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Pozzo La Foce, nonostante tutto

Antefatto: Cercare i pozzi e non scenderli, roba da supplizio di Tantalo, ne abbiamo un bel po’ da fare, ma quelli che ci intrigano di più sono i bei pozzoni, almeno quelli che tali sembrano. Uno di questi è Pozzo la Foce, sopra Supino, meno 42, già sceso da Turrini e Cristian.

L’epica impresa: Siamo in tre: Sergio, la sottoscritta e Stefano, libero l’uno o il due a scelta. “Il 2 diluvia, andiamo l’uno che è bel tempo”. Si, proprio. Che se Sergio vede una nuvola all’orizzonte rinuncia subito. Così ce ne vuole del bello e del buono per convincerlo a uscire con la pioggerellina. “Ma a Supino c’è il sole, ho visto le previsioni, piove solo su tutto il resto dell’Italia”. Lungo l’autostrada una pioggia che non ti dico, ma insisto che a Supino no, bel tempo locale. Al bar Michelangelo, dove abbiamo appuntamento con Stefano, effettivamente qualcosa balugina tra le nuvole, proprio sole no, ma almeno non piove. Stefano è gasatissimo, io pure, Sergio si adegua. Alla curva parcheggiamo sotto una leggera spruzzatina di pioggia, c’incamminiamo lungo il ghiaione e poi su per la parte sinistra del fosso, tra la nebbia. Fortuna che il posto lo conosciamo e non è un problema trovare il pozzo. Mettiamo i teli a protezione degli zaini e Sergio si prepara ad armare, che armare lo diverte, se c’è da fare un nodo a metà pozzo ancora di più ma, purtroppo, abbiamo una 50 nuova di zecca e niente nodi. Stefano e io gli consigliamo di fare un bel tirante tra due alberi e scendere in mezzo al pozzo. “Eh no, il pozzo non va così. Pare a voi!”. E arma il pozzo tutto struscioni che fa meno paura a scenderlo, ma deve mettere frazionamenti adeguati. “Non ci sono” ci strilla mentre noi cerchiamo di evitare la pioggia sempre più abbondante dividendoci i teli coprizaino onde assicurare il distaziamento. Si perché il tutto avviene con le mascherine e strillando per sentirci. Non ci bagniamo ma il freddo si fa sentire perché sto armo va per le lunghe. “Sei arrivato?” “non ancoraaaaaa”. “Ma quant’è sto pozzo?” chiede Stefano “magari si è sfondato, sta a vedere”. “Ben, accendiamo un fuoco almeno” che con la pioggia è impresa peggio dell’armo. Consumiamo tutti i fazzolettini e la carta della pizza ma infine ci riusciamo proprio quando arriva la libera. Scende Stefano e faccio la vestale del fuoco che potrebbe servire all’uscita. Ma dopo un amen ecco la libera per me e scendo. Bellissimo il pozzo, sembra piccolo all’inizio ma si allarga molto, è anche ben armato per giunta. Il fondo è piatto, pieno di sassi ed ossa. Nessuna prosecuzione possibile, come già decretato Cristian e Turrini. Bon, dopo le solite disquisizioni su calcari e genesi tocca salire. Prima Sergio, poi Stefano e infine tocca a me il disarmo. Meglio,che posso godermi il pozzo con calma. Perché vero è che le grotte di qua le fai per rabbia di fame rispetto a quelle sarde o francesi, ma noi le apprezziamo ugualmente con totale trasporto. Alle due siamo alle macchine e bon, fatta anche questa.
Alla prossima!!! Mg 1.12.2020

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