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Risalita al buco del Semprevina (Ricerca grotte)

Antefatto: In media stat virtus…..poche ciance, umili e decorosi quanto basta eccoci alle pareti del Semprevina pronti per armare una modesta risalita, onde verificare se un buco va o non va. E lo so, Sergio e la sottoscritta ci siamo sempre definiti mezzeseghe e la cosa ci sta benone. Aurea mediocritas e bon.

L’epica impresa:
Per arrivare sotto il buco come prima cosa servono robuste cesoie, la strada fatta la volta precedente si è prontamente richiusa ma ora c’è un bel varco, certo, se non stai attento precipiti di sotto, ma noi attenti siamo. Il primo chiodo lo mette Sergio più alto possibile, ci piazza la corda a mi fa sicura. Con staffe e trapanello salgo e faccio il secondo buco, laddove devo mettere i famosi chiodi di banda. Ma reggono 500 kili come dimostra il fatto che posso sporgermi per mettere il terzo chiodo. Come dice Cesare “no esagerare” tre bastano e avanzano per entrare nel buco e vedere che non c’è niente. Trattasi di riparo sottoroccia schifato anche dai paleolitici che non hanno azzardato quella modesta arrampicata per entrarci. Eppure è asciutto, assolato con pareti rosa levigate, parecchio adatto allo stregone per esercitare riti magici e fare graffiti a non finire. Invece non c’è venuto, fermato dai rovi puntuti e dal passaggio circospetto. Stregone più sega di noi ciò. Ben, non erano ancora stati inventati i chiodi di latta. Questo è quanto, con le mani colme di dovere compiuto scendiamo a Pian della Croce, rallegrati dalla vista di innumerevoli crocus suaveolens e dall’olezzo dall’elleboro puzzolente (helleborus foetidus).
Alla prossima!!! Mg 8.2.2020

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