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Porta Molina

“Oggi andiamo a Porta Molina” è l’itinerario scelto da Sergio e a me va bene tutto, l’altopiano è un immenso scrigno di bellezze a non finire e lo stiamo scoprendo a fondo solo adesso. Veramente a fondo l’avevo anche visto ma altro fondo e nemmeno troppo. Bon. Sosta al bar della gentilissima cinese di Lusiana e all’alimentari di Gallio per pan e sopressa che faria male ma tanto bona e non se poe vegnere qua sensa magnarla. Così arriviamo al sacello di Malga Fossetta con la pansa piena tutti premosi di calcari. Qua c’è una macchina dei carabinieri-forestali parcheggiata “vedi di parcheggiare vicino a questi che altrimenti ti fanno la multa per calpestamento di erbette”. Li avrei incontrati volentieri per raccontare del disboscamento all’altopiano di Gorga “xè mai possibile?” magari mi danno retta ma non ragione “si signora, possibile, laggiù stanno solo depezzando”. Invece stanno in giro de sbrindolon e resta la curiosità del perché. Prendiamo il sentiero per cima Isidoro che tosto lasciamo all’altezza di un enorme dolinone. Non sono affatto contenta della deviazione, paventando alberi sdraiati, russe e mughi a non finire. Ma questo è quello che segna la traccia di Sergio per Porta Molina e bon. In realtà il sentiero non solo è comodo ma anche assai interessante visti i pozzi e pozzetti che intercetta tra cui un gran grottone al bordo di una dolina. Come sapremo più tardi è la grotta del laghetto, esplorata e rilevata dal GSCAISchio nel 1990. Ma non lo sappiamo, per noi è grottone da visitare senza dubbio alcuno, m’infilo nel passaggio stretto per vedere un pozzo non troppo fondo che termina col ghiaccio, una bella colata è rimasta anche nella parete. Tiro dei sassi per vedere se per caso s’è sfondato qualcosa nel ghiaccio ma niente. Fatta qualche foto ritorniamo al sentiero per arrivare a Porta Molina dove, mangiate le provviste, cerchiamo di arrivare, per lo meno, ad affacciarci verso Cima Molina ma il sentiero non c’è più e seguiamo una trincea con stelle alpine. Per tornare prendiamo la bella traccia segnata CAI che porta a Cima Isidoro. Tosto deviamo sulla sinistra per infilarci in un grande portale segnato GSS 90, che sembra l’ingresso grandioso di una grotta. Stavolta s’infila Sergio ma esce dicendo che è tutto un crollo e c’è rimasta solo la suola di scarpone di soldato morto. Fatti pochi metri la vista spazia, finalmente, sulle pareti a strapiombo della Valsugana, sotto c’è la Bigonda. Qua possiamo ammirare i roccioni staccati di Cima Molina che incombono sui malcapitati trentini e quelli compatti di Cima Isidoro con una cengia aerea assolutamente da percorrere. “NEMOOOOOO!!!” strillo gasata che vorrei proprio arrivare agli strapiombi e vedere il riparo dei Piccoli Maestri. “Chesseimatta che servono un’ora e 15 minuti” “ma se c’è scritto 15 minuti” “no guarda che qualche buontempone ha corretto il cartello, si vede a occhio nudo che ci vuole un saccasso di tempo” “mi aspetti che vado?” “no che fai notte”. Sehh. Molto a malincuore mi tocca seguirlo per il sentiero verso Malga Fossetta. Lungo il percorso fotografo un roditore morto e immediatamente penso all’Hantavirus che si sta diffondendo in Trentino e Veneto, non mangiare i frutti di bosco. E pensare che sto morto sta vicino a meravigliosi cespugli pieni di uva spina che non posso mangiare. Verso la Malga arrivano un uomo e una donna trafelati con siringoni e altro, vestiti da non tocco niente e subito li associo ai carabinieri forestali. Qua fioccano le ipotesi. Saranno Boadin e Camiia mandati dalla Regione per prendere prelievi su un orso morto o mucca morta dentro un pozzo che inquinano tutta la falda. Ma non abbiamo coraggio di fare i savarioni con i veneti più che mai laconici che si e no che ti salutano e in ogni caso sempre molto abbottonati. Per tornare Sergio vuol seguire la strada che porta a Piazzale Lozze per vedere se è asfaltata fino in cima. Si lo è, per cui resta la curiosità di sapere perché dal bivio di Malga Fossetta è asfaltata e prima no. “Colpa di Boadin, secondo me”. Doverose ed indispensabili soste all’imponente buso del Diavolo, alla torbiera di Marcesina per l’inutile ricerca della drosera e, infine, al bar dei imbriagoni lungo la strada per Foza, con l’effettiva presenza di imbriagoni.
Alla prossima! Mg 7.9.2021

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