertente girare per vetrine.
Intanto comincia a piovere. Problemi zero, vorrà dire che andremo più veloci. Infatti, dopo due ore spaccate, eccoci in cima a fare le foto di rito, tanto per bagnare la digitale e mangiarci qualche schifezza. Brrr un freddo intenso si impossessa delle mie dita e dico ad Elena “sbrighiamoci, tocca scendere più veloci della luce” e lei subito a fare rimostranze sulla velocità, che tocca stare attenti ecc ecc, ma de che! Da che pulpito, poi! una del CAI che contesta la velocità ad una speleologa non s’è mai vista, che gli speleo sono lentoni per necessità, il gruppo nostro per virtù. Fatto sta che in un’ora siamo già alle macchine e il sentiero non era nemmeno troppo scivoloso.
Elena, lo so, è una forza della natura, così mi riservo di accordarmi con lei ogni domenica non spelea, perché come compagna di gite è l’ideale.
E’ prestissimo, per cui raggiungo il gruppo nella sede cantina “toc toc” “chi è?” chiede Loretta, “come chi è?” si vede che lei s’è proprio calata nelle vesti di padrona di casa. Entro e MERAVIGLIA! Non è cantina, è quasi postribolo di lusso! Mancherebbero le escort perché le spelee sono degnocchizzate e per lo più serie, ma non bisogna mai disperare..
Paolo mi illustra subito i risultati ottenuti: il rondò sotto l’ingresso, la segreteria pitturata, il battiscopa, l’impianto elettrico Nozzolesco. Luca mi ragguaglia sui risultati dell’incontro con la comunità montana, ci finanzieranno il prossimo notiziario, tocca lavorà di brutto su quel fronte.
Meno male, alla fine dei lavori cantineschi seguiranno a ruota lavori sul campo e a tavolino, horror vacui non avrai il mio scalpo! Così cerco subito qualcosa da fare, anche se è rimasto proprio poco, e quel poco, che sarebbe pitturare un pezzaccio di latta, mi suscita perplessità, visto che, in coro, Nozzolone, Paolo, Luca, Federica, Loretta, mi dicono “niente pecionate”, a momenti mi trema anche la mano solo al pensiero. Come si fa pennellare con sti arpii addosso?
Va beh pitturo e la tinta manco si attacca, secondo me ha fatto comunella con questi a sabotarmi l’opera, ahhh! sorte ria! e quelli a volermi regalare la sega peciona all’unanimità. Fortuna che il resto della giornata la passo all’ospedale a trovare malati che per concludere una giornata uggiosa ci vuole proprio.
La sega peciona, visto che sono persona di grande magnanimità, stavolta me la prendo. Tiè.
Alla prossima!Mg 23.1.2011
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