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Resoconto sardo

Sardegna 2010

25.4.2010 Scala sarga
Sarga=mondezza, perché la Sardegna ci accoglie con la raccolta differenziata, tutta diversa dalla nostra, il secco, l’umido, la plastica che non è secca, la carta che a seconda dell’uso è secca, umida o plastica, da esporre due ore prima dell’alba non prima non dopo..ahiò! la sarga ce la riportiamo in continente. “Nozzolò! Che ne dici di iniziare la nostra avventura sarda da scala sarga? Non troppo semplice, non troppo stancante, ispezioniamo Cala luna e ci leviamo di torno il mare”.
La proposta, stranamente, passa liscia come l’olio, così ci troviamo a calpestare il calcare sardo insieme ad un gruppo di turisti, sardi per fortuna, ossia intonati all’ambiente. Senza colpo ferire scendiamo in codula, troppo bella, tanto che il Nozzolone, preso da un raptus attivista, mi propone di risalirla. Poi, individuato un buco in alto a sinistra, mi chiede “andiamo?”. Potrei mai dire di no? Come invitare un tifoso allo stadio. Risaliamo il solito ghiaione un passo avanti 5 indietro, c’infiliamo in olivastri ostici ed ecco il nostro buco. Da scalare. Prova il Nozzolone ma gli resta l’appiglio in mano, com’è noto gli appigli sardi non sono adeguati alle stazze continentali. Tocca a me, con il Nozzolone sotto a fare da materasso . “Non c’andare!” formula magica, sia mai tirarsi indietro quando uno ti dice di non andare. Vado. Non so come, mi trovo sopra, da prassi non c’è nulla. Seguitiamo la risalita, il Nozz a destra, io sempre a sinistra, in cerca di tane. Mentre scopro la via d’Efialte per aggirare il ghiaione, il Nozzolone si stufa, troppa salita dalla sua parte, dalla mia troppe fratte.
“L’avranno visti i sardi sti buchi” “no, ti pare?” a me pare eccome, noi segacce continentali l’abbiamo tanati subito, vuoi che quelli che ruminano in codula da mill’anni non l’abbiamo visionati? Per questo che su palu è stato scoperto dai francesi…Tocca però andare a vedere Cala luna,obbligatoria, vai a calagonone e non vai a calaluna? Sui Pirenei senza Lourdes? Andiamo vah. Eccoli i turisti sardi che sono arrivati da un pezzo e ci guardano irrispettosi “anvedi le seghe continentali quanto c’hanno messo!” fanno pure gli spiritosi “per calaluna mancano ancora due ore” certo, si saranno fatti due conti, 5 minuti loro, due ore nostre. Con nonchalance li lasciamo a bivaccare mentre andiamo a perlustrare i grottoni. Fotografo per l’ennesima volta Sa Crificio e, visto che l’acqua è ancora troppo fredda per i bagni, torniamo in codula a prendere il sole. Prima di tornare voglio vedere dei buchi sulla destra, uno continua ma bisogna strusciare nella melma e non soffia, se fossi sarda struscerei, continentale sono, lasciamolo ai sardi, vah, “tanto”, dice il Nozzolone “per il bue marino ci sono sifoni di mezzo” saggio Nozz, i sifoni mi hanno stoppato le velleità, sicuro.
Arincontriamo, su per scala sarga, i turisti che restano basiti, “sti continentali erano partiti enne ore fa, com’è che ora stanno dietro?”. Ottima occasione per me di impicciarmi di affari sardi, subito m’informo da dove vengono, cosa fanno, da che parte stanno, destra o sinistra? Uno mi fa tutto un discorso dal quale deduco che è di sinistra ma meglio la destra ma tanto ogni pane ha la sua crosta, ogni cosa buona ha l’altra faccia della medaglia.Saggissimo è. Salutiamo i sardi che ci vedono salire a razzo perché dobbiamo risolvere il problema della monnezza, la carta oleata dove va?

26.4.2010 San Saturnino
Ieri era la festa della liberazione, non reciproca, in Sardegna ancora non hanno istituito la rottamazione dei coniugi fatiscenti, allora che devo fare di sto Nozzolone che si sveglia con l’anca dolorante?
Gli propongo, come defatigante, la ferrata di Alghero ma non ne vuol sapere.
Allora mi sovviene il posto adatto: le terme di San Saturnino. Ottimo, c’andiamo passando per il Goceano, nuragico che più nuragico non si può, niente calcare ma un paesaggio suggestivo tra graniti e sugheri.
L’acqua delle terme è caldissima, mischiamo sudore ad acqua miracolosa, sperando in una immediata guarigione.
Mentre stiamo lì con senso di colpa per non voler restare immersi forever, ecco arrivare due vecchiotti che ci confermano l’efficacia delle terme meglio di qualsivoglia anti infiammatorio.
Fortuna che sono arrivati, così abbiamo la buona scusa per andarcene, rossi come aragoste. Dove andare? Per nuragici.
Ricerchiamo sas concheddas. Dopo le terme, il cimitero neolitico ci sta bene. Straordinario insediamento, tra l’altro troviamo aperto il loculo con i petroglifi e due belle sarde spuntate dal nulla che ci indicano altre due tombe che non avevamo visto.
Tornati a calagonone, mentre lascio il Nozzolone a risolvere il problema dello stoccaggio della monnezza, decido di camminare un po’ a scopo allenatorio. Ben fatto, incontro Maurizio con Jana che m’impresta un libro sulla flora endemica del Corrasi, ahhhhhhhhhhhhhh! Delizia, incontrare un amico che volevo incontrare e un libro che volevo recuperare! come una boccata di areosol per l’asmatico.

27.4.2010. Corrasi
La nostra meta è la ricerca della grotta Orgoi.
Tutti baldanzosi eccoci al Corrasi pieni di belle speranze e con il punto sul GPS. Alla sella un tizio ci riprende con la telecamera. Facciamo la faccia degli speleo pieni di se che vanno per grotte, mica dei turisti che pagano il pizzo a Lanaittho. Poi però cerco di ascoltare un accompagnatore che tiene una lezione di geologia per dei vecchiotti, so tutto, a dire il vero, ma mi piace sentirlo con cognizione di causa, che sotto di noi c’è proprio Su Bentu. Continuo però a far la parte dell’esploratrice incallita, visto che il tizio ci sta sempre riprendendo. Quello, vedendo la nostra totale indifferenza alla telecamera, poichè non abbiamo neppure tentato di tirar indietro la pancia, ci conferma che stiamo facendo gli attori per la trasmissione “reporter on line” e che non ha altri soggetti in vista, come dire, bestie non ce ne sono, ci siete voi che vi muovete sullo sfondo, meglio di niente. Infatti, meglio di niente, a saperlo mi facevo anche la ceretta. Ancora più veloci, per sfuggire all’occhio impietoso della telecamera e per poter finalmente pisciare in santa pace, prendiamo un sentiero segnatissimo in discesa.
Meglio di così, posso anche fotografare ogni minima essenza botanica, che il Nozzolone non protesta neanche.
Qua la flora è identica a quella aurunca ma sarà sicuramente, come da libro di Maurizio, una sub-sub-sub specie “sardoa” endemica che più endemica non si può, qual’è la differenza?, va a sapere, una inezia di sicuro che non la vedi manco col microscopio, per cui, per non saper nè leggere né scrivere, fotografo anche l’erbaccia.
Intanto arriviamo al cuile Vilithi Vilithi, endemico del Corrasi. Il Nozzolone vorrebbe mangiare ma io voglio Orgoi, Orgoi o morte. Così percorsi altri tot kilometri, arrivati alla quota dell’Orgoi, il Nozzolone si ferma come una macchina senza benzina. Stoppato proprio, tira fuori ogni ben di dio e mentre si strafoga mi informa che manca un kilometro in linea d’aria all’Orgoi, ossia due ore. Due ore? Come due ore? Mi fa tutto un calcolo matematico su quanto c’abbiamo messo per arrivare fin qua rapportato a quanto ci manca, senza togliere la tara delle foto all’endemiche, almeno un’ora secca, per dire che non ce la faremo mai ad arrivare all’Orgoi. “Ma se è appena l’una e mezza? Io non sono affatto stanca!” Macchè, non c’è da discutere, tocca tornare indietro per cui faccio ricorso a tutta la filosofia in anni di vita accumulati con il Nozzolone. Non bisogna avere attaccamenti a grotte, cime, mete, pozzi, se lui decide di no è no, del resto, questo è il mio karma, imparare a rinunciare. Di buon grado rinuncio, pensando che tutto sommato non ho visto nemmeno il fondo di Monte Cucco e nemmeno il Gitzmo e sono sopravvissuta lo stesso, che vuoi che sia non vedere l’Orgoi che non continua nemmeno? E poi ho ancora enne flora endemica da fotografare, sia mai mi mancasse il tarassaco endemico del Corrasi, che è identico a quello di ogni bordo di strada dell’orbe terracqueo ma con una microscopica variante. Al ritorno è d’obbligo la tappa ad Oliena per comprare il libro della flora endemica del monte Corrasi, se non ho visto la grotta, mi resta almeno la consolazione dello studio floreale, “consolati con l’ajetto….”. E guai a lagnarsi, il Nozzolone per tutto la strada del ritorno mi ha ripetuto il ritornello “a quest’ora eravamo ancora lì sul Supramonte” ….e magari!!!!!!!!!!!!!

28.4.2010 Tharros
Da vecchietti siamo costretti ad alternare una giornata di cammino con una di riposo e cosa c’è di meglio che girare per archeologia? Insomma.. girare per il Supramonte…va beh, non si può, le ossa si consumano. Vada per Tharros allora, fenici e punici, eccoci. Ci portiamo appresso la monnezza, perché ancor non abbiamo capito dove si mette la carta sporca, nella carta? No! Nella plastica? Nemmeno! Nel secco? Mai! Allora ce la portiamo appresso sperando in un cassonetto misericordioso.
Al primo bar munito di apposito secchione ci liberiamo così imparano a metterci il caffè ad un euro, che in continente costa assai meno. Visitiamo Thassos che, a dire il vero, è tanto bella quanto trascurata, tutti i cartelli illeggibili, sbiaditi dal sole, le rovine inaccessibili, del tophet nemmeno l’ombra, portato al museo per proteggerlo e in loco neanche le copie, impossibile da immaginare. Allora troviamo un posto bucolico al mare, sotto il sito, per aspettare l’apertura del museo. Il Nozzolone si rintana in una microscopica ombra mentre mi lucertolo al sole e, non contenta, mi faccio anche il bagno punico-fenicio,brrrrrrrrrrr acqua giaccile..fa tanto bene, soprattutto pensando che è mare arcaico, tra arcaici ci s’intende.
Poi stufi agri di non far niente peggio di chi va ai Caraibi a grattarsi di pizzichi, dopo due ore di fancazzismo, andiamo senz’altro a vedere la fine della penisola, evvaaii intuculo le ossa fraciche, si cammina!
Cammino e fotografo fiori endemici di Tharros, qua tutto endemico è, anche i sardi, endemici della Sardegna, per patriottismo fotografo anche i 4 mori, ecco, da mettere su flick per i miei amicissimi sardi. A proposito di amici flickeriani sardi, sono stati tutti arci simpatici a telefonarmi ed invitarmi in tutta la Sardegna, vieni qua, vieni la, non sai che ti perdi, ma io non posso, io ed il Nozzolone siamo innamorati del Supramonte di Dorgali e di Oliena, ci piace scoprire tutti i posti che ancora non abbiamo calpestato, unire i percorsi, ritornare dove ogni sasso è nostro amico, lo so che cosa mi sto perdendo ma so anche che questi posti mi chiamano imperiosamente, impossibile non tornarci, cucurru su corvu, mesattas, doloverre, doronè, surtana, orudè,ecceccecc. Visitata in lungo e largo la penisola di Tharros, andiamo a vedere il museo archeologico da Cabras per vedere il tophet dove non dovrebbe essere e un sacco di reperti interessanti compreso il piombo utilizzato da Francesco per l’esperimento sotto il GranSasso, il cerchio si chiude, il piombo fenicio-punico-romano serve pur a qualcosa, a parte farci sbarrare gli occhi di archeologico stupore, cercare neutrini dallo spazio oscuro. La giornata, nata archeologica, muore archeologica perché in tv danno Troy! Oltre che i punici-fenici-romani ci mancavano anche gli achei! Peccato che il film non sia esattamente come l’Iliade e che grazie al digitale si veda Brad Pitt tutto sfarfallato.

29.4.2010. Scala Su Molente
Stamani mi sveglio in tempo utile, il primo pensiero del giorno è “la monnezza!” .
Corro subito fuori con i contenitori giusti per la giornata, guardo a destra e sinistra, nudda, non c’è il camion e non posso lasciare sti contenitori al ludibrio della foca monaca amante di monnezza, li riporto dentro sempre più convinta di dovermela riportare in continente, la carta oleata e tutto il resto. Trovo il Nozzolone stranamente operativo, IGM alla mano mi propone la discesa per Scala su Molente, la risalita della codula illune e ritorno per Scala Sarga (liberarsi della Sarga=monnezza è un vero problema…). “SIIIIIIIIIIIIII!! ANNAMO!”. Scala su Molente, bellissima è, piena di Urtica atrovirens meglio dell’anticellulite per le mie zampe nude! A metà, un buco invitante m’invita a scalarlo, buco bello ma non balla. Verso il fondo della scala ecco l’arco che si vede da mezza codula! L’arco nuragico, andiamo?? Andiamo. Entusiasmante, la vista dall’arco, della codula e dintorni, troppissimo bello, faccio enne foto e contagio anche il Nozzolone alla velleità fotografica tanto che mi fotografa senza mugugno, assoggettandosi anche all’autoscatto, mihhhh magia nuragica è. Alla codula, ligi all’ordine di Francesco, andiamo a cercare i famosi inghiottitoi che portano al bue marino, il Nozzolone li trova tutti, oggi il Nozzolone dà il meglio di se, effettivamente, devo ammetterlo. Poi vediamo l’acqua avanzare, letteralmente, l’acqua che lenta ed inesorabile sta riempiendo le pozze della codula, magia nuragica! Pensa a quanto sono piene le falde! Pensa al sifone di Su Palu ed essere inesorabilmente dall’altra parte. Ma no, siamo fuori e guardiamo con falsissimo orrore gli scavi degli speleo sardi, troppo bravi, sentendoci molto compartecipi nello scavamento a vanvera. Saliamo ancora un po’ lungo la codula finchè il caldo martellante ci fa desistere dall’arrivare a Telettotes, oggi il Nozzolone manco si ricorda di avere l’anca balenca. Mentre ritorno anelando ad un caffè ancorchè caro, il Nozzolone s’aggira per ogni buco della codula come un cane alla ricerca dell’osso perduto, ogni tanto lo chiamo per sapere se devo preoccuparmi o no e se posso continuare a fotografare fiori, ancorchè li abbia già fotografati tutti e scoperto che i mejo li ha già fotografati Finieddu, a me resta la sarga. A proposito, eccola Scala Sarga, fa un caldo allucinante e nell’ora più calda intraprendiamo l’erta salita. Tutti contenti della giornata la terminiamo al bar con Giammichele che ci organizza tutto il resto della vacanza, ordinandoci talmente tanti posti da vedere che non ci basterà una vita a vederli tutti.

30.4.2010. Monte Albo
Cosa ci ha spinto fuori dal Supramonte di Dorgali-Oliena, Orudè, Doronè, Oddeu e compagnia bella? Giammichele, che nel descriverci le bellezze indescrivibile del monte, assolutamente da vedere, ha aggiunto “…e c’è un prato pieno di orchidee fiorite di ogni tipo” “Nozzolò, annamo?” “e annamo”, più che altro il Nozzolone è stato colpito dai gesti di Giammichele, come dire “è una sciocchezzuola risalire sto monte”.Andiamo, muniti di “sardegna speleologica” come bibbia. Peccato che a leggere i resoconti del campo della Federazione Sarda pare più che altro che si siano dati alle gozzoviglie, senza la necessaria scienza che contraddistingue il famigerato gruppo grotte castelli romani, scienza a tutti i costi. Tappa d’obbligo al mini market di Lula dove, avendo discusso con una Lulana, vengo da costei definita, ribelle, il chè per me vale da medaglia, nientemeno. Appena lasciata la macchina ecco arrivare due Lulani che con nonchalance si informano dei nostri movimenti, ci guardano per benino e decidono che è troppo tardi per arrivare in cima al monte. “E chi c’arriva in cima?” risponde pronto il Nozzolone….e te pareva, fortuna che ci sono le orchidee, vah. In effetti arrivati alla sella, che si chiama qualcosa come “patata”(autoscatto d’obbligo..) c’è una profusione di orchidee che fotografo tutte di corsa, perché dei cartelli invitanti ci propongono vari sentieri in stretto sardo. Ci facciamo subito irretire da “sa kustera artudè” che interpretiamo come una cresta. Però scopriamo che il sentiero porta verso la costa e non verso la cresta, allora imbocchiamo uno che si chiama “usurtia” che non ci sembra nulla di simile nella lingua continentale. Quello invece porta dritto dritto alla sommità ad una delle due cime di monte Albo. Stranamente il Nozzolone sale senza profferire verbo, lo seguo grondando come una fontana, poi sento che dice “a quel ripiano mi fermo e torniamo indietro”, penso tra me e me “meno male, la salita è erta assai” ma devo salvare la faccia e la fama di quella che non smette mai, per cui faccio finta che mi dispiace un po’. Quando ci fermiamo però mi dispiace davvero, la cima sembra vicina e il Nozzolone mi fa un discorso assai scientifico (degno del GGCR) sul fatto che le cime sembrano vicine, i pozzi sembrano profondi e tutto ciò serve per la sopravvivenza. Per questo che siamo sopravvissuti sempre, anche facendo il mero grande, che sembra più profondo di 100 metri? E che quando saliamo al monte Gennaro ci fermiamo sempre ai pratoni e siamo andati in cima una sola volta? Sopravvissuti, ecco quel che siamo. Mangiato il pane di Lula che pare fatto di cartone, torniamo indietro e per consolarmi il Nozzolone mi propone di seguire gli altri sentieri. Bene. Imbocchiamo per “Sa E’ Ziglianu” che in effetti porta ad una specie di pozza-stagno, giusto, E’=acqua, vero? Vero! Quasi sardi siamo. Lì però il sentiero si ferma, ossia dopo 50 metri dall’indicazione, più grosso il cartello del sentiero. Ma quello che ci convince proprio è “mandra brujata” questa la sappiamo, sarebbe stazza bruciata. Il posto è bello, non ha niente di bruciato e nemmeno la mandra, anche perché, fatta la circonferenza di mezzo monte Albo, non abbiamo visto niente che gli somigli. Allora si torna, che sto sentiero è infinito come i numeri. Al ritorno mentre fotografo orchidee e il Nozzolone sta scendendo di gran fretta, scorgo due bei fungoni, boletus....badius?fragrans? secondo me endemici boleti del monte Albo. Mentre li fotografo e faccio tutta l’ecologica, il Nozzolone presto accorso, ne trova un terzo che decide, poco ecologicamente, di prendere a scopo alimentare,anche la pancia vuole la sua parte. Non ne troviamo altri, per cui torniamo tosto a Calagonone, dobbiamo incontrare Giammichele che ci ha intimato di portargli le cartine IGM per insegnarci altri sentieri. Giammichele poi ci spiega che stavamo, come da cartello da noi ignorato, a “Nurai” , perché proprio vicinissimo al sentiero c’è una nurra profonda 70 metri. Ecco fatto, la famosa Nurra del campo speleo stava lì, potevamo scenderla!! Sehhh ci mancavano abbastanza corde, ne abbiamo per soli 60 metri (che come da spiegazione scientifica sembrano di più)…consolante vero?

1.5.2010 Sedda e’ Satta
Mi sveglio e con apprensione formulo la prima domanda del giorno “che facciamo oggi?” “nulla” . Primo maggio festa dei lavoratori, ho compassione per il Nozzolone lavoratore e concordo che una giornata di nulla ci vuole, mi pare un’ottima occasione per andare finalmente al mare, spaparanzarmi al sole col libro botanico e rilassarmi, almeno mezz’ora direi. Il Nozzolone viene con me ed effettivamente ci godiamo 10 minuti di buon sole a ziu martine, dopo di che il Nozzolone comincia a vagare in cerca d’ombra ed io a far esperimenti con la digitale (le foto di oggi infatti sono tutte sparate, avendo fatto duecentomiliardi di modifiche irreversibili sulle impostazioni). Poi s’alza il vento infuria la bufera (primo maggio..) e ci tocca cercare la rossa primavera dove sorge il sol dell’avvenir. Ossia, andare a camminare sul Supramonte. Unanimamente accordati optiamo per l’altra parte di Cucurru su Corvu, ossia Sedda e’ Satta. Partenza per il crinale senza alcun sentiero, dritto per dritto verso il nulla carsico, con grande scorno di sardi gozzoviglianti i quali pensavano che al massimo potevo arrivare a buchi arta per la strada. Ormai sa limba un po’ la conosco, stavano mormorando sul fatto che ste femmine tutt’al più si fanno 20 muniti di strada asfaltata..sehhh…Invece seguo il Nozzolone che segue un drittume carsico pieno di pietre, di quelle tremende che dopo un po’ non se puoi più di basculare sulle caviglie. Fortuna che cammin cammino arriviamo a dei cuili, uno bello rifatto, uno cadente, con tanto di targa “sedda e’ satta”, così scopriamo di essere nel posto giusto.Lì troviamo una di Dorgali che mai in vita sua era stata lassù, ce l’ha portata il marito che se n’è andato da qualche parte. Proseguiamo fino ad arrivare anche noi da qualche parte imprecisata, e mentre il Nozzolone tira fuori il sostentamento, scopre un pozzetto e lesto come una lepre ci s’infila trovando un coccio nuragico, sicuro come una palla. Resto basita, che il Nozzolone preferisca trovare, scendere, esplorare un pozzo prima di scofanarsi i wrustel, ha dell’incredibile. Si vede che gli è rimasto il virus speleologico che nel momento opportuno di riaffaccia prepotente. Fotografo il tutto per dirlo a Giammichele (che ovviamente lo conosceva….) e continuiamo a seguire sto crinale, finchè le nuvole basse non ci hanno scacciato.

2.5.2010. Corrasi botanico
Piove pioviccica la nuvola s’appiccica..sarebbe uno dei quei giorni in cui ti alzi con comodo, fai tutte le cose che si lasciano indietro, tipo classificare enne fiori fotografati in vacanza, ma no, suona la sveglia imperiosa. Ah già, dobbiamo andare con Giammichele a camminare, sempre di botanica si tratta, ma paripatetica. Giammichele arriva e ci dice che andiamo in ogni caso, si vedrà. Passata la galleria di Calagonone effettivamente vediamo il Corrasi libero da nubi, magia sarda. Ad Oliena si aggrega a noi Rosaria, simpaticissima sarda col fuoristrada che ci porta proprio a Su Pradu, sballottati ma sani e salvi. Il cammino inizia sotto la pioviccica per impervi saliscendi, tra hum carsici che non si sa se cercare buchi o fotografare fiori. Il Nozzolone sicuramente buchi, io e Giammichele, fiori, Rosaria in riverente attesa di conoscere gli improbabili nomi che via via andavamo identificando per i fiori, tutti endemici, per cui, non soliti nomi, ma tutti terminanti in subspecie sardoa, ichnusae, corsica, ecc. inventandoceli anche. Occorre precisare come gli speleologi in vecchiaia evolvono sulla botanica, vedi il caso, del tutto parallelo, mio e di Giammichele, già speleologi, ritrovatici botanici senza sapere l’uno dell’altro di questo concomitante cambiamento. E’ la stessa molla della curiosità, s’inizia sempre a testa bassa alla ricerca di buchi e, cercandoli, lo sguardo s’inceppa sempre in queste erbacce, a volte molto appariscenti. A furia di cercare buchi qualcosa scatta, volendo conoscere come si chiamano queste erbacce appariscenti, poi imparato un nome si fotografa il soggetto ed il gioco è fatto, s’entra nella spirale violenta del collezionismo botanico. In sostanza, lo speleologo mai e poi mai alzerà gli occhi al cielo, tanto che proprio Rosaria ci informa che sulla cresta del monte stanno passando dei mufloni. E’ d’obbligo fotografarli, ma poi dobbiamo seguire Giammichele nel suo vagabondare per picchi rocciosi, su e giù, un caos scivoloso anche, il Nozzolone che strilla inutilmente “buco buco!!”, che intasa gli anfratti di sassi a furia di saggiarne la profondità, mentre io non so se andare da lui a guardare la scoperta o inchinarmi enne volte a fotografare un mare di peonie stupendissimissime, ma quello che devo fare è salvare la digitale dalla pioggia e non cadere per viscide roccette. Mentre, stufa di inchinarmi enne volte, decido di cercare anch’io buchi, che non ne posso più di ophris, peonie, euphorbie e erbacce endemiche, il Nozzolone m’avverte che ci sono due tizi, verosimilmente di sesso diverso, che sembrano provenire da trekking estremo. Ironmit e Ughetta!!!!!!!! Sicuro, così mi metto a strillare “GIOVANNI!!!!” che tutti i mufloni sono precipitati dentro pentumas dallo spavento, finchè quello risponde “MARIAGRAZIA!” magia sarda, magia di flick, magia spelea, è proprio lui, IRONMIT! Quello che nella foto di Bagna ha fatto restare senza fiato tutta la rete femminile…e chi è sto figo? Uschino. Conosciuto di persona mi chiede se gli abbiamo fregato grotte, noi???? Macchè, magari! Subito ci scambiamo notizie spelee, meglio, lui e Ughetta ci raccontano le loro e noi niente, tanto che restiamo così avviliti da non poter raccontare niente di speleo che domani mi sa che una grotta l’andiamo a fare, ne va del nostro speleo-onore! La giornata non è andata male, abbiamo conosciuto Rosaria, Giovanni ed Ughetta, visto posti meravigliosi e mufloni, fotografato un hard disck di fiori tutti da catalogare (non mi basteranno domeniche di pioggia a farlo) e, magia sarda, non ci siamo neppure tanto bagnati.

3.5.2010 Nurra Sas Palumbas
Potevamo mai lasciare la Sardegna senza andare in grotta? No, assolutissimamente no. Per cui oggi decidiamo di finire questa vacanza sarda in bellezza, con la Nurra Sas Palumbas. Bene. L’avete mai vista? No. Sapete dov’è? Nemmeno. Indicativamente dall’IGM e dalla relazione presa da “speleologia sarda” si, i punti non coincidono, ma fa niente. Per cui riempiti ben bene gli zaini con tutto il materiale speleo, corde, acqua a volontà e maglie maglioni per coprirsi (da relazione, è la grotta più fredda della Sardegna) partiamo da Tuones. Mettermi lo zaino è stato come prendere i bilancieri per fare squot, identico, per cui non mi lagno, mi verranno glutei d’acciaio e spina dorsale elastica come un sampietrino, come ricasco. A Su Pradu il Nozzolone, sicuro di se, GPS in mano, mi porta dritta dritta verso cima Sos Nidos. In erta salita. Da relazione ci dovevamo impiegare 20 minuti da Su Pradu, seguendo il sentiero per Sovana, ma andando dritto per dritto c’abbiamo messo circa 3 ore. Va beh, i punti non coincidevano, certo potevamo pur seguire le indicazioni della relazione che parla di un acero trilobo e della grotta lì vicino, ma dovevamo pur perderci un po’, da prassi. Per cui ci siamo prima persi un po’ girando su e giù per Sos Nidos, prima su e poi giù, per campi solcati, finchè non ho visto l’acero trilobo, fortuna mia che son botanica! E dall’acero trilobo ho trovato la grotta. Fortuna mia che l’ho trovata. GROTTTAAAAAAAAA! Il Nozzolone arriva e si mette ad armarla come se il pozzo fosse un meno 150, campate di corde da tutti i pizzi per un pozzo da 10 metri mezzo appoggiato che i pastori scendono con ginepro. Il tutto per non far strusciare la corda che strusciava una bellezza. Scendiamo ed un fascio di luce c’illumina il salone 80 per 40 con pavimento a massoni scivolosi. Ovviamente perdo un fracasso di tempo a far foto, il Nozzolone cerca la via trovando anche l’altro pozzo, giriamo un po’ qua un po là ma è tardissimissimo, abbiamo appuntamento con Maurizio, dobbiamo preparare le cose per partire, cavoli! Del resto la prosecuzione non è poi così entusiasmante,con tutti sti massi tra i quali ficcarci. Disarmo io e nel disarmare trovo un graffito di un cervo, lo fotografo come posso, la foto viene mossa da far schifo ma sono quasi certa che è un graffito. Torniamo a Su Pradu tardissimo, ma Maurizio ci accoglie con una cena inaspettata, la famosa ospitalità sarda. Ora il morale è a terra, lasciare la Sardegna ogni volta è lasciare uno dei più grandi amori della mia vita. Sono stati 10 giorni stupendi e più stupendi ancora tutti gli amici sardi, generosi come la loro meravigliosa terra.

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