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Pozzo della Crestina (Ricerca cavità Canale Martini)

Antefatto: Trinnnn suona la sveglia “come stai?” chiede premuroso il Nozzolone “benissimo!” in realtà ho la gola come cartavetrata, ma tra passare una giornata a riguardarmi contornata da misuratori di pressione, tisane e pc anziché vagar per grotte tra fango, fratte, freddo, scapicolli, preferisco di gran lunga quest’ultima opzione.

L’epica impresa: E quindi ci troviamo al bar di Monteporzio in compagnia di Luca, Mario, Federica e Paolo. “Che si fa?” “no niente, c’è da rilevare qualche grottina e cercarne altre tra Serra Capriola e Canale Martini”. Bon andiamo!. Ovviamente previo stillicidio di soste a bar, alimentari, mercato di Esperia e casetta di Polleca dove parcheggiamo finalmente le macchine. “Che bella casetta, è pure in vendita, sai che bello abitarci?” osserva Federica “si, così la domenica invece di salire per Canale Martini la passi a sistemar casa e poi è troppo distante dalla palestra!”. Snobbata la casetta c’inerpichiamo per una bellissima mulattiera “anvedi, questo non è il tipico sentiero del CAI di Antonella, questo è messo benone, e quando mai?” “vedrai dopo” dice Paolo preveggente “come tutti i sentieri aurunchi, iniziano bene e finiscono a schifio”. Ciò detto abbandoniamo il sentiero e, disponendoci a ventaglio, cerchiamo un pozzo del Circolo ormai introvabile. Anche stavolta niente da fare. Adesso dobbiamo salire in cresta per rilevare il Pozzo Vallone Graniero, Pozzo della Crestina, Ciavica Serra dello Spito. Quale delle 3? Tutte e 3 che stanno a catasto ma sono la stessa grotta. Mentre salgo sento una gran discussione tra Federica e Paolo sull’esatta ubicazione della grotta. “Sono passati 15 anni che vuoi che mi ricordi?” dice Paolo ma Federica, come tutte le donne, ricorda esattamente una cosa se c’è da aver ragione sul maschio dominante. Appunto, l’avrei ricordata pure io che ci son stata se solo avessi capito di quale grotta si trattasse. Invece salgo a cercarla in mezzo al bosco di carpini “impossibile che in 15 anni siano cresciuti così tanto” e torno indietro a mani vuote e piene di fango, avendola cercata in mezzo ai sassi “hai visto mai che i pastori l’abbiamo tappata”. Arriviamo tutti alla cresta agognata e troviamo subito il pozzo. Arma Paolo che si vanta anche “guarda che armo perfetto, vieni a fotografarlo”. In realtà è un armo classico, con solito tirante del Nozz che se non fa un tirante e un nodo a metà corda non è soddisfatto. Peccato che per 15 m di pozzo abbiamo una 20 e stavolta non serve il nodo. Scende Luca che non gli pare vero di fare il protagonista, tant’è che mi ha pure riempito le orecchie con sta storia del calcare calcaroso per far vedere che è un geologo di un certo spessore. Nonostante il suo spessore riesce a scendere l’angusto pozzo e rilevarlo. Stoppa. Come volevasi dimostrare, altrimenti avremmo chiamato quelli non federati, fosse sceso sotto i 250 m. E Mario? Col suo vocione rimbombante ci fa notare le nuvole minacciose. A noi frega niente. Se non troviamo anche la grotta di Canale Martini non siamo contenti. Dove la cerchiamo? Sta sulla sinistra del fosso ma c’è un reticolato per cui la cerchiamo a destra. Inutilmente il Nozz si ostina a rimarcare l’errore madornale. No che Paolo dice che a sinistra ci siamo stati e, non avendo trovato soddisfazione alcuna, ci buttiamo a destra. Pure noi. Infatti Federica vede una fessura promettente dove pure io mi stavo dirigendo. Il famoso intuito femminile. Sarà la grotta che è stata tappata. E che ha cambiato anche versante, penso io. Luca, pieno di energia repressa, inizia a turnicare macigni. “Turnicare?” eccerto, il colto Paolo ci ha insegnato il verbo appropriato al lavorio di Luca. Che nell’impeto dello scavo fa volar sassi colpendo Federica e me in pieno volto. Oltre che il casco qua serve anche la visiera. Bon. Finalmente si apre un pertugio dove m’infilo scoprendo che la fessura aspirante è una frana immonda che continua franosamente avanti e forse indietro seguendo l’inclinazione degli strati di calcare calcaroso. Va ben, assodato ciò decidiamo che si è fatta una certa e che, effettivamente, il maltempo è in arrivo, come sta borbottando Mario da un’ora a sta parte. Però Luca trova e scava un altro buco che non scendiamo perché la torta di mele ci aspetta. Lo chiamiamo così “Buco niente torta”. E’ quasi sera per cui scendiamo a scapicollo fino ad incrociare un bellissimo sentiero CAI che va in salita “è questo che dobbiamo prendere” fa Paolo. Lo imbocchiamo più che altro perché ce lo dice il nostro Presidente, ma anche per non ficcarci in mezzo a rovi. Per fortuna il sentiero di colpo va in discesa, come la strada di Nemi “salita e discesa” ma poi finisce e non ci resta che infrattarci tra rovi e fili spinati, visto che dal GPS le macchine stanno a 100 m. Cento metri di spine. È buio, incrociamo dei cacciatori senza uccelli. Scappati tutti dal vociare di Mario che ha rimbombato per le montagne. Al bar di Esperia tappa con Clino e Antonella per fare il punto della situazione grottifera aurunca occidentale e poi ultima tappa da Daniele per la situazione grottifera aurunca orientale. Ma a questa non ci vado, mi sono ricordata che stavo male e il naso mi cola come un’acquasantiera.
Alla prossima!! Mg 12.11.2017

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