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Portogallo

Antefatto: : “Ci facciamo un giro prima di morire?” chiedo al Nozz “si, dove?” già che non dica NO è tanto “chessò, in Portogallo, dicono che sia bello e poi avrei anche avi portoghesi, con tanto di castello, magari lo trovo, hai visto mai”. Bon, si parte.

10.7.2018 Sintra Partenza al sorgere di un sole impietoso all’aeroporto di Ciampino, bello vedere tutto dall’alto, sembra pulito ordinato e senza buche. Arriviamo a Lisbona che fa quasi freddo e una nebbiolina caliginosa rende tutto opaco. “Meno male” dice il Nozz mentre m’infilo un giacchetto. Ha poco da rallegrarsi perché, al momento di prendere la macchina a noleggio, s’accorge di non avere abbastanza soldi nella carta, non vogliono cash, non vogliono altre carte, solo e proprio quella scarica. Orcocan, che si fa? Tipo tornare subito a casa tutti contenti di aver visto il clima di Lisbona? E no, a furia di cercare escamotage, con me che faccio da interprete di inglese, figurarsi, riusciamo a prendere la macchina pagando oltre 200 euro in più, ma senza franchigia esorbitante. A sto punto c’è da trovare la stanza presa in affitto. Accendiamo tutti e due i navigatori che si fanno concorrenza, un frastuono di voci per scoprire che il numero uno della via dove dovremmo andare non c’è. La casa sta al numero uno di quella via si ma in un'altra città!!! Il Nozz dà subito colpa al mio navigatore, che poverino non c’entra nulla. Come dio vuole arriviamo finalmente al posto designato dopo aver attraversato Lisbona e posti limitrofi, tutti esattamente uguali, stessi palazzi, stesse vie, stessa atmosfera caliginosa. Il padrone di casa ci accoglie con un inglese fluente al quale facciamo fronte con poche frasi stente per approdare al posto che vorremmo visitare. Sintra. Lui ci spiega come arrivarci, cosa vedere tutteccose, mui obliogado, mò andiamo però che abbiamo una fame da lobi. Entrambi i navigatori sbagliano strada e ci portano davanti a un invitante take away. “Questo si!” prendiamo pollo, patatine, riso e birra portoghese e mangiamo a 4 palmenti sul muretto del marciapiede. “Però sti italiani stanno peggio di noi” ci sembra di sentir parlottare in portoghese. Ci rendiamo conto che in effetti il portoghese è un misto di dialetto veneto e sublacense, tutto un scie scie capibilissimo. Ora non ci resta che visitare Sintra, castelli, alberi giganteschini, azulejos dovunque anche al cesso, tutto bellissimo, tutto troppo turistico per noi. Avrei anche una mezza idea di andare nei giardini botanici se non fosse che mi è presa una sete che la lingua s’è incollata al palato e il Nozz deve proprio visitare il cesso con le azulejas. Come tutti i turisti che si rispettino andiamo a Saudate, la fabbrica dei dolciumi del posto raccomandatoci dal padrone di casa. A prima vista sembra alta di cavaloto, chissà quanto ci faranno spendere per bere due bicchieri, macchè, sono assai a buon mercato, cosicchè fotografo tutto il locale cesso compreso, una meraviglia. E i castelli? Stanno bene dove stanno, magari sta a vedere uno è quello della mia bis bis nonna, la famosa Oliveira. Torniamo a casa di gran carriera che siamo stravolti dalla stanchezza a furia di girare come turisti per strade stradine tutte in salita con le piastrelle intarsiate lisce che scivoli che è una bellezza, altro che le nostre buche dove sprofondi mezza gamba. Bon, per ogni bon conto ci compriamo una riserva idrica da portarci appresso nei nostri vagabondaggi e ora a riposarci. Sehh prendo il borsone e lo sento umidiccio. S’è aperto il bagnoschiuma e ho quasi tutti i ricambi bagnati appiccicosi. Il padrone di casa mi fa sapere che non è possibile stendere, tanto, mi dice, con sta umidità non si asciuga niente. Facciamo il bagno assieme ai vestiti, tutta una schiuma che levati e poi stendiamo la roba sopra la vasca, altro che umido è, proprio acqua. Poi ce ne andiamo a cena aspettando che i vestiti scolino. Torniamo a Sintra dove mangiamo benissimo per pochi soldi nel posto dei murari, circondati da tifosi portoghesi che tifano Francia e non Belgio, va a sapere la storia…Tornati avvertiamo il padrone di casa dell’allagamento “if you want there is la lavatrice che asciuga nel grande magazzino vicino” come dire, ed andateci no? Invece di allagarmi il bagno. “Forse domani”. Famose a capì è dalle 4 che stiamo in piedi e mò riuscire per sti 4 panni non è proprio il caso, tanto umido per umido, s’è capito che sto Portogallo ci farà tornare con il muschio nelle ossa….chissà magari è muschio endemico.

11.7.2018 Ericeira Il Portogallo ha un problema grosso, non i migranti che qua si sono integrati da secoli e sono parte fondamentale della popolazione, e no, hanno il problema dell’asciugatura dei panni. Infatti ci alziamo e, con nostra somma costernazione, osserviamo il cielo plumbeo e, toccato con mano l’effetto sui panni stesi nel bagno, prendiamo atto dell’estrema necessità dell’asciugatrice. Ecco perché ogni quartiere è dotato di laundry Prima ancora del caffè filiamo dritti alla prima laundry, infiliamo i panni a rosolarsi nell’asciugatrice e via, a far colazione. Il tempo di farla e i panni sono asciutti e piacevolmente caldi. Perché qua la mattina fa anche freddo. Il Nozz attacca il suo navigatore che lo porta, assai tortuosamente, alla Boca do Inferno, passando per Estoril e Cascais, piene di ville simil Costa Azzurra, pussa via, cesso di posti. Invece, stranamente, la Boca do Inferno si presenta molto più bella di quanto immaginassimo. La scogliera di calcare è disseminata di campi solcati, la boca è un bucone nell’oceano che levati, le scogliere hanno una potente stratificazione da ricamarci sopra e la flora strana non manca. Certo il tempo è quel che è e mentre procediamo a nord, osservando finalmente la natura incontaminata della costa, inizia a piovigginare fino fino. Però proprio qua vedo la flora di scogliera che devo assolutissimamente fotografare. Viene anche il Nozz, incurante della pioggia, che deve ammirare le rocce a picco sul mare e le baiette sottostanti di sabbia arancione. Procediamo per Cabo de Roca, il punto più occidentale d’Europa, attraverso un bosco quasi tropicale e una fittissima nebbia che ci impedisce di vedere la famosa scogliera di 150 m, ma non di metterci i piedi sopra, almeno quelli. Bon, ora metto il mio di navigatore, che dobbiamo raggiungere Ericeira, la meta di stanotte, ma passando per la costa. Deviamo per il Convento dos Capuchos, con improvvisa voglia spirituale che ci passa immediatamente saputo il prezzo del biglietto, 7 euro a capoccia. Tornati verso la costa un cartello fa fermare la macchina di botto “pegadas de dinossauros” .I frati possiamo anche trascurarli ma i dinosauri mai e poi mai. Scendiamo verso la costa e una scala ripidissima porta ad una spiaggia sull’Atlantico, avendo sulla sinistra una liscissima parete dove sono ben impresse le orme di dinosauro, enormi, mica le nostre micragnose di Esperia. Non so se fotografare le orme, il Nozz che scaracolla nella scala, l’incredibile flora o il panorama sull’Atlantico. Tutto quanto. Arrivati giù vediamo una scogliera di strati eretti con impetuose onde che s’infrangono e la spiaggia arancio bellissima. E vai, almeno i piedi nell’Atlantico li voglio mettere. Arriva l’onda e mi bagna tutta la maglietta ma l’acqua è stranamente calda. Non fosse che ste onde m’avrebbero portata in America in un battibaleno mi sarei anche fatta il bagno. Tanto solo a risalire la scala a voja ad asciugarti. Ma quale asciugarsi, il termine qua non esiste. O ti bagni con la nebbia, o col sudore, o con l’areosol del mare, alla sera sei appiccicosa come una caramella mou masticata da moccioso. Arrivati a Ericeira cerchiamo da dormire e troviamo una stupenda casa antica, simil castello che a poco prezzo ci permette di dormire e usufruire anche della cucina. Andiamo subito a visitare la cittadina che dobbiamo smaltire il pranzo della bettola, 7 euro spesi bene. Qua mi prende un abbiocco tremendo, mi trascino per un paese stupendo, con le case tutto dipinte, in cerca di un caffè, nemmeno voglia di fotografare eppure il tutto è di una bellezza stupefacente, non fosse sto cielo nebbioso che ti sembra di stare in Irlanda, nel Galles, nel vallelapesca nord e fa anche freddo ma se cammini ti vien un gran caldo tropicale non sai nemmeno cosa metterti se gli hot pants o il pile. Andiamo alla ricerca del vero paese, quello dei pescatori e vediamo tutte le barche a secco mentre nella baia riparata dal vento, qualche temerario si sta facendo il bagno. Com’è sto mistero? Sarà il fermo biologico imposto dall’Europa? O questi a pesca vanno di notte? O se lasciano le barche al mare le devono riprendere a Cuba? Non si sa, aspettando la prossima puntata di Ulisse per redimire la questione, compriamo due schifezze nel supermercato e le mangiamo nella cucina a disposizione, dopo aver steso finalmente i panni che tanto, lo so, non si asciugheranno.

12.7.2018 Serra di Monte Junto. Anche oggi, al nostro risveglio, il Portogallo offre il meglio di se, nebbia uggiosa. Bon, interrogo un italiano trovato al bar “ma qua è sempre così?” “anche peggio, anzi danno pioggia e io vado al sud” risponde. Il Nozz è contento però, il clima gli si addice e partiamo alla volta del carsico parco naturale de Aires e Candeeiros, la nostra meta per i prossimi due giorni. Percorriamo un territorio molto agricolo, con substrato di arenaria, ricco d’acqua, di mulini a vento, di eucalipti, vigne e alberi di pere. Le nostre soste sono: una fontana a pompa che stimola la fantasia ingegneristica del Nozz, il bar Caravella, un cimitero con bare in vista nelle cappelle e il parco calcareo di Serra di Monte Junta. Questo si che merita. Intanto per la flora, anche se mi trattengo dal fermare il Nozz ogni pisciata di cane per qualche fiorazzo endemico che vedo. E poi, arrivati alla fine della strada, scopriamo un museo naturalistico dove c’è un grande plastico spaccato di una delle grotte presenti nel parco, tabelle con la flora locale (come quella degli Aurunci quasi), e parecchi ritrovamenti paleolitici in grotta e non. Ottimo! Non andiamo invece a visitare la fabbrica del ghiaccio perché costa, tanto l’abbiamo vista nella apposita tabella del museo. Non ci fermiamo a cercare i due ingressi della grotta come vorremmo, che c’hanno detto che sono difficili da trovare, per cui dirottiamo per le saline di Rio Major che, stranamente, non stanno vicine al mare ma all’interno. E non serve scomodare Alberto Angela per sapere perché, ve lo dico io. Perché l’acqua, passando attraverso antichissimi depositi di salgemma (halite) all’interno delle montagne soprastanti, scorrendo qua deposita nelle apposite pozze il sale purissimo che le lo compra tutto la Germania e al Portogallo lascia il 20% si e no. Hai capito. Il Nozz invece è interessatissimo al sistema di chiusura con lucchetti di legno di tutta la serie di casupole degli ex addetti al sale. Cerca di capirne il funzionamento ma ormai restano solo i buchi dei lucchetti che quelli veri sono stati sostituiti da normali di metallo, secondo me perché i portoghesi hanno pensato che i tedeschi, oltre al sale, si fregano anche le antiche serrature. E in una delle casupole mangiamo, ordiniamo solo insalata ma ci portano, oltre a quella, pollo salatissimo, patatine, formaggio e riso. Ajò c’hanno preso per tedeschi!! Sai che facciamo? Il pollo ce lo facciamo incartare per stasera che qua la panza del Nozz non passa più per le antiche serrature. Ora non ci resta che visitare il dolmen di Alcobertas, inglobato nella Igresia di Santa Maria Maddalena. Arriviamo in contemporanea a una corriera di vecchiotti, più o meno come noi, che il centro anziani portoghese ha scaricato qua per farli svagare. I pilastri del dolmen sono stati utilizzati per costruirci sopra sta cappella della Santa che troneggia tutta cicciona, siccome dea madre, dentro alla nicchia della chiesa proprio in mezzo al dolmen fornito di coppelle. Interessante commistione, bella anche la chiesa piena di azulejas come tutto del resto. Certo più che pregare la santa ci rivolgiamo alla dea madre, facci trovare una grutta. Eccovi accontentati, andiamo a dormire ad Alvados dove di grotte ce ne sono tre, tutte turistiche, ma sai com’è, orami siamo come i vecchiotti della corriera, si e no che riusciamo a visitare le grotte turistiche, dove averle avversate per anni annorum.

13.7.2018 Parque Natural das Serras de Aire e Candeeiros. Siamo in pieno calcare del giurassico medio e inferiore (200 milioni di anni) e in zona sono censite ben 1500 grotte. Prima cosa aspettare la colazione che qua tardas assai per cui ne facciamo una propedeutica al bar, ma ciò non ci esime di ripetere quella regolare che ci spetta di diritto. Per cui, satolli, procediamo alla volta di Fornea per fare un percurso pedestre che arriva a una struttura geomorfologica unica in Europa, un anfiteatro di 500 m di diametro e 250 di altezza, formato da marmi calcarei e marne del giurassico inferiore a cui si sovrappongono calcari del giurassico medio. Partiamo pile e giacca a vento, ma subito esce il sole, mai uscito prima durante tutta la vacanza, e fa un caldo che levati. Poco male, il percorso dovrebbe essere breve. Un par de balle, arrivati alla cascata secca un cartello indica “Cova da Velha”, non ci vuoi andare? Eccome! Abbiamo anche le frontali che uno speleo manco al cesso va senza frontale. Per arrivarci a momenti mi prende un colpo secco che la pettata è ripidissima, per di più sono vestita da inverno e ho tutte le colazioni che mi sballottano nello stomaco. Ma l’ingresso è invitante una cifra, entriamo subito arrampicandoci nel viscido calcare giurassico magistralmente corroso con scallops e morfologie a toppa di chiave, o, se vuoi, a sorca. Arriviamo fino al lago che sembra un sifone ma di là la grotta continua, ancorchè stretta e bisogna bagnarsi. Non c’è aria, segno evidente che in ogni caso sifona. Contenti assai scendiamo e fotografo tutta la flora interessantissima di qua, mai vista peraltro, temo che dovrò far nottata per classificarla. Io guardo giù ma il Nozz su e vede una grotta invitante con ingresso paleolitico su una paretina. “Andiamo!”, Pare facile, invece una vegetazione puntuta e spinosa tipo S’Sospile ci blocca come i romani contro gli etruschi. Scendiamo con le pive nel sacco, braccia e gambe sanguinanti piene di tagli e, visto che la colazione è digerita, cerchiamo da mangiare. Nei dintorni ci indicano il ristorante “Cova da Velha” dove, ci dicono, si mangiano buonissimi cibi locali. Vero! mangiamo zuppa di legumi e risotto di vegetali ma ci portano, compresi nel prezzo basso, nonostante il tono pretenzioso del posto, un sacco di cose buone, pane dolce, olive, ricotta, salame e per finire ciliegie. Obrigadi!! Torniamo all’albergo a svolgere pratiche burocratiche impellenti, e per fortuna, perché ci possiamo lavare, fare il bucato e riposare in attesa delle altre due grotte che ci aspettano. Stavolta turistiche. La Gruta de Alvados, Frasassi in miniatura con spiegazione in rigoroso portoghese e la Gruta di Sant’Antonio, Grotta Gigante in piccolo, con spiegazione in perfetto inglese. Capito qualcosa? Mahh giusto perché di speleologia ne mastichiamo. Per concludere la giornata, andiamo sopra il famoso anfiteatro, nel calcare del giurassico medio a scaglie. Anche qua passeggiata botanica piena di specie incredibili e il panorama nel sottostante circolo è strepitoso. Giriamo poi in macchina per tutto l’altipiano calcareo abbastanza abitato con coltivazioni da dolina, mucche al pascolo e muretti a secco, per approdare a Porto de Mos. La cittadina è sovrastata da una collina dove si erge quello che può definirsi “il castello” antesignano di tutti i castelli delle Barbi, identico, peccato o per fortuna che è già chiuso con la famosa chiave grande quanto un avambraccio. Perché, chiederete voi, per fortuna? perchè è una certa e dobbiamo riempirci lo stomaco al bar del supermercato con uno strano kebab portoghese. E mò basta, torniamo all’albergo che mi aspetta nottata per immergermi nel sito botanico portoghese e studiare cos’ho trovato di interessante.

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