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Sega Abisso Ciavarreto

Antefatto: Il dottore ha finalmente dato l’ok al Nozzolone “puoi tornare in grotta”, come se lui non ci fosse già stato poi, però questo lasciapassare lo scatena alla massima potenza e decide di aderire senz’altro alla proposta di Paolo “andiamo al ciavarreto, una grotta aurunca di quelle fonde, mai vista, quasi per nulla frequentata, zona nostra è, dobbiamo assolutamente verificarne le possibili probabilità esplorative”.

L'epica impresa:Siamo in 4, Paolo, Federica, Nozzolone ed Mg, con il necessario per la grotta, corde, trapano, batterie e compagnia bella, il pozzo è -113, pozzo tubo con vari frazionamenti, parecchio distante dalla macchina, 450 metri di dislivello e 1.900 km in linea d’aria di distanza, inerpicato sul versante di monte Forte.
Ci carichiamo, quindi, 'sti zaini piombi ed iniziamo a salire per il fangosissimo “tasso” .
Metto immediatamente la ridotta, pensando alle vertebre schiacciate dal peso che franano per osteoporosi sulla carcassa ossea, rendendo inservibile il tutto, costretto alla sedia a rotella con badante al seguito. Fa bene andare in grotta, soprattutto, andare. Il Nozzolone che si sente al massimo della potenza essendo anche dimagrito, mi prende parte del peso, alla sola prospettiva di dover assistere in vecchiaia (praticamente,ora) sto catorcio umano. Federica, invece, è presa dal timor panico del pozzo-tubo fondo e senza frazionamenti, tutto largo con la corda che diventa più sottile ad ogni pedalata. “Ma no” la rincuoro “una come te che si è fatta il Go Fredo, Terminator di nome e di fatto e poi i frazionamenti ci sono, vedrai che non è poi così paurosa, ciaveremo il ciavarreto, questo è poco ma sicuro”.
Paolo ci sprona in continuazione, le soste sono poche e soprattutto rapide, nemmeno il tempo di sgranchirci le scapole indolenzite. Arrivati al Tasso, come se non bastasse,andiamo alla ricerca della grotta preistoria, la troviamo e la posizioniamo con GPS e poi, via, senza indugio verso il pozzo del faggeto sottostante il ciavarreto, dalla descrizione, 100 metri. Invece nemmeno 50 metri sopra il faggeto, ecco aprirsi l’imbocco dolinoso del ciavarreto, uno dei quali conduce al pozzo da -113.
Con una rapidità da non credersi Paolo arma tutto il pozzo, con nuovi fix e corde nuove di zecca (da 10 per carità, non da 9 che si rompono solo a guardarle) ed iniziamo a calarci nella grotta.
Sono l’ultima, per cui non mi levo nemmeno la giacca a vento, sia mai dovessi morire di morte bianca nell’attesa, mi godo un sacco le morfologie del pozzo, che bello, tutto lavorato dall’acqua con cortine di roccia scanalata, belle verticali come tendaggi di castello degli orrori.
Nel più bello della discesa Paolo m’intima “stop, fermati e resta immobile, devo fare una foto” . Immediatamente blocco la discesa e tocco il discensore bollente, così mi metto a pensare agli studi fatti sul calore del discensore che cuoce la calza ma non rovina l’anima, meno male, onde evitare cotture di calza, faccio microscopiche discese ma ancora “stop, non ti muovere”. Sto vicina ad un pipistrello che sembra dormire, trema un pò e penso che non si dovrebbero disturbare i pipistrelli in letargo, che se si svegliano consumano tutto il grasso accumulato per il letargo invernale e poi muoiono di stenti peggio di me che aspetto con sta corda che mi sta segando il braccio, così arifaccio microscopiche discese, ma ancora “stop, ho detto di stare immobile”, sehhh! una parola, la corda gira in senso antiorario, perchè? ci sarà la forza di Coriolis che mi fa girare a sinistra anzichè a destra? da cosa è determinato il senso del giramento? dalla tensione dei refoli della corda o da dal verso della discesa? Badino avrà fatto studi sull’argomento? e mentre rifletto su questi profondi arcani finalmente Paolo mi dà la libera e ricomincio a scendere senza più pensieri.
Eccoci tutti in fondo al pozzo, in fondo ci siamo arrivati e ora chi ci porta fuori? Il Nozzolone sale per primo, proprio per saggiare la sua rinnovata capacità speleologica, come se niente fosse supera il 40 scampanante e mi dà la libera. Paolo mi molla lo zaino con trapano e batteria, ci metto anche il litro e mezzo d’acqua e comincio a salire. Orco cane che fatica, sarà lo zaino? sento il pettorale che mi incide la schiena, le gambe che non vorrebbero piegarsi, le braccia annichilite dallo sforzo, l’aria che non entra affatto nei polmoni “Sergio, non gliela faccio!!!” così lui mi promette che si prenderà il mio zaino, appena arrivo. Con questa splendida chimera mi affanno a superare sto 40 in libera, “nessuna paura, Federica, è troppa la fatica per provare qualsiasi altro sentimento” mormoro o, forse, penso solo. Paolo, mentre sta scavando la frana sottostante in cerca di prosecuzioni (più che altro mancano i prosecutori, semmai), borbotta “te l’avevo detto di non metterci anche l’acqua dentro lo zaino”. Non rispondo perchè mi manca l’aria ma penso che è proprio l’atra vecchiaia che si è impossessata delle mie forze, che ci vado a fà in palestra? forse per superare i 4 scalini della scala di casa, immagino.
Arrivata al frazionamento mollo lo zaino al Nozzolone e aspetto Federica.
Federica nel pieno delle sue forze viene presa, nel bel mezzo della libera, dalla paura della corda che si assottiglia e ci chiede di distrarla con una canzone, Paolo intona Guccini e io Gianna Nannini, così Federica sopraffatta da sto clamore stereofonico si sbriga ad arrivare purchè la smettiamo subito.
Intanto il Nozzolone ha già fatto anche il 70, mezzo appoggiato, terribile per chi ha il mao.
Lo raggiungo abbastanza bene, stavolta, forse per l’assenza dello zaino, forse perchè ho Federica alle calcagna e non voglio farla aspettare troppo al frazionamento.
Poi Federica s’incolla ben due zaini che le afferrano le caviglie come i serpenti che abitano nel mio giardino e Paolo disarma.
L’uscita non è nemmeno troppo tragica, alle 4 stiamo già tutti fuori e la grotta disarmata.
Passando per il Tasso, Paolo trova e posiziona una nuova grotta, tanto per gradire, poi scendiamo tutti in compagnia di pastore, pastora, asino ed immancabili cagnetti esperuli, brutti, bassi e dalle grandi orecchie.
A chi la sega? forse la dovrei prendere io per via dello zaino, ma a ben vedere, pesava proprio tanto e vista la tarda età della sottoscritta, sono pur contenta di aver portato fuori la pellaccia.
La sega va ai cugini, che sicuramente sta grotta non l’avrebbero fatta mai e poi mai, avendo visioni di morte imminente al solo pensarci.
Alla prossima!Mg 5.10.2008
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