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Monte Salerio

Antefatto: Tra il caldo e gli acciacchi di Sergio l’attività deve essere minimale “dove andiamo?” chiedo tanto per sondare il terreno, tra l’altro a me va bene tutto perché anche uno sputo di terra mi permette osservazioni botaniche soddisfacenti. “Nel bosco e in alto” è la risposta Sergesca. Bon.

L’epica impresa: Lasciata la macchina prima di Pian della Croce, c’inerpichiamo verso Monte Salerio che Sergio vuol andare nelle pareti. Hai detto niente. Intercettiamo il sentiero CAI, non troviamo il buchetto3 di Rocco ma un altro sotto a degli strati immergenti laddove ci ficchi il bastone e va avanti all’infinito, larghezza infima. Il sasso non rotola perché il buco è in leggera discesa. Sergio prende il punto e continuiamo nel sentiero che, più che verso il Salerio, va verso Monte Gemma. Infatti lo tralasciamo ad un bivio seguendo dei segni rossi che portano a destra, attraversando tutto il versante del monte. Cioè dall’altra parte delle pareti a picco, famose a capì. Arriviamo in una zona di campi solcati incredibile, che già avevamo definito “pareti sotto il Salerio da rivedere”. Qua trovo un pozzetto laddove il sasso rotola circa 5 m, dentro è lavorato ma non ci si passa, no aria. Continuiamo la nostra ricerca tra i massi dei campi solcati, tralasciando tutto ciò che è stretto, a questa quota o troviamo un bel pozzo transitabile o non ci pensiamo proprio a lavorare di scavo. Per inciso tra i massi c’è un condotto orizzontale che prosegue col pavimento di terraccia, ma si abbassa per cui tralascio anche questo. Arriviamo alla vetta del Salerio per mangiare e faccio una breve ricerca botanica, soprattutto di orchidee, ma c’è solo una Neotinea tridentata, forse è già tardi. Per tornare deviamo, finalmente, verso le pareti aggettanti, per cercare Pozzo Roseto che avevamo scoperto e rilevato nel secolo scorso. Va da se che non lo troviamo. In compenso possiamo ammirare la devastazione dell’incendio di qualche anno fa che ha modificato la vegetazione di tutta l’area, lasciando zone scoperte laddove i fiori, finalmente illuminati, offrono il meglio di se. Fantastiche purpuree Rose penduline ovunque, da ciò il nome del pozzo scomparso. Non perdiamo troppo tempo sulle pareti che potremmo anche cascare come peri marsi e non ci catano più nianca i ossi. Torniamo a valle a ristorarci con birra e patatine, quasi come quelli del CAI, pur essendo una cifra meglio, che abbiamo percorso 9 km per 450 m di dislivello, altro che attività minimale.
Alla prossima!!! Mg 16.6.2021

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