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Sega dell'araba fenice (Battuta Monte Acquara Pellegrini)

Antefatto: :Noi del Gruppo Grotte Castelli Romani che non abbiamo bisogno di rivestirci di patacche altrui per dimostrare (a chi?) di rientrare nella congerie degli speleologi, perché ci basta e avanza fare quel che facciamo, niente di meno niente di più; noi che non abbiamo bisogno di far rientrare morti viventi, per far vedere (a chi?) di avere un passato da sbandierare (che passato, poi, manco avessimo fatto qualche meno mille, ma quale meno mille, manco meno 500…ma quale....ecc ecc, solo la solita scrausa attività); noi che ci siamo sempre riempiti gli zaini di batterie, corde e mazzette e non di polistirolo portamacchinette; noi che non abbiamo mai avuto visioni di morte imminente negli ingressi delle grotte; noi che non dobbiamo dimostrare niente a nessuno, né aver papi che ci avvalorino, attestandoci l’esistenza in vita; noi che la nostra (nostra) attività ce la siamo lasciata alle spalle, perché noi l’abbiamo fatta...noi eccoci qua ancora volta a calpestare i calcari aurunco-esperiani, in cerca di glorioso futuro da sbandierare (a chi??? questo ancora resta ignoto).
Siamo noi come l’araba fenice?nemmeno per sogno…..la vita non è passato o futuro, la vita è l’oggi, perché non c’è uno scopo nella vita, essendo la vita lo scopo in sé. E già che siamo in tema di sputasentenze, tira più un pelo..ecc ecc… che c’entra? Per entrarci, c’entra sempre..

L'epica impresa:Siamo Luca, Roberta, Mg, Nozzolone e Sergio Longo-Bardo, la nostra speranza è trovare proprio un meno mille con pozzi da 100 per tornarci tutte le domeniche e non una volta all’anno tanto per sbandierare patacche da speleologo, perché vorremmo appunto essere come quelli della Grigna, e trovare Corchia a tutto spiano, tiè, perché vorremmo essere speleologi e basta, aritiè.
Cammina, cammina, batti, strabatti, arriviamo al villaggio nuragico esperiano, identico a quelli nuragici, tant’è che Sergio longo-bardo imbastisce subito una ipotesi su un nucleo di sardi nuragici trasferitisi ad Esperia, patria di tutte le stranezze, di cavalli selvatici come alla giara di gesturi, di calcari alti, bassi, ruscellanti, di duecentomiliardi di specie di orchidee selvatiche, di storie di marocchini imbufaliti (a proposito, ma Chak?..di Chak parleremo dopo..) insomma di tutto e di più, letto dal sito della comunità montana esperiana, così come riassunto dal nostro Longo-bardo.
Intanto Roberta, sempre lei, trova un ennesimo buco poco soffiante, che subito s’impone per la sua fratturalità, lo scaviamo tanto per, ma quello non ne vuol sapere di cambiare morfologia, frattura è frattura rimane a vita, come l’araba fenice che va in grotta una volta all’anno contenta di ciò (ma con visioni di morte imminente..meglio non entrarci, direi..).
Ci sparpagliamo ancora, prima di qua, dopo di là, fino a risalire un franone di calcari ruscellanti, nato dal famoso accavallamento della falda appenninica da ovest a est , che ci fa imboccare con una miriade di buchi e buchetti, ma niente di fatto.
Risaliamo da dietro, come caos calmo,il Monte Acquara Pellegrini, ma quello non si scompone peggio di una donna frigida che non ha potuto ammirare la proboscide di Chak (ecco perché Isa supebonazza se l’è accattato, svela il Longo-bardo, che l’ha proprio ammirato dal vero).
Il ritorno verso la valle, è tutto un citare saggezze di proverbi consoni alla bisogna, mentre echeggia tra i calcari la voce di Roberta “buco!!..ah..no, m’ero sbagliata” che ci fa ogni volta trasalire.
Anche il ritorno a casa è una gara di sputasentenze, della serie “l’importante è partecipare?” non era propriamente così, perché l’importante era competere, non stare lì come inetti a partecipare da seghe squallide, tanto per riempirsi la bocca di speleologia parlata..
A chi la sega? all’araba fenice, ovviamente, risorta ..risorta????????????? ma de che!!! la visione di morte imminente sta sempre al varco..

Alla prossima!Mg 17.2.2008

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